Quando il guastatore vuole rovinare la foto ma fa la figura dello scemo

RISULTATO DI UN (PICCOLO) MARKET TEST, di Marco M.

I blog diventano un posto meraviglioso quando qualcuno si mette in testa di rompere le balle.

Il commento di tale Marco M. lo riporto per intero, lasciando aperta la discussione su chi sia Marco M. e perché rischia figure di M. per difendere l’indifendibile:

“Per soddisfare in modo rapido e senza tante complicazioni la mia curiosità di consumatore qualunque (preciso: di vino onesto, semplice, gradevole e senza tanti fronzoli, venduto al prezzo che merita), ho acquistato una bottiglia di vino “naturale”…o quantomeno vendutami come tale a fronte di precisa richiesta, da un’enoteca di buona reputazione, gestita in modo cortese e professionale, in una città tra Genova e LaSpezia.
Questo il risultato, beninteso con largo beneficio di inventario e senza la benché minima pretesa di rappresentare in qualche modo la qualità media dei molti vini “naturali” o sedicenti “naturali” presenti sul mercato.

1. Cosa ho acquistato: una bottiglia di vino bianco secco prodotto in Sardegna, venduto a circa 10 euro, vinificato a detta del dettagliante in modo tale da potersi definire “naturale”, e perciò contraddistinto da bassissima presenza di solfiti e dal marchio “triple A”.
E’ quanto mi è bastato per effettuare l’acquisto in fiducia, non avendo nemmeno gli occhiali per leggere l’etichetta sulla bottiglia.
2. A casa prima di stappare guardo attentamente l’etichetta: sobria, elegante, con un’ottima scelta grafica degli elementi che la compongono. Ma priva di informazioni sul vino contenuto nella bottiglia, le sue caratteristiche distintive, chi e come lo produce o quant’altro possa correttamente informare o motivare il consumatore. Persino l’annata di produzione è sovrastampata in corpo minuscolo in verticale in modo quasi illeggibile.
Dunque: 8 per la grafica, 4 per l’informazione, 2 per comunicazione nel complesso, e anche meno.
E la retro-etichetta? Inesistente. Sotto l’etichetta frontale appare soltanto una seconda piccola etichetta ellittica con la dicitura “Triple A”….ma cosa significhi non si sa, se non me lo avesse spiegato in poche parole il rivenditore.
3. L’assaggio: un bel colore piuttosto carico, evidenti impurità in sospensione, un profumo alquanto disarmonico, il sapore non proprio equilibrato di un modestissimo vermentino con una vaga tendenza al maderizzato.
Senza mostrare la bottiglia, offro un assaggio “alla cieca” a un amico presente (con diploma di sommelier e ventennale esperienza professionale nel settore vinicolo). Giudizio dopo l’assaggio: “no, preferisco una birra”. Gli mostro allora la bottiglia e lui stesso mi conferma la buona reputazione del produttore e l’ulteriore “garanzia” della Triple “A”, del tutto sconosciuta a quelli come me, aggiungendo la sua definitiva sentenza, guardacaso del tutto simile a quella del rivenditore: “tra i cosiddetti vini naturali, se ne trovano di molto validi. Ma molti sono del tutto deludenti. Quanto al naturale, solo chi ha seguito passo dopo passo, giorno dopo giorno, la produzione di un certo vino potrebbe garantirne le qualità, inclusa la “naturalità” dell’intero processo produttivo dalla vigna alla cantina. Ma chi può farlo?”.

Conclusione.
Può darsi benissimo che io sia incappato in una bottiglia sbagliata…ma, nell’ottica del consumatore, qualche utile indicazione forse la si può ricavare anche da questo limitatissimo test.
1. Vini “naturali”: chi fondatamente e credibilmente può garantire questa “naturalità” ?
2. Chi può scientificamente, obiettivamente e credibilmente garantire la migliore qualità di questi vini sotto il profilo organolettico, alimentare, nutrizionale, salutistico….?
3. E’ utile, produttivo, corretto correre il rischio di ingenerare nei consumatori il dubbio che ogni altro vino possa essere in qualche modo innaturale, artefatto, sofisticato?
4. Non si ha il dubbio che tutto questo, in assenza di obiettive certezze, possa rivelarsi auto-lesionistico per qualunque produttore di vino -naturale o normale che sia, ma pur sempre nel rispetto delle norme vigenti- ?”

Per completezza di informazione vi dico che il sedicente Marco M. scrive con IP (ovvero numeri identificativi della connessione internet) mascherati, come questo del suo ultimo commento: IP 79.41.125.90

 

 

8 thoughts on “Quando il guastatore vuole rovinare la foto ma fa la figura dello scemo

  1. Massimiliano Montes

    Come dicevo in un altro commento l’impressione è che questo tizio abbia un preciso interesse, materiale o di opportunità, nel denigrare il vino naturale.
    Potevo impedirgli di scrivere, bloccandolo. Però mi sembra più utile rivelare a tutti chiaramente la sua attività di sockpuppeting e almeno un suo numero IP.

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  2. Eretico Enoico ( aka Giuseppe Bertini)

    A titolo molto personale: il vino come il cibo non si dovrebbe comperare per la grafica,il titolo etc ; già la parola marketing mi fa posare il bicchiere e sorridere sconsolato; il vino non è naturale ma semmai vinificato al naturale ; vinificare al naturale non è ovviamente sinonimo di qualità ne di un gusto universalmente apprezzato dal consumatore; tradizionale non vuole dire nulla in merito al vino “al naturale” perché di tradizioni ve ne sono molte ; certamente non e’ tradizionale fare il vino in laboratorio tra macchinari quali invertitori di osmosi ,chiarificanti ,acidificanti ,mosti concentrati e rettificati ed alambicchi, lieviti perfettamente prevedibili dagli aromi selezionati etc; non essere tradizionali o artigianali non e’ un male anzi come nella fecondazione assistiti evita sorprese …quello che cerco di dire SENZA VOLERE CONVINCERE NESSUNO e’ che un prodotto fatto in modo artigianale,vinificato secondo natura ( senza essere degli ortodossi integralisti) e’ in grado , dopo un minimo periodo di approfondimento ed esperienza gustolfattiva, di regalare piacevoli sorprese . Se poi vi piace indossare delle comode,funzionali ,efficienti ,sempre uguali a se stesse paia di sneakers fate pure ,io resto fedele alla bellezza,scomodità iniziale ,longevita( a patto che si sappia accudirle),unicità ,artigianalita’ di un bel paio di stringate in cuoio fatte a mano.

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    1. Massimiliano Montes Post author

      @Eretico Enoico ( aka Giuseppe Bertini), hai ragione.
      In questo caso abbiamo due tipi di problemi. Uno formale. Pubblicare con evidenti intenzioni di boicottaggio (l’apparente confusione di termini, naturale tradizionale, e il muoversi con tecniche da hacker).
      Un’altro sostanziale. E’ evidente, come dici tu, che il vino prodotto in laboratorio con la bilancia analitica e gli additivi chimici non può essere considerato “tradizionale”. Normale purtroppo in termini meramente numerici lo è, perché la maggior parte del vino in commercio è prodotto così, quindi statisticamente parlando è nella norma.
      Purtroppo noi, scrivendo per diletto e per passione, andiamo ad incidere sull’attività commerciale di persone che con il vino ci vivovo o addirittura si arricchiscono. Determinando inevitabili reazioni, dalla semplice stizza ai tentativi di hackeraggio.

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  3. Marco M.

    No, cari amici del vino “naturale”, non ci siamo proprio….Hackeraggio, alambicchi, sneakers….avete toppato completamente.
    Il sottoscritto è soltanto uno che di enologia -con alambicchi o meno- non ne sa niente. Però sa bene -questo sì- come funziona un’azienda, il mercato, il consumatore, sia che si tratti di vino, di chiodi e bulloni o quant’altro.
    Nei miei pochi (e educati) commenti, mi sono limitato semplicemente a qualche opinione personale da consumatore qualunque, ma non così disinformato o ipocondriaco da prendere per oro colato o per verità assoluta qualunque aggettivo appiccicato ad una bottiglia – “naturale” compreso- come ho precisato più volte.
    Se poi a chi gestisce questo sito (probabilmente non gratis) è venuto il dubbio -anzi il terrore, a giudicare dalla sua reazione verbale- che gli si rompa il giocattolo, beh mi dispiace, perché non era certamente nelle mie intenzioni. E lo dico con sincero rammarico, soprattutto per quanti capitano su questo sito, magari casualmente e con l’onestà intellettuale che distingue le persone perbene, proprio come è capitato al sottoscritto.
    Auguri….

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    1. Nic Marsél

      @Marco M., prosegui pure con i tuoi test in privato così tra una trentina d’anni ce ne potrai riparlare con una base un pochino più solida e un campione più significativo.

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    2. Massimiliano Montes Post author

      @Marco M., tutte le tue affermazioni acquisteranno valore quando commenterai con il tuo nome e cognome e con un IP non mascherato. Fino ad allora ti puoi astenere dal commentare.
      Gustodivino nasce in polemica e in rotta con quelli prezzolati come te, e chi ci conosce sa delle nostre lotte. Ovviamente è gestito non solo gratis ma in perdita (di tempo e soldi), ma con grande soddisfazione personale.
      Se nella tua estrema superficialità avessi letto “La nostra filosofia” cliccando sulla linguetta grigio scuro in alto a destra lo sapresti.
      P.S. Non mi puoi rompere nessun giocattolo, sei troppo piccolo ci hanno provato ben altri.

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  4. Eretico Enoico

    Ribadendo ,come il primo intervento, che non desidero ne convivere nessuno ne polemizzare . Esistono delle verità oggettive indiscutibili anche per i più scettici , un prodotto artigianale ,frutto di sapienza ed esperienza ha un valore concreto maggiore rispetto ad un prodotto seriale per quanto tecnologicamente avanzato . Non e’ un atteggiamento snob ,elitario quello di riconoscere il valore tangibile di un opera fatta a mano .Un pianoforte frutto di migliaia di ore di lavoro ed una tastiera giapponese elettronica ,entrambi fanno musica , la tastiera non ha bisogno di essere accordata nel tempo ma definirli uguali perché suonano entrambi e’ una idiozia oggettiva. Il gusto e’ assolutamente personale ed incontestabile .il gusto si evolve come parte della nostra conoscenza soggettiva . Non mi interessa sapere chi fa cosa o chi e’ chi ma se devo esprimere un giudizio su un alimento non tiro il ballo ne il marketing,ne le tecniche commerciali di vendita etc . Dopo aver fatto del sano sesso non faccio una ricerca di mercato o di soddisfazione ma sorrido sornione al cielo magari con gli occhi della mia compagna. Volutamente non ho parlato di vini al naturale o vini convenzionali ma di calzature perché da li si capiscono molte cose sulle opinioni di un uomo adulto .Non producendo vino ne lavorando in questo campo sono abbastanza contento che certi prodotti non vengano accostati alle masse,ai fatturati e che spesso siano attaccati da vari fronti. Io me li bevo e li condivido con i miei amici senza troppe paturnie e con la certezza( verificata) di bere un bicchiere frutto di un sapiente lavoro antico.

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    1. Eretico Enoico

      @Eretico Enoico, chiedo scusa per gli orrori ortografici e dovuti al correttore automatico ma sono in una zona rurale e lontana per certi versi dal mondo digitale.

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