Le bottiglie scadute di Mimì e l’Ortrugo di Croci

“Poi le cose presero un’altra piega. Rigoni comprò a credito del materiale rubato. Non pagò e non credo avesse intenzione di farlo. Piombarono di notte a casa i creditori, ubriachi fradici. Sfondarono la porta d’ingresso a calci e lo massacrarono di botte. Perse del sangue, l’uso della mandibola per qualche giorno e per un paio di settimane la voglia di vivere. Ma quell’estate era stata formidabile. Eravamo al massimo della forma”.

Mimì non canta. Racconta storie che graffiano il pericardio dell’ascoltatore. La sua prosa secca colpisce a tradimento quando l’apriscatole della musica dei Massimo Volume (peccato per il nome indifendibile)  ha già lacerato la tua anima di latta. “Stagioni” è uno dei brani che preferisco. Roba zeppa di nostalgia che profuma di vitalità e puzza di ormoni (sei giovane quando qualsiasi cosa tu faccia, la fai per la prima volta), dove comanda l’istinto di correre e il desiderio di vivere forte. Per un minuto e quaranta un’inconsueta chitarra acustica viaggia spedita ad accordi, forte dei contrappunti armonici di Egle Sommacal, poi Mimì scombina le carte in tavola con un diversivo :

“Io e Leo avevamo portato a casa una cassa di champagne trovata in qualche angolo durante lo sgombero di una cantina. Bottiglie già scadute che andavano alla testa appena dopo due sorsi”.

Questa frase mi spiazza ogni volta. Champagne scaduto? Una leggerezza? Un errore? Certo che no! Mimì ha un passato da aiuto cuoco, s’intende di vino e sa bene che quella stampigliata sul retroetichetta non è la data di scadenza bensì di dégorgement. Ma la prospettiva è quella dei ragazzi “allenati alla corsa, allenati alla gara, preparati a cadere e a tutto quello che s’impara” (cit.). Insomma un sottile artificio per sottolineare l’ingenuità di quei giovani la cui “gara di resistenza” è appena cominciata e per i quali la sboccatura è solo l’effetto collaterale di un’esperienza, non certo una pratica enologica!

Penso a tutto questo mentre stappo l’Ortrugo 2009 frizzante “Sur Lie” di Massimiliano Croci, ritrovato per caso sgomberando cianfrusaglie dalla mia cantina. La duemilanove è stata l’ultima annata prima di cambiare nome in “Lubigo”. La bottiglia scaduta in grado di proiettarmi trent’anni indietro nel tempo con due soli sorsi traboccanti di pietra focaia e di sale.

Colore ambrato chiaro (per via della macerazione sulle bucce e per l’evoluzione in vetro),  torbido come una biére blanche, profuma di cedro e sassi bagnati in un temporale estivo.
Al palato è insolito, originale, unico, con quel finale di pasta madre, cappero di Salina e un accenno d’arancia amara che ti lascia di stucco obbligandoti a rialzare il gomito per ripetere il viaggio.

Termina tutto in fretta tra bollicine finissime che solleticano papille e ugola in festa. Finisce in un elogio della semplicità che appaga la sete e convince i sensi. Rimane l’entusiasmo e lo stupore della (mia) prima volta, forse perché da quel millesimo Massimiliano non è (ancora) riuscito a ripetersi sui medesimi livelli d’eccellenza.

Rimango estatico a crogiolarmi nel brodo caldo dei ricordi della mia estate straordinaria, ascoltando il respiro della terra agli ingressi della metropolitana, camminando contromano, distribuendo sorrisi a baristi, a esperti di finanza, a commesse rifatte, a completi in saldo. La vita scorre lungo i bordi del bicchiere mentre mi sfugge un sorriso: no, un disco dei Massimo Volume e una bottiglia di Massimiliano Croci non hanno proprio nulla in comune. Li consiglio entrambi.

 

Croci Tenuta Vitivinicola
Località Monterosso 8,
2914 Castell’Arquato (PC)
http://www.vinicroci.com

 

8 thoughts on “Le bottiglie scadute di Mimì e l’Ortrugo di Croci

  1. jacopo cossater

    Bellissimo post Nic, in cantina per fortuna ho diverse bottiglie di “vecchio” Ortrugo ed ogni volta è una bellissima sorpresa, vini tanto decisi quanto delicati. Impossibile farne a meno.

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    1. Massimiliano Montes

      @jacopo cossater, mmhh.. diverse bottiglie… magari potremmo venire con Nic a darti una mano. io mi accontento di un bicchiere. bicchierino…

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  2. Nic Marsél

    Grazie raga, passate tutti da me che sgomberiamo la cantina da tutti ste bottiglie di frizzantini con la polvere depositata sul fondo

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  3. Dan Lerner (@Dan_Lerner)

    Un incontro ai vertici: della scrittura evocativa, della descrizione trasversale di un vino, della rude poesia che esprimono la persona e i vini di Massimiliano Croci. Grande godimento.

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  4. Niccolò

    Se si parla di Ortrugo e per di più 2009 di Massi Croci, non posso che unirmi al “presidio” del saggio Jacopo, origine per me di questa conoscenza che mi ha dato tanto; come vino e beva, ma anche come riflessione, viaggio mentale. Esattamente come il tuo pezzo. Un vino che al di là di ogni critica enologica è in grado di suscitare flash, pensieri, trip, ragionamenti… Vini così ispiratori ne conosco davvero pochi. Se ci mettessimo a collezionare le parole che si sono spese anche solo per la 2009 ne verrebbe fuori un interessante paphlet!

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