La guerra dei roses parte I

Non parliamo di Michael Douglas e Kathleen Turner, ma di due tra i rosati italiani che più mi hanno emozionato negli ultimi tempi: il rosato 2007 di Massa Vecchia e l’Etna rosato 2011 di Calabretta.

Vi preannunzio che non c’è un vincitore, o meglio che sono entrambi vincitori “ex aequo” a pieni voti! So anche che due vini di annate così diverse sono in teoria difficilmente confrontabili, ma uno dei motivi per cui li abbiamo accostati è che il rosato di Massa vecchia, con questo assemblaggio, richiede qualche anno di affinamento prima di riequilibrare un frutto inizialmente imponente. L’altro motivo è che questi vini sono entrambi due grandi rosati, capaci di competere tranquillamente con molti grandi vini rossi.

Massa Vecchia, vigne

Massa Vecchia, vigne

Il rosato 2007 di Massa Vecchia è un blend di aleatico al 45% e malvasia nera al 55%. Le uve provengono da vigneti in zona massa marittima, alta maremma Toscana, coltivati senza uso di antiparassitari sistemici e fertilizzanti chimici, e vinificate naturalmente con fermentazione spontanea.
L’azienda possiede sei ettari, da cui si producono circa 15.000 bottiglie di vino per anno e piccole quantità di olio di oliva.
Questo rosato non è filtrato, e presenta una fine velatura che insieme al colore tendente al granato lascia inizialmente perplessi, facendo sospettare una maderizzazione.
Invece non è così.  I suoi aromi sono intensi e complessi ma puliti, con decise note terziarie che lo collocano all’apice della sua evoluzione: stappare questa bottiglia tra qualche mese avrebbe probabilmente riservato sorprese negative.

Massa Vecchia, rosato 2007

Massa Vecchia, rosato 2007

Gli aromi di apertura, ovvero quelli che si percepiscono prima di roteare il bicchiere, sono caratterizzati da note di prugna cotta, pesca gialla matura, cannella, chiodi di garofano e sottili note medicinali. La roteazione incrementa le componenti speziate con sfumature di gelsomino e dattero. In bocca si percepiscono subito notevoli sensazioni alcoliche, il vino ha il 14% di alcol, e di vinosità. E’ suadente, ampio, pervasivo. Ha un’acidità non eccessiva ma una lunga persistenza con ricordi terziari e speziati.

Il rosato di Calabretta proviene da vigne impiantate nel comune di Randazzo, in contrada Calderara, relativamente giovani per l’Etna, area dove le piante sono spesso secolari. Questa è forse una delle zone più vocate del vulcano, capace di esprimere vini equilibrati e longevi. Le viti sono in prevalenza di Nerello Mascalese, con pochi ceppi di Mantellato, coltivate senza antiparassitari sistemici e fertilizzanti chimici.

Calabretta-vigneti

Calabretta, vigneti

La vinificazione è quella tradizionale, con fermentazione spontanea e un breve contatto con le bucce. Dopo un affinamento in acciaio per 8 mesi il vino viene imbottigliato e lasciato riposare qualche altro mese prima della commercializzazione.

Alla vista si presenta molto trasparente e tendente al granato, seppur con un colore rosa intenso e deciso.
Il naso è dritto ed affilato con un frutto in primo piano: amarena, ciliegia, lampone, tamarindo, seguiti da note più floreali che ricordano la rosa canina, il lilium e l’orchidea. La roteazione lascia emergere sottili note agrumate, di mandarino.

Calabretta, rosato 2011

Calabretta, rosato 2011

Al palato è come ti aspetti: di intensa ma elegante acidità, insieme ad una palpabile consistenza fruttata, e a un’alcolicità poco percepibile nonostante i suoi 14°. L’acidità dei vini etnei non finirà mai di stupirmi, è una di quelle cose che te li fa amare e ricordare.
La retrolfazione rivela le caratteristiche sensazioni di cuoio e goudron tipiche del nerello mascalese, seppur in secondo piano, ben nascoste dietro gli aromi di frutta e i profumi floreali. Ha una lunga e piacevole persistenza con ricordi di amarena, cuoio e agrumi.
Rispetto a quello di Massa Vecchia ha una bevibilità più fluida e fresca, dovuta alla sua giovinezza.
Il rosato toscano è invece un vino che presenta più piani di lettura, come una persona che avendo già vissuto dispone di un bagaglio di conoscenze più ampio e profondo.

Non ci sono molte altre parole da spendere. Chi pensa che il rosato sia una tipologia di vino di serie B dovrebbe attingere al calice della conoscenza siculo-toscana.

 

PRO.MA.T  S.a.s.
Via Antiochia 2/4 sc II
16129 Genova – ITALIA
Tel./Fax. ++39 0105704857

Sede operativa e cantina
Via Bonaventura 178A,
95036 Randazzo (CT) – ITALIA
info@calabretta.net
http://www.calabretta.net

 

Soc. Agr. Massa Vecchia
s.s. di Francesca Sfondrini e C.
Loc. Massa Vecchia
58024 Massa Marittima
GR Grossetto
+39 (566) 904 031
az.agr.massavecchia@gmail.com
http://www.massa-vecchia.com

 

10 thoughts on “La guerra dei roses parte I

    1. Massimiliano Montes Post author

      Certo, la mia preferenza personale c’è.
      Però considera che qui siamo di fronte a due grandi vini, il rosato di Massa Vecchia è sontuoso, va centellinato e gustato meditando.
      Il rosato di Calabretta è più fresco e beverino, nonostante abbia una struttura quasi da rosso.

      Infine ti dico che questa è solo la prima parte dei nostri assaggi in rosa. Di seguito leggerai le impressioni su altri eccellenti rosati, tra cui il Rosa Nera, lo splendido rosato da nero d’avola di marabino, e il rosato di Bonavita.

      Reply
  1. GiancarloG

    Rosato = sottovalutato
    L’elenco dei rosati di buona fattura e bevibilità è così lungo che richiede un’enciclopedia.
    Ne cito solo due, uno del sud e uno del centro Italia:
    – Rosarò di Feudi di Guadagno, un igt Salento a base di negramaro
    – Cerasuolo 2010 di Valentini (a mio parere il miglior rosato italiano degli ultimi tempi).

    Reply
    1. Andrea Gatti

      @GiancarloG, negramaro?
      Mai assaggiato Alberelli della Santa di Libera Terra? O il Caprice di Martucci? Per non parlare del Primaronda di Cantine Torrevento, invenzione del vulcanico Lino Carparelli.
      L’elenco dei rosati può essere veramente lungo:
      Lagrein Rosé di Cantina Termeno
      Cor de Rosa delle Vigne di San Pietro
      Feniletto La Prendina
      Il Pelaverga rosato di Burlotto!!! Grande rosato profumato speziato si sente il pepe nero
      e così via.

      Reply
  2. Carlotta Vendrame

    Le bollicine valgono? Io adoro il rosato frizzante della Colombaia 🙂

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    1. GiancarloGinotti

      @Carlotta Vendrame,
      Se cominciamo con le bollicine non finiamo più 😉

      Reply
        1. Massimiliano Montes Post author

          Perché Tomacelli c’è l’ha fatta a torroncino col five roses! Me l’ha fatto diventare antipatico!
          Ovviamente scherzo, Leone de Castris non me ne voglia 😉

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