Frank Cornelissen: il vino naturale è un vino da uve da agricoltura biologica senza nessuna aggiunta in cantina

Frank è un grande, c’è poco da dire. Trascorrere un pomeriggio a bere e conversare con lui mette di buon umore.

“Il legno si usa per fare le porte e i mobili, non per il vino. Il bianco dell’Etna non ha motivo di esistere, il carricante è una pessima uva, ci puoi fare solo lo spumante”.

Parla per aforismi, strappando sorrisi anche quando non condividi per intero ciò che dice. L’argomento dei contenitori di fermentazione ed elevazione del vino, è uno di quelli su cui insiste di più: “Il contenitore deve esse neutro, non deve parlare il contenitore ma il vino. Niente legno ma anche niente anfore a meno che non siano smaltate come le mie”.

Frank Cornelissen

Anfore

 

Frank Cornelissen, Anfore2

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La sua cantina a Solicchiata sembra un laboratorio: asettica, pareti verniciate, un contenitore con disinfettante per le suole delle scarpe all’ingresso. Cornelissen, a differenza di altre scuole di pensiero, italiane ed europee, ritiene che la fermentazione debba essere spontanea ma mediata dai soli lieviti presenti sulle uve, i lieviti di cantina non debbono interferire. Ad ogni recipiente è appesa una “cartella clinica” con le sequenze cronologiche delle analisi dei mosti.

Frank Cornelissen

Frank Cornelissen

“Se fai un buon lavoro in vigna non hai alcun problema di fermentazione. L’uva deve essere ricca di lieviti propri, perciò meno la tratti (anche con zolfo e rame) meglio è. Deve avere un giusto contenuto in azoto, e questo dipende da buone pratiche di agricoltura”.

I vigneti di Frank sono sparpagliati in un ampio tratto del versante nord dell’Etna, 16 ettari dalle pendici subito sopra Linguaglossa, fino a Maletto, a sud-ovest di Randazzo.

Mappa vigneti

Mappa vigneti: Linguaglossa a destra, Montelaguardia a sinistra

 

Mappa vigneti

Mappa vigneti: Randazzo in alto a destra, Maletto in basso a sinistra

Le rese sono bassissime, nel 2012 circa 22 quintali per ettaro, ancor più basse nel vigneto del Magma in contrada Barbabecchi, che produce circa 300 grammi per pianta.

La fermentazione è spontanea con pied de cuve: “Faccio due-tre pied de cuve con 50 kg di uva, e uso quello migliore, con i profumi che piacciono a me”.
La fermentazione avviene in mastelli di plastica da 1000 litri. Niente travasi o rimontaggi durante la fermentazione ma solo follature manuali quotidiane. La macerazioni dei rossi è compresa tra 4 settimane e 5 mesi, l’unico bianco di Frank macera per un mese circa. La sfrecciatura avviene durante la torchiatura, e successivamente vengono fatti non più di un paio di travasi. Prima dell’estate il vino giovane viene trasferito in vasche di resina neutra o in anfore smaltate neutre dove maturano fino a settembre dell’anno successivo.

Frank Cornelissen non aggiunge completamente solforosa. Quella naturale totale è circa 10 mg/l per i bianchi, e 17 mg/l per i rossi. Dopo la malolattica, che fanno anche i bianchi, scende a 10 mg/l per i rossi e 5-6 mg/l per i bianchi.
Il residuo zuccherino dei vini di Frank è di 1-2 g/l tranne per il Monte Colla che raggiunge 3 g/l.

Per finire chiediamo a Frank quali siano i suoi vini preferiti: “Leroy per i rossi e Leflaive per i bianchi, in particolare lo Chevalier Montrachet”.

 

Azienda Agricola Frank Cornelissen
Via Nazionale, 297
95012 Solicchiata (CT)
info@frankcornelissen.it
http://www.frankcornelissen.it

 

18 thoughts on “Frank Cornelissen: il vino naturale è un vino da uve da agricoltura biologica senza nessuna aggiunta in cantina

  1. Nic Marsél

    Posso anche non condividere al 100% ma è impossibile non subire il fascino del personaggio e del suo progetto. Tutto il pomeriggio a bere … ma cosa diavolo avete bevuto? e alla fine chi ha pagato il conto? 🙂

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    1. Massimiliano Montes

      @Nic Marsél, abbiamo bevuto in cantina…. di tutto. Ma questa è un’altra storia 😉

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  2. Denny Baldin

    Caro Massimiliano
    grazie!
    chiarezza, velocita’, neutralita’…
    Un vero piacere!

    Se e’ vero che il vigneron e’ un artista
    Frank ha qualcosa da dirci

    Degustiamo

    Non vedo l’ora di incontrarci

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  3. Rossano Ferrazzano

    Ha spiegato perché il Carricante nella sua opinione è una tale uvaccia da vino? Il motivo per cui la consideri buona per la spumantizzazione credo sia facilmente rintracciabile nella sua alta acidità, il che parrebbe uno dei tanti cliché francofili, eventualmente ben intonato con le preferenze espresse in tema di vini preferiti.

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  4. Massimiliano Montes

    Denny, soprattutto neutralità, perché a differenza di Frank a me il carricante piace. Rispetto però le sue opinioni.
    Rossano, credo che tu abbia centrato. Secondo Cornelissen il carricante dà un vino acido e “vuoto”, senza struttura. Insomma una base spumante.
    Considera che il gusto personale di Frank è orientato più verso vini fatti da uve molto mature. I suoi hanno elevata gradazione ed acidità inferiore ai vicini.

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    1. Rossano Ferrazzano

      Grazie Massimiliano per la risposta. Che le basi spumanti debbano per forza essere molto acide e “vuote di struttura” (cioè non particolarmente grasse, mi pare di capire) è ai miei occhi appunto un cliché di matrice francofila, ma almeno in qualche maniera così si spiega l’opinione.

      La cosa per la quale mi riesce più difficile immaginare una spiegazione è l’idea per cui il vino serva per fare le porte e i mobili, alla luce delle preferenze espresse – probabilmente Leroy e Leflaive farebbero in legno anche l’acqua minerale, se ne producessero… 😀

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      1. Massimiliano Montes Post author

        @Rossano,
        Ti dirò, io adoro i riesling, soprattutto delle zone più fredde della Mosella. Vini che sono molto acidi e di bassa gradazione. Per cui è ovvio che il carricante, con la sua acidità e mineralità, mi piaccia.
        Però spezzo nuovamente una lancia in favore di Frank. Leroy e Leflaive forse sanno usare il legno meglio di noi. I vini italiani di una certa matrice enologica (anche molto costosi) sono spesso legnosi, vanigliosi, tostati, etc.
        Forse perché in Borgogna si usano molto le botti di II e III passaggio, da noi invece si usano molto i chips 😉

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        1. Mario Crosta

          @Massimiliano Montes, a me i riesling renani è molto difficile che possano piacere, lo sanno tutti, specialmente a Warszawa, dove invece li adorano e li considerano i migliori bianchi del mondo. Ma quelli molto acidi e a bassa gradazione della Mosella sarebbero capaci di farmi innamorare.

        2. Rossano Ferrazzano

          Se Cornelissen voleva dire una cosa del genere, perché ne ha detta (e fa per i suoi vini) una completamente diversa, anzi incompatibile?

          Stando a quanto si legge, quello che dice Cornelissen sul legno lascia ben pochi appigli per esercitarsi nell’ormai non più così nuovo sport nazionale di “essere stati fraintesi”. Il sarcasmo è un’arma a doppio taglio, quando si gioca sul fascino perverso delle contraddizioni bisogna sapere che ci si taglia i ponti alle spalle, si può proseguire solo presentando contraddizioni ancora più grandi.

  5. maria

    Personaggio interessante! Mi interesserebbe sapere dove ha comprato o in cosa consiste il contenitore con disinfettante per le suole delle scarpe all’ingresso. Mi piacerebbe averne uno in casa mia!!:-) Qui negli Stati Uniniti mi e’ stato detto che un vino senza solfiti non esiste. Compro quello fatto con uva biologica, ma i solfiti ci sono. Mi piacerebbe assaggiare i vini del signor Cornelissen. Complimenti per questa sua produzione di vino unica!:-)

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    1. Mario Crosta

      @maria, forse è dello stesso tipo di quei tappeti impregnati che tutti gli stati europei che possedevano ancora barriere confinarie hanno messo ai valichi di frontiera (che solo fra i paesi della UE non esistevano, ma in altri stati si) al tempo dell’epidemia di mucca pazza e su cui passavano tutti i veicoli, mentre in Slovacchia a un valico ricordo che hanno anche fatto scendere gli autisti dei tir per trasporto animali per camminarci sopra e poi risalire sul mezzo. Credo che alle ASL sappiano dove si comprano. I solfiti che rimangono in minima parte nei vini naturali sono quelli residui della fermentazione. I vini naturali non hanno solfiti “aggiunti”, che è un’operazione enologica, ma non naturale, cioè un’altra cosa.

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      1. maria

        @Mario Crosta, grazie per le informazioni. Non so se riusciro’ a trovare qui un tale “tappeto” perche’ non ne ho mai sentito parlare. Per quanto riguarda i solfiti, la scritta “contains sulfites” (contiene solfiti) e’ uguale nel caso sia vino da uva biologica o no (almeno qui negli USA). Secondo me dovrebbero precisare, e scrivere “solfiti aggiunti” nel caso del vino fatto con uva non biologica e “contiene solfiti dovuti alla fermentazione naturale del vino”( o qualcosa simile) nell’altro caso. Ma il signor Cornelissen di dov’e’? Mi congratulo con lui, ma mi fa un po’ rabbia pensare a come i vigneti siano stati abbandonati dai siciliani…:-( Qui vivo in una regione dove vicino ai laghi prosperano i vigneti e la produzione dei vini locali, mi chiedo perche’ lo stesso non possa avvenire in Sicilia…:-(

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        1. maria

          @Mario Crosta, perfetto, grazie! ma non so se riusciro’ a trovarlo qui..:-(

  6. Raffaele mastrovincenzo

    Io questa non la capisco uno che parla quasi dell’uso della solforosa al limite e dopo i suoi vini preferiti sono Leroy e Leflaive, grandi vini sicuramente, ma con un uso della solforosa eccelsa fuori dalla norma …. non sta in celo ed in terra
    booo

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  7. A3C

    Frank Cornelissen è un artista oltre ad essere un OTTIMO commmerciante e un ISTRIONE AUSTERO E IMPREVEDIBILE (unico nel suo genere)… quindi al personaggio è associata una dose di geniale cialtroneria e la corerenza non è nelle sue corde…mi ricordero’ sempre delle sue parole nell’unica occasione in cui ho visitato la sua cantina…”adesso la penso cosi’ ma ogni tanto cambio idea, soprattutto sui vini che mi piacciono, prima mi piacevano i vini vecchi, adesso adoro quelli giovani con molto frutto…in futuro cambiero’ ancora… chissà…” la corenza è per i ragionerini…. Frank è oltre Frank è GENIO…..

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  8. Pingback: Uno dei migliori bianchi dell

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