Sono sufficienti i 93 punti a Cornelissen per restaurare la verginità di Robert Parker?

I 93 punti dati da Parker al Munjebel 2010 di Frank Cornelissen, produttore naturale dell’Etna (nella foto sopra), e i 90 punti al Contadino 2011, sempre di Cornelissen, stanno facendo discutere.

Il mio ricordo va alla memoria di quei politici  che, a un certo punto della loro vita, forse per rimorso o forse per mera opportunità, decidono di fare qualcosa di buono.
I miei ricordi spaziano da coloro che tardivamente hanno osannato Giovanni Falcone, proponendolo anche a illustri incarichi, ad altri che dopo il crollo della prima repubblica giocavano a proporsi come difensori di turno del popolo.

Poi mi vengono in mente i viaggi della speranza di alcune giovani donne provenienti da etnie e culture mentalmente disagiate, diversamente abili potremmo dire, che nel tentativo di recuperare una verginità perduta e poter così anelare a un reinserimento sociale, frequentano celate dal silenzio e da veli che ne coprono il viso gli studi dei chirurghi plastici più famosi.

Dopo anni di bischerate al prezzemolo, dopo avere inorridito il mondo di coloro che il vino lo amano e lo bevono veramente, dopo tante recensioni di mercato (o da mercato), è sufficiente questa marginale ammirazione per vini che esistevano anche prima, ma che lui vede solo ora, per fargli recuperare credibilità?
E quanti altri vini naturali esistono, meritevoli di punteggi anche superiori, di cui Parker e le altre guide non si sono mai accorti?

Credo che la vendita di Wine Advocate ai Cinesi gioverà a tutto il mondo enoico, e concludo con un appello: si faccia avanti un bravo chirurgo plastico per Robert Parker.

 

20 thoughts on “Sono sufficienti i 93 punti a Cornelissen per restaurare la verginità di Robert Parker?

  1. Italo

    Ma lei si rende conto che offende milioni di lettori che hanno creduto e credono in Robert Parker?

    Reply
    1. Massimiliano Montes Post author

      Questa l’ho già sentita… domenica scorsa a “In mezz’ora” di Lucia Annunziata

      Reply
      1. Silvio Rossi

        @Massimiliano Montes,
        Elettori. Quelli erano elettori. E l’altro non era Parker. O si?

        Reply
    2. turi migliore

      @Italo, probabile che l’articolo offenda i fans di Parker, ma fa godere però altri milioni di lettori che condividono pienamente (e con entusiasmo) questa x me troppo “soave” considerazione sul Parker …

      Reply
  2. Mauro Travaglino

    Buongiorno. Io sono uno di quelli che in passato leggeva anche parker.
    In passato e pentito. Però non criminalizzo tutte le guide, per esempio per ora mi trovo bene con slow-wine. Mi piace la diversa indicazione tra grandi vini e chiocciole.

    Reply
      1. giovanni

        @Mauro Caroli, Si infatti, Slow Wine è la classica guida nata professandosi vergine e dimenticandosi di quante volte invece si era data…

        Reply
        1. Mauro Caroli

          Slow wine la da a tutti. Ai produttori industriali con i premi per i grandi vini, agli artigiani con le chiocciole. E’ generosa. E’ giusto così, io non sopporto quelle che la danno solo ad alcuni e ad altri no. Se proprio la devi dare dalla a tutti!

        2. giovanni

          @Mauro Caroli, si, però a me sembrano a questo punto più coerenti quelle che la danno solo alle grosse aziende. fare confusione come fa slow wine è il classico comportamento di chi vuole stare comodo e farsi voler bene da tutti. e a me, chi si fa voler bene da tutti, sta un po’ sulle scatole ;))

  3. sandro maselli

    Non posso che condividere, i vini naturali sono ormai una realtà consolidata e la costante ricerca di conciliazione tra pratiche etiche in vigna e in cantina con una piacevolezza indiscutibile di beva è quanto di meglio si possa sperare.
    A tal proposito, diciamo che i vini di Cornelissen non sono esattamente i primi che mi vengono in mente, pur avendo una grande storia da raccontare e una capacità di evoluzione senza pari. Ed è proprio qui che ci vedo la malizia di Parker; incensando uno dei più estremi, è come se implicitamente si dichiarasse pronto a rivedere le sue posizioni su tutti gli altri naturalisti.

    Sembra un endorsement un po’ opportunista, alla luce delle dichiarazioni di grandi produttori convenzionali (non ultimo Gaja) che hanno capito il potenziale (anche di mercato) dei vini naturali. Un endorsement proveniente da una voce che ha osannato per anni prodotti e produttori spesso discutibili da qualsiasi punto di vista. Tutto ciò rende l’operazione un po’ oscena e di dubbia attendibilità,

    Spero sinceramente che la malizia si fermi qui e non vada oltre; i vini di Cornelissen dividono, sono decisamente difficili da comprendere e andrebbero considerati come un punto di arrivo di un percorso, non come un punto di partenza; e se una persona che beve da sempre vini convenzionali decide di avvicinarsi ai naturali partendo da Cornelissen, il rischio che decida di boicottare per sempre tutti i vini naturali è decisamente alto, a tutto vantaggio delle major della barrique e dei lieviti marziani.

    Una nota sull’insultare milioni di lettori di Parker: l’idea stessa di affidare a Parker quello che ogni bevitore dovrebbe fare, cioè sperimentare e vivere soggettivamente un vino, cercando quello che a ciascuno piace e non inseguendo ossessivamente quello che Parker ci ha trovato, è già di per sè un’offesa a se stessi.

    Reply
    1. Massimiliano Montes Post author

      Ciao Sandro. Diciamo che Parker è ormai sulla via della pensione, credo che la sua capacità di spostare consenso sia ridotta al lumicino.
      Forse questi sono gli ultimi colpi di coda del dragone 😉

      Reply
  4. giovanni

    Tutte le guide, italiane e mondiali, si vogliono dare un tocco di verginità menzionando qua e la produttori naturali. sta solo a noi non dargli credito. NON COMPRATELE PIU’!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Reply
  5. Marilena

    No, non sono sufficienti…
    Personalmente stimo molto i giornalisti e degustatori che si impegnano a valorizzare bravi produttori di ottimi vini sconosciuti. Certo, fare scouting è difficile, richiede molto tempo, costanza nell’assaggio e nel riassaggio. Bisogna andarli a trovare, questi piccoli produttori sconosciuti, parlarci, cercare di capire cosa fanno e perché lo fanno proprio in quel modo. Credo che, comunque, dia molta più soddisfazione che farsi mandare i campioni a casa e assaggiare batterie da cinquanta (almeno così dicono).
    Dare 93 punti a Cornelissen, che proprio sconosciuto non è, non mi sembra una grande innovazione rispetto al solito atteggiamento parkeriano. Di certo, a mio parere, non è una rivoluzione.

    Reply
    1. Massimiliano Montes Post author

      Ciao Marilena. Certo dire che Frank Cornelissen che produce qualche centinaio di bottiglie di vino naturale è famoso è un po’ forte!
      Fino a oggi nessuna guida lo aveva mai considerato.
      Se poi mi dici che oltre a lui bisognerebbe “scoprire” tanti bravi artigiani, lontani da produzioni seriali e standardizzate, mi trovi completamente d’accordo. Sfondi una porta aperta 🙂
      Ci sono tanti vini eccellenti, a prezzi contenuti, poco conosciuti: facciamoli conoscere al pubblico.

      Reply
      1. Marilena

        Ciao Massimiliano,
        vero, forse Cornelissen non è il più famoso tra i produttori che hanno scelto la Sicilia, forse sono più famosi quelli che ci sono venuti più per investimento che per passione, e con gran fragore di trombe e di contributi comunitari.
        Ma Parker lo conosceva da un po’, di sicuro 🙂
        Che le guide non lo abbiano considerato è ulteriore conferma del fatto che troppo spesso i cosiddetti guru del vino si crogiolano sui sentieri ampi e ben battuti dell’ovvio e del largamente distribuito piuttosto che fare – meglio – il loro mestiere.
        M.

        Reply

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *