Da QQucina.
Ero indecisa sul nome della ricetta, idealmente avrei potuto chiamarla “La Piovra” ma rischiavo di richiamare alla memoria “equivocabili torbidi impasti” , oppure in alternativa, avrebbe avuto per titolo “L’arte del riciclo”. Perché questa premessa? Tutto nasce dall’acquisto da parte di mio marito di un polpo (la piovra appunto!) di quasi 2 kg di peso, da consumare in…tre!!!
Pur amando la classica insalata di polpo, con tanto prezzemolo, peperoncino ed aglio, e che richiama rigorosamente la scarpetta in barba alle buone maniere, mi riesce davvero difficile immaginare di consumarne quella quantità, ed ecco arrivare all’arte del riciclo.
Quindi tuffo l’immenso polpo in acqua bollente salata, dentro la pentola da 30 lt, da mensa universitaria (nel frattempo immaginavo, come in ogni buon film dell’orrore, di vederne uscire un tentacolo che dimenandosi cercava di afferrarmi) cuocendolo fino alla giusta morbidezza, poi lo lascio raffreddare nel suo brodo e mi ingegno per sfornare una ricetta con la quantità che non avrei mai potuto consumare, o comunque vorrei provare a fare un piatto bello e buono per riproporre ‘sta piovra!!!
Polpo e patate! Buono, ma banale.
Polpo, patate, topinambur e carciofi! Perfetto ed invitante.
Certo, non avevo nulla di tutto ciò in casa, ma nessun problema, l’indomani avrei fatto acquisti nel mio solito supermercato bio e lì avrei trovato tutto!!!
Ingredienti per 4 persone
– 500 g Topinambur
– 500 g Patate
– Polpo (4 Tentacoli)
– 2 Carciofi
– 2 Uova (solo albumi)
– Farina 00
– Menta
– Aglio
– Olio extravergine d’oliva
– Olio di semi di arachide
– Sale e Pepe
– Stampini di alluminio e pangrattato
1) Pelare e tagliare a cubetti le patate ed il topinambur, lessarli insieme. Quindi scolare.
2) Far riscaldare un pò di olio extravergine d’oliva, nella stessa pentola, insieme ad uno spicchio di aglio. Toglierlo prima che soffrigga e versare le patate ed il topinambur facendo insaporire e spegnere il fuoco.
3) In una ciotola capiente schiacciare i due tuberi, aggiungere sale e pepe, amalgamare il tutto con gli albumi. Oliare gli stampini di alluminio, versare del pangrattato (togliendo l’eccesso) e riempirli con il purè.
4) Pulire i carciofi, togliere le foglie esterne più dure, tagliare a metà orizzontalmente, e poi in quattro parti, togliere la barba interna, ed affettare finemente. Versare il tutto in una ciotola con acqua e limone.
5) Infornare gli sformatini a 180°C per circa 10/15 minuti.
6) Nel frattempo, asciugare i carciofi, e friggerli in olio di semi di arachide.
7) Frullare la menta con l’olio e filtrare, creando quindi un olio profumato alla menta.
8) Arrostire i tentacoli nella piastra rovente, fino a sentirli croccanti.
9) Impiattare posizionando lo sformatino e sopra i carciofi, accanto il tentacolo di polpo con un pò di olio alla menta.
Il carciofo… lo spauracchio dell’appassionato di vino! E ora cosa ci abbiniamo? 🙂
@Massimiliano Montes, 😀 mi sono seduta comodamente in poltrona per assistere alla diatriba che spero presto inizi fra voi esperti….quanto mi diverte!!
@Bianca, ma tu la tua opinione diccela…… eh!
La mia opinione l’ho già espressa qui: http://www.enotime.it/zooms/d/quello-scoglio-dei-carciofi
… comunque mercoledì 25 ero a Roma alla Camera per parlare con Fausto che mi scriverà la prefazione al mio primo libro e poi sono andato a pranzare dove mi ricordavo che si mangiava bene e si pagava poco, in zona Termini (non certo in via Condotti o in via del Corso). I carciofi alla giudìa erano nel menu, ma non ne avevano (stagione?), porca sidella! Uno va a Roma, mannaggia, e che altro deve mangiare se non la trippa alla romana, i supplì e i carciofi alla giudìa? Però ne avevano di quelli sott’olio fatti dalla nonna. Un paradiso nel piatto… e cii ho bevuto un frizzante di Frascati in pulcianella, abboccato. In giro, nelle enoteche, mi sa che non se ne trova, tant’è proletario. Mica male. E adesso, sparatemi addosso, tanto l’ho già bevuto e goduto e pisciato…