L’incauta definizione di “affinamento” da parte di un’enologa in questo post mi ha tolto il sonno. Chiamare affinamento l’aromatizzazione del vino con pezzi di legno alla vaniglia, al caffè o al sapor di chiodo di garofano è un’evidente forzatura, però avrà i suoi motivi di esistere.
Allora ho provato a mettermi nei panni dell’enologo: devo fare un vino con quel profumo e quel sapore che, a mio insindacabile giudizio, mi consente di vendere più bottiglie.
Per ottenere questo risultato metto a bagno del vino una busta di nylon con dei pezzettini di legno aromatizzato (chips) o dei listelli di legno aromatizzati (staves).
Li lascio a mollo più o meno a lungo, in base al grado di aromatizzazione che desidero, et voilà il gioco è fatto. Un po’ come fare il té.
Le aziende di prodotti enotecnici vendono e pubblicizzano una lunga serie di aromatizzanti per vino, dai gusti più svariati per tutte le esigenze.
Certo, chiamare questo procedimento “affinamento” mi fa venire crisi di pianto inconsolabile, ma proviamo lo stesso a fare il gioco dell’enologo.
Ho scelto una serie di vitigni e ho cercato di abbinare loro il giusto aroma e il giusto prodotto. Questo è quello che ne è uscito fuori, se chi legge ha idee diverse o accostamenti secondo i propri gusti ce lo dica e rimedieremo.
– Pinot noir. Qua è facile: chiodo di garofano! Ovvero NOBILE SPICE: esalta i caratteri fruttati e speziati, amplia la struttura del vino.
– Sangiovese. Ci vedrei cioccolato e caffè… mi ricorda certi vini noti. NOBILE STAVE INTENSE, aroma di caffé, tostato, cioccolato.
– Un bianco, il Carricante! Il bianco etneo per eccellenza, lo facciamo alla vaniglia? BOISELEVAGE a tostatura leggera.
– Il Nebbiolo… non poteva mancare. Dunque, se preferite un nebbiolo tradizionale vi consiglierei INCANTO N.C. RED conferisce note evidenti di legno tostato e aumenta la struttura, il volume e la dolcezza gustativa. Per un Nebbiolo più dolce e vanigliato, moderno e giovane (come piace a noi enologi): NOBILE SWEET aumenta la sensazione di dolcezza, apporta note di tostatura e boisé (cheppoi significa vaniglia).
– Il Sagrantino. Si sa, è il vino strutturato per eccellenza. Ci vuole qualcosa di forte: NOBILE STAVE ELITE a doppia tostatura, note di caffè, grigliato e tostato, apporto di rotondità, aumento del volume all’attacco e lunghezza al palato.
– Il principe dei bianchi: lo Chardonnay. Anche qui si gioca facile… come si fa lo Chardonnay in Italia? Nocciola e vaniglia! Allora NOBILE STAVE REVELATION sentori di nocciola fresca e mandorla tostata, con una piccola aggiunta di BOISELEVAGE a tostatura media.
Un piccolo poscritto. L’Incanto N.C. che ho citato a proposito del Nebbiolo non è né chip né stave, ma “un’alternativa all’uso di legni alternativi” come lo definisce Enartis. Chips e Staves sono chiamati in enologia “legni alternativi”, ma Enartis è davanti a tutti, precede il futuro, e ha inventato l’alternativa all’alternativa! La polvere solubile che “simula gli effetti dei chips di quercia” (che a loro volta simulano l’effetto delle botti e delle barriques).
Non è psicopatologia, è enologia!
L’ultima frontiera sarà quella di trovare un alternativa al vino, da produrre senza uva, qualcosa di profondamente innovativo… lo potremmo chiamare l’INNO-VINO, un prodotto alternativo da “affinare” con polveri alternative all’uso di legni alternativi.
Secondo poscritto, dedicato a chi ama i Sur Lies (si, mi riferisco proprio a te Nic Marsel): il SURLì NATURAL, scorze di lievito ad elevato contenuto in mannoproteine da utilizzare in sostituzione o in sinergia con le fecce fini di fermentazione per l’affinamento sur lies. In sole 6 settimane di trattamento SURLì NATURAL migliora la stabilità e le caratteristiche sensoriali del vino.
Ed è pure biologico!!!
sei semplicemente geniale… vediamo cosa rispondono i vari enologi con l’animo sensibile
E per i veri appassionati, sul sito di Laffort (vedi NOBILE) c’é anche una tavola degli aromi!!!
@A3C… delegittimano, in buona (pessima) compagnia. O almeno ci provano 😉
Ma gli aromatizzanti non sono vietati dalla legge? Comunque grazie per la dritta: magari quest’anno mi preparo in casa un fragolino “surli Natural” 🙂
Ottimo l’abbinamento col sangiovese, bravo.
se tutto il legno di barriques e botti francesi arrivasse davvero dalla Francia non ci sarebbe più un albero in quella nazione…
inoltre l’uso di chips invece di botti e barriques riduce l’impatto ambientale che l’uso del legno in affinamento vini inevitabilmente causa…
c’è sempre più di che riflettere!!!
@carlo, Fottere il vino o salvare le foreste.. che dilemma, così mi metti in difficoltà.
@Massimiliano Montes, un dilemma che non c’era quando hanno disboscato tutte le foreste della Sardegna per fare le traversine delle ferrovie della penisola. I boschi vanno coltivati e il prodotto del bosco coltivato va pagato esattamente come quello dei campi di grano o di riso. Non si prende il legno delle botti dalle foreste, quindi l’ambiente non lo si fotte. Anzi, creare alberi che vivono e ossigenano l’ambiente per anni, prima di essere tagliati per farne botti, è un vantaggio per l’ambiente e non un danno. Ci vuole onestà intellettuale anche nell’ambientalismo. Altrimenti son soltanto chiacchiere al vento. Raglio d’asino non sale al cielo.
@Mario Crosta, chissà se il fatto che i vini che mi piacciono di più maturano in botti vecchie, può essere la soluzione
@Massimiliano Montes, per diventare vecchie, devono essere state anche giovani. E la gente normale preferirebbe fare, con le vecchie e le giovani, come recita Cecco Angiolieri:
S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempestarei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo;
s’i’ fosse papa, serei allor giocondo,
ché tutti cristïani embrigarei;
s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei?
a tutti mozzarei lo capo a tondo.
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faria da mi’ madre,
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lasserei altrui.
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