A causa della nuova normativa che vieta di indicare sulle etichette del Barolo più di un vigneto, da fine marzo Beppe Rinaldi imbottiglierà un “Barolo Brunate” da vigna Brunate con un massimo del 15 per cento di vino dalla vigna Le Coste.
Il resto delle uve, proveniente da Le Coste e dai suoi altri due vigneti, Ravera e Cannubi San Lorenzo, saranno imbottigliati insieme con un unica etichetta “Barolo di Barolo”.
Fino ad oggi la famiglia Rinaldi, storica produttrice di Barolo dal 1890, imbottigliava i propri vini in due assemblaggi dagli omonimi vigneti: il Brunate-Le Coste e il Cannubi San Lorenzo-Ravera.
Questo perché Beppe Rinaldi è un convinto assertore che le caratteristiche organolettiche dei vari Cru vadano bilanciate con un giusto assemblaggio, come da tradizione barolese.
Il Decreto 30 settembre 2010, col nome di “Modifica del disciplinare di produzione dei vini a denominazione di origine controllata e garantita Barolo“, consente invece l’uso di una sola menzione geografica. Non è più possibile scrivere due vigneti contemporaneamente.
Così Beppe e le due figlie Marta e Carlotta si sono riuniti a fine febbraio per assaggiare nuovi assemblaggi consentiti dalla legge. Secondo la nuova normativa almeno l’85% della menzione geografica in etichetta deve provenire da un solo vigneto.
La reazione di Beppe è stata comunque dura: “E’ stupido. Questa stupida legge non riconosce la reale tradizione del Barolo”.
Ma nonostante il suo forte dissenso Beppe si deve adeguare, e dall’annata 2010 avremo un Barolo Brunate e un Barolo di Barolo.
Fonte: Winespectator – Robert Camuto blog
Il “citrico” può andare fiero, anzi fierissimo, della sua eccezionale abilità d’interpretare il vino secondo l’antica saggezza della sua gente. I vari Barolo del territorio comunale di Barolo provengono da vigne con esposizioni diverse e il microclima di ciascuna varia da quello torrido fino a quello tiepido. Per avere vini di grande qualità ed affidabilità tutti gli anni è assolutamente necessario bilanciare i mosti mescolando le uve provenienti dalle vigne più calde con quelli provenienti dalle vigne più fresche, ed è per quello che lui è sempre stato orgoglioso di poter mostrare quest’abilità citando in etichetta il taglio. Mi spiace che la legge non glielo permetta più. Del resto un’altra fesseria della legge è stata anche l’eliminazione del clone Rosé dal taglio con Michet e Lampìa. Di questo passo non so quali altre fesserie dovrà subire ancora nel prossimo futuro questo grande vino, ma vorrei consolare il “citrico”: i suoi Barolo e quelli di sua figlia rimarranno nel cuore di tutti gli amanti del vino e comunque nel mio, come i migliori che abbia mai bevuto.
@Mario Crosta, idem. Sottoscrivo tutto.
@Massimiliano Montes, leggiti questo articolo che ho tradotto 11 anni fa: http://www.enotime.it/zooms/d/il-barolo-di-giuseppe-rinaldi-visto-da-wojciech-bonkowski
Ratti, nomen omen
Complimenti vivissimi al legislatore. Avanti di questo passo.
@Il Duca, è vero. Bisogna combattere le avversità ambientali e i legulei faziosi… fare il vino è difficile.
Sinceramente non capisco qual è stata l’intenzione del legislatore….
Lasciando la doppia denominazione quale problema ci sarebbe stato ?
@Lorenzo, o un clamoroso errore del Consorzio, oppure possiamo fare solo dietrologia
@Massimiliano Montes, nei consorzi non si fanno clamorosi errori, ma si fanno scelte strategiche, in genere molto dibattute. E si possono anche autorizzare eccezioni o deroghe, cosa che in questo caso non è stata fatta
@Mario Crosta, credo che Rinaldi sia in rotta col consorzio…
@Massimiliano Montes, è in rotta con tutti gli stupidi del mondo. Che gliel’abbiano fatto apposta?
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