Rinviati a giudizio per diffamazione su querela di parte del Consorzio Brunello di Montalcino i giornalisti che accostarono lo scandalo del Brunello contraffatto con altre truffe in cui venivano mescolate sostanze tossiche al vino.
L’inchiesta pubblicata dal periodico L’Espresso il 4 aprile 2008 con il titolo Velenitaly, in realtà focalizzava l’attenzione su un’indagine condotta dalla Procura di Taranto in merito a bottiglie in cui era stata rinvenuta una miscela di svariate sostanze, tra cui concimi, fertilizzanti ed acido muriatico. Queste sostanze erano spesso utilizzate per mascherare il ricorso allo zucchero il cui utilizzo in cantina è vietato dalla legge. Il vino era presente in percentuali inferiori al 30% per ogni litro.
Nell’indagine detta Brunellopoli invece il disciplinare era stato violato per il taglio del Brunello con vini non consentiti, come il Merlot. All’epoca patteggiarono, ammettendo il fatto, le seguenti aziende vinicole: Antinori, Banfi, Pian delle Vigne, Casanova di Neri, Agricola Centolani e Fattoria dei Barbi.
L’unico che non accettò il patteggiamento proclamandosi innocente è stato Giampiero Pazzaglia, della Tenuta di Argiano, successivamente assolto.
La commistione tra i due eventi è stata ritenuta dal Consorzio di Tutela del Brunello di Montalcino lesiva per l’immagine degli associati. La data dell’udienza è stata fissata dal Gup del Tribunale di Roma per il 30 settembre 2014.
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