Non si smette mai di imparare. E internet è un buon maestro.
Amo razzolare tra i siti dei produttori enotecnici, e quando ho la fortuna di trovare qualcosa del genere gongolo.
Tutti conosciamo la ruota degli aromi del vino, quella sorta di tabella dove si cerca di sintetizzare a fini didattici gli aromi percepibili nel vino.
Pochi però conoscono la ruota degli aromi tarocchi, ovvero quelli che vengono conferiti al vino da processi di “affinamento” (argh!!!) con trucioli di legno aromatizzati, doghe e polverine varie.
L’enologia del legno riesce addirittura a fare molto più di madre natura, donando al vino aromi di “noce di pecan” (checcavolo è?), verbena, té bianco (uao!).
Oltre ovviamente a dolcezza, freschezza, rotondità, struttura, volume, morbidezza (non sono prodotti di parruccheria, tranquilli) e i classici vaniglia, caffè, cacao, e frutti vari freschi e secchi.
Ho ancora in mente le immagini dei concorsi mondiali di sommellerie, dove si vedono i campioni sommelier elencare decine di descrittori per ogni vino.
Mi chiedo sinceramente cosa ci sia di vero, e soprattutto se per allenarsi hanno una fornitura domiciliare a vita di trucioli, staves e polverine.


Sembra lo stesso principio che si usa per fare un vin brulè, che tristezza. Secondo me andrebbe vietato (in effetti a me pare che “aromatizzare” sia vietato), almeno per garantire credibilità al made in italy che spesso si sbandiera a sproposito. Come al solito : che almeno venga indicato in etichetta. Bravo Massimiliano, però vedi che a questo punto è meglio una vera barrique 😉