Quante bottiglie “costa” ai produttori una degustazione?

Nel mondo del vino, come tutti sapete, esistono le degustazioni. Questi eventi unitamente alle riviste e alle guide di settore dovrebbero, sulla carta, aiutare i neofiti del vino a conoscere un po’ meglio l’argomento.

Non voglio fare di tutta l’erba un fascio ma i produttori con cui, oltre al rapporto commerciale, intrattengo un rapporto amicale, sovente si lamentano proprio di questi eventi in cui si sentono spesso richiedere un numero sproporzionatamente alto di bottiglie omaggio per consentire al relatore di “spiegarle” al proprio uditorio. Ovviamente la degustazione, salvo qualche rarissimo caso (soprattutto se si parla di vini economici) è a pagamento e il costo sarebbe sufficiente a ripagare le bottiglie acquistate e pagare il relatore.
Perchè dunque si chiede un certo numero di bottiglie in omaggio? Perchè spesso si richiedono TUTTE le bottiglie in omaggio?

Il gioco è molto semplice e facilmente comprensibile: fateci caso: nel locale in cui si è tenuta la degustazione (enoteca, wine bar, ristorante) compaiono magicamente fra le proposte in carta, i vini frutto della precedente degustazione a un prezzo decisamente conveniente.
Cosa è successo?
E’ successo che nel caso che ho descritto prima è stata praticata la proverbiale cresta: un surplus di bottiglie in omaggio, vendute a un prezzo più basso con una spartizione dei profitti nel caso in cui il relatore non sia anche padrone del locale in cui si è tenuta la degustazione.

Non voglio spingere più di tanto nessuno a far nomi, però ritengo urgente che tali persone siano smascherate con nome e cognome.
I produttori con cui collaboro spesso si sbottonano dicendo: quello per farmi entrare nella guida X (o Y o Z) mi ha chiesto tot, tot e tot, quell’altro per una degustazione all’hotel tal dei tali mi ha chiesto tot e quell’altro ancora per una degustazione nel locale vattelapesca ha preteso mari e monti gratis.

E’ un sistema vergognoso che conosciamo tutti ma nessuno si azzarda a scoperchiare questa pentola nefasta. Premetto che io non ho intenzione di far nomi perchè nessuno mi ha mai chiesto gratuitamente qualcosa in cambio di qualcos’altro, il problema riguarda il produttore e se non vuol parlare lui mi sembrerebbe scorretto farlo io in sua vece visto che gli provocherei un problema più grosso.
Questo tema però prima o poi bisognerà affrontarlo!

Tanto per fare un esempio, una volta ogni mese e mezzo circa organizzo una degustazione GRATUITA su un argomento specifico e i produttori non lo sanno in quanto non vado a batter cassa dicendo “mi mandi 6 bottiglie di QDWWLULNV per una degustazione?”. La ragione è che se il vino lo pago con il mio bancomat al negozio (che è sempre mio ma che su quello scontrino ci paga iva, tasse, accise…. per cui di reale a me torna in tasca circa un 10%…) mi sento libero di analizzarlo come farebbe un consumatore come gli altri che spendono per bere e, di conseguenza, mi posso permettere il lusso di muovere appunti anche negativi su un vino nella massima indipendenza.
Se qualche produttore ha mai avuto da me richieste di merce lo invito a rivelarlo pubblicamente, se qualche cliente si è visto levare un centesimo dalla tasca per le degustazioni lo invito a dichiararlo pubblicamente.
Insomma, mi autocito soltanto perchè esigo che se qualcuno valuta il mio operato in merito alle degustazioni anche vagamente profittevole lo invito a dirlo pubblicamente: non si può criticare qualcun’altro quando si hanno scheletri nell’armadio.

Definita questa premessa ritengo fondamentale, per la salubrità e la corretteza informativa del mercato enologico, avere il coraggio di rompere questo muro di omertà, che inizia in Italia, fare nomi e cognomi prima di tutto delle sanguisughe del nostro paese che danneggiano lo stesso mercato perchè parlando di un vino con interesse e lo “pompano”.
I Produttori ci dovrebbero pensar un pochino su: la crisi in primis, e questa mania per cui ogni 2/3 mesi ci sono una decina di vini sconosciuti fino a tre secondi prima, che meritano di essere assaggiati, manda in confusione il consumatore stesso che sull’onda dell’entusiasmo ti compra in 3 mesi 6/12 bottiglie di quel prodotto e poi si rompe le scatole e non lo compra più perchè, intanto, la sanguisuga “maitre a pensier” enologica lo ha fatto fesso e contento con altri 6/7 vini che “non puoi non assaggiare”.
E così, a livello di logiche di mercato, c’è stato un incremento di richieste per tre mesi, una vera e propria bolla speculativa enologica, dopodichè chi ha comprato troppo vino per far fronte alle richieste infantili dei clienti si ritrova col vino che fa le ragnatele in magazzino, chi si è sintonizzato sull’onda della sanguisuga, ha comprato il giusto perchè conosce la clientela e sa quanto prodotto è in grado di SMALTIRE (si avete capito bene, SMALTIRE!).

Finito il giro ci si sposta su un altro specchietto per le allodole e il produttore che spesso è stato troppo incensato si ritiene invincibile, non investe tempo suppletivo in ricerca e miglioramento della produzione finchè non si trova come un produttore toscano (non indico nemmeno la zona perchè fa dei vini per cui stravedo) a cui sono rimasti in cantina degli stupendi rossi base e dei riserva rispettivamente 2006 e 2007 nell’ordine di circa 2400 bottiglie per tipo che mi ha detto s”se me li prendi tutti te li do con il 50% di sconto”.
Mi domando e vi domando: vale la pena farsi portare in Trionfo per tre mesi e poi rischiare, nonostante l’altissima qualità, di trovarsi in queste situazioni?

 

Enoteca Balduina
www.enotecabalduina.com

 

8 thoughts on “Quante bottiglie “costa” ai produttori una degustazione?

  1. A3C

    Faber ti stimo…il mondo del vino in intalia è torbido come un macerato georgiano. Sono molti i produttori che mi hanno confessato di non riuscire a farsi pagare dai ristoranti che intanto fanno lauti profitti sulle loro bocce. Che tristezza….

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    1. Massimiliano Montes

      Armà… dove sto io la media di bottiglie richieste per una degustazione è di 24. La scusa è sempre quella: tu produttore ti fai pubblicità, io non ti faccio pagare la partecipazione alla degustazione.
      Il problema è che la maggior parte delle volte (se non tutte) il produttore o il distributore non hanno alcun riscontro, nessun incremento delle vendite. Bottiglie sprecate.
      E il pubblico paga il biglietto di ingresso per queste manifestazioni, con introiti a volte elevatissimi.

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  2. Manilo

    LO ripeto anche qui e ne abbiamo parlato su facebook.
    Tu sei un enotecaro che sa fare bene il suo lavoro ed ogni volta che riesco a venire da te, sò già che non rimarrò mai deluso.
    Come saprai, oltre ad essere diventato sommelier, mi è servito maggiormente per approfondire e sicuramente più bevi e più ti fai un idea.
    Però sai anche che sono diventato segretario della mia delegazione Fisar di Manziana, ed organizzo due eventi all’anno uno ad Ottobre IO VINO selezione da vitigno autoctono e l’altro appena svolto sui Rosati & Rosè e ti posso assicurare che sul primo evento facevamo pagare 10 euro con degustazione libera di tutti i vini che avevamo, diciamo che nn ci è piaciuta poca affluenza e molti costi vivi in poche parole ci abbiamo rimesso piùdi 500 euro e quest’anno replichiamo ma con un altra formula ancora in fase di studio, mentre per quella dei rosati è stata impostata a cauzione bicchiere se me lo restituivi bevevi gratis, altrimenti perdevi solo 5 euro, un successo nei due giorni fra bicchieri non restituiti e rilavaggio dei bicchieri siamo stati intorno alle 800 presenze, calcolando un guadagno di circa 180 euro, però plasmati sulle spese sostenute, fra pagamento di alcune spedizione di vini avuti in omaggio, pane, acqua e brochure informative con tutta la lista dei produttori e loro vini, e d i nostri sommelier di delegazione hanno lavorato gratis dalle 10,00 fino alle 19,00, il loro premio era prender due bocce per capoccia di qualche bottiglia avanzata.

    Posso assicurarti che chiedevo sono 6 bt per vino e chi voleva poteva inviare un altro prodotto che voleva far conoscere e c’è chi ci ha spedito solo tre bottiglie e noi grati di averle ricevute, anche perchè le richieste le ho mandate tutte io mettendoci nome e cognome.
    Quanti che organizzano eventi, non ci guadagno e per colpa di questi che non si fà una buona divulgazione, io ci metto sempre la faccia.
    Un saluto
    Manilo

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    1. Francesco Fabbretti

      Manilo, io non mi sto riferendo a te che ti dedichi con passione al vino pur facendo un altro mestiere. A Roma lo sai meglio di me che ci sono una decina, vuoto per pieno, di persone che vivono sulle spalle dei produttori conducendo degustazioni nei vari locali “amici” (io preferisco CONNIVENTI). Gente che ti conosce di vista e che se ti incontra ti abbraccia come se foste amici fin da bambini, gente che sul successo o sulla notorietà pubblica degli altri ha costruito di riflesso la sua. Pensaci un secondo: io conosco qualche collega enotecario, qualche sommelier ma altri li conosco per sentito dire e se li incontro non è che li bacio e abbraccio con falso affetto, né li lodo per la loro capacità. Altri invece non hanno un lavoro se non quello delle degustazioni guidate e hanno la faccia di tolla di dare a vedere “io sono amico di tutti, tutti mi conoscono, stimo tutti e tutti mi stimano…. ergo, fra tanti professionisti io sono il più professionale”. Così si è acquistata una credibilità fasulla e ti spari 200 euro a degustazione più il costo di metà delle bottiglie omaggiate. E questo è solo per quanto riguarda le degustazioni … poi c’è il passo successivo: divento consulente (finchè mi conviene) del produttore, gli assaggio le basi, gli prometto che con il mio aiuto il vino lo collochiamo in determinati posti ad alta visibilità e spillo altri soldi. Poi il rappresentante va a rompersi la schiena e sudare per posizionare il vino in quei posti e i risultati (come è ovvio che sia, perchè tutto nasce da una falsa promessa) non sono all’altezza dei desideri dell’illuso produttore. Allora, io sanguisuga, che fino ad oggi ti ho dato l’idea della formula vincente per il tuo vino faccio l’ultimo passaggio: ti faccio rappresentare da una agenzia amica che mi passa un 10% di stecca sulle provvigioni. L’agenzia amica è una agenzia di pescecani, che non ti posizionano nei locali “VIP” o al massimo ti inseriscono il minimo d’ordine (fai 36 bottiglie) nei ristoranti stellati di Roma. Il resto lo danno alle “seconde linee” a prezzi ridicoli, ti svuotano la cantina e tu ti senti pure grato perchè ti fanno credere di aver fatto l’impossibile mentre invece hanno piazzato una marea di pedane a grossisti e gdo di alto livello con i quali intrattengono conoscenze pluriennali. Il gioco tiene 2/3 anni poi ci si rompe le palle e la cantina cade nel dimenticatoio più assoluto. Chiunque legga pensi mentalmente a quante cantine hanno avuto una vita biennale per poi scomparire nel dimenticatoio. Tutto questo perchè? Perchè alla base c’è una mignatta (vuol dire sanguisuga ma l’assonanza con un altro sostantivo ci casca a pennello) che ha falsato aspettative del produttore

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  3. GiancarloGinotti

    A Roma ci sono anche molte sedi “istituzionali” che fanno soldi con le degustazioni. E con le promesse, con le consulenze, con l’editoria.
    Sig. Fabbretti, a questo mondo tutti si muovono per fare soldi.

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    1. Francesco Fabbretti

      Caro sig. Giancarlo, ha perfettamente ragione. Se vuole le dico pure il costo delle marchette ma il post nasce dalla constatazione di un piccolo produttore che per una degustazione si è sentito chiedere un quantitativo di bottiglie per cui era facilmente comprensibile che ci sarebbe scappata la “stecca”. mi permetto di citarmi (forse non ha letto bene il post iniziale): “I produttori con cui collaboro spesso si sbottonano dicendo: quello per farmi entrare nella guida X (o Y o Z) mi ha chiesto tot, tot e tot, quell’altro per una degustazione all’hotel tal dei tali mi ha chiesto tot e quell’altro ancora per una degustazione nel locale vattelappesca ha preteso mari e monti gratis.”
      Trovo normale che una persona voglia guadagnare dei danari, ma in maniera trasparente. Il caso di cui ho relazionato parte da un presupposto: la mignatta è in malafede e gioca con i soldi di un altro (il produttore). La azienda è di proprietà di allocchi che abboccano? Questo non giustifica il comportamento della mignatta che, anzi, dovrebbe vergognarsi duplicemente per aver intortato una persona poco scaltra.

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      1. Massimiliano Montes

        Ma non potremmo stanare questi produttori? Potrebbero commentare anche senza fare i nomi di chi li ha adescati

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        1. Francesco

          la vedo dura purtroppo: i più incazzati, al massimo, si rifiutano di partecipare a eventi, degustazioni et Alia. Ma fare nomi e cognomi con tanto di prezzari significa beccarti una sfilza di recensioni negative su più fronti che danneggiano pesantemente. quando un sistema di connivenze si mette gradualmente in funzione (la criminalità organizzata insegna) o ci stai dentro o “non vedi, non senti, non parli”… andare contro è come farsi disegnare un bersaglio dietro la schiene. Provo una grande sofferenza perché potrei citare almeno una 20ina di produttori ma se non si decidono loro, io di certo non li sputtano; in fondo corro anche il rischio di essere smentito dallo stesso produttore che preferisce inimicarsi me anziché l’estabilishment.

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