La prima volta che andai negli USA rimasi stupefatto dalle dimensioni. Dei bicchieri!
Se da noi chiedi un bicchiere d’acqua ti danno il classico bicchiere in vetro che sta nel palmo. Domandare un po’ d’acqua in USA significa vedersi presentare il secchio del mocio travestito da bicchiere con un litro e mezzo d’acqua dentro.
Al mattino noi sorbiamo una tazzina di caffé. Loro trangugiano un beverone di un paio di litri che chiamano caffé.
Noi abbiamo il brick del latte o la bottiglia da un litro. Da loro i recipienti (chiamarli bottiglie mi sembra riduttivo visto che assomigliano più al bidoncino con cui si fa benzina quando si rimane a secco) si misurano in “galloni”: un gallone equivale a circa quattro litri, il recipiente più piccolo è di un gallone.
Altra regola d’oro negli USA è il free-refill. Quando prendi un panino al fast-food paghi un bicchiere (secchio del mocio) di bibitone e quando finisce lo puoi liberamente riempire. Le macchinette distributrici di bibite sono collocate in sala a disposizione del pubblico.
Il free-refill è l’anima del commercio di bibite negli USA. Chi non fa free-refill non vende.
Stessa regola vale per gli alcolici. Una volta in un bar ordinai un margarita, convinto che me lo servissero nel classico calice a cono.
Mi arrivò invece un barilotto da circa cinque litri, pieno di cubetti di ghiaccio e stracolmo di tequila.
Ero osservato da alcuni energumeni tatuati con barbe e capelli lunghi che sogghignavano, e per non fare cattiva figura lo scolai tutto, fino in fondo.
Inutile dire che ebbi difficoltà a trovare l’uscita.
Questo per far comprendere che limitare le dimensioni extra-large negli Stati Uniti è un eresia, suscita reazioni di panico e indignate proteste tra la gente.
Si può comprendere così una cosa a noi eurpoei poco chiara, cioè le reazioni scomposte alla legge dell’ex sindaco di New York Bloomberg che aboliva i bicchieri XXL di bevande zuccherate.
L’azione lobbistica delle aziende produttrici di bibite ha avuto gioco facile nel sobillare la popolazione contro il Sindaco.
La decisione di Bloomberg era condivisibile, perché le grandi dimensioni delle bibite zuccherate si traducono inevitabilmente in grandi dimensioni della popolazione (vedi la foto sotto il titolo).
Però, così come è difficile imporre a un bambino di consumare meno merendine, è altrettanto difficile spiegare a una popolazione infantile come quella americana un minimo di regole alimentari salutistiche.
Questo meccanismo consolidato è il substrato fertile su cui prolifera l’industria dello junk-food e dei bibitoni.
Attenta Europa.