Chateau Musar bianco 1999. Il vino “caldo” del momento

Caldo non come temperatura ma perché prodotto in Libano, al confine con la Siria, in un periodo storico che richiede veramente tanto coraggio.

Chateau Musar, della famiglia Hochar, è forse l’unica azienda vinicola al mondo che non riceve proposte di joint-venture o finanziamenti, o proposte di acquisto dai colossi internazionali. Nessuno ha voglia di investire tra le montagne di un paese a rischio, al confine con una nazione come la Siria.

L’occasione per ripensare a questa azienda è stata una degustazione tra amici di una bottiglia di bianco del 1999: vetro trasparente e contenuto oro antico. Il calice conferma, il colore dell’oro antico con una brillante luminosità.

Chateau Musar bianco 1999, bottiglia

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Chateau Musar bianco 1999, calice

Chateau Musar bianco 1999, calice

Il naso è affascinante. Marmellata di albicocca, miele intenso e fragrante, fichi secchi, noci e zenzero; roteando e ficcando il naso dentro il calice emergono sentori terpenici che ricordano lo zibibbo maturo e sottili profumi di gelsomino.
Al palato è secco, anche se sembra avere un lievissimo residuo zuccherino, facilmente confondibile con gli intensi aromi fruttati.
E’ ampio ma al contempo verticale e teso. Pur non avendo un’acidità elevata riesce a mantenere una tensione aromatica intensa e prolungata. La retrolfazione ritorna sul miele, fichi secchi e albicocca, con sentori di zenzero più marcati e tenuemente amaricanti.

Lo Chateau Musar bianco è prodotto con due vitigni autoctoni mediorientali, Obaideh e Merwah, che crescono sulle montagne libanesi a ben 1.500 metri di quota, a causa delle elevate temperature ambientali libanesi, e sembrano imparentati con lo Chasselas e il Semillon.
Il terreno è ghiaioso con sottosuolo calcareo, e le rese mai superiori a 15 ettolitri per ettaro. I vigneti hanno un’età di 50-70 anni.
Serge Hochar definisce le coltivazioni aziendali come una sorta di biologico primordiale, precedente a qualsiasi codificazione di coltura organica.
“Noi abbiamo sempre coltivato senza uso di fertilizzanti o fitofarmaci (anche perché non ce n’è bisogno), le nostre vendemmie sono sempre state manuali, e non abbiamo mai usato lieviti selezionati”.

Chateau Musar-vendemmia

Vendemmia

 

Chateau Musar-vigna-inverno

Chateau Musar, vigna innevata

L’azienda Chateau Musar è stata fondata nel 1930 da Gaston Hochar, appassionato di vino, ispirato da una tradizione millenaria che vuole la coltivazione della vite e la vinificazione in Libano presenti da oltre 6.000 anni.
In effetti in tutto l’attuale medio-oriente, così come nel Caucaso, vi sono tracce di vinificazione volontaria umana sin dal neolitico.
Dal medio-oriente il vino prodotto, con un’aggiunta di miele, venne successivamente commerciato dai Fenici in tutta l’area del mediterraneo.

Il figlio più grande di Gaston, Serge, fece conoscere l’azienda nel mondo. Allievo di Emile Peynaud, volle provare un assemblaggio bordolese in Libano, con Cabernet Sauvignon, Carignan e Cinsault coltivati a quote lievemente inferiori, circa 1.000 metri sul livello del mare.

Chateau Musar-cantina

Chateau Musar, cantina

Lo Chateau Musar bianco è vinificato in barrique francesi di Nevers usate (quelle nuove vengono riservate in una quota non superiore al 20% per il rosso), e lasciato nelle stesse per 9 mesi. Non è chiarificato con argille ma decantato per gravità. Dopo l’imbottigliamento aspetta sette anni prima della commercializzazione. Il 1999 ha 29 mg/l di solforosa totale (SO2), e ne sono state prodotte 30.000 bottiglie.

L’azienda produce anche un rosato (da uve Obaideh, Merwah e piccole quantità di Cinsault), un Cru monovigneto, Hochar Père et Fils rosso, e tre Cuvée vinificate e  maturate in acciaio, rossa, bianca e rosata.

 

Chateau Musar
Ghazir, Lebanon
Tel. +9611201828
Fax +9611201827
info@chateaumusar.com
http://www.chateaumusar.com

 

 

6 thoughts on “Chateau Musar bianco 1999. Il vino “caldo” del momento

  1. Mario Crosta

    Mi ricordi uno dei miei primi articoli sul web di 11 anni fa, dove parlavo di questi bianchi libanesi fatti con vitigni autoctoni e capaci d’invecchiare perfino meglio dei rossi: http://www.winereport.com/winenews/scheda.asp?IDCategoria=13&IDNews=360
    I vitivinicoltori delle zone di guerra, e il vicino oriente lo è senz’altro, vanno sostenuti, secondo me, proprio dagli appassionati del vino, perché fare vino di qualità è sempre difficile, ma farlo laggiù è anche un atto di eroismo da premiare.

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    1. Massimiliano Montes

      E’ vero Mario. Inoltre le difficoltà sono maggiori perché in quelle zone c’è una forte pregiudiziale religiosa contro il vino.

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  2. Rosati Francesco

    Il vostro vino è eccezionale , stupisce il luogo in cui lo fate e la cura che mettete , la vinificazione curata in maniera certosina; senza parole….A LOVE SUPREME

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  3. Pacifico Fioravanti

    Mi affascina la viocoltura libanese, mi affascina il personaggio Serge Hochar. Voglio conoscere i suoi vini. Lo inviterò in Italia, spero che venga.

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    1. Massimiliano Montes

      @Pacifico Fioravanti, se viene fammi sapere… affascina anche me. i suoi vini sono strepitosi!

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      1. Pacifico Fioravanti

        @Massimiliano Montes, Sarà difficile Massimiliano, comunque la mail con l’invito per il 29/11 a Rieti l’ho mandato. Saluti

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