Si parla tanto, giustamente, di Emmanuel Giboulot, il viticoltore biodinamico francese che rischia il carcere per non aver usato insetticidi contro la cicala vettore della Flavescenza Dorata della vite. Ma la situazione in Italia non è diversa.
Secondo il Decreto Ministeriale 32442 del 31 maggio 2000 “Misure per la lotta obbligatoria contro la Flavescenza Dorata della vite”, chi dovesse rifiutarsi di trattare le vigne va incontro alla violazione dell’art. 500 del codice penale e può ricevere una condanna da 1 a 5 anni di prigione più una sanzione pecuniaria.
Immaginate quindi lo stato d’animo di Andrea Scovero (nella foto sotto il titolo) quando al mattino trova la sue viti marcate con vernice rossa: la Regione Piemonte aveva individuato le sue viti come malate e imposto l’estirpazione.
Andrea è un produttore naturale che coltiva 5 ettari di vigna a Costigliole d’Asti, a 20 Km da Alba. Di questi circa 3 ettari sono di Barbera, i restanti di Nebbiolo, Dolcetto e Sauvignon Blanc.
Per scelta non tratta i vigneti con diserbanti, fertilizzanti di sintesi e insetticidi e antiparassitari sistemici, ed è riuscito a costruire un ecosistema equilibrato con uve sane.
La diffusione della Flavescenza Dorata, parassita della vite trasportato da una cicala, lo Scaphoideus Titanus, ha sparigliato i conti.
Parliamo di Andrea ma la situazione è uguale in gran parte del territorio vitato del Nord Italia: le scelte biodinamiche o biologiche cozzano con la normativa vigente.
L’unico trattamento consentito per chi coltiva uve biologiche o biodinamiche è il Piretro, un derivato vegetale la cui efficacia contro lo Scaphoideus però non supera le ventiquattr’ore.
Andrea Scovero ci manifesta apertamente la sua perplessità sull’efficacia dei trattamenti obbligatori per legge sulla salute delle piante: “Le mie viti non trattate avevano lo stesso stato di salute di quelle dei miei vicini che trattano. Nonostante ciò dopo la segnalazione della ASL ho iniziato a trattare i vigneti col Piretro”.
E poi ci dice che secondo lui altri fattori influiscono sulla diffusione del vettore e della malattia.
Inverni miti favoriscono la diffusione della cicalina, mentre inverni rigidi ne decimano la popolazione. Alte rese favoriscono la malattia, basse rese in uva ne limitano la morbosità.
Lo sfogo di Andrea è importante. Il problema Giboulot non è un problema solo francese, è un problema di tutti i viticoltori naturali, biodinamici e biologici.
Signori posso ?
Sicuramente non sono un esperto del settore, però permettetemi una riflessione.
La favescenza dorata, ahimè, è una fitopatologia INCURABILE della vite e, soprattutto, molto contagiosa.
Ciò sta a significare che non è proprio un parassita come noi ce lo immaginiamo, non è un insetto, ma una malattia da infezione, una sorta di virus.
L’unica cura di questa malattia è che quando il contadino se ne accorge, deve eliminare la pianta per evitare che tale malattia si possa propagare ad altre piante.
I trattamenti obbligatori per legge, fra l’altro, impongono il trattamento atto ad eradicare tutti gli insetti che rappresentano un veicolo per questa fitoplasmosi (Es. la cicalina). La legge, fatta molto bene, non impone in maniera “talebana” l’utilizzo di trattamenti, ma, bensì, tutela le produzioni quando non c’è più niente da fare. Della serie “evitiamo la pandemia”
Come ben sappiamo, ci sono tanti modi per fare lotta naturale ed integrata ad i veicoli della flavescenza (trappole cromatiche, predatori etc. etc.). Ricordo, oltretutto, che tali insetti non danno fastidio solo per le fitoplasmosi, ma proprio perché attaccano la pianta.
La mia opinione è che se questo produttore fosse stato più attento in vigna, la cosa si sarebbe conclusa semplicemente con l’eradicazione di qualche pianta…
Piantiamola per favore di dire che è sempre un complotto governativo contro questi povero produttori “naturali”.
No?
@Lorenzo, le vigne di Andrea Scovero erano e sono perfettamente sane.
@Nic Marsél,
Nic, è solo una questione di controlli in vigna.
Credimi, ogni anno qualsiasi produttore strappa qualche pianta per la flavescenza.
Sarebbe bastato mettere qualche trappola fotocromatica per impedire alla cicalina di moltiplicarsi.
o almeno questo è ciò che avevo inteso dal mio colloquio diretto col produttore…
@NIc Marsél,
…la Regione Piemonte aveva individuato le sue viti come malate e imposto l’estirpazione…
E’ una tragedia, non mi fraintendere, è veramente una tragedia quando un produttore si vede costretto a dover sradicare piante o a dover fare un trattamento chimico.
Sicuramente non sarà colpa di questo produttore, non sto insinuando niente, ma questa è una prova del fatto che anche quando si è in regime di biologico/biodinamico/naturale, non si può lasciare niente al caso, anzi!
Bisogna stare molto più attenti.
Nello specifico, sarebbe bastato il controllo della popolazione attraverso trappole cromotopiche.
In regime di biologico lo fanno tutti! Specialmente chi sta vicino a campi di grano etc. Dato che la cicalina si muove, di solito, dopo la trebbiatura.
http://it.wikipedia.org/wiki/Scaphoideus_titanus#Lotta_in_agricoltura_biologica
Sono stato da Andrea Scovero l’estate scorsa e me ne aveva parlato. A dire la verità avevo capito che era stato addirittura denunciato dai vicini. Io non sono uno scienziato e preferisco lasciar parlare gente come Lorenzo Corino, anche lui, guarda caso, di Costigliole d’Asti :
«Dopo 11 anni di diluvio di insetticidi sui vigneti e di pratiche come la termoterapia delle pianticelle da mettere a dimora i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Evidentemente la questione è più complessa della sola caccia ad un insetto che ha almeno 200 milioni di anni di evoluzione».
Eppure la maggior parte sembra pensarla in modo diverso.
http://www.lastampa.it/2011/10/27/blogs/giro-di-vite/il-dramma-della-flavescenza-e-la-violenza-inutile-alle-viti-bCc8eKTb9g3jNOh1zxVHKN/pagina.html
@Nic Marsél,
Ma io sono d’accordissimo, è ovvio che anni ed anni di chimica hanno prodotto tutto questo.
Il discorso che faccio io è un altro, devi stare attento in vigna! Devi monitorare!
Se non lo fai e hai un focolaio, non puoi prendertela con lo stato se esso tenta di tutelare le colture limitrofe. E’ giusto che sia così!
Tu se venisse un tizio con il vaiolo nel tuo paese, non vorresti che venisse prima quarantenato e curato prima di mettertici vicino ?
Per la cronaca:
http://www.regione.veneto.it/static/www/agricoltura-e-foreste/dm_31_05_00.pdf
Articolo 5:
Misure fitosanitarie nelle zone di insediamento
Si definisce “zona di insediamento” l’area in cui è stata comprovata la presenza di FD e del suo vettore
Scaphoideus titanus e la malattia ha raggiunto una diffusione tale da non far ritenere possibile
un’eventuale azione di eradicazione. Tale condizione è riconosciuta dal Servizio fitosanitario regionale
competente per territorio.
“una TALE DIFFUSIONE DA”