Le posso proporre un vino libero?

Il proprietario di un ristorante della capitale mi pone con sguardo ammiccante la fatidica domanda.

“Ma libero da che?” Gli chiedo io…

“Ma come! Non conosce il vino libero? Il vino libero è un vino etico inventato da Oscar Farinetti, quello di Eataly!”

“Si… ma libero da cosa…?”, insisto.

“Libero perché… ehm ecco, libero da sostanze tossiche tipo i pesticidi”.

Tiro fuori il mio IPad e mi connetto al sito internet vinolibero.it, scaricando il disciplinare.
“Vede? I pesticidi nell’agricoltura per il vino libero si possono usare”.

Il proprietario scioccato mi guarda e balbetta: “ma sarà libero da qualche cosa… li che c’é scritto?”

“E lo chiede a me? Lei me lo ha proposto, me lo dica lei da cosa è libero!”

Il malcapitato scorre rapidamente il “Manifesto del vino Libero” e rimane a bocca aperta davanti a una frase in grassetto:  Il vino è libertà!
“Non sarà mica una roba di Berlusconi?” mi chiede spaurito…

Lo rassicuro, il Vino della Libertà potrebbe essere un buon nome per un partito politico ma fino ad oggi non ha nulla a che vedere col Silvio nazionale.

In effetti scorrendo il “Disciplinare del Vino Libero” non si capisce proprio da cosa è libero: tra tante chiacchiere e sterile prosopopea degna di un causidico avvocato ottocentesco, o del peggior pubblicitario contemporaneo, si capisce che sono consentiti: pesticidi e tutti i fitofarmaci in commercio, diserbo chimico per il 10% della superficie vitata, lieviti selezionati e batteri malolattici, mosto concentrato e mosto concentrato rettificato, dealcolazione, concentrazione, e tutti gli additivi chimici e coadiuvanti consentiti dalla legge.

Gli unici due limiti imposti agli associati sono: di mantenere i livelli di anidride solforosa sotto il 40% dei limiti legali consentiti, ovvero 150 mg/l per il vino convenzionale rosso e 200 mg/l per il vino convenzionale bianco o rosato, che nel vino libero diventano rispettivamente 60 mg/l e 80 mg/l; il divieto di uso di fertilizzanti chimici, quelli organici o organo-minerali sono consentiti.

Poi per il resto è tutto libero! Forse da qui nasce il nome…

Ma allora… il vino libero esiste già!

 

32 thoughts on “Le posso proporre un vino libero?

  1. Federico Orsi

    In realtà i limiti di SO2 sono:
    Rossi (secchi) 150mg/l conv, 100mg/l Bio e 90mg/l Vino Libero
    Bianchi (secchi) 200mg/l conv, 150mg/l Bio e 120mg/l Vino Libero
    Chiaramente i livelli del Vino Libero sono stati scelti appena sotto a quelli del Bio… alias addirittura meglio del Bio. Grande marketing!! Peccato per i pesticidi. In effetti loro dicono “Libero da un uso esasperato e sbagliato della chimica”… usano solo quella buona e giusta!

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    1. Massimiliano Montes

      @Federico Orsi, in effetti il disciplinare si rifà ai limiti legali convenzionali, proponendo un abbattimento al 40%. Comunque i numeri sono quelli.
      Ti dirò che ci si barcamena con difficoltà tra le tante parole del cosiddetto manifesto e del disciplinare. Tanti bla bla che mascherano l’assenza di una reale “disciplina” agronomica e enologica: tutto demandato a rinviato ai limiti della legislazione vigente (al netto delle tante parole utilizzate).

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  2. Robji

    Pensa che c’è chi fa di peggio, scrive che non usa nulla di nulla ma ci si deve fidare sulla parola… si chiama Vino Naturale 😛

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    1. Massimiliano Montes

      @Robji, ma veramente… il disciplinare di VinNatur proibisce l’uso di pesticidi, i vini vengono analizzati e chi trasgredisce accomodato alla porta. Più chiaro di così!
      grazie Robji 🙂

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      1. Robji

        @Massimiliano Montes, è un’associazione che non mi può garantire la veridicità delle analisi, sempre se le fanno… sono pubbliche? Comunicano al mondo chi viene espulso è perché? chi controlla i controllori?

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        1. consuelo

          @Robji,
          ha ragione, ma chi ti garantisce che vin natur sia realmente naturale? ma chi fa le analisi? chi mi garantisce che il solfato di rame (usato nel “biologico”) sia meno tossico del roundup? ma chi lo ha dimostrato???

    2. Nic Marsél

      @Robji, alcuni scrivono sul retroetichetta e a quanto pare a proprio rischio e pericolo. Oltre alle trappole formali legate all’etichettatura (che mietono vittime anche tra i convenzionali) questi produttori devono essere pronti a subire le visite supplementari di chi controlla i dati analitici dichiarati. La trasparenza non è ben vista.

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        1. Nic Marsél

          @Robji, macchè … secondo me poni delle domande giuste. Ma vogliam parlarne seriamente o la buttiamo sempre in caciara? Il bastian contrario può avere la sua funzione però un minimo di dialogo è necessario 🙂 Ad esempio il protocollo delle analisi di VinNatur è tema importante. Ma c’è modo e modo. Poi vedi tu.

        2. Robji

          @Nic Marsél, io pongo domande serie. Chi garantisce per i controlli fatti da Vinatur (ma lo stesso vale per altri)? Qual’è il protocollo adottato per i test? A quale ente e/o laboratorio certificato si appoggiano? Dove trova il consumatore gli esiti dei test? Come viene segnalato chi sgarra?

          P. S.: una nota OT: Massimiliano, ma una versione mobile del sito? No, eh? 🙂

        3. Massimiliano Montes

          @Robji, ma sai che ci sto pensando? Il problema è che da hobby gustodivino sta diventando lavoro… ci vuole tanto tempo disponibile! Se commissiono il sito mobile ad altri, invece ci vogliono tanti soldi 🙂

        4. Nic Marsél

          @Robji, qualcosina la trovi qui (NON la risposta a TUTTE le tue domande) http://www.vinnatur.org/2013/06/30/analisi-dei-pesticidi-entriamo-nel-dettaglio/ E’ un argomento piuttosto vasto, complesso e delicato e che non credo possa essere chiuso con un commento o un post. Certo che un’associazione che usa proprio le analisi ANCHE come formidabile strumento di marketing, dovrebbe essere (forse) più strutturata nel metodo e più efficace nella comunicazione. Tuttavia temo che non possano denunciare alle autorità un produttore bio positivo ai pesticidi, e allo stesso tempo non saprei se le analisi possano essere pubblicate per problemi di privacy. Villa Favorita è alle porte: quale migliore occasione per avvicinarsi e parlarne? A me pare che nessuno stia facendo un lavoro più serio (stato cattivo compreso), ma sarei felicissimo di sapere che ci sono alternative migliori.

  3. fabrizio piva

    Veramente non si può scrivere “naturale” nemmeno su uno scaffale di enoteca…
    Io tendo a fidarmi sulla parola ma questa di Vino Libero è una furbata, un’operazione commerciale, un rimescolamento di carte che assomiglia ai rimpasti di governo della Prima Repubblica.
    Fabrizio

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  4. Claudio Lauricella

    @Robji, @Massimiliano Montes. Il problema si risolve in maniera banale con l’obbligo di indicare in etichetta i trattamenti agronomici e enologici. Poi ognuno si chiami il vino come vuole.

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  5. L'agendina.wordpress

    Ti condivido pienamente Montes. E se un ristoratore mi propone un vino dicendomi che è un vino libero di farinetti come minimo becca l’infamata su tripadvisor. 🙂 po gli ordino un cinquant’anni zamò

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  6. Massimiliano Montes

    Forse ha ragione Claudio Lauricella. La “soluzione finale” è in una valida etichettatura, che contenga tutto.

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    1. Lorenzo

      @Massimiliano Montes,
      Un’etichetta non può contenere tutto, tranne il riferimento ad una norma.

      E’ la norma che “manca”.

      Come esiste il Vino Biologico, qualcosa sul Biodinamico possiamo inventarci pure (non esistendo una normativa di riferimento se non un marchio commerciale).

      Diamo una definizione giuridica di vino “naturale” o come volete voi, basterà citare la norma, così come accade sul biologico.

      Il tema, tra l’altro, non è solo informativo nel confronti del consumatore, ma soprattutto legale. Se rivendico in etichetta la dicitura “vino biologico”, ma poi non lo è, vado incontro ad una serie di reati civili e penali. Questo è il punto.

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  7. Eretico Enoico

    A tale proposito nel pomeriggio ho assistito ,presso AIS Milano , ad un altro bel colpo al fianco del movimento ” vino al naturale/ artigianale/non industriale”…Le grandi potenze enologiche cominciano a prendersi , con uno schieramento su piu’ fronti ,anche questa fetta di mercato ed il progetto WINE RESEARCH TEAM ovvero la NUOVA FRONTIERA DEL VINO ,senza solfiti aggiunti ( ma tutto il resto si ) per la regia del dott. Cotarella e’ qui ” per vincere ” , come recita la brochure.
    Sostanzialmente 25 aziende convenzionali hanno aderito al progetto presentando ( quasi precettate dalla sensazione che si ha conversando con alcuni di loro ) nella maggior parte dei casi dei vini con un livello quasi inesistente di solfiti , vini tutti o quasi prodotti per il primo anno , vini che spesso non sono nei cataloghi delle case , vini che sono usciti per andare al vinitaly, vini che ( non faro’ nomi ) sono spremute di legno vivo , giovani, “californiani “ad essere benevoli …insomma il consumatore sara’ sempre piu’ bombardato da messaggi enoici atti a rendergli molto difficile comprendere quale sia il ” vino al naturale”.
    p.s. segnalo la presenza del ministro Martina,dell’ambasciatore del fu AisRoma dott. Vespa e del presidente D’Alema in qualita’ di vigneron ( con una bomba fruttata,giovane,iperbarricata di cabernet autoctono ma confesso che e’ stata una simpatica chiacchierata con il presidente )…qualcosina di interessante c’era come la corvina veronese in purezza senz a solfiti di Allegrini

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    1. Massimiliano Montes Post author

      @Eretico Enoico. D’Alema è come Attila, dove passa lui non cresce più l’erba. E’ la nostra arma biologica, lo abbiamo inviato in quella compagnia appositamente 😉

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  8. Lorenzo

    @Nic, @Massimiliano,

    vedete perchè ci vuole una normativa di riferimento ?
    tutti si possono svegliare la mattina ed inventarsi una tipologia di vino.

    A me è capitato tra le mani un BIOETICO una volta!

    Facciamo un consorzio per il vino nazionalpopolare ed un’altro per il vino poetico?

    🙂

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  9. carlo

    “Gli unici due limiti imposti agli associati sono: di mantenere i livelli di anidride solforosa sotto il 40% dei limiti legali consentiti, ovvero 150 mg/l per il vino convenzionale rosso e 200 mg/l per il vino convenzionale bianco o rosato, che nel vino libero diventano rispettivamente 60 mg/l e 80 mg/l; il divieto di uso di fertilizzanti chimici, quelli organici o organo-minerali sono consentiti.”
    .. diserbo chimico 10%…

    Quanti produttori “applicano” quelle 6-7 righette sopra? Vuoi farti un giretto qui in langa e poi mi dici..

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    1. Massimiliano Montes Post author

      @carlo… stai parlando male di una grande maggioranza di produttori 😉

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      1. carlo

        @Massimiliano Montes, no, non voglio parlare male di nessuno, ho tantissimi amici tra loro, ci mancherebbe. Ma, detto terra-terra, senza tanti numeri, percentuali e virgole,
        un po’ come mi insegnava mio nonno, basterebbe guardare quanto tempo trascorrono i manovali tra i filari. E già si capisce molto.
        Così eh, detto da uno che “non sa scrivere ne leggere..”
        Buona giornata.

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    2. gp

      @carlo,
      come si desume dal commento di Orsi (vedi sopra), i limiti massimi della solforosa per i cosiddetti “vini liberi” non sono quelli che lei cita, ma 90mg/l per i rossi e 120mg/l per i bianchi. E’ importante sottolineare due cose:
      – a quanto mi risulta, non è previsto nessun controllo che questi limiti siano realmente rispettati, a differenza che per il vino biologico;
      – i limiti massimi sono più bassi del 10-20% rispetto a quelli previsti dalla recente normativa europea sul vino biologico, ma va tenuto presente che i limiti europei sono stati il frutto di un compromesso con i paesi produttori di vino del Nord Europa che per motivi soprattutto climatici fanno un ricorso maggiore a questo additivo.
      In un paese a clima temperato come l’Italia un produttore di vino biologico dovrebbe essere quasi sempre in grado di tenersi abbondantemente al di sotto di quei limiti, e la sua filosofia (sempre che ci creda veramente) dovrebbe spingerlo ulteriormente in quella direzione. Al contrario, possiamo stare certi che i “furbetti del vinino” che aderiscono al manifesto del cosiddetto “vin libero” non si faranno scrupolo di sfruttare fino all’ultimo mg i limiti che si sono dati …

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      1. gp

        Nel documento linkato effettivamente si legge: “è fatto obbligo mantenere i livelli di anidride solforosa sotto il 40% dei limiti legali consentiti”. Sembra però che lì si siano espressi male (!), dato che per esempio qui http://www.vinolibero.it/modello-di-enologia/ sono riportati senza possibilità di errore i limiti che abbiamo citato Orsi e io, che sono poi quelli più volte sentiti in giro.
        Riguardo ai dati sulla solforosa contenuta nei “vini liberi”, a parziale correzione di quanto ho scritto, nel sito che ho appena citato si riportano i certificati di analisi dei vini, anche se non sempre e non tutti aggiornati.

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        1. Massimiliano Montes Post author

          @gp, In effetti sembra un giochino di parole tra “abbattimento di almeno il 40%” e abbatimento “sotto il 40%”.
          Oscar Farinetti è un prestigiatore 🙂

        2. Massimiliano Montes Post author

          Abbiamo commentatori svegli e intelligenti… sono contento

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