Le tradizioni gastronomiche che accompagnano i festeggiamenti di una delle sante più famose d’Italia sono diffuse in tutto il territorio.
Protettrice della vista e dei non vedenti, Lucia da Siracusa è oggetto di diffusi festeggiamenti religiosi ma anche di godereccie interpretazioni laiche della tradizione.
A Verona la leggenda vuole che Lucia faccia trovare ai bambini un piatto colmo di dolci, fra cui le immancabili “pastefrolle di Santa Lucia”. Ad Alessandria le bancarelle vendono i tipici dolcetti tra cui il “lacabon”, un bastoncino lecca-lecca che ricorda un grissino nella forma, ma che è realizzato con zucchero e miele.
Ma è in Sicilia che si raggiunge l’akmè dell’assunzione di grassi e calorie. La cuccia (nella foto sottotitolo) e le arancine spopolano. Più che una tradizione sono un obbligo, specialmente nel palermitano: non c’è famiglia che non mangi questi due piatti, a meno di non soffrire di gravi malattie dismetaboliche, che comunque saranno indotte dall’abbondante pasto.
Le arancine non hanno bisogno di presentazioni. Il nome deriva dal fatto che l’aspetto ricorda quello di un piccolo frutto di arancia, da cui “arancina”. Sono fatte con riso, cotto alla stregua di un risotto, una farcitura di ragù di carne e piselli, o, nella versione light (per modo di dire) mozzarella, scamorza, e prosciutto. Il tutto impanato e fritto in abbondante olio.
Inutile dire che la capacità “saziante” delle arancine metterebbe a dura prova un cow-boy affamato.
Altro piatto tipico è un dolce (eh si, dopo le arancine si saltano le tappe intermedie), la cuccia.
La leggenda vuole che durante un periodo di carestia, i cittadini, affamati, chiesero l’intercessione della santa. Lucia, nella sua benevolenza, fece giungere al porto una nave carica di grano, che i palermitani non molirono ma cucinarono subito. Il grano bollito condito con olio rappresenta l’originale cuccia. Il nome deriva da “coccio” o “cocciu”, ovvero chicco.
Oggi la cuccia è preparata in due versioni. La più ricca è condita con ricotta, cioccolato e canditi. Quella povera, più vicina all’originale, non è altro che grano lessato spolverato con un po’ di zucchero.
Ironia della sorte, per il giorno di Santa Lucia la tradizione vieta di mangiare pasta o pane e derivati. Forse per non ingrassare troppo.