Dire che che Le Trame è un vino difficile e scorbutico è sbagliatissimo. E’ un vino che va aspettato, e così come da una crisalide nasce una bellissima farfalla, col giusto tempo si libra leggiadro volando alto.
La prima volta che incontrai Giovanna Morganti le chiesi, con un po’ di timidezza, se quella riduzione così evidente all’apertura delle sue bottiglie fosse voluta, una scelta produttiva, una sorta di gusto della casa, oppure una naturale impronta aromatica che non voleva o non poteva modificare.
Non dimenticherò mai lo sguardo corrucciato con cui Giovanna mi fulminò!
In effetti il primo impatto con questo vino lascia perplessi. Una palpabile riduzione sovrasta aromi che promettono delizie e godimenti.
E’ uno di quei rari casi in cui la decantazione del vino è un obbligo. Va decantato ed aspettato. Piccoli assaggi a distanza di tempo mostrano quanto un vino naturale sia vivo e capace di evolvere.
Dopo un paio d’ore la riduzione è scomparsa. Dopo quattro ore è perfetto!
Come una farfalla che si libera di un guscio ormai inutile, Le Trame spiega le ali e si mostra in tutta la sua bellezza.
Giovanna Morganti fa parte della storia del vino naturale in Italia. La sua azienda nasce all’inizio degli anni ’90, con un’idea di agricoltura e di vinificazione tradizionale e con il rifiuto di un’enologia industriale. Dal 2000 comincia a subire il fascino di Nicolas Joly e della biodinamica e negli anni a venire è protagonista delle vicende, belle e meno belle, che travagliano il vino naturale italiano.
I suoi vini sono una decisa espressione del territorio e di una scelta sociale ed agricola di completo rifiuto di un mondo massificato ed industrializzato. La visione di Giovanna va ben oltre la produzione di vino.
Le Trame proviene da vigneti prevalentemente di Sangiovese, allevati ad alberello, su un terreno a scheletro calcareo. L’alberello è una forma di crescita non particolarmente amata dagli agronomi moderni, che richiede fatica e sacrificio. Ma che consente alla pianta un più omogeneo soleggiamento ed una maggiore vicinanza al terreno.
Questo 2005 è una bottiglia trovata per caso, sepolta tra altre. La voglia di mettere un po’ d’ordine l’ha portata tra le mie mani, e dopo otto anni di affinamento mi è sembrato corretto farle onore.
Gentilmente versato in un ampio calice si mostra rosso, rubino cupo ed intenso. Il colore non mostra segni di cedimento o viraggio al granato. L’unghia tende alla trasparenza.
Accostandolo al naso si presenta con aromi di foglia di tabacco, ciliegia e fumo di carbone, quello che si sprigiona dai tizzoni quando accendiamo un barbeque.
Non c’è più traccia della riduzione iniziale, e questo sconvolge tutte le aspettative: come fa un vino a mutare in maniera così drastica?
Roteando il calice emergono sottili ma intense note di anice, eucalipto e arancia rossa. Berlo è un piacere, in bocca è succoso e consistente, austero, di buona acidità, ma piacevole e giustamente fruttato. Le sensazioni tanniche, fini ed eleganti, si bilanciano perfettamente con quelle alcoliche. E’ molto piacevole ma mai piacione. Forse riflette un po’ il carattere di Giovanna.
I vini che fanno di tutto per piacere danno noia. Sono come quei tizi che la sera in pizzeria trascorrono il tempo a raccontare barzellette compiendo sforzi immani per risultare simpatici: che antipatia!
Il carattere di questo Chianti invece è assimilabile a quello del Nebbiolo, ritroso ma profondo e molto interessante.
In retrolfazione ritorna l’arancia rossa, la ciliegia sotto spirito, profumi di rosa, e di nuovo il tabacco, che lascia l’impronta finale.
La persistenza è lunghissima. Dopo una decina di secondi ancora occhieggia facendo capolino sulla parte posteriore del palato, e scemando lentamente in un piacevole ricordo gustativo.
L’unico difetto che riesco a trovare in questa bottiglia è che era una sola. Continuerò a scavare in cantina, non si sa mai…
Podere Le Boncie
Strada delle Boncie Loc. San Felice
53019 Castelnuovo Berardenga (Si)
Tel e Fax: 0577359383
e-mail: info@leboncie.it
http://www.leboncie.it
Perché continui a chiamare Sangiovese questo Chianti Classico? In prevalenza è Sangiovese, ma ci sono altre uve e sarebbe anche interessante nominarle. Forse è proprio nel taglio, tipico di quella zona, la causa della scomparsa dell’effetto riduttivo dopo alcuni anni. E allora aveva ragione il mio amico Loris Scaffei, che ci vuole una mezz’ora di respiro d’aria per ogni anno di età, prima di bere un Chianti Classico. La scaraffatura è un po’ troppo veloce, come ossigenazione, può andar bene al ristorante, ma a casa è sempre meglio stappare la bottiglia in anticipo.
@Mario Crosta, piccole quantità di Foglia Tonda, Colorino, Mammolo. Ma il carattere è tutto del Sangiovese. La decantazione non deve mai avvenire velocemente. La “scaraffatura” veloce di un vino è peculiarità del cameriere inesperto.
Per decantare bene una bottiglia da 750 ml ci vuole almeno un quarto d’ora, facendo scorrere un filo di vino con flusso laminare e mai turbolento sulla parete inclinata dell’imboccatura del decanter. Possibilmente attraverso un beccuccio.
Operazione da fare seduti comodamente.
bella la figura sull’etichetta. il vino come prodotto del concepimento, brava la morganti
@Maurizio, sono con te. Bravo per avercelo sottolineato. Anche la stilistica è un messaggio. nella bottiglia c’è anche il vino, ma soprattutto il sogno
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