La garganega secondo Maule

Tra Vicenza e Verona, sui monti Lessini, antiche colline di origine vulcanica, si trovano i vigneti de La Biancara, la storica azienda di Angiolino Maule.

Fondatore delle associazioni Vini Veri (poi abbandonata tra le polemiche) e Vinnatur, caratteriale ed estroverso, Angiolino è una persona che non può non far parlare di se. Passionale e istintivo, tende sempre a dire ciò che pensa, caratteristica questa sicuramente lodevole, ma che non sempre aiuta nelle relazioni diplomatiche. I suoi vini sono come lui: veri, istintivi, passionali, territoriali.

Badalamenti

Badalamenti

Abbiamo avuto la fortuna di bere le annate 2006 e 2007 di Sassaia e Pico, due diverse espressioni di Garganega, accompagnate dalla cucina di Badalamenti, un piccolo bistrot ricavato dal retrobottega di una salumeria. Preparazioni culinarie di elevato livello con materie prime selezionate, vendita di prodotti e salumi rari, gastronomia d’asporto di qualità. Questo è il frutto della ricerca continua e della passione di Marco, Luca e Mimmo.

Badalamenti_la cantina

Badalamenti, la cantina

 

Badalamenti_uno scorcio del locale

Uno scorcio del locale

La garganega è un’uva bianca, autoctona del territorio veneto, imparentata con il trebbiano. Il Sassaia viene prodotto dai vigneti a quota più bassa, sulle colline vicino alla masseria aziendale, a 120 metri sul livello del mare. Queste vigne hanno una popolazione composta per circa l’85% da piante di garganega vecchie di trent’anni e il restante 15% da coeve viti di trebbiano.
Il Pico invece proviene da garganega in purezza impiantata a 250 metri sul livello del mare. Entrambi da coltivazione e vinificazione naturale, con rese inferiori ai 60 quintali per ettaro. L’uva per il Sassaia viene vendemmiata i primi giorni di ottobre, quella per il Pico, più alta in quota, nella terza decade di ottobre.

Giuseppe Garraffa-Massimiliano Montes-Marco Badalamenti

Giuseppe Garraffa, Massimiliano Montes, Marco Badalamenti

Sassaia 2007
Il Sassaia è forse il vino più conosciuto della Biancara. Fermentato spontaneamente, senza aggiunta di lieviti selezionati, con una macerazione di 3-4 giorni. E’ affinato per 6 mesi in vecchie botti di acacia da 30 ettolitri, non è chiarificato, non è filtrato.
Il colore è ambrato, intenso, ma non impenetrabile. E’ un vino che non va degustato, ma bevuto. Quello che ci ha stupito maggiormente è infatti l’evoluzione del profilo olfattivo dall’apertura, ai minuti e alle ore successive.
Carnoso e polposo, il naso è profondo, spazia dal melone giallo alla guaiava, dai fiori di tiglio alle erbe officinali. In bocca è suadente, consistente, ampio. La retrolfazione vira lievemente verso note balsamiche di eucaliptolo, subito seguite dagli aromi di apertura. L’estrazione dei polifenoli dalla buccia si percepisce, con una fine tessitura tannica.
L’evoluzione, dicevamo: questo è un vino vivo, che muta. Col trascorrere dei minuti le note olfattive si ampliano, inizialmente prevale il balsamico e le erbe officinali, poi il frutto diventa dominante, quasi padrone unico.

Sassaia

Sassaia

 

Chitarre di Gragnano con Ricciola

Chitarre di Gragnano con Ricciola

Pico 2006
E’ importante assaggiare in sequenza questi due vini per comprendere appieno cosa significa espressione e territorialità. Pur essendo figli delle stesse uve, il Pico e il Sassaia sono due vini profondamente diversi. L’uva del Pico matura più lentamente, a causa della quota più elevata, fermenta spontaneamente e viene affinato in botti da 15 ettolitri per 12 mesi. Anche questo vino non è chiarificato e non è filtrato.

Pico

Pico

Di colore meno ambrato del precedente, è giallo dorato intenso. Poco penetrabile dalla luce per una fine torbidità che incanta e affascina. Siamo stati diversi minuti a rimirare il calice, notando come, nella sua intensità, il colore di questo vino sia comunque brillante e luminoso.
Il naso è fortemente improntato da una mineralità sulfurea, che, insieme a note di pietra focaia, costituisce l’essenza dell’apertura. Il Pico ha bisogno di tempo, deve prendere confidenza, aprirsi. Soprattutto non deve essere bevuto a temperature troppo fredde, che ne mortificherebbero le componenti floreali e fruttate.
Dopo un giusto periodo si concede, tra effluvi di ginestra, fiori di campo, e ricordi di liquirizia. Condivide con il Sassaia un frutto che richiama il melone e la guaiava, ma meno intenso, in secondo piano. E’ sicuramente più austero, al palato è deciso, sottile come una lama, e di lunghissima persistenza.

Credo che questi due vini siano tra i bianchi italiani più espressivi e caratteriali. Frutto dell’amore per la terra e della passione della famiglia Maule.

 

 

La Biancara di Angiolino Maule
Via Biancara, 14
36053 – Gambellara (VI)
Tel. / Fax. +39 0444 444 244
Mail: biancaravini@virgilio.it
Web: www.biancaravini.it

 

Badalamenti Cucina e Bottega
Viale Galatea, 55 – Palermo (PA)
Tel: 091 450213
E-mail: badalamentienoteca@alice.it

7 thoughts on “La garganega secondo Maule

  1. giuseppe

    bellissima serata caro massimo…

    vini incredibili, molto intensi, successo inaspettato per il mio palato

    fa piacere vedere quanto tu creda nell’autenticità delle produzioni, obiettivo da perseguire per un’enogastronomia di qualità, non omologata, fuori dagli schemi commerciali e quindi libera

    ciao massimo alla prossima

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  2. Claudio Pantaleone

    Badalamenti è sicuramente sottovalutato, grandi vini e ottima cucina. Meriterebbe spazi e sale più ampie. Complimenti a tutti, alla vostra sincerità e alla vostra passione. Vi seguo sempre.
    Claudio.

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    1. Massimiliano Montes Post author

      @luigi fracchia,
      e comunque alla prossima degu sei invitato. Ne faremo tante

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    1. Massimiliano Montes Post author

      @Nico Speranza,
      Ciao Nico. Il Sassaia e il Pico che conosco io non hanno queste note ossidative che tu dici.
      Sono vini incredibilmente profondi, complessi, ma allo steso tempo “facili” e bevibili, specialmente il Sassaia.

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