Quando andavo alle scuole superiori avevo un compagno famoso perché copiava dai vicini di banco. Ma poiché copiava male prendeva lo stesso brutti voti.
E’ ovvio che non mi unisco alle grida di allarme per la morte del novello che si ascoltano in questi giorni: se il novello è morto forse se lo meritava.
Nato nelle intenzioni dei produttori per avvicinare giovani e non beventi al mondo del vino, in realtà è un’imitazione molto mal riuscita del francese “nouveau”.
Il Beaujolais nouveau è stata un invenzione storica, diventata col tempo un mito. Quando due giovani agronomi francesi, negli anni ’30, cercarono di conservare in assenza di ossigeno grappoli d’uva interi, ebbero una grande sorpresa.
Invece di conservarsi inalterata, l’uva innescava una strana fermentazione intracellulare che produceva un succo dolce e fruttato, poco alcolico.
Questo metodo prese poi il nome di macerazione carbonica, perché l’aria ambiente viene sostituita con anidride carbonica. Dopo alcuni giorni di macerazione carbonica il residuo zuccherino viene fermentato con la tradizionale fermentazione alcolica. Le uve privilegiate per la macerazione carbonica divennero quelle della varietà “Gamay” della denominazione “Beaujolais”, tranne i dieci Cru più pregiati.
Il Beaujolais nouveau deve essere prodotto al 100% mediante macerazione carbonica, anche se, come dicevamo, la fermentazione terminale può essere alcolica. La critica che più spesso viene mossa è che in realtà questo procedimento non genera un vino, ma un succo d’uva a bassa gradazione alcolica, piacevole, ma niente più che una bevanda.
In ogni caso il Beaujolais nouveau ha una sua personalità ed è un’entità autonoma e indipendente dal resto del vino.
Gli italiani invece hanno creato una specie di ibrido, un piccolo mostro, che hanno chiamato “Novello”. Come il famoso compagno delle scuole superiori, ci distinguiamo per copiare male e prendere cattivi voti.
L’allegato 7 del Decreto 13 agosto 2012 (l’ultima pagina per intenderci), recità così: “Le partite dei vini “novelli” devono essere ottenute per almeno il 40% mediante il processo di
fermentazione con macerazione carbonica dell’uva intera”. Inoltre non fissa alcuna regola per il restante 60%. E’ quindi possibile usare qualsiasi tipo di vino di qualsiasi annata. Anche i rimasugli di cantina.
Per quanto non sia un amante del Beaujolais nouveau, devo però ammettere che le rigide norme francesi ne fanno un prodotto assolutamente tipico e diverso dal vino “normale”.
Il novello italiano invece non è nulla. Non è un “nouveau” ma non è neanche un vino: è la classica via di mezzo a tarallucci e vino di italiche memorie.
Se invece di continuare a copiare male e prendere cattivi voti, dai bordolesi al “nouveau”, provassimo semplicemente a fare del buon vino? Abbiamo denominazioni d’eccellenza e grandi vignaioli, potremo fare sicuramente a meno del novello (così come dei bordolesi, aggiungerei).
Requiem aeternam dona eis, Domine.
Decreto 13 agosto 2012 – Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali
Pienamente concorde. Se voglio novello bevo soltanto Beaujolais. Ho scritto a suo tempo anche un articolo dello stesso tono del tuo. Te lo ripropongo. Ciao e grazie di questo tuo bel pezzo.
http://www.enotime.it/zooms/d/novello-ma-se-non-e-bricconcello
@Mario, più che altro ci tenevo a condividere la normativa italiana. Così chiunque può leggere e farsi un’idea.
facile sparare sul pianista. soprattutto se il pianista è già moribondo
@Marcello, il grande timoniere e faro luminoso del socialismo e della grande rivoluzione culturale proletaria raccomandava di “bastonare il cane che annega”…
Nel cuvage a Le Viver a Fleurie nel Bojolais abbiamo una botte di nuveau che presto sara’ pronto a essere bevuto. Il nome della cuve? Novello. 100% gamay fermentazione carbonica niente aggiunto niente tolto, succo d’uva con lo huuuuuufffffffffff
Eppoi chi erano i due agronomi? Li facciamo i nomi o no?
@Denny, non conosco il nome dei due agronomi, però farò una ricerca approfondita 😉
@Mario, a mia discolpa posso dire che sparavo sul pianista anche quando era molto vitale e suonava a tutto spiano! P.S…. povero cane…
@Massimiliano Montes, chi fa novelli “bricconcelli” le quattro zampe ce le ha, anche se con la medaglietta perfettamente legale…
Non so perchè ricordavo di aver letto da qualche parte che l’origine della macerazione carbonica fosse derivata dalla fermentazione casuale di grappoli interi raccolti, stoccati e abbandonati (o nascosti) dai vignaioli in periodo di guerra … ipotesi troppo “romantica”?