Preparare un dolce con la frutta o con gli aromi di frutta è la stessa cosa?
Cucinare una pietanza con ingredienti freschi o usare un prodotto industriale, che può essere la besciamella preconfezionata o altro, è la stessa cosa?
Faccio esempi culinari non a caso, perché per gli alimenti la legge consente di distinguere tra aromi naturali e aromi artificiali. E il buonsenso consente di capire che c’è differenza tra qualcosa preparato interamente con ingredienti freschi o con prodotti dell’industria preconfezionati e artificialmente aromatizzati.
Nel mondo del vino non si può parlare di ciò, pena interventi della repressione frodi.
Questo perché la legge consente di utilizzare una serie di additivi chimici e coadiuvanti capaci di modificare artificialmente la caratteristiche chimico-fisiche e l’aroma finale del vino.
E se un produttore decide di non usare questi prodotti non può comunicarlo al consumatore. Non può scrivere in etichetta: “Sai, mio affezionato consumatore finale, per fare questo vino non ho utilizzato nessuno di quegli additivi consentiti dalla legge”.
Capisco che è più facile produrre un vino o cucinare una pietanza utilizzando prodotti industriali preconfezionati, chi non ha mai usato una confezione di besciamella. Capisco anche che questi prodotti non sono né tossici né illegali, e sono stati regolarmente licenziati per uso alimentare o enologico.
Bisogna però comprendere che un produttore di vino o uno chef che decida di cucinare tutto con le proprie mani, senza ricorrere ad additivi o coadiuvanti, deve avere la possibilità di comunicare al consumatore la sua scelta.
Questo perché è sicuramente più difficile fare una besciamella o una maionese da soli, piuttosto che comprarla già fatta. Ci vuole molto più tempo e molta più bravura.
Così come fare un vino senza usare trucchi chimici, seppur legali, è diverso. Richiede più bravura e certamente un dispendio di tempo ed energie maggiori.
E’ questo il motivo per cui, finché la legge consentirà di usare tutti questi prodotti, noi premieremo chi è capace di fare il vino facendone a meno. E chiameremo questo vino “naturale”.
Leggi anche:
– Vino naturale, biodinamico o biologico
– Se pensi che la chimica nel vino sia una cosa sbagliata, va da un’altra parte!
Ti faccio presente che i “Quattro salti in padella”, i “Bastoncini Findus” possono essere considerati naturali… vedi un po’ tu (anche il Philadelphia in effetti)
Augh!
Roberto
Ma su questi prodotti gli ingredienti è obbligatorio scriverli. Poi se uno se li vuole mangiare sono cavoli suoi.
@Carlo, ma tutta ‘sta preoccupazione per il vino ma zero per la pasta (che mangi tutti i giorni) o per l’olio EVO? E gli ingredienti nei formaggi? Dove sono? Tipo quelli che si comprano sfusi. Tu sai da dove viene il caglio che si usa per fare il Parmigiano Reggiano DOP? Se usano solo caglio e sale o se usano altro? Ti preoccupi di quanto è naturale una bistecca, visto che molti animali vengono nutriti con soia OGM?
Avete un palo nel … e vi preoccupate della pagliuzza nell’occhio.
Saluti
Roberto
Montes prossimo post sulla pasta naturale 😉
Roberto di tutti gli alimenti è obbligatoria l’etichettatura con ingredienti, tranne che per il vino.
Attento a quando ti siedi, non vorrei che ti facessi male all’ugola
@Carlo, quindi tu sai che tipo di grano utilizzano per la pasta che compri? da dove arriva? Che informazione ti da l’etichetta dell’olio? Bevi superalcolici? Che c’è scritto in etichetta?
@Robji, ti concedo di privilegio di godere della metaforicamente della penetrazione anale del caglio di Parmigiano…( e non dire è che una battuta del caglio)…per quanto mi riguarda non compro nessun prodotto industriale nessuno..; anche il formaggio che mangio viene ad un pascolo MIO dove concedo a un buon pastore di pascere il suo gregge (mi paga poi in forme di pecorino)…se poi anche fosse initendo che avessi una pertica nel deretano sarebbe ancora peggio avere ANKE una trave in un”occhio…melgio ridurre il danno no…bevi pure tavernello cHe ti fa bene al cervello
@A3C, mi auguro che non usi caglio industriale per fare il pecorino ma che fabbrichi anche quello.
@A3C, purtroppo di caglio con capisco un caglio…sorry
@A3C, ma come? Tante pippe per la questione lieviti indigeni e non sai il caglio da dove arriva? La differenza tra caglio industriale e caglio autoprodotto equivale alla scelta tra lieviti selezionati e lieviti autoctoni.
Vedi che ho ragione io? Vi preoccupate della pagliuzza!
Augh!
Roberto
gutta cavat lapidem..piano piano piano piano …ce la faremo
Interessante a proposito di questa disfida etimologica anche il capitolo “Natura e tecnica” (ehm, mi pare ma non sono sicuro del titolo) dell’ultimo libro di Dottori “Non è il vino dell’enologo”.
In merito al fatto che certi additivi non siano tossici io non ci giurerei al 100%. Magari non danno tossicità acuta, ma nel lungo periodo?
Comunque imbarazzante la storia dell’etichetta. Invece che dare maggior trasparenza al consumatore tendono a negarla. Bah..