Fine anno, tempo di bilanci. Mi guardo alle spalle e penso alle bottiglie stappate e bevute (a più riprese e fino all’ultima goccia) che hanno lasciato il segno nelle mie ultime quattro stagioni di bicchierate proletarie. Ecco la lista:
1) Langhe Nebbiolo 2007, Roddolo.
L’unico papa per cui potrei fare il tifo è lui, Flavio Roddolo. Il Nebbiolo 2007 è super e mette in fila un bel po’ di ben più blasonati Barolo. Posso immaginare cosa farò quando la scorta sarà finita : aprirò il cartone del 2008. C’è chi va pazzo per il suo Dolcetto Superiore, ma ragazzi questo è di un altro pianeta soltanto per un pugno di euro in più anche se voci incontrollate annunciano un imminente, cospicuo aumento del prezzo sorgente (tragedia). Mai senza.
2) Champagne Larmandier-Bernier premier cru extra brut “tradition”.
Non sono un cultore e nemmeno un esperto in materia ma questo Champagne godurioso e complesso mi ha lasciato di gesso (per non dire di marna). Giunto tra le mie mura grazie al regalo di un caro amico, l’ho letteralmente tracannato al mio compleanno. Larmandier-Bernier è un’azienda biodinamica che distribuisce i preparati cinquecentoqualcosa sulle vigne in modo piuttosto originale: con l’elicottero. Dalle parti di Vertus ritengono che mezz’ora di volo abbia un impatto minore sull’ambiente rispetto a due giorni tra i filari col trattore. Ma tutto questo l’ho scoperto solo dopo aver goduto di questa grande bottiglia. Biodinamica ed elicottero, un binomio tanto improbabile quanto affascinante.
3) Rossorelativo “Rivedibile” 2011 Valcerasa di Alice Buonaccorsi.
Ne ha già parlato e riparlato Massimiliano, ma colpevolmente non l’avevo ancora bevuto. Ora che è successo capisco. Un grande rosato. E adesso basta con le parole. Cercatelo e bevetelo, non ve ne pentirete.
4) Galea Bianco 2005, I Clivi.
La famiglia Zanusso produce bianchi che sono di un’eleganza inappuntabile e di una longevità impressionante. Ho tenuto da parte questa bottiglia per anni prima di decidermi a trovare l’occasione giusta per stappare. E non sono rimasto deluso. Questo Friulano con una piccola percentuale di Verduzzo dopo nove anni è (era) ancora freschissimo e giovanile. Purtroppo in cantina non ne ho più.
5) Monterosso Val D’Arda 2010, Croci.
I frizzanti rifermentati in bottiglia (soprattutto bianchi) sono una delle mie passioni. Ho centellinato questo cartone da sei osservando di volta in volta una materia inizialmente semplice e sottile evolvere in crescendo nella sua strenua lotta contro la tirannia aromatica della Malvasia di Candia fino al tripudio di complessità dell’ultima boccia. Crisalide e farfalla.
6) Rosso passito 2007 Taruna Calcabrina.
Una specie di Sagrantino passito “sans-papier”. Bottiglia senza etichetta aperta e terminata in due al chiaro di luna durante una serata estiva. Avete mai fatto la scarpetta col dito per raccogliere e consumare con lussuriosa avidità l’abbondante feccia fine depositata sul fondo di un bicchiere? Con questa bottiglia succede. Garantito!
7) Gutturnio frizzante 2013 La Quercia di Penna Antonio.
Confesso di non conoscere bene questa azienda biologica di Pianello Val Tidone (PC) ma il Gutturnio rifermentato in bottiglia (chettelodicoaffà?) comprato a prezzo stracciato in un mercato vicino a casa mi ha conquistato per facilità di beva. Timido al naso con i lieviti in primo piano e il frutto un po’ defilato, bollicine finissime, corpo esile ma non banale, finale corto e piacevolmente amarognolo, non ti resta aggrappato alle papille per un secolo e non è il vino della vita. E allora? E’ gradevolissimo nella sua frugalità e proprio per questo ne chiedi un altro bicchiere senza troppe sovrastrutture filosofiche. E poi ne domandi un altro e un altro ancora. Buono, ma che buono! … ops … finito! Elogio della semplicità.
E a voi com’è andata? Per cosa vi batte ancora il cuore?
Molto interessanti, e molto utili,i tuoi giudizi. Quest’anno ho molto apprezzato il Trebbiano di Emidio Pepe. Ma il vino che mi resta particolarmente nel cuore, bevuto in tre circostanze diverse, è il Riesling di Markus Molitor.
@Giancarlo Marinangeli, grazie Giancarlo, Markus Molitor, segnato 😉
Nic, dobbiamo necessariamente ri-berli tutti insieme
@Massimiliano Montes, dei citati, oggi mi restano solo i dispari 🙂 comunque in cantina ho di meglio ma in copia unica. Questa è solo la foto di un momento, per lungo che sia, un momento soltanto.
P.S. Per Larmandier-Bernier sono stato indeciso fino all’ultimo tra il Tradition e l’ugualmente sorprendente (per me) Rosé de saignée. In realtà ancora oggi non saprei cosa scegliere…