Questo bell’articolo apparso sul blog di Vinnatur è interessante anche per chi, come noi, non ha mai potato una vigna. Fa comprendere come la ricerca agronomica non possa mai fermarsi.
Tra i parassiti della vite più insistenti e fastidiosi ci sono i funghi, in particolare l’Oidio.
I trattamenti antiprassitari, effettuati anche con semplice zolfo come fanno i vignaioli naturali, possono però determinare ugualmente un danno al vigneto.
La vigna è un piccolo universo biologico, non contiene una sola specie di vita. Alcune specie ospitate, invece di danneggiare le piante, le proteggono.
E’ il caso dei Fitoseidi (foto sotto il titolo). I Fitoseidi sono degli acari che crescono sulle foglie e i tralci e sono il naturale predatore del temibile ragnetto giallo.
Il ragnetto giallo determina danni alle foglie ed ai tralci delle viti.
Lo zolfo uccide i Fitoseidi che a loro volta uccidono il ragnetto giallo. Morale della favola: nei vigneti trattati, anche solo con zolfo, aumenta la popolazione di ragnetti gialli e la quantità delle foglie e dei tralci danneggiati.
La soluzione per il ragnetto giallo è duplice: ridurre al minimo i trattamenti fitosanitari, e ripopolare la vigna di acari Fitoseidi.
I Fitoseidi sono presenti nei tralci di potatura, soprattutto quelli che hanno almeno due anni di età.
La tecnica di ripopolazione consiste nell’introdurre nel periodo invernale i Fitoseidi mediante tralci di potatura che ne sono ricchi.
I tralci vengono legati sulle viti riceventi, scarse in Fitoseidi, e già potate. I predatori abbandonano il legno in via di disseccamento e passano sul nuovo ospite.
È consigliabile introdurre acari Fitoseidi nei vigneti di nuovo impianto già dal secondo anno.
Nel corso della stagione vegetativa è possibile utilizzare anche la vegetazione eliminata con la potatura verde spostandola nel vigneto o tra un vigneto e l’altro.
http://www.vinnatur.org/2014/02/11/si-conferma-che-i-predatori-non-amano-lo-zolfo
Posso dire che non sono d’accordo?
Dalla mia esperienza di viticoltore, posso dire che la presenza di ragnetto giallo, è sintomo di squilibri nella coltivazione della vite. Addossarne la responsabilità allo zolfo usato in modiche quantità è un falso ideologico. Forse incide più la vocazione del territorio, sicuramente incidono di più le pratiche agronomiche tutte. Poi mi chiedo, ma l’alternativa allo zolfo qual’è? sono forse i corroboranti? Un Maule su questo sito scrisse tempo fà che nella maggior parte delle annate non vi è rimedio alla botritis . Non sarà meglio ricercare e sperimentare su ciò e lasciare stare lo zolfo?
Ciao Emilio. Dall’articolo (scritto da Sauro Simoni, Entomologo, acarologo, ricercatore presso il CRA Firenze) non sembra che si dica di non usare zolfo, ma piuttosto di ripopolare in certi periodi dell’anno il vigneto di acari Fitoseidi.
@emilio, e sottointeso di moderare le dosi di zolfo. Mi domando spesso se le cose che scriviamo le leggi…
@Alessandro Maule, Non mi interessa la polemica sterile , ne mi interessa riproporre un dibattito già visto due anni fà su intravino:
(http://www.intravino.com/vino/villafavorita-cosi-parlo-angiolino-maule-a-cosa-serve-l-associazione-vinnatur/
Vorrei confrontarmi, cioè vorrei fare e ricevere domande, fare e ricevere risposte.
Leggo sempre ciò che scrivono i Maule e la loro associazione, anche perché spesso sono spiazzanti.
Come quando sul sito descrivi la pratica del sovescio:“In queste due foto … troviamo il Favino, una leguminosa che garantisce l’aumento dell’azoto nel suolo (elemento indispensabile per la crescita). Il favino è ottimo nei casi appunto di
Forte mancanza di azoto …Qui ci sono infatti leguminose (come trifoglio, veccia, pisello) che producono azoto, cereali (come avena, orzo, loietto) per la massa verde consistente e crucifere (colza, senape, facelia) che con i fiori vistosi
attirano le api e con le radici profonde fanno una naturale lavorazione. A giugno, quando cioè smettono di vegetare, vengono sfalciate e lasciate in superficie. Si tratta di una pratica che è stata riscoperta in agricoltura,ma che nel passato rappresentava la normalità; prima dell’intensificazione degli impianti vitati infatti i filari erano sempre intervallati da cereali per la farina, ortaggi o foraggi per l’alimentazione animale! In questo modo si creava un ambiente equilibrato, che frenava al tempo stesso la pressione delle malattie.” O quando consigliavate come alternativa ai trattamenti con rame il Gluconato di Rame. Questo prodotto è registrato solo come concime fogliare, ma soprattutto agisce come un SISTEMICO, penetrando nella pianta e andando in circolo sin dentro i frutti. Un prodotto del genere non potrà mai essere ammesso in agricoltura biodinamica. Del resto non mi sembra neanche una novità da “sperimentare” ; in internet trovi decine di ricerche e prove sull’uso del Labicuper(unico prodotto commerciale). I biodinamici tedeschi avevano
scoperto decine di anni fà che miscelando decotti o macerati di ortica ai rameici si poteva ridurre le dosi di rame e renderlo sistemico. Tralascio per umana pietà la ricerca sui corroboranti ed i suoi risultati.La questione che emerge sempre più è che ancora si ragiona con una mentalità da agricoltura convenzionale, viziata da superficialità . Già ho avuto modo di dirvi che secondo me la forma mentale che arriva a sostenere una ricerca volta a favorire solamente i lieviti edi batteri” buoni “per ottenere buoni vini, anche se con pratiche enologiche di cantina, è la stessa identica
di chi fà vino convenzionale. E’ la risposta che ti dà ogni produttore convenzionale quando gli chiedi perchè usa lieviti selezionati ed alte dosi di solforosa: per garantirsi che lieviti e batteri buoni, portino a termine
fermentazioni regolari e diano vini buoni!!! (le stesse parole utilizzate da Angiolino).L’impostazione “tecnicista ed
interventista” (purtroppo) pervade tutte le sperimentazioni finanziate dall’associazione, sia quelle in cantina che
quelle in vigna. Come definire altrimenti “” il lavoro di isolamento, sequenziamento e determinazione della
Microflora”? L’idea è sempre che gli esseri viventi siano, solo un insieme di molecole, ai quali per migliorarli ne và aggiunta qualcuna dall’esterno. Ma ora veniamo alle mie domande. Alessandro Maule in un post su questo sito scrisse:
“ “Credo che effettivamente il problema più grande sarà eliminare gli antibotritici perchè al momento non esiste un prodotto naturale che funzioni al 100% per questa malattia; al di là della bentonite e di buone pratiche agronomiche (defogliatura e arieggiamento dei grappoli più compatti)” Quindi domando cosa utilizzate per contrastare la botritis nel vigneto? Come vinificate uve botritizzate?Cosa utilizzate in cantina per correggere i sentori provocati dalle uve botritizzate? Questo alla luce di una produzione che mi pare costante anche nelle annate più difficili. Tornando allo zolfo, quale alternativa proponete?
Grazie
@emilio, perdonami se mi intrometto. Per moderare la discussione ma anche perché pur amante dei vini naturali ho una formazione scientifica.
L’idea di fare un vino senza “tecnicismi” è balorda e senza risultato.
L’unico modo per limitare l’uso della chimica sia in vigna che in cantina è la ricerca e la tecnica.
Vinnatur è l’unica associazione che parla di ricerca microbiologica e biochimica in vigna e in cantina, ed è per questo che mi piace. E questo non ha nulla a che vedere col convenzionale o con l’industria.
L’idea di alcuni vinificatori naturali che il vino si faccia da solo serve solo a fare vini puzzolenti e difettati e si traduce in un grave danno al movimento del vino naturale.
Uno dei motivi per cui negli anni si sono persi pezzi per strada (parlo di commentatori e sostenitori del vino naturale) è per l’ostinazione di alcuni vignaioli pseudo-naturali nel proporre vini che puzzano e difettati.
L’unico modo per fare un buon vino senza difetti è la conoscenza. Recuperare conoscenze ormai perdute di vinificazione naturale (come per esempio saper fare un buon pied de cuve), ed acquisire nuove conoscenze tecniche e scientifiche che aiutino a vinificare naturalmente, senza uso di chimica o di tecniche estreme, ma senza fare vini schifosi.
Nonostante ciò che tu elenchi nel tuo intervento l’approccio tecnico di Vinnatur è quello giusto. Dovresti partecipare per correggerne la direzione, piuttosto che criticarlo tout court.
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Una piccola postilla: i vini puzzoni non avranno mai spazio. Né da noi né altrove. Come tu vedi noi recensiamo solo vini buoni, e mi permetto di affermare con buona certezza che neanche su altri blog (intravino in testa) i vini puzzoni troveranno mai spazio.
Il vino che puzza noi lo rimandiamo indietro al mittente… se lo beva chi lo fa 😉
@Massimiliano Montes, emilio è un contadino critico 🙂 Battute a parte: a me pare che le posizioni Emilio/Angiolino non siano così distanti. Secondo me dovrebbero nell’ordine:
1) incontrarsi in campo neutro e darsele di santa ragione
2) passare al terzo tempo per una bella bevuta assieme
3) sedersi al tavolo per scoprire di avere più punti di contatto che di frizione
@Massimiliano Montes, Per esigenza di sintesi non avevo espresso in pieno il mio pensiero, rimandando al post su intravino in cui Nicoletta Bocca, ricordava che tra l’alto queste sperimentazioni e ricerche sono vecchie ed i risultati acclarati da decine di anni. Vinnatur ci propone sempre come innovazioni cose sapute e risapute da anni. Come le ricerce di microbiologia in cantina.Quindi l’alternativa non è ricerca e tecnica si Contro ricerca e tecnica no. Ma ricerca e sperimentazione seria contro frottole e vecchi dati riciclati. In realtà da quanto scrivono non si è ancora capità la tecnica e la funzione del sovescio…Certamente una tecnica che mira a ripopolare il vigneto di fitoseidi serve, ma come ha già scritto qualcuno, in un ambito di agricoltura biologica o biodinamica , ci si dovrebbe porre il problema (e su questo fare ricerca e sperimentazione) su perchè proliferano gli acari. Su cosa fare perchè i fitoseidi resistano nel tempo in equilibrio con gli acari.Grande responsabilità l’hanno le pratiche agronomiche. Da decenni sappiamo che anche alcuni fitofarmaci favoriscono il ragnetto giallo. Ed allora vi sembra seria questa levata di stracci contro lo zolfo, quando non si propongono alternative ad esso? Vi sembra serio quando affermano che nelle loro zone non c’è rimedio alla botritis? Il riferimento ai vini puzzoni non lo comprendo…e mi fermo qui accettando il tuo invito ad automoderarmi. Però prima o poi i Maule dovranno rispondere a qualche domanda!
scusate, ma da quanti anni si usa lo zolfo in polvere o bagnabile etc nei vigneti europei? questa crittogama è arrivata in inghilterra nel 1845 e dopo alcuni anni si è cominciata la lotta con zolfo in polvere. Voi pensate che i fitoseid, in quasi due secoli non si siano adattati allo zolfo? certo che si. Poi sei i dosaggi sono troppo alti e accompagnati da pratiche agricole che abbassano le popolazioni di fitoseidi (importante la vegetazione dell’interfila per alimentazione nei periodi in cui questi acari lasciano le viti) allora spesso l’equilibrio predatore preda viene alterato a favore della seconda. Alcune varietà (poca tomentosità ad esempio) sono colonizzate poco dai fitoseidi. Altre volte è il clima eccessivamente siccitoso che li sfavorisce (mentre il ragnetto rosso va a nozze!). Per la botrite suggerisco ai viticoltori bio o biodininamici di abbandonare completamente le varietà a grappolo compatto e il problema verrà ridimensionato di molto e basteranno sfogliature zona grappolo e concimazioni limitate per non avere piu il problema! forse i pinot e molte altre varietà a grappolo compatto e buccia fine non dovrebbero neppure essere coltivate (soprattutto dove piove molto) da chi si dichiara biologico!
saluti
@ennio, è una sperimentazione, che serve ad aiutare i vignaioli. In realtà propone solo di ripopolare le vgne annualmente con tralci ricchi di fitoseidi. Ben vengano tutti gli studi in questa direzione