Il Poliphemo 2007 di Luigi Tecce

“Un nessuno, nessuno da niente, mi ha vinto col vino, mi ha vinto col vino”.
Se il suo vino è Polifemo, Luigi Tecce è certamente Ulisse. “Chi sei tu?”, “Nessuno” rispose Ulisse. E come mai un “nessuno” da niente fa un vino così buono, aggiungeremmo noi?

Luigi Tecce è Ulisse anche per la sua capacità di spingersi per terreni inesplorati, senza paura, senza timori. Con la volontà di sperimentare e di riuscire a fare un vino allo stesso tempo vecchio e nuovo, vecchio perché ci ricorda i profumi e i sapori della tradizione e del vino vero, nuovo perché vinificato con intelligenza e conoscenza che evitano i macroscopici difetti che caratterizzavano il vino contadino.
La sua storia è simile a quella di tanti vignaioli artigiani, la riscoperta della campagna e dei vigneti di famiglia, la voglia di mettersi alla prova e di riuscire a fare un vino diverso, buono, non omologato. Luigi eredita tre ettari di vigne a Paternopoli, in Irpinia, nella zona alta della docg Taurasi. Viti vecchie di oltre 70 anni, con un tipo di impianto, la raggiera avellinese, che gli agronomi moderni non gradiscono, ma che lui invece mantiene. Bassa densità, circa 500 piante per ettaro, con una naturale produttività di 40-50 quintali ettaro proprio in virtù della loro età avanzata.

Luigi Tecce

Luigi Tecce

Taurasi, nome antico che evoca il toro, simbolo della tribù dei Taurasini, della stirpe dei Sanniti, che nel 350 a.C. circa occupò una vasta zona tra le odierne province di Avellino e Benevento, l’ “Agro Taurasino”, portando alla nascita della città-stato di Taurasia.
Il vino prende il nome dall’agro taurasino e dalla cità di Taurasia (oggi Taurasi), nonostante il vitigno con cui è prodotto sia l’aglianico. Aglianico il cui nome deriva dalla parola spagnola “llano”, pianura, e dal suffisso latino “anicus”: vino “llanicus”, ovvero vino proveniente dalla pianura.

L’area di produzione del Taurasi ricade interamente nella provincia di Avellino, e comprende i  comuni di Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, Sant’Angelo all’Esca, San Mango sul Calore, Torre Le Nocelle e Venticano.

Polifemo 2007

Polifemo 2007

Il Poliphemo 2007 che abbiamo assaggiato è un gigante. Rude e spigoloso, ancora troppo giovane, ma di una bontà difficile da trovare tra le etichette commerciali, anche le più blasonate.
Il colore è rosso rubino carico, tendente al violetto.
Accostando il calice al naso senza roteare, per percepire gli aromi di apertura, suggerisce una foglia di tabacco che ricorda il sigaro “antico toscano” prima di accenderlo, subito seguito da sentori di anice.
La roteazione del calice lascia emergere prepotenti profumi di spremuta di arancia rossa, quindi prugna, cassis, lampone, violetta e tiglio. Al palato l’acidità è alle stelle e l’astringenza palpabile.
La retrolfazione ci dona nuovamente la foglia di tabacco, insieme a note erbacee, di nuovo spremuta d’arancia rossa, su un sottofondo di liquirizia. Se si presta attenzione l’anice è sempre li, in ombra, ma c’è.
Qualche anno ancora di giusto affinamento in bottiglia garantirà a questo gigante un perfetto equilibrio.

Polifemo-2007-retroetichetta

Retroetichetta

Un piccolo capolavoro è l’etichetta, con i disegni di Vinicio Capossela. E la retroetichetta, con la segnalazione esplicita di tutti quegli “ingredienti” legali del vino che Luigi Tecce non usa: lieviti selezionati NO, enzimi NO, batteri malolattici NO, tannini aggiunti NO, disacida NO, chiarifica NO, filtrazione NO, gomma arabica NO.
La retroetichetta è ulteriormente impreziosita da un verso della canzone Vino Vinocolo: “Un nessuno, nessuno da niente, mi ha vinto col vino, mi ha vinto col vino”.
Grazie Luigi.

“Il mio nome
Ciclope, vuoi? L’avrai: ma non frodarmi
Tu del promesso a me dono ospitale.
Nessuno è il nome; me la madre e il padre
Chiaman Nessuno, e tutti gli altri amici”

Odissea, libro nono.

 

Azienda agricola Luigi Tecce
Contrada Trinita’
83052 – Paternopoli (AV)
Tel : 0827 71375

18 thoughts on “Il Poliphemo 2007 di Luigi Tecce

    1. Massimiliano Montes Post author

      No.. 🙂
      Assaggia il vino e poi dimmi se è negativo 🙂

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    2. Nic Marsél

      @Francesco, meglio questa fila di NO piuttosto che trovarci scritto che questo vino rosso accompagna perfettamente i secondi piatti a base di carne, NO 😉

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  1. Antonino Iannaccone

    Luigi fa parte di una scuola di vinificatori campani seri, da Antonio Di Gruttola a Ciro Picariello a Raffaello Annichiarico e tanti altri. Il vino, quello vero e naturale, è vivo e sempre di più

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    1. Filippo Burzini

      @A3C, sono daccordo che il vino cosiddetto naturale sia, in genere, più buono. era solo una questione lessicale

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      1. Massimiliano Montes Post author

        Credo che l’apparente antitesi sia facilmente risolvibile, proprio perchè solo apparente.
        Anch’io non bevo solo vini ufficialmente “naturali” (ovvero quelli di Vinnatur o ViniVeri o Renaissance, per fare un esempio). Bevo anche altro, eccimancherebbe 🙂
        Ho notato però che i vini che mi piaccioni di più sono quelli prodotti con maggiore rispetto per l’uva e la vigna, rispetto che nasce principalmente in cantina, mediante una vinificazione priva di “trucchi” enotecnici aromatizzanti.
        I vini buoni sono, verosimilmente, vinificati e prodotti in maniera “naturale”, senza un intervento pesante della mano dell’uomo per aggiustare e riportare il tutto entro parametri analitici ed organolettici certi e costanti, anche se il produttore non si dichiara “naturale”.
        Questo però funziona se in partenza coltivi su un terreno vocato alla produzione di vino.
        Se sfortunatamente lavori su un terreno disagiato o scarsamente vocato, il tuo prodotto finale sarà inevitabilmente mediocre, o necessiterà di aggiustamenti.

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        1. Filippo Burzini

          Gent. Massimiliano Montes, quali sarebbero gli aromi che la disturbano di più in un vino? E come fa lei a dire che in presenza di questi aromi il vino non è naturale?

        2. Massimiliano Montes Post author

          @Filippo Burzini,
          Alcuni non mi piacciono, ed è un fatto soggettivo. Tra questi la vaniglia e il caramello ceduto dal legno nuovo, doghe in immersione, chips o barriques nuove.
          Altri, che mi fanno sospettare sulla naturalità nei processi di vinificazione, sono certi aromi di frutta molto artificiosi, che ricordano le caramelle o le chewing-gum, e certi profumi floreali “anomali” dal passion fruit dove non dovrebbe esserci al profumo di rosa o bergamotto, per esempio.

        3. Uainmeicher

          @Massimiliano Montes, e come si aggiungono questi presunti aromi non naturali? Si sciolgono nel mosto o nel vino 😉

  2. A3C

    oggi mi sento tollerante: se ti piace il Cervaro della Sala o Il Tavernello non c’è problema c’è anche tanta gente che mangia al Mc Donalds….

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  3. Sandro Dibella

    Ciao Massimiliano quando vuoi vieni e ci stappiamo il 2001 la sua prima annata

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