Le prime tre annate di Gulfi, 1999, 2000 e 2001, sono quelle che hanno fatto conoscere l’azienda nel mondo e che hanno stupito gli appassionati.
Avevo già avuto occasione di assaggiare questo vino un paio di anni fa e mi aveva travolto. Nasce in un momento storico in cui l’enologo Salvo Foti sperimentava il giusto assetto per i vini aziendali con mano poco interventista, per comprendere bene cosa avessero da dare il territorio e le uve.
La prima volta che assaggiai il NeroMaccarj 2001, durante una degustazione guidata, era rimasto l’ultimo terzo di bottiglia. Sul fondo c’erano due dita di sedimento scuro e Gino Della Porta, che in quell’occasione rappresentava l’azienda, me lo versò quasi scusandosi.
Mai scuse furono più sbagliate: quel calice era nettare, buonissimo. Credo proprio grazie al sedimento, che aveva conservato e ceduto al vino un’infinità di profumi e sapori, intensi e variegati.
Oggi invece ho avuto la fortuna di averne una bottiglia tutta per me, da poter bere e non soltanto assaggiare. Ed è stata una grande fortuna.
L’affinamento di questo vino sembra aver raggiunto un punto di massima qualità, 13 anni gli hanno consentito di crescere al punto giusto.
Il colore è rosso rubino cupo, con l’unghia più trasparente che vira verso il granato. Perfetto, senza segni di cedimento o precipitazioni.
Il naso si apre con aromi di prugna matura, giuggiole, un balsamico eucalipto e foglia di pomodoro. Roteando sembra di sentire frutta esotica come il Litchi, il profumo dell’ebano, per poi ritornare con i piedi per terra a chiari sentori di amarena, rosa canina, liquirizia.
Al palato è morbido e suadente, con tannini sottili e impalpabili, di acidità non elevata, ma di consistenza ampia e strutturata.
La retrolfazione ritorna sulle note esotiche e fruttate, con un finale chiaramente balsamico. La persistenza gustolfattiva è lunga e scema gradatamente.
Un graditissimo ritorno a un grande vino.