Credo che la Calabria debba molto a Francesco De Franco, architetto di Cirò Marina votato alla viticoltura e al recupero del territorio. Io personalmente devo a lui tanto dal punto di vista enoico (e tante scuse per miei errori commessi in un recente passato).
Gli devo tanto perché la mia riscoperta del gaglioppo e dei vini calabresi si deve solo a lui.
Nato a Cirò Marina, Francesco Maria De Franco consegue la laurea in architettura nel 1992, lavora come architetto a Firenze, nella Repubblica di San Marino e a Padova.
Nel settembre 2004 si iscrive al corso di laurea in Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche presso l’Università degli studi di Padova, ed avvia un progetto imprenditoriale a Cirò per la produzione di vini di qualità seguendo i principi della viticoltura biologica.
Al vinitaly del 2006 presenta il libro “Scripta Manent – Raccolta del pensiero di Antonio Carpenè”, di cui è coautore con il Prof. Antonio Calò, direttore dell’Istituto Sperimentale di Viticoltura di Conegliano. Per questo lavoro riceve una borsa di studio dalla azienda “Carpenè-Malvolti” di Conegliano.
Segue stage formativi in cantine di Conegliano Veneto (2005), Cirò Marina (2006) Santiago del Cile (2006), Capriva del Friuli (2007).
Nel settembre 2008 consegue il titolo di Dottore in Viticoltura ed Enologia.
La sua tesi di laurea, dal titolo “Caratterizzazione chimico-fisica e sensoriale di vini ottenuti dalla vinificazione in purezza di uve della cv Gaglioppo e confronto con tagli da uve delle cv Magliocco e Cabernet sauvignon”, discussa presso la sede di Conegliano dell’Università di Padova, ottiene la massima votazione.
La ricerca è stata condotta da Francesco De Franco e coordinata dalla Dott.ssa Antonella Bosso responsabile di ricerca del dipartimento di tecnologie enologiche dell’Istituto Sperimentale di Enologia-CRA di Asti.
Il lavoro, iniziato nella vendemmia del 2006 presso la cantina “Tenuta Iuzzolini” di Cirò Marina e concluso nel 2008, ha analizzato i vini ottenuti dalle vendemmie 2007 e 2008.
I risultati della ricerca premiano sia dal punto di vista chimico-fisico che sensoriale il Gaglioppo e i suoi tagli con il Magliocco, altro autoctono cirotano. A discapito dei tentativi di internazionalizzazione con uve come il Cabernet Sauvignon.
Dalla vendemmia del 2008 segue i propri vigneti a Cirò marina ed inizia a produrre il suo primo vino.
Insomma questo è il classico caso in cui la contaminazione tra vino e cultura ottiene i migliori risultati.
Con i suoi vini è stato amore a prima vista. Già nel 1971 Hugh Johnson nel suo “The World Atlas of Wine” descriveva il Gaglioppo come il “Barolo del sud”.
I rossi di Francesco sono emozionanti, a tratti struggenti (come una riserva 2008 assaggiata a Milano in occasione di Vini di vignaioli quest’anno).
L’occasione per aprire un paio di bottiglie del suo Cirò rosso classico superiore ‘A Vita del 2010 è stata una cena conviviale inieme al calo delle temperature che reclamava rossi di corpo.
La chiara impressione è che questo vino sia veramente come un barolo, un grande barolo. Migliora sensibilmente di anno in anno: queste due bottiglie (originariamente volevo aprirne solo una, ma la sua piacevolezza compulsiva non me lo ha permesso) sono state, non solo a parer mio ma anche dei commensali, una delle esperienze enoiche più importanti degli ultimi tempi.
Il colore rosso scarico tendente al granato è adorabile (io amo questo colore del vino). Lo rende esteticamente simile al Nebbiolo e al Nerello Mascalese.
Da sorseggiare ad occhi socchiusi, lasciandosi trasportare da una classica “fruttosità” di ciliegia, prugna, lampone e ribes, verso lidi più esotici su un sottofondo di zenzero fresco, ceralacca, ebano. Tutto condito da una florealità che richiama la passiflora e il biancospino.
Al palato ha perso gran parte dell’astringenza originale (proprio come il vero barolo), diventando più piacione ed anche un po’ ruffiano. Mantiene una buona acidità ed una complessità e consistenza che lo collocano al vertice dei grandi vini.
Inutile dire che la persistenza è incredibilmente lunga con piacevoli ritorni fruttati di ciliegia.
I vini di Francesco provengono da vigne da agricoltura biologica, vendemmia manuale e vinificazione naturale senza inoculo di lieviti selezionati.
Azienda agricola ‘A Vita
S.S. 106 Km 279,8 88811 Cirò Marina (Kr)
Sat Nav 39.3709, 17.1152
Telefono: +39 3290732473 – +39 3335259647
email: avita.info@gmail.com
http://www.avitavini.blogspot.it
Il classico superiore 2010 è un vino che mi ha colpito fin dalla sua uscita. Addirittura lo preferivo alla riserva ’08 perchè meno “complicato” e più beverino. In realtà sono due vini molto diversi che vanno assaggiati assolutamente. Grande Francesco. Massimiliano, ma la parentesi iniziale?
@Nic Marsél, la parentesi iniziale è per Francesco 😉
Questo 2010 non mi è sembrato meno “complicato” della riserva 2008. La riserva è affinata per metà in legno e per metà in acciaio, il rosso superiore fa solo acciaio (18 mesi il 2010, 30 mesi il 2011). Credo che la differenza maggiore sia data dall’annata e, ovviamente, dal maggior tempo di invecchiamento: penso che questi vini tra gli 8 e i 10 anni saranno strepitosi… altro che barolo!