I desideri non invecchiano… quasi mai. Il Noblesse Brut del Cav. Benanti

Gentilmente invitati dall’ormai amico Michele Puleo (enoteca letteraria di Sicilia “VinoDivino”) ci rechiamo al suo locale seguendo il richiamo del vino dell’Etna.

L’occasione è duplice, si conclude un corso sui vini mossi ivi tenuto, e si degusta  lo spumante Noblesse,  presentato dal produttore stesso, il Cavaliere Giuseppe Benanti. La sua fama lo precede. Per chi lo conosce sa che sarà lui l’indiscusso protagonista della serata. Il Cavaliere è accompagnato dai suoi due figli Antonio e Salvino, profilo greco, barba lievemente incolta e chioma fluente, quasi a comunicare con la loro fisicità l’idea di continuità generazionale; insomma la combinazione allelica suggerisce dominanza.

Antonio, Giuseppe e Salvino Benanti

Salvino, Giuseppe e Antonio Benanti

Il dott. Benanti (prima di essere Cavaliere è infatti dottore in farmacia) è un personaggio comunicativo, dal multiforme ingegno, gran maestro della favella ma al contempo schietto. Convinto sostenitore dell’emozione predittiva della sniffata dal calice che però è una sensazione quasi oggettiva perché il vino, pare, parli da solo (io non avevo mai avuto dubbi su questo, poi se lo dice il Cav!).

Giuseppe Benanti

Giuseppe Benanti

La degustazione è preceduta da aneddoti, citazioni di personaggi antichi, racconti sui contadini dell’Etna gelosi della diversità tra un vigneto e l’altro. Dal tenore della conversazione mi pare di percepire a chiare note che parlare di Etna in senso vitivinicolo significa presentare una situazione paradigmatica. Territorio vocatissimo, oggi più che mai trend, per questo motivo popolato da falchi, lupi ed agnelli.

VinoDivino, enoteca letteraria di sicilia

VinoDivino

 

Michele Puleo

Michele Puleo

Di recente ho letto un articolo il cui incipit recitava così: “i vini dell’Etna seducono i compratori esteri, soppiantano il modaiolo Nero d’Avola e colpiscono per la loro eleganza di gusto i migliori addetti del settore”. In una frase sola sono racchiusi i tre concetti che alla lunga rivelano l’assoluta mancanza di sostenibilità nella gestione del vitivinicolo in Sicilia. I compratori esteri non sono mica scemi e di certo non hanno granché a cuore la causa dell’Etna, vanno piuttosto alla ricerca di un potenziale business. Punto secondo, soppiantare una moda vuol dire inevitabilmente divenire la nuova moda. Le mode sono per loro natura fugaci, passeggere, inaffidabili ed alla lunga si rivelano un cattivo investimento.  Dulcis in fundo questi general managers del gusto che orientano il mercato del beverage, le guide, l’e-commerce, i cui criteri di giudizio su un vino credo abbiano molto poco a che fare con quello che è davvero un vino e molto con tutto ciò che gli ruota intorno.

Ma torniamo alla nostra “sciampagna” non interpretazione bensì espressione dell’Etna, citando il Cavaliere.
Il Noblesse Brut è un vino Spumante metodo classico da uve Carricante pre-filossera. Il Carricante è un antico vitigno autoctono dell’Etna. I vigneti centenari sono in parte allevati a piede franco. La pressatura delle uve avviene in maniera soffice, e le vinacce residue vengono riutilizzate in distilleria per la produzione di grappa. Il vino viene successivamente inviato, con camion frigo (il tutto secondo la normativa HACCP), all’azienda Arunda Vivaldi in Alto Adige per la spumantizzazione.
Motivo di tale scelta è la mancanza di esperienza, in loco, di spumantizzazione di vini di espressione montana, da qui la consonanza col territorio dell’Alto Adige. Inoltre l’azienda Benanti ad oggi non è  dotata di un reparto di spumantizzazione, ma sta già lavorando affinché questo avvenga nel prossimo futuro.

Benanti

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Il Noblesse è uno spumante “sui generis”. Il perlage è di breve durata, dopo pochi secondi scompare: “Così non da fastidio in bocca”, ci spiega il Cavaliere. Accostandolo al naso si percepisce un odore simile a quello di una scatola di fiammiferi o di un cerino acceso che brucia. Non voglio tediare con una descrizione tecnica, però queste impressioni sensoriali sono così chiare che non potevano non essere riferite. Per fortuna l’odore di zolfo dopo un po’ si riduce, lasciando il posto agli aromi agri dei fiori dell’Etna e della macchia mediterranea.

Di questa serata mi rimarrà il senso forte di attrazione verso la vita impersonato dal Cavalier Benanti, di cui il vino è perno, elemento  in continua corrispondenza biunivoca. La speranza è che l’espressione, a cui rimanda il nome scelto per questo spumante, rinvii ed esprima una filosofia improntata ad un agire onorevole, guidata da responsabilità, anche dal lato del produttore e non solo da quello del compratore.

 

Vinodivino
Enoteca Letteraria di Sicilia
Piazza Sant’Oliva 36
90141 – Palermo

 

9 thoughts on “I desideri non invecchiano… quasi mai. Il Noblesse Brut del Cav. Benanti

  1. Massimiliano Montes

    Benanti è un affabulatore, un istrione. Diletta con sottile arguzia descrive genuinamente le nostre impressioni.

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  2. Nic Marsél

    Avendo appena goduto di una panoramica completa degli splendidi metodo classico dei récoltant manipulant Arunda Vivaldi (strepitoso l’Excellor), dubito che il problema sia da ricercare nella fase di spumantizzazione.

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    1. Nic Marsél

      @me stesso, bella sbadataggine … intendevo dire négociant-manipulant e NON rècoltant … volevo mettere l’accento proprio su questa caratteristica e vado a scrivere l’opposto 🙁

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    2. Diletta Scaglione

      @Nic Marsél, Se lei rileggerà la parte dove parlo della spumantizzazione capirà che non c’è nessun intento critico nei confronti della Arunda Vivaldi piuttosto per dovere di cronaca ho riportato la descrizione di come viene gestita la spumantizzazione del Noblesse.

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      1. Nic Marsél

        @Diletta Scaglione, nessuno l’aveva messo in dubbio 😉 In realtà mi riallacciavo al primo commento di Luca Manenti.

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        1. Massimiliano Montes

          @Nic Marsél, @Luca Manenti
          Non credo che ci siano stroncature… solo un velo di ironia. Magari preciserà meglio Diletta, però ci divertiamo un po’ per non essere troppo seriosi.

  3. Michele Puleo

    La compagnia degli amici Massimo e Diletta hanno reso senz’altro la serata ancor piu’ entusiasmante…
    Il cavliere e i suoi figli hanno messo i puntini su tutte le i affascinando tutti e proprio tutti i partecipant e conoscitori..
    Da molto vicino Il Cav, Benanti e’ riuscito ha far innamorare anche i piu’ scettici…
    Ma come si sa bene che le parole rimangono dei ricordi…ma il vino e’ u ricordo quotidiano…
    Grazie ancora a Diletta e Massimiliano per la loro partecipazione.
    grazie di cuore.
    Michele

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