Una bella villetta a schiera sulle rive della Mosella, suono il campanello e mi apre Reinhard Löwenstein, in tenuta da lavoro, con un sorriso disarmante. Non si può dire che l’incontro sia stato piatto e privo di stimoli. Esuberante, poliedrico, brillante, ironico, ma soprattutto diretto e senza mezzi termini. Reinhard è giustamente polemico quando ritiene che gli venga fatto un torto o se pensa che qualcosa sia sbagliato.
Dopo avermi fatto accomodare in un salottino rustico nella cantina in ristrutturazione accanto la sua casa a Winningen, a pochi chilometri da Coblenza e dalla confluenza della Mosella nel Reno, mi racconta subito delle liti con un enologo che non credeva che i suoi mosti fermentassero spontaneamente.
Dopo avermelo descritto con una serie di epiteti che non starò qui a ripetere, mi dice che è stato sul punto di querelarlo perché si era permesso di scrivere che era impossibile, con il freddo di quelle zone, che la fermentazione partisse e si svolgesse regolarmente senza inoculare alte concentrazioni di lieviti selezionati. Lui si era limitato a spiegargli che il vino in Mosella si faceva da secoli, ancora prima che dei dottor Frankenstein inventassero i lieviti selezionati.
In effetti il clima della Mosella è particolare. Tiepido nei mesi estivi, quando diventa meta privilegiata di vacanza, freddo in autunno e primavera, gelido durante i mesi invernali. Le fermentazioni spontanee iniziano tra novembre e dicembre e terminano a giugno, una modalità di vinificazione per noi assolutamente inusuale.
Anche il territorio è particolare, con pendii e terrazzamenti che alternano scisto, terra vulcanica e arenaria rossa.
Nel corso dei secoli la Mosella ha scavato la roccia, disegnando delle profonde anse che ricordano l’incedere di un serpente. Le pareti concave delle anse sono costituite da terreni rocciosi, con ripide pendenze che a volte superano i 45°. La convessità dell’ansa, circondata dalla dolce curva del fiume, è invece costituita da terreno sedimentario alluvionale, i detriti che negli anni la Mosella ha accumulato.
I pendii ripidi delle concavità sono i terreni che producono i vini migliori. Sulla sponda convessa, sedimentaria, e di solito pianeggiante, sorgono invece i centri abitati. I vigneti si trovano usualmente sugli anfiteatri naturali che guardano a sud o a sud-est, protetti dai venti settentrionali e dal maestrale, esposti al maggior numero di ore di soleggiamento quotidiano.
Inutile dire che la coltivazione di appezzamenti così ripidi è al limite dell’eroismo. Tutte le operazioni, anche le più semplici, in quelle condizioni ambientali, diventano difficili. Tutto va eseguito con il giusto metodo e con precisione maniacale, non fosse altro che per motivi di sicurezza. Oltre il 90% delle vigne è impiantata su terreno inclinato, anche per sfruttare meglio l’incidenza dei raggi del sole. Meno del 10% delle vigne è invece coltivata su terrazzamenti artificiali, ampi gradini orizzontali che facilitano l’accesso dell’uomo e degli attrezzi. I terrazzamenti sono una peculiarità proprio delle zone settentrionali della Mosella, dove la famiglia Löwenstein ha le sue tenute.
Oltre l’80% dei vigneti della Mosella sono impiantati a Riesling, l’uva bianca autoctona per eccellenza della Germania, il restante 20% prevalentemente a Pinot Nero. Il Riesling è una delle varietà più territoriali che esistano. Ama i climi freddi e il suo profilo aromatico muta profondamente se coltivata a diverse latitudini e su differenti terreni. La migliore espressione di quest’uva si ha sicuramente in Germania, e in particolare tra i fiumi Mosella e Nahe, dove raggiunge ineguagliabili vette di complessità, mineralità, acidità, e, a mio parere, bontà. Löwenstein, Busch e Dönnhoff, sono i produttori che più ci hanno impressionato per qualità ed emozione comunicata dai loro vini.
L’accoglienza di Reinhard Löwenstein è frizzante ma affettuosa. Dopo una lunga chiacchierata mi conduce a visitare la cantina, una spelonca ottocentesca interamente in pietra. Le pareti sono tappezzate di muffe variopinte: in Italia avrebbero già apposto i sigilli. Il padrone di casa mi spiega che sono indispensabili per una buona fermentazione, perché la maggior parte dei lieviti si trova proprio li. E poiché i tedeschi sono gente precisa, il buon Reinhard ha fatto analizzare le muffe della sua cantina, trovando numerose colonie di lieviti, sia Saccharomyces che non-Saccharomyces, ma anche colonie di Penicillium, che è un fungo ad attività battericida. Il controllo dei batteri da parte di questo fungo aiuterebbe a prevenire contaminazioni dei mosti e crescite parassite.
Dopo la visita e la lunga conversazione, finalmente si decide a farmi bere qualcosa. O meglio, come si usa da queste parti, tutta la sua produzione. Di seguito vi descrivo i migliori assaggi.
Iniziamo con il loro riesling base, lo Schieferterrassen 2010. Affinato per 10 mesi in acciaio e legno grande. Buonissimo, di acidità elevata, intorno a 9g/l, con un residuo zuccherino di 10-12 g/l. Al naso ha un sottofondo selvatico, come da fermentazione naturale. Gli aromi di apertura sono ben bilanciati, con sentori di frutta secca che rivaleggiano con le classiche note agrumate del riesling. La retrolfazione è complessa e intensa, tra aromi di fiori di campo, di frutta secca e note agrumate che però rimangono sempre in secondo piano. Di persistenza lunga e piacevole.
Una notazione comune a tutti i produttori visitati è che i loro vini di base raggiungono vette di bontà notevoli con un eccellente rapporto qualità-prezzo.
Von Blauem Schiefer 2010. Più minerale del precedente, con note di frutta secca dominanti e residuo zuccherino intorno ai 10 g/l.
Kirchberg riserva 2010. Affinato per un anno in botte grande, ha un residuo zuccherino inferiore ai precedenti. Delicato e con sottili note agrumate e floreali. Di buona mineralità, profondo, intenso e persistente.
Röttgen riserva 2010. Elegante e floreale, ma con sentori di frutta gialla e pesca più in evidenza. Ha una bevibilità fluida e la sua forza nella piacevolezza.
Uhlen 2010 Roth Lay riserva. Più dolce, elevata acidità, floreale e fruttato. Naso più chiuso ma retrolfazione paradossalmente ampia e complessa.
Uhlen 2010 Blaufusser Lay riserva. Più secco e più minerale, con evidenti sentori agrumati e di scorza di limone.
Uhlen 2010 Laubach riserva. Da un’impressione di morbidezza. Ha una mineralità meno evidente ed un frutto in primo piano, melone e pesca, stemperato da una florealità di campo e ginestra.
Questi ultimi quattro vini sono affinati per 10 mesi in acciaio e botte grande.
Per finire, la degustazione si sofferma sui vini dolci.
Röttgen Auslese Goldkapsel 2010. Appena aperto e versato nel calice emana delicati sentori vinilici. Il naso inizialmente è molto chiuso, austero. Con un po’ di pazienza e aspettando che si scaldi tra le mani si apre con sottili note di albicocca e gelsomino. Al palato è leggero e di facile bevibilità, nonostante l’elevato tenore zuccherino.
Uhlen Roth LayAuslese Goldkapsel 2010 . Più aperto del precedente, con immediate note di gelsomino e albicocca, minerale, profondo, elegante, di lunga persistenza.
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Weingut Heymann-Löwenstein
Bahnhofstraße 10
56333 Winningen, Germania
+49 2606 1919
http://www.heymann-loewenstein.com
grande Montes…m’hai fatto venire nostalgia di quelle zone….in primvera ci torno…..
@A3C, e io avrei voglia di tornarci con te. Tra l’altro mi manca la valle della Ruwer che mi sono perso…
@Massimiliano Montes, ci torniamo volete dire…
valle bellissima la Ruwer….. e poi c’è Von Schubert….
@A3C, c’è qualcuno che vuole venire con noi in incognito 😉
Who?@Massimiliano Montes,
@A3C, tale endamb?
Non ho ben capito quando sei stato da quelle parti!
@Davide Marrale, vuoi venire anche tu? 🙂
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