Vino: ingredienti in etichetta? Si può!

Tutto ciò che in Italia suscita scalpore, all’estero è considerato normale. Si moltiplicano le aziende che decidono di inserire in retroetichetta ingredienti e tecniche di coltura e vinificazione.

Questo è quello che si legge sulla retroetichetta dell’Albarino 2008 di Bonny Doon’s:
“Biodynamic grapes and sulfur dioxide.Other ingredients used in winemaking: indigenous yeast, organic yeast nutrient and bentonite. At time of bottling, this product contained: 65 ppm total SO2 and 20 ppm free SO2”

Perché la richiesta di un etichetta del vino più completa in Italia suscita reazioni veementi o scomposte?

Le risposte negative più frequenti oscillano dal “Non si può, non c’è spazio” a “Indirizzerebbe il cliente nell’acquisto, e questo non si può accettare”.

Quest’ultima risposta, che ho sentito direttamente persino da sedicenti professori Universitari (di solito di strutture private con contratti a termine) è quella che mi diverte di più. E’ esattamente il compito di un etichetta: orientare le vendite.

Quali strumenti di scelta vogliamo dare allora al cliente? Con quale cacciagione di pelo abbinare il vino? Oppure il colore e il design più o meno brillante dell’etichetta?

cosmetici_etichetta

.

L’obiezione dello spazio che manca è ridicola. Persino i cosmetici riportano una lista completa degli ingredienti, in spazi più ristretti di quelli possibili in una retroetichetta di vino.

Raccontiamola tutta allora: il sistema borbonico delle lobby italiane non acconsentirà mai a una legge che conceda o obblighi il produttore a segnalare tutto in etichetta.

I tempi cambiano e i mercati fluttuano. Il rischio è che queste lobby da borboniche si trasformino in pietra tombale per il vino italiano.

 

24 thoughts on “Vino: ingredienti in etichetta? Si può!

  1. Pierpaolo

    Caro Massimo il paradosso è che in Italia tutti gli alimenti e bevande hanno l’obbligo di scrivere gli ingredienti in etichetta, per il vino è vietato scriverlo, anche se a me risulta che rientri negli alimenti e bevande.

    io dico se le “lobby italiane” del vino non desiderano avere l’obbligo di scrivere gli ingredienti in etichetta, quantomeno si potrebbe trovare una strada intermedia in cui non vi sia ne divieto ne obbligo ma semplicemente la possibilità di specificare gli ingredienti per chi voglia farlo!!

    forse l’aumento di consumo delle birre artigianali rispetto ai consumi di vino potrebbe essere dovuto anche a questo!!

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    1. Massimiliano Montes Post author

      @Pierpaolo, la possibilità invece dell’obbligo. Una scelta liberale, sicuramente un buon inizio. Grazie del contributo Pierpaolo, mi trovi daccordo.
      Quello che l’industria non comprende è che i consumi si evolvono, e il vino naturale oggi è l’avanguardia. La birra artigianale dovrebbe suonare come un ennesimo (casomai ce ne fosse bisogno) campanello d’allarme.

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    2. Nic Marsél

      @Pierpaolo, ti devo contraddire. Per il vino esiste una deroga NON un divieto. Questo significa che è FACOLTATIVO e NON VIETATO inserire gli ingredienti in controetichetta. La stessa deroga vale per altri alimenti come il formaggio. Eppure è davvero difficile trovare in commercio un formaggio senza ingredienti in etichetta. I caseifici potrebbero non farlo e invece eccoli là in bella vista. Com’è che non succede col vino?

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      1. Pierpaolo

        @Nic Marsél, mi informo subito con la repressione frodi, e vi farò sapere se è come dici, se mi danno parere positivo le mie nuove etichette avranno gli ingredienti !!!

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      2. Pierpaolo

        @Nic Marsél, la repressione frodi mi conferma che è assolutamente vietato inserire ingredienti perchè un prodotto che per definizione non ha ingredienti come il latte il miele ecc…

        Cortesemente potresti farmi avere questa deroga di cui mi parli ?

        grazie

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        1. Nic Marsél

          @Pierpaolo, il link è qui sopra. Quindi vuoi dire che tutti i produttori di tutti i formaggi presenti in ogni supermercato sarebbero da multare?

        2. Pierpaolo

          @Nic Marsél, non dico questo, volevo solo sapere il parere dell’organo di controllo, e per il vino me lo hanno tassativamente vietato !!!

          non sono un’avvocato nemmeno io !!!

          🙂

        3. Nic Marsél

          Pierpaolo, torno a ripetere che la legge (per quanto ho avuto modo di leggere – ma di nuovo – non sono avvocato) prevede che il vino non sia soggetto ad obbligo di elenco degli ingredienti. Ciò implica che sia vietato indicarli. Mi sovviene un “le parole sono importanti” di Morettiana memoria 🙂 A maggior ragione in materia legislativa. Sbaglierò ma mi pare ci sia interesse a non chiarire la faccenda.

        4. Nic Marsél

          Che disastro! ho scritto “Ciò implica che sia vietato indicarli” invece che “Ciò NON implica che sia vietato indicarli” … 🙁

  2. Stefano Cinelli Colombini

    Anche in tutte le varie modifiche proposte alle norme sulle etichette dei vini resta ammessa l’indicazione dei componenti del vino. Io non indico la SO2, che di regola nei miei vini è tra venti e trenta, solo perché il dato è ovviamente variabile e mi resta scomodo ristampare le etichette ogni volta. Ma il perché non lo facciano quelli dei vini “naturali” mi resta un mistero, in fondo a loro basta scrivere “0” e il dato non cambia mai. Mah.

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    1. Nic Marsél

      @Stefano Cinelli Colombini, che io sappia, ma tu lo sai molto meglio di me 🙂 la SO2 si forma naturalmente in fermentazione quindi non potrà mai essere 0. Oggi non è più possibile indicare nemmeno “non contiene solfiti AGGIUNTI” in quanto non si può distinguere tra SO2 endogena ed esogena.

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      1. Stefano Cinelli Colombini

        @Nic Marsél, no, ovviamente non si può mettere “non contiene solfiti aggiunti”. Altrimenti si dovrebbero consentire dizioni retoriche e come “non contiene veleni” o simili, e si innescherebbe la guerra a chi scrive la cosa più politicamente corretta. E si, è vero, una certa quantità di solfiti potrebbe essere presente pure nel più puro dei “vini naturali”. Ma si dovrebbe trattare solo di tracce, e la legge permette (ad esempio) di scrivere SO2 libera inferiore a 5. Se un vino è davvero fatto in quel modo, oltre cinque non dovrebbe comunque andare.

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        1. Nic Marsél

          @Stefano Cinelli Colombini, sai due cose? I supermercati BIO sono ancora pieni di bottiglie con allegato un bel cartoncino che riporta a caratteri cubitali NON CONTIENE SOLFITI AGGIUNTI. Bottiglie forse distribuite prima della norma che consente ai produttori di non registrare le aggiunte di SO2? Seconda cosa: ho appena discusso con un produttore naturale che mi garantiva che il suo vino sviluppa NATURALMENTE più di 20 mg/l. Io non so più a chi credere 🙁

        2. Stefano Cinelli Colombini

          @Nic Marsél, quanto a questo io ho in ufficio una collezione di bottiglie con etichette incredibili, compreso un Brunello bianco, un Brunello di un anno e un fragolino. Se un produttore vuole rischiare un bel po’ di grane può anche scrivere “non contiene solfiti aggiunti”, ma come ben sai anche tu la legge non lo permette. Quanto al vino naturale con più di 20 (ovviamente mg/lt) di solforosa, bisogna intendersi; se è SO2 totale forse è anche possibile, se è SO2 libera assolutamente no.

  3. gianpaolo

    Un punto da chiarire pero’ e’ cosa debba essere considerato ingrediente e cosa invece sia un adittivo. Gli ingredienti sono quelli che rimangono nel prodotto finale e che sono parte integrante delle caratteristiche finali del prodotto. Da questo punto di vista per esempio l’acido tartarico aggiunto al vino e’ da considerarsi un ingrediente. Anche il metabisolfito e’ da considerarsi un ingrediente, se aggiunto, mentre se non aggiunto ovviamente no, pero’ va messo lo stesso in etichetta se supera i 10 mg/L perche’ e’ un allergene (cosi come i derivati dell’uovo e del latte). La bentonite e’ invece un adittivo, in quanto non rimane certamente nel vino, visto che e’ un sostanza che decanta e viene comunque tolta col travaso e filtrazione. Negli USA, tanto per dire, i lieviti sono considerati “processing aids”, cioe’ adittivi, e quindi per esempio loro possono utilizzare lieviti OGM (per esempio il ML01 della Springer Oenologie (che fa fermentazione alcolica e malolattica insieme) senza necessita’ di dichiararlo in etichetta (sarebbe vietato nel resto del mondo, dove per esempio i lieviti sono considerati ingredienti).
    Quindi, prima di tutto ci sarebbe da mettersi daccordo a livello internazionale su cosa e’ cosa, e non e’ facile perche’ gli USA (4 produttore mondiale) non sono nella OIV.

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    1. Nic Marsél

      @gianpaolo, per gli USA ci sono differenti terminologie e regole? Ok

      Ma in UE «ingrediente» = qualunque sostanza o prodotto, compresi gli aromi, gli additivi e gli enzimi alimentari, e qualunque co­stituente di un ingrediente composto utilizzato nella fabbricazione o nella preparazione di un alimento e ancora pre­sente nel prodotto finito, anche se sotto forma modificata; i residui non sono considerati come ingredienti.

      Quindi si può. Perchè non cominciare con questo?

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      1. gianpaolo

        @Nic Marsél, infatti, pero’ la maggior parte delle cose non si ritrova nel prodotto finito, e poi i processi, per esempio osmosi inversa, chips, e compagnia bella, quelli non fanno parte degli ingredienti. Poi, occhio a dire “chi se ne frega degli USA”, se poi il vino lo devi esportare li’ devi tenere presente delle varie legislazioni locali.

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        1. Nic Marsél

          @gianpaolo, hai perfettamente ragione. In particolare per i processi è tutto un altro film. Ma restiamo agli ingredienti. In questa lista ce ne sono molti che si usano in alternativa, quindi nessuno li utilizzerò mai tutti contemporaneamente. Però vogliamo fare assieme l’esercizio di determinare cosa non sarebbe da indicare? La betonite per esempio, molto altro? Acido citrico / Acido L(+)tartarico / Acido L-ascorbico / Acido L-malico D,L malico / Acido lattico / Acido metatartarico / Albumina d’uovo / Anidride solforosa (SO2) / Batteri lattici / Bentonite / Bicarbonato di potassio /Bisolfito di potassio / Bisolfito di ammonio / Carbonato di calcio / Carboximetilcellulosa (CMC) / Gomma di cellulosa (CMC) / Caseinato di potassio / Caseina / Carbone enologico / Chitina-Glucano / Chitosani / Citrato di rame / Colla di pesce / Cloridrato di tiamina / Biossido di silicio (Gel di Silice) / Scorze di lieviti / Enzimi beta glucanasi / Gomma arabica / Fosfato diammonico / Cremor di tartaro / Lieviti secchi attivi (LSA) / Lisozima / Mannoproteine dei lieviti / Proteine di origine vegetale ottenute dal frumento o dai piselli / Metabisolfito di potassio / Chips di legno di quercia / Mosto concentrato / Mosto concentrato rettificato / Polivinilpolipirrolidone (PVPP) / Enzimi per l’attivazione della pectinasi / Resine scambiatrici di cationi / Solfato di rame / Solfato di ammonio / Tannini enologici / Tartrato neutro di potassio.

        2. gianpaolo

          @Nic Marsél, oddio, l’elenco! se lo vai a leggere veramente ti accordi che molti di quelli sono coadiuvanti per le chiarifiche (e quindi in teroria non sono ingredienti), cosi come i batteri lattici (per l’inoculo della malolattica) oppure i lieviti e i nutrienti per i lieviti. Le resine poi ovviamente non sono ingredienti, se no lo sarebbero anche i filtri. Le misteriose mannoproteine e le scorze di lieviti non sono altro che la stessa cosa che trovi nelle fecce fini. Le uniche aggiunte che si qualificano come ingredienti a mio avvisio, ma posso sbagliare, sono i solfiti, gli acidi, i disacidificanti, i chips, i tannini, e il mosto concentrato (o lo zucchero nelle regioni dove e’ ammesso, ovvero tutto il nord europa, incluse le regioni classiche francesi e tedesche). Se poi si va a vedere, la tecnologia piu’ “invasiva” di tutte, quella che ha veramente cambiata il modo di fare vino e ha permesso la creazione di vini in zone dove questo non era possibile (quasi tutto il nuovo mondo), e’ il controllo di temperatura.

        3. Nic Marsél

          @gianpaolo, grazie per l’interessante contributo di vignaiolo. Ma la mia provocazione era solo relativa al fatto che già oggi la legge permette di inserire gli ingredienti in etichetta, tanti o pochi che siano, e questo offre importanti informazioni su come il vino viene prodotto. Il produttore in quel caso si assume la responsabilità di quello che dichiara. Forse per questo sono in pochissimi a farlo. Per il resto sono d’accordo, il tema “globale” non è banale e va analizzato da chi è addentro le cose. Ci vorrebbe un “insider” di qualche grande azienda industriale ad alta vocazione tecnologica per capire qual è il futuro ed anticipare le mosse. L’obiettivo è solo la trasparenza. Non necessariamente legata alla salubrità del prodotto (si parla sempre di sostanze e procedimenti legali), ma soprattutto (è la mia idea) per evidenziare la vera eccellenza, che sta sia nel manico (il vignaiolo) che nel territorio (la materia prima). Faccio un esempio assurdo: se dovessi trovare nel bicchiere due vini con un (piacevole) profilo organolettico assolutamente identico, se uno dei due è stato pastorizzato (o filtrato, acidificato ecc..), mi piacerebbe che la cosa fosse posta in evidenza (in etichetta) per premiare quello che ha raggiunto il risultato senza utilizzare processi invasivi nè correzioni di sorta.

  4. Massimiliano Montes

    Pensavo che sulla cacciagione di “pelo” sarebbe entrato a gamba tesa A3C

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  5. silvano

    buongiorno, credo che scrivere “nutrienti x lieviti” sia un pochino generico……..

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    1. Massimiliano Montes Post author

      @silvano, è vero, ma è sempre meglio che da noi dove non si scrive nulla (eccetto la cacciagione in abbinamento 😉 )

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