Onore a Enrico D’Ambrogio romano di fede laziale e appassionato di vini naturali, che ha ideato proposto e organizzato con scarsi mezzi e tanta determinazione una bella serata dedicata alla viticoltura biodinamica. E, grazie a Stefano Bellotti e Denis Montanar che viaggiano e predicano per diffondere la buona novella e infondere coraggio ai fedeli.
Stefano Bellotti è presidente per l’Italia di “Renaissance des Appellations”, un’associazione di vignaioli creata da Nicolas Joly nel 2001, che attualmente raggruppa oltre 160 produttori da tutto il mondo, che pensano e agiscono sul terreno comune dell’agricoltura biodinamica.
Venerdì sera ha parlato all’Istituto Italiano di Cultura a Bruxelles: di guerra, di denominazioni, di biodinamica e di vino e di gioia.
Di guerra: ovvero di come oltre il 70% delle ispezioni effettuate dall’Ispettorato centrale repressione frodi del Ministero dell’agricoltura ha riguardato piccole aziende biologiche e biodinamiche, e di come Bellotti stesso sia stato oggetto di particolari e ripetute attenzioni. Ergo il mondo dell’agricoltura convenzionale e degli interessi ad essa collegati tenta di reprimere oltre alle frodi anche la possibilità di fare agricoltura in modo diverso. In Francia la situazione è analoga.
Di denominazioni : ovvero di come spesso i produttori di vino naturale siano obbligati a modificare in peggio i vini da presentare alle commissioni di assaggio che concedono le DOC per rientrare nei parametri previsti.
Di biodinamica : ovvero di vita, di un’agricoltura basata sull’armonia tra cielo e terra. tra suolo e sole, tra uomo e pianeta. Spiegata benissimo, anche Steiner avrebbe applaudito.
Di vino e di gioia: ovvero di come il vino non serva più a corroborarci nelle lunghe giornate di lavoro ma sia divenuto un messaggero di convivialità e di gioia, di come debba essere sano e vivo perché nato da suoli sani e vivi.
In sala tanti giovani, un pubblico attento e silenzioso che ha ascoltato con rispetto e interesse un argomento difficile di cui forse non aveva mai sentito parlare.
La conferenza è stata seguita da una degustazione di vini di produttori aderenti a Renaissance Italia. Tanta la curiosità per questi vini diversi, tante le domande ai produttori.
Non era un salone del vino e per una volta è stato meglio così: atmosfera più distesa, domande un po’ naif ma più genuine, tantissime donne sorridenti e curiose e nessun enofanatico che agitava il proprio ego come una clava.
Insomma, i supermercati sono ancora pieni di robaccia, ma il futuro fa ben sperare.
P.S.
Note sintetiche delle quali non ho potuto fare a meno:
– Bellotti: tutto buono. Rustici e genuini i base, buonissima l’alta gamma
– Montanar: non ha i base, è tutta alta gamma e tutto buono
– Bocchino: barolo sconosciuto e delizioso
– Foradori: ehm….levigati, puliti, eleganti, pettinati, filtrati? bah..
– Dettori: Tenores eccezionale per la sua violenta eleganza, unico anche se per me 17 gradi sono troppi.
– Brunello Montalcino. Il Paradiso di Manfredi: celestiale.
Un modo interessante per uscire da quella sorta di astemia della vita per condividere gioiosamente momenti di unione, di pacificazione anche spirituale …
mgb
Anche a me Stefano ha parlato di guerre 🙂
Fa rabbia pensare che privati cittadini possano usare la forza pubblica come un potere privato.
P.S. Di Elisabetta Foradori trovo eccellenti i Cru, Sgarzon in testa
grazie dell’articolo, Renaissance ha bisogno di essere conosciuta sempre di più e tutti i soci si stanno impegnando sempre di più a questo scopo…invito ogni tanto ad assaggiare anche i “figli minori” di Renaissance…
grazie ancora
mea culpa….corre obbligo segnalare che il Trebbiano di Guccione è stato molto apprezzato in particolare dalle dame…. eppure si trattava di un vino non facile, molto caratterizzato e originale…. 🙂
@A3C, a proposito mi era sfuggito ma ti correggo: non era Trebbiano, bensì Catarratto – a meno che Francesco non mi ricorregga.
@A3C, Posso confermare, visto che lo servivo 🙂
Devo dire che per quanto riguarda i vini di mia “competenza”, il Pignoletto frizzante sui lieviti (una chicca) di Orsi – Vigneto San Vito San Vito ha spopolato.
E – come previsto Tenute Dettori – ha incantato.
Tutto in lingua francese?
@Nic Marsél, tutto nell’Italico idioma…
@A3C, peccato la mancanza di un traduttore per allargare la potenziale platea: ascoltare Stefano Bellotti vale sempre il prezzo del biglietto (anche se è gratis 🙂 )
Beh , non so quali vini abbia presentato Foradori, ma Morei è Sgarzon non mi sembrano tanto levigati ed i loro vini non vengono filtrati …..
P.S. Non lavoro per Foradori … Eheheh
Buongiorno a tutti,
nel titolo la parola guerra, associata alla biodinamica è, per me, insopportabile, eppure tutte le volte che compare Stefano Bellotti si finisce sempre di parlare di guerra o usa sempre, dico sempre, terminologie guerresche. Al di là delle verità che racconta, eccesso di zelo nei controlli e un certo accanimento, i problemi per Stefano sfociano sempre in prese di posizione irriducibili, muro contro muro senza la possibilità di dialogo ( e tutto ciò è molto poco Steineriano), come esercito schierati sul fronte.
Ogni volta lo ascolto e mi dolgo che a parlare di vita si usino metafore militari e mortifere.
Kempè
@luigi fracchia, al di la delle cattive emozioni che evoca la parola guerra (condivido) devi ammettere che un minimo di accanimento nei confronti della parola “naturale” e dei vignaioli che si definiscono naturali c’è stato. Multe e controlli compresi. Poi se una persona come Bellotti si schiera nettamente invece di stare con un piede in due scarpe (tipica prerogativa italiota) ben venga… I cerchiobottisti non sono mai grandi persone ma mediocri, anche se purtroppo le leve del comando sono dorotee
@Massimiliano Montes,
non ho i dati per provare che ci sia un accanimento reale, è probabile che chi si certifica (e quindi ha un giovamento, teorico, da un punto di vista commerciale) bio o bio dinamico sia maggiormente controllato e questo è normale. Comunque non è di questo che mi lamento ma del fatto che ultimamente Stefano ha un apprccio antagonista irriducibile e non molto propenso al dialogo, poi condisce il tutto con terminologie guerresche e lì, io , percepisco una profonda dicotomia tra l’approccio agronomico e quello “politico” e questa incoerenza mi disturba moltissimo al punto di farmi scadere molto la figura.
Stefano è una grande persona ma quando parla sembra un generale che arringa le truppe.
Io odio gli eserciti, odio gli estremismi, anche se sai, sapete benissimo che ho delle idee chiare, precise.
Mi piacerebbe sapere da quale cilindro esce questo dato del 70% di controlli dell’ICRQ su piccole aziende biologiche e biodinamiche. Se Bellotti sa dirlo gliene sarò grato. Altrimenti la riterrò fuffa allo stato puro, o forse meglio mania di persecuzione.