Qualche considerazione sulla nostra degustazione alla cieca di nero d’Avola e sui vini naturali che puzzano

Che i vini naturali puzzino è ormai assodato. Puzzano e sono aceto, lo sanno tutti. E coloro che li bevono sono dei devoti del Divin marchese De Sade dediti a pratiche di masochismo.

Almeno questo è il messaggio che certa (dis)informazione enogastronomica vuole fare giungere alle genti. Peccato che quando i vini sono a bottiglia coperta i naturali trionfano.

I due vini naturali più gettonati della degustazione di sabato 30 novembre sono stati il Terra delle Sirene 2008 di Zenner e il Siccagno 2010 di Arianna Occhipinti. I tecnici del vino e gli appassionati presenti quella sera gli hanno dato punteggi stratosferici.

Gli stessi due vini, degustati a bottiglia scoperta con conoscenti commercianti o rappresentanti di vino o sommelier, in passato non mi avevano regalato le stesse soddisfazioni: sono selvatici, sono poco raffinati, puzzano, hanno spunti acetici.

Tutte immani fandonie ovviamente. Determinate, nella migliore delle ipotesi, da un pregiudizio nei confronti del vino naturale, se non da una vera e propria attività diffamatoria.

Ma la bottiglia coperta non perdona: il Terra delle Sirene è stato paragonato ad un barolo (ma ci hai messo un intruso?), il Siccagno osannato.
Evidentemente non puzzavano poi tanto. Evidentemente, noi che li beviamo, non siamo una banda di autolesionisti. Forse le degustazioni andrebbero fatte sempre a bottiglia coperta.

 

Tutto esaurito per il Nero d’Avola Blind Tasting

 

4 thoughts on “Qualche considerazione sulla nostra degustazione alla cieca di nero d’Avola e sui vini naturali che puzzano

  1. aldo cannoletta

    Letto l’articolo mi vien subito da pensare che molti degustatori siano professionalmente molto deludenti visto che danno diverse valutazioni a seconda se le bottiglie sono coperte o scoperte.

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    1. Massimiliano Montes Post author

      @aldo cannoletta, non erano gli stessi! Quelli a cui mi riferisco nel post sono personaggi del mondo del vino che in varie occasioni hanno cercato di convincermi che questo o quel vino naturale era tecnicamente imperfetto.
      I sommelier che hanno partecipato alla degustazione sono persone intelligenti e brillanti, aperte a qualsiasi esperienza, senza pregiudizi di sorta.

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    2. Massimiliano Montes Post author

      @aldo cannoletta, non che i vini fatti male non esistano, tutt’altro. Ma credo che dipenda più da imperizia del vignaiolo che non dal fatto che siano naturali. Basta non acquistarli e non proporli in degustazione 😉

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    3. Mario Crosta

      Alla cieca vincono quasi sempre i vini che hanno il meno possibile di aggiunte. Che siano naturali o che seguano uno stile il più possibile naturale. Anche lo Schioppettino 2006 di Fulvio Bressan ha vinto alla cieca il primo premio a Warszawa, al Gran Prix di Magazyn Wino, la rivista più importante degli appassionati di vino. Mi viene in mente il film di cartoni animati Ratatouille, dove un grande critico della gastronomia assaggia una zuppa alla cieca e ne rimane folgorato, anche se il cuoco era un ratto. Che i sommelier siano i migliori degustatori non ci piove. Li ho visti alla prova molte volte e danno dei punti anche ai soliti soloni e pennivendoli che circolano sui mass-media. A me i bianchi “naturali” non piacciono. Lo sanno tutti. Non ne faccio mistero nemmeno ai produttori che si fanno un mazzo così per renderli il meglio possibile. Ma sui rossi ho cambiato idea prima ancora che qualcuno osasse chiamarli “naturali”, scoprendo dei veri tesori nell’Europa orientale, che mi richiamavano alla mente i vini di 40, anche 50 anni fa nel nostro stesso Paese e che in giro non trovavo più. Quello meno riuscito c’è sempre, perciò i difetti che ha sono evidenti. Invece il Tavernello, dato da bere a soloni e pennivendoli al Vinitaly da un produttore mattacchione, è piaciuto un casino… perciò mi sa che ormai certa gentaglia che scrive di vino è prevenuta o perlomeno si è adeguata ormai al gusto industriale, ha le papille diversamente orientate (senza togliere nulla al Tavernello che ogni tanto, d’estate, bevo anch’io e non me ne pento proprio per niente, meglio dell’acqua e di tante bibite gassate).

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