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E’ morto il Chianti, evviva il Chianti!

L’introduzione nei disciplinari Docg Chianti e Chianti Classico di Cabernet Sauvignon e Merlot ha abbassato la qualità e demolito i prezzi.

Secondo il disciplinare in una bottiglia di Chianti Docg possiamo trovare fino al 30% tra Cabernet Sauvignon e Merlot, in una bottiglia di Chianti Classico Docg fino al 20%.

Questa modifica è stata immediatamente seguita da una progressiva diminuzione dei prezzi del Chianti, fino a ridurlo a un vinello da supermercato. La scelta è stata quindi commercialmente suicida, a differenza dell’altra zona pregiata toscana, quella di Montalcino, che rimanendo tenacemente abbarbicata all’autoctono sangiovese in purezza, ha costruito e difeso un prodotto di nicchia che oggi vanta insieme al Barolo (un’altro autoctono) i prezzi di uva e vino più alti d’Italia.

Riuscire a bere oggi dell’ottimo Chianti fatto con la ricetta tradizionale (Sangiovese, Canaiolo, Colorino, Trebbiano e/o Malvasia) dona soddisfazione.

Due esempi di grande Chianti tradizionale sono il Montebetti di Guido Gualandi e il Sine Felle di Roberto Moretti.

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Montebetti, Chianti Docg 2011

Il Montebetti ha uno stupefacente rapporto prezzo-qualità. Più austero il 2010, fruttato e piacevole il 2011 che rispetto all’annata precedente assembla il 10% di uva a bacca bianca, il Trebbiano toscano.

Moretti, Sine Felle 2011

Moretti, Sine Felle 2011

Complesso, strutturato e profondo il Sine Felle di Roberto Moretti, che raggiunge vette qualitative elevate riuscendo a competere con i grandi vini italiani. Ne avevamo già parlato qui.

Insomma, viene da chiedersi quale sia l’utilità di tagliare con vitigni internazionali, ormai inflazionati, uve che sono capaci di dare autonomamente grandi risultati.

 

10 thoughts on “E’ morto il Chianti, evviva il Chianti!

  1. Luca Bussei

    Sono d’accordo i vitigni internazionali sviliscono l’originalità e la peculiarità dei vitigni autoctoni in blend spesso forzati e facilmente omologabili. Peraltro quelli possono trovare ampiamente spazio in tutte le possibili soluzioni al di fuori delle denominazioni

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    1. Massimiliano Montes

      @Luca Bussei, e soprattutto i vitigni internazionali si sono rivelati un flop commerciale.

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      1. LUCA BUSSEI

        @Massimiliano Montes, Dove si possono trovare questi vini ? Anche direttamente in azienda ?

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        1. Massimiliano Montes

          @LUCA BUSSEI, enoteche online o direttamente sul sito del produttore.

  2. Paolo Zaini

    Questi vini sono sempre più difficili da trovare, soltanto nelle sette sottozone del Chianti è ancora consentito l’uso delle uve bianche mentre nel Chianti Classico sono vietate dal 2006. per fortuna ci sono alcuni produttori che fanno ancora questo tipo di vino, sotto forma di Igt Toscana Rosso e senza l’utilizzo di vitigni internazionali, coerentemente con quanto il Barone Bettino Ricasoli stabilisce nel 1872 nella sua una formula per un “vino buono” che decreta la nascita ufficiale del disciplinare del Chianti che qui riporto per conoscenza.
    “… Mi confermai nei risultati ottenuti già nelle prime esperienze cioè che il vino riceve dal Sangioveto la dose principale del suo profumo (a cui io miro particolarmente) e una certa vigoria di sensazione; dal Canajuolo l’amabilità che tempera la durezza del primo, senza togliergli nulla del suo profumo per esserne pur esso dotato; la Malvagia, della quale si potrebbe fare a meno nei vini destinati all’invecchiamento, tende a diluire il prodotto delle due prime uve, ne accresce il sapore e lo rende più leggero e più prontamente adoperabile all’uso della tavola quotidiana …”
    Per fortuna ritengo di avere le competenze per eliminare dalla mia tavola i Chianti che vengono “migliorati” dall’uso dei vitigni internazionali anche secondo i dettami del grande Giulio Gambelli che, pur non disdegnandoli completamente, li colloca sempre lontani dal sangiovese !!!!

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    1. Massimiliano Montes

      @Paolo Zaini, Paolo grazie del tuo commento. Spero di poter bere insieme al più presto qualcuno dei vostri eccellenti vini “fatti come si deve” (che io chiamo naturali 😉 )

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      1. Paolo Zaini

        @Massimiliano Montes, Speriamo di potersi ritrovare per discutere anche di vini naturali ( che io apprezzo molto quando sono anche buoni…..e spesso purtroppo non lo sono) sui quali ci sarebbe molto da parlare.
        Ci divide una bella distanza ma prima o poi ci potremo ritrovare seduti allo stesso tavolo.
        Buon Anno

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        1. Massimiliano Montes

          @Paolo Zaini, il vino è brutto quando il vignaiolo non lo sa fare, indipendentemente dalla sua naturalità. Il 90% dei vini commerciali sono, a mio parere, imbevibili, con improbabili sapori di fragolino, frutto della passione, lime, vaniglia, cioccolato etc. Ne parlavamo anche a casa tua. L’aromatizzazione del vino purtroppo oggi va per la maggiore.
          I vini migliori sono inevitabilmente naturali, termine questo che non dovrebbe esistere perché il vino vero è solo questo; il vino commerciale è nella migliore delle ipotesi una “bevanda” al vino.
          Assaggia questi due e fammi sapere cosa ne pensi 😉

        2. Paolo Zaini

          @Massimiliano Montes, Sono daccordocon te, i vini commerciali sono troppo spesso costruiti per piacere per forza ad un pubblico di massa.
          Sui vini naturali però vorrei che non avessero mai quelle puzzette che troppo spesso si sentono, tipo brettanomyces e simili o volatili alte. Questo è segno che molti vinificano troppo spesso a caso e con improvvisazione, sostenendo che così deve essere, facendo poi del male a tutti gli altri che lavorano con oculatezza.
          Vedo di trovare codesti vini e poi se ne riparla.
          Grazie

  3. massimo

    Condivido quanto detto sui vini di Moretti, il sine delle è ottimo, un biodinamico da assaggiare

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