Mi stupisce che un vino bocciato dalla commissione Doc perché “palesemente ossidato”, leggi qui, raggiunga la cosiddetta “Eccellenza” per la coppia Rizzari e Gentili, curatori della Guida ai vini d’Italia 2015. Lo stupore è moderato dal fatto che ottimi vini sono circondati da altri che a me non piacciono affatto, ma si sa, de gustibus non disputandum est.
Più che il gusto soggettivo per la bontà di un vino, mi appassiona l’eventuale presenza di un difetto così macroscopico per cui il rosato Rosso Relativo è stato fatto rivedibile da una commissione Doc: una pesante ossidazione.
O Fabio Rizzari e Ernesto Gentili sono diventati amanti delle palesi ossidazioni, oppure qualcosa non quadra.
Bevendo questo vino, io ho avuto il piacere di assaggiarlo in cantina insieme ai produttori, è evidente che non è ossidato e che si tratta di un clamoroso svarione della commissione Doc.
Il problema che si pone è se valga la pena di continuare a valutare vini per l’attribuzione delle Doc mediante parametri così aleatori e soggettivi, come per esempio il colore. Si potrebbe ipotizzare di ridurre al minimo le valutazioni personali e personalistiche, sostituendole per quanto possibile con analisi di laboratorio.
Ci sono parametri che per ottenere una Doc o una Docg devono essere entro certi limiti, come l’acidita volatile o l’acetaldeide per esempio. Si potrebbero dosare anche alcune ammine biogene, come istamina e putresceina, oppure etilfenoli e vinilfenoli che conferiscono al vino il difetto chiamato brett.
Insomma sostituire l’aleatorieta con la certezza e la riproducibilità, e lasciare al pubblico una valutazione di tipo soggettivo come la bontà o la bevibilità del vino.
I tasting panel delle commissioni Doc e Docg dovrebbero preoccuparsi piuttosto di valutare la tipicità. Nel senso che un Barolo o un Brunello di Montalcino, così come un Etna rosso, non devono sapere di Merlot o Cabernet Sauvignon o Syrah.
La percezione olfattiva di aromi strani dovrebbe determinare automaticamente un approfondimento analitico per accertare se oltre ai vitigni autorizzati siano state mescolate varietà non autorizzate.
Così forse la smetteremo di sentire vini che stranamente sanno di Chardonnay o Sauvigon Blanc quando il vitigno di targa è ben altro.
La mia è solo una proposta, da appassionato. Spero che qualche “professionista” del vino la valuti.
hai toccato un argomento che mi trova completamente d’accordo. Le commssioni di assaggio sono una mina vagante, fanno passare spesso vini meno autentici e penalizzano quelli che lo sono di piu’. Nel caso del sangiovese per es. a me e’ successo di avere vini fatti rivedibili per colore troppo tenue, e anche me per “riduzioni”, che loro chiamano “difetti congeniti” (obbrobrio anche descrittivo), inesistenti. Se gli dai un sangiovese nero come la pece quello passa di sicuro.
@gianpaolo, sono veramente una mina vagante… bisognerebbe disinnescarle per legge!
Se mescoli un po’ di Syrah al sangiovese te lo passano, è più scuro e non se ne accorgono neppure 😉 (o fanno finta di non accorgersene, o lo vogliono così per coprire le spalle ai sangiovesi tarocchi di grandi aziende)
Concordando con i commenti scritti fin qui desidero contribuire , il problema non sarebbero i disciplinari di DOCG e DOC ma appunto il fattore umano . Le degustazioni di commissione o peggio ancora di guida enologica sono composte da poche decine di persone che in tempo dato devono degustare centinaia di vini( anche qui parlo per esperienza diretta) ,impiegano pochi secondi e trascrivono sulle schede personali le loro valutazioni seguendo degli schemi predefiniti . Tutto questo viene nelle commissioni integrato da dati tecnici precedentemente acquisiti . Risulta evidente come tutto ciò non abbia nulla a che fare con la qualità e l’interpretazione individuale di un singolo vino e per fare un esempio estremo : maschio ,caucasico,normotipo,capelli castani ,altezza 179 cm, peso 75 kg,circa 40 anni ,definibile tipico abitante del nord ovest Italia.
Riassumendo , le guide nella maggior parte dei casi sono molto sbrigative ,superficiali per non dire poco veritiere per i vini poco noti o di nicchia ed al contrario per i vini multi premiati ,iperesposti nella comunicazione,nella diffusione ,nella distribuzione sono attente e pronte a esaltare la reale eccellenza del prodotto “famoso” …forse sono stato al solito macchinoso ma intendo dire che e’ come un gioco perverso , se sei ottimo come vino e sei già scoperto e celebrato lo sarai sempre di più per qualche tempo ( 2/3 anni) perché auto nutrito da guide che si annusano, distributori che diffondono,ristoratori che propongono e consumatori che ,apprezzando, confermano ciò …una sorta di autoalimentazio e della fama.Una guida seria dovrebbe fare una selezione per fascia di categoria,tipologia,provenienza etc ,una volta fatta questa selezione a gruppi e categorie procedere alla valutazione degustativa rigorosamente alla cieca . Si scelgano i Baroli ed una volta fatto si proceda alla cieca ,si ripeta per ogni tipologia di vino ed alla fine tra tutti i migliori per ogni categoria ,gruppo,tipicità, etc si proceda sempre con campioni alla cieca alla valutazione finale assoluta …altro che Es primo vino tra le guide italiane ahahha
@Eretico Enoico, Ciao,
per quanto riguarda le commissioni DOC/DOCG in genere le degustazioni non sono superiori ai 15/18 vini per seduta e non sono frettolose. Ora non so di quale commissione regionale Lei si riferisce. Per le degustazioni di guide enologiche ( ankio parlo per esperienza personale ) i vini non sono mai di una cinquantina nell’arco di un’intera giornata quindi con tempo necessario per valutare con obiettività. Non ci sono schemi predefiniti, le degustazioni sono tutte alla cieca, conoscendo solo il vitigno/vitigni presenti e l’annata. Prima di fare tutte le valutazioni dei singoli vini, per non influenzare poi gli altri componenti della commissione, la prima cosa è la valutazione, il punteggio del vino. Dopo che tutti hanno valutato il vino, si passa ai riconoscimenti e confronti per recensire il vino in guida. NON CI SONO dati tecnici precedentemente acquisiti. Non so di quali guide Lei stia parlando. E comunque se fossero redatte come dice Lei, ovviamente concorderei sul giudizio negativo di QUELLA guida. Saluti
Concordo solo in parte. La commissione per la certificazione DOC dovrebbe valutare se il vino ha rispettato i requisiti del proprio disciplinare e quindi rientrare appunto nella DOC. La valutazione della tipicità è un argomento molto complesso e assai difficile, a mio parere, da giustificare. Intanto alcuni disciplinari di alcune DOC permettono l’aggiunta di alcuni vitigni che possono notevolmente influenzare il carattere del vitigno primario. Ad esempio in alcune DOC della romagna sangiovese è permesso l’utilizzo di altre varietà oltre al sangiovese ed è palese che se si aggiunge un 15% di cab sauv, oppure merlot, tale vitigno ‘secondario’ marcherà in modo molto presente il vino finale. E allora come si fa a valutare la tipicità ? Inoltre molti disciplinari, anche quelli che contemplano l’uso di un unico vitigno, poi lasciano libertà di modo di vinificazione, e quindi vendemmia anticipata, tardiva, macerazione sulle bucce o senza, uva botritizzata, ecc. . E tutte queste pratiche di vinificazione danno come risultato vini diversi ed è quindi praticamente impossibile stabilire una tipicità. Alcuni vini rossi sono stati fatti rivedibili perché troppo ‘acidi’ e secondo la commissione non era stata svolta la malolattica. Ma io mi chiedo…. dove sta scritto nel disciplinare che devo fare la malolattica ? E se non la volessi fare di proposito ?. Alcuni vini sono stati fatti rivedibili perché poco alcolici…. Ma se raggiunge l’alcol minimo da disciplinare, a te commissario, cosa importa ?….. Alcuni vini sono stati fatti rivedibili a maggioranza.. nel senso 3 commissari su 5 lo hanno ‘bocciato’…. ma i 3 commissari avevano 3 motivazioni diverse.. chi l’anomalia congenità, chi quella chimica, chi quella biologica…… Neanche tra chi ha bocciato il vino era concorde sul difetto….
A mio parere, la commissione deve verificare SOLO se il produttore ha rispettato il disciplinare e che il vino non abbia difetti evidenti. E il difetto singolo dovrebbe essere riconosciuto dalla maggioranza.. altrimenti risulta poco credibile. Ora voi mi direte…. ‘parli perché sei un produttore il cui vino è stato fatto rivedibile’…. Errato.. Sono commissario DOC/DOCG
@TADDEO, (mi ricordi un cartoon) anch’io concordo solo in parte.
Intanto secondo me dovrebbe essere modificata la legge e non appiattirsi su quello che prescrive l’attuale normativa.
Bisognerebbe impedire che i commissari Doc/g esprimano giudizi “non riporducibili”. Nel caso in questione se il vino fosse stato palesemente ossidato (ho letto l’email della commissione) ciò significa che l’acetaldeide doveva essere al di sopra dei limiti.
Se fossi stato nei panni del produttore avrei fatto dosare l’acetaldeide a tre laboratori indipendenti e se nei limiti avrei denunciato la commissione chiedendo i danni.
In linea di massima bisogna impedire che la legge consenta arbitrarietà nei giudizi, perché arbitrarietà spesso significa arbitrio e prevaricazione del diritto.
So benissimo cosa prevedono i disciplinari (ne parliamo spesso qui su gustodivino, basta che guardi in alto a destra tra i post più commentati), e mi sembra strano in monovitigni sentire chiaramente il peperone del cabernet o la stucchevolezza del merlot, o il pepato del Syrah.
O, come dice Gianpaolo, mi impressiona vedere un vino che per sua natura (e dichiarazioni di varietà in etichetta) dovrebbe avere un colore scarico e tendente al granato, essere invece scuro e tendente al violetto. Eppure questi sono Doc.
@Massimiliano Montes, d’accordo sulla modifica delle norme, ma la tipologia in base al colore, come l’esempio riportato, non me la sento di contestarlo se nel disciplinare è previsto un altro vitigno. Nel sangiovese preso ad esempio da Gianpaolo, in alcune DOC romagna si può aggiungere ad esempio l’Ancellotta.. ed eccolo scuro e porpora….. che si fa ? Lo si boccia ?.. O in toscana il Sangio col Ciliegiolo non risulta scuro quasi impenetrabile ?. Non me la sento di ‘rivedere’ un vino per la tipologia in base al colore. Diverso è se il disciplinare prevedere un monovitigno ed il colore è palesemente ‘alterato’……
E comunque.. nel caso precedente non si può considerare un vino ossidato dal colore granato….. alcuni vitigni ‘nascono’ granati…… Chi lo ha giudicato ossidato dal colore, anche se trattasi di vino giovane, ha sbagliato in partenza.. chiunque esso sia,.. sia commissario che degustatore di guida……….
@TADDEO, ma infatti parlavo di monovitigni. Vini in cui è consentita solo una varietà, o comunque non internazionali (tipo Barolo, Brunello, Etna rosso o bianco).
Quando si osserva un’anomalia del genere, per non andare “a occhio”, bisognerebbe fare ulteriori analisi per verificare la presenza di varietà non consentite.
Per la valutazione del Rosso Relativo mi fa piacere che concordi che sia stato un grave e grossolano errore della commissione Doc.
@Massimiliano Montes, sono uno dei più critici verso queste commissioni anche se ne faccio parte e cerco per quel che posso di contrastare certe incongruenze dall’interno. E sarei d’accordo con te anche per quanto riguarda le analisi sulla presenza o meno di altri vitigni anche se questa battaglia mi pare ancora più difficile
Scusate l’ignoranza. Non conosco le modalità di invio e conservazione dei campioni per le degustazioni delle commissioni. Ma se solo e soltanto quel campione fosse stato davvero ossidato per effetto di un problema di trasporto o comunque di cattiva conservazione?
@Nic Marsél, credo anch’io. Ma è comunque una cosa grave.