Le ragioni del Consorzio

Una lunga conversazione con Pietro Ratti, presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero, ha ristabilito una sorta di “par condicio”, consentendoci di avere un quadro più ampio dei fatti di Langa.

Nei giorni scorsi avevamo pubblicato la notizia delle dimissioni di Rinaldi dal Consiglio di Amministrazione del Consorzio, di cui eravamo venuti a conoscenza in occasione di un’intervista sul caso dei Kit fai-da-te venduti su Amazon.com. (vedi i post precedenti).
Il presidente del Consorzio ha voluto fare alcune precisazioni.

Allora Pietro Ratti, cosa ci dice?
Preliminarmente ci tengo a precisare che l’affermazione “il Consorzio latita” non corrisponde a verità. In relazione alla vicenda dei Kit-fai-da-te ci siamo già messi in moto a settembre, interessando il  Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania.

Eppure qualcuno accusa il Consorzio di una certa inerzia nel prendere le decisioni.
Noi abbiamo una vita societaria intensa, di cui teniamo al corrente i nostri associati mediante circolari. Il mio triennio, sono in carica dal 2010, è stato uno dei più prolifici. Basta ricordare che abbiamo ottenuto la registrazione legale della denominazione “Barolo”.
Capisco che esprimere i risultati della nostra attività mediante circolari possa essere ritenuto da qualcuno limitativo, però sono questi i nostri strumenti di comunicazione.

Ritornando ai Kit fai-da-te, è legalmente possibile una tutela diretta della denominazione da parte del Consorzio? E’ possibile una vostra azione legale contro chi commercializza tali Kit?
No, non è possibile perché ci sono implicazioni di Diritto Internazionale che devono essere risolte e gestite dal Ministero. L’unica cosa che possiamo fare è investire il Ministro della problematica.

Indipendentemente da Amazon.com e dai Kit per Barolo fatto in casa, ci sono altri problemi  di tutela delle Denominazioni da voi controllate?
Non ci sono grossi problemi. Le langhe sono un’area fortunata, la produzione e la vendita vanno bene, nonostante il periodo non felice, e non credo che ci possano essere seri motivi di preoccupazione. Noi tuteliamo le Denominazioni di Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Roero. Forse qualche problema negli ultimi tempi lo hanno avuto le denominazioni più piccole e meno conosciute.
Però ci sappiamo difendere bene, le faccio l’esempio del Dolcetto di Dogliani. I produttori di quella zona hanno deciso coraggiosamente di chiamare il loro vino semplicemente “Dogliani”, con un gesto che privilegia il territorio e la denominazione. Credo che sia una politica che pagherà.

Qual’è secondo lei la forza dei vini delle Langhe? In un periodo di crisi solo voi e qualche altra Denominazione continuate a sostenere il mercato con trend positivi.
La forza dei nostri vini, ma credo che si possa estendere a tutto il territorio italiano, è dovuta a tre fattori: la coltivazione di vitigni autoctoni, la vinificazione in monovitigno, l’uomo. La terza è la più importante, perchè solo l’azione collettiva dei produttori, piccoli e grandi, può far decollare una denominazione e sostenerne le vendite.

Grazie a Pietro Ratti.

Il Barolo fatto in casa
A special thanks to Tom Hyland for the picture

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