La “Grande Recessione” era solo un virus latente nel brodo primordiale delle teorie economiche nel 1986 quando Billy Bragg, il Ken Loach del Rock’n’Roll, dava alle stampe il suo “difficile terzo album” dal titolo Talking with the taxman about poetry.
Cerchiamo la poesia nel vino a tutti i costi, a torto o a ragione. A volte la troviamo a volte no. A volte si palesa nitida e quasi tangibile, altre volte ce la inventiamo di sana pianta per illuderci una volta di più di non essere soltanto animali ferocemente assetati di sangue di vite. Per contro, il conto arriva sistematico, a meno di non andare a ufo (alieni esenti da dazio) o più terra-terra di non essere vignaioli. Sempre più sapido il vino (per inclinazione modaiola) e sempre più salato il conto (per congiuntura astralfinanziaria).
E’ così che a quasi trent’anni dall’uscita di quel disco, parlando di poesia con l’uomo delle tasse, finisco per chiedere a me stesso: come posso impegnare al meglio, in vino, l’ipotetico tesoretto mensile accumulato mettendo da parte la miseria di un euro al giorno?
Meglio una bottiglia da trenta euro con ventinove giorni d’astinenza o una pinta abbondante di sfuso quotidiano? Tra le infinite possibilità più o meno al ribasso si fanno largo due sole certezze: la boccia da trenta sacchi mi deluderà nel profondo e lo sfuso finirà in breve per annoiarmi a morte.
Insomma, come si spende e cosa si beve in tempo di crisi?
😉
http://youtu.be/mSYpXal_QcA
Ho sempre trovato estremamente affascinante questa foto, ma non so spiegarmene il motivo
Chi ha pochi soldi e poco gusto comprerà bottiglie a due euro e cinquanta al supermercato
@Francesco, chi ha più soldi (ma sempre poco gusto) continuera a bere shchifezze che finiscono in …aia o …eto che costano un botto. Quando invece ci sono eccellenti vini naturali a dieci euro che la massa purtroppo non conosce
@Francesco, c’è anche la famosa offerta dei francesi in quella nota catena della GDO… Secondo una certa guida ci sarebbero buoni vini anche a 2,99 euro.
grande NIc, complimenti per il pezzo… Billy Bragg, cazzo, un must per i buscaderiani… Ci vediamo a Fornovo? O al Leonka?
@corrado dottori, scusa Corrado. Mi sono accorto solo ora che word press aveva bloccato il tuo commento, a causa della tua esclamazione di… ehm, gioia 🙂
@corrado dottori, ciao Corrado, ci si vede al Leonka, mi raccomando porta lo sfuso 😉
Seguo sempre la stessa regola. Nei giorni feriali vini feriali, non impegnativi, economici. Il sabato e la domenica vini un po’ più gustosi, solidi. Nelle feste, con gli amici a pranzo o a cena e nelle grandi occasioni dei vini scelti con cura fra i migliori possibili anche per il portafoglio. Ho guadagnato da poco a tanto, da tantissimo ancora a poco, certe volte quasi nulla, ma l’ingegno ha lavorato sempre molto per mantenere questa sana abitudine. Se poi si pensa che è l’acqua che si beve e il vino invece si degusta, non è difficile applicarla. Per conto mio, ho trovato buono anche un Refosco a 1,99 e non temo critiche, visto il successo che ha avuto quello stesso vino anche fra gli amici. Non è il prezzo che stabilisce la qualità di un vino. A prezzi bassi è certamente molto difficile trovare vini buoni per il consumo quotidiano, ma non è impossibile. Bisogna ingegnarsi per trovarli e passare subito le informazioni agli amici. Gino Veronelli mi mandò i suoi complimenti per aver scritto un articolo su un vino veneto rosso venduto franco cantina a 2,61. Scrivere bene di vini da 50 o 100 lo sa fare anche un asino, anche copiando le solite descrizioni disponibili sul web o traducendole dai depliants della casa…
Un bellissimo articolo della più nota rivista italiana qualche anno fa dimostrò come si compone il prezzo dei vini in base non soltanto al prezzo delle uve, ma anche della vinificazione soltanto in acciaio, con breve periodo in legno, con tre anni in barrique e devo dire che ci azzeccava davvero, dopo aver sentito alcuni produttori. Scrissi anche ad Angelo Gaja per avere lumi su un Barbaresco (di un altro produttore) venduto a un prezzo secondo me molto basso, ma il Giove tonante della nostra vitivinicoltura mi rispose che era un prezzo onesto per un vino onesto. Poi si deve tener conto che una catena di ipermercati spunterà, in acquisto, per partite a 4 o 5 zeri, prezzi decisamente molto più bassi di un enoteca da 5 cartoni l’anno, a volte anche la metà. E si deve tener conto che se una di queste catene compra dallo stesso commerciante 10 milioni di un vino da poco prezzo e 1.000 bottiglie di un superdecorato dalle guide, può anche mettere in vendita queste ultime a un prezzo stracciatissimo, cosa che avviene spesso prima di natale per Barolo, Amarone, Franciacorta, eccetera, a prezzi scandalosi. Tanto guadagna sul volume degli altri milioni di bottiglie e dimostra che perfino sui vini da podio è competitiva con qualunque altro rivenditore. peccato che tiene le bottiglie in grandi magazzini a temperatura ambiente…
@Mario Crosta, grazie e bentornato 🙂
@Mario Crosta, non avevo finito …mi scappato il dito ….interessante soprattutto il tuo rilievo su quant’è facile recensire bene un vino da 100 euro, e quant’è difficile esporsi per un vino molto economico. Altra cosa importante è l’aspetto del vino quotidiano: deve essere sano (prima di tutto) perchè ne bevi di più ma deve essere anche buono altrimenti come dici tu è meglio l’acqua. Ma se costa così poco puo’ essere davvero sano?
@Nic Marsél, anche quello che costa di più… siamo proprio sempre sicuri che sia sano? Non è il prezzo che fa la differenza. Sono le porcherie aggiunte, dalla gomma arabica per ammorbidire il gusto alla solforosa che fa girare la testa dopo un bicchiere, per non parlare di un centinaio di altre sostanze. Il vino naturale è sicuramente più sano, ma soltanto se fatto veramente bene, altrimenti provoca anch’esso delle reazioni dell’organismo poco piacevoli. E poi c’è la questione dell’alcool, che non fa mai bene e non soltanto a stomaco vuoto. Il vino va degustato, goduto in quantità moderate insieme alle pietanze o agli stuzzichini, ma è l’acqua che si beve. E anche certe acque minerali fanno male ad alcuni organismi e bene ad altri, anche le acque non sono tutte uguali, infatti hanno l’obbligo di portare un’etichetta molto completa sulla confezione commerciale. Leggiti anche questo mio vecchio articolo del maggio 2003: http://www.acquabuona.it/articoli/annoquattro/idro.shtml
Salve amici, qualche settimana fà qui su gustodivino avevate pubblicato una rubrica dedicata a dei vini bianchi da non perdere con costo inferiore ai 10 euro (franco cantina) ,e sinceramente devo ammettere che secondo mè è stato uno degli articoli che mi è tornato più utile insieme all’articolo del bag in box, dato che a mè piccolo appassionato (operaio metalmeccanico) queste soffiate mi aiutano a spendere sapientemente i miei denari.Concettualmente credo che non ci sia cosa più bella che condividere le proprie conoscenze (o soffiate) anche perchè è il modo migliore per venire a conoscenza di realtà molto interessanti , anche perchè fondamentalmente il vino naturale bio biodinamico ricopre si e nò il 10 % del mercato e il semplice consumatore da supermercato non sà ancora cosa scegliere,forse proprio perchè queste cantine non le conosce ancora nessuno (tolti gli enostrippati).Il mio metodo comunque è il seguente e spero che molta gente prenda spunto:
a pasto nei giorni feriali bevo vini imbottigliati da mè (con sughero monopezzo naturale sardo e bottiglie ben sterilizzate) , nel week end apro anche delle bottiglie con prezzi fra 10 o 15 euro e nelle occasioni apro bottigle un pò impegnative ( ma di certo no romanee conti).Non sono assolutamente d’accordo sul discorso che i vini sfusi stancano anche perchè ho acquistato anche degli sfusi che sarebbero andati in bottiglia e se volete vi faccio una lista dettagliata o meglio posso anche inviarvi qualche bottiglia.Esempio il “cinque campi rosso” di Vanni Nizzoli o il “cabersmein” dell’agricola del farneto (entrambi associati vinnatur).In conclusione spero che un giorno farete altre rubriche dedicate magari ai meno peggio del supermercato o ai rossi e frizzanti a meno di 10 euro (franco cantina) in modo da rendere sempre più democratico e meno elitario il mondo del naturale e con la crisi che corre la cosa non sarebbe male.
@Alessaandro (sei sicuro delle tre a?), concordo al mille per mille. Da oltre 45 anni bevo allo stesso modo di quello che tu hai indicato (vai a leggere pure il mio intervento nel post “Parlare di poesia con l’esattore (il vino in tempo di crisi)” pubblicato ieri 23 Ottobre 2014, che comincia così: “Seguo sempre la stessa regola. Nei giorni feriali vini feriali, non impegnativi, economici. Il sabato e la domenica vini un po’ più gustosi, solidi. Nelle feste, con gli amici a pranzo o a cena e nelle grandi occasioni dei vini scelti con cura fra i migliori possibili anche per il portafoglio.”
Quindi… siamo già in due!
@Mario Crosta, mi scusi signor Mario ma io sono un pò tonto, con la frase (sei sicuro delle tre a?) si riferisce alle triple “A” del signor Luca Gargano, o meglio vuole mettere in discussione quella tipologia di vini ?
@Alessaandro, mi riferisco alle tre a del tuo nick name…
@Mario Crosta, hihihihihihih sorry 🙂
… adesso però sei senza la “r”.