Una delle regioni vinicole paesaggisticamente più affascinanti è la valle del fiume Douro in Portogallo, famosa per la produzione del vino Porto.
Il fiume Douro (o Duero in Spagnolo) nasce dai monti Picos de Urbión nella Spagna settentrionale, e scorre verso il Portogallo sfociando nell’Atlantico nei pressi della città di Porto. Attraversa da est a ovest le regioni a nord del Portogallo, insinuandosi tra terreni granitici che gradatamente si trasformano in alluvionali prima di immettersi nell’oceano. Meta privilegiata del turismo sia nazionale che internazionale, le anse del fiume nascondono paesaggi incantevoli, tra macchia mediterranea e vigneti scoscesi.
La regione diventa famosa a partire dal 1693, quando le pesanti tasse che Re Guglielmo III impose sui vini Francesi, principalmente a causa della guerra, costrinse i commercianti Inglesi a reperire vino a prezzi competitivi, trovando nel Portogallo, da sempre in buoni rapporti con l’Inghilterra, un buon fornitore di vino: iniziò così la grande fama del vino Porto.
Il commercio del Porto crebbe negli anni, seguendo le alterne vicende politiche della regione, fino alla seconda metà del 1800, quando la fillossera operò una devastazione anche maggiore che negli altri stati europei. Nel 1937, fu istituita la “Junta Nacional do Vinho” con lo scopo di incentivare economicamente la produzione di vino nel paese, determinando la rinascita dei vini portoghesi.
Le denominazioni portoghesi.
I disciplinari di produzione Portoghesi indicano la definizione geografica della zona, la superficie totale che può essere coltivata a vite, la varietà delle uve permesse, le rese massime dei raccolti, le modalità di vinificazione, i periodi minimi di maturazione del vino prima di potere essere immesso sul mercato e le indicazioni generali da riportare nelle etichette. Le DOC di Porto e Madeira hanno organi di governo propri e che stabiliscono specifiche norme di produzione.
Le categorie previste dal sistema di qualità del Portogallo sono le seguenti:
– Vinhos de Mesa, equivalente al nostro vino da tavola.
– Vinhos Regionales, con l’indicazione della regione vinicola di provenienza.
– Indicação de Proveniencia Regulamentada, che equivale all’Indicazione Geografica Tipica Italiana.
– Denominação de Origem Controlada, DOC – Vini a Denominazione d’Origine Controllata.
Nel caso di vini monovarietali il vino deve essere prodotto con almeno l’85% della varietà.
Inoltre è possibile descrive i vini nel seguente modo:
– Vino verde, per i vini giovani per i quali è consigliato il consumo subito dopo l’imbottigliamento.
– Vino maturo per i vini che richiedono un certo periodo di affinamento prima di essere consumati.
– Vino Garrafeira, equivale alla dizione Riserva; i vini Garrafeira devono essere affinati almeno 6 mesi nel contenitore di produzione e per altri 6 mesi in bottiglia. I garrafeira rossi devono maturare per almeno 2 anni nei contenitori di produzione e per almeno un anno in bottiglia.
La valle del Douro.
La “vitis vinifera” è stata molto probabilmente importata in Portogallo, così come in tutto il bacino del mediterraneo, dai Fenici, che a loro volta avevano imparato la vinificazione dell’uva dalle popolazioni mediorientali e caucasiche.
Le tecniche di impianto e coltivazione nel Douro risalgono all’epoca romana, quando i genieri romani decisero di coltivare le viti sui pendii collinari, riservando il fondovalle ad altre coltivazioni.
Le pendenze elevate delle anse che costeggiano il fiume, costrinsero a edificare terrazzamenti delimitati da muri in pietra secca, i socalcos. I socalcos più antichi risalgono all’epoca romana e al medioevo, quando i monaci cistercensi delimitarono le aree produttive in quintas, appezzamenti più grandi, e in casais, piccole proprietà rurali.
In epoche più recenti i socalcos vennero sostituiti dai patamares, senza muretti in pietra ma con bastioni di terra a gradoni.
Ancora oggi è uno spettacolo percorrere le vie tortuose che seguono il fiume e ammirare gli imponenti terrazzamenti vitati che lo costeggiano. Le aziende agricole mantengono il nome medievale di quintas per identificare gli appezzamenti abbastanza omogenei per uvaggio e composizione del terreno.
La valle del Douro è stata una delle prime zone vinicole al mondo ad essere certificata per qualità. Nel 1756, l’allora capo del governo portoghese Sebastião José de Carvalho Marchese di Pombal creò la “Companhia para a Agricultura das Vinhas do Alto Douro” introducendo i primi meccanismi di organizzazione e controllo della qualità legati al territorio.
Porto, Porto, Porto!
Le tecniche di vinificazione dei vini fortificati risalgono all’epoca della grande navigazione oceanica. Le navi stivavano grandi quantità di vino in barili, che però, a causa dell’alta temperatura delle stive e della malconservazione, andavano a male. Gli inglesi recuperarono dai monasteri benedettini e cistercensi un metodo già utilizzato in passato, che consisteva nell’aggiungere alcol etilico al vino fino ad aumentarne la gradazione a 18-20°. Questo sistema impediva rifermentazioni e ossidazioni eccessive. E’ così che nascono, oltre al Porto, il Madeira (dal nome dell’omonima isola postoghese al largo delle coste marocchine), gli Sherry (nella zona di Jerez, in Spagna) e il Marsala in Sicilia.
Il Porto viene prodotto esclusivamente con uve provenienti dalla regione del Douro. La cura dei vigneti nel corso dei secoli ha consentito la sopravvivenza di centinaia di autoctoni, che hanno origini a volte millenarie. I principali vitigni utilizzati sono: Touriga Nacional, Touriga Francesa, Bastardo, Tinta Roriz (o Tempranillo), Moscatel, Malvasia Fina, Códega, Gouveio, Rabigato e Viosinho. Tradizionalmente il Porto è frutto di un assemblaggio di uve provenienti da diversi vigneti, vinificate con tecniche differenti, e di diverse annate; ma recentemente si utilizza anche il metodo “Quinta unica”, ovvero con uve proveniente da una sola tenuta. A differenza di molte altre aree del mondo, in cui il singolo vigneto è valutato come “top di qualità”, nel Porto, la “Quinta unica” si classifica su un gradino di qualità inferiore rispetto al Vintage. Il “Quinta unica”, o Single Quinta, viene prodotto in buone ma non eccellenti annate, non dichiarate come “Vintage” dall’Instituto dos Vinhos do Douro e do Porto.
La vendemmia è manuale, anche per la difficoltà di raccolta dell’uva sui terrazzamenti collinari. L’uva non viene diraspata e le bucce vengono lasciate a macerare nel mosto. La fermentazione parte spontaneamente con lieviti indigeni, senza inoculo di fermenti selezionati, e viene bloccata nelle fasi iniziali con l’aggiunta di alcol etilico (la tradizione vorrebbe da distillazione delle stesse uve) fino a stabilizzare la gradazione intorno ai 20°. In questo modo il Porto conserva una dolcezza naturale con un grado alcolico noto, che impedisce rifermentazioni o crescite batteriche. L’acidità malica iniziale viene ovviamente conservata intatta, perchè l’aggiunta precoce di alcol inibisce la trasformazione malolattica.
Il vino non viene filtrato, ma attende una sedimentazione per gravità delle fecce prima dell’imbottigliamento. La conservazione del Porto è effettuata nelle tradizionali pipas, barili da 434 litri, per un periodo oscillante dai 3 ai 50 anni.
L’Instituto dos Vinhos do Douro e do Porto ha stabilito, in ordine di qualità crescente, sette categorie di Porto: bianco, ruby, tawny, tawny invecchiato (“aged tawny” che può essere commercializzato dopo un periodo di invecchiamento da 10 a 40 anni), colheita, LBV (Late Bottled Vintage), e Vintage, il più pregiato. Il porto bianco è prodotto esclusivamente da uve bianche ed invecchia in grandi botti di legno di quercia, da oltre 20.000 litri. Il porto ruby è prodotto da uve rosse ed invecchia anch’esso in grandi botti di legno di quercia.
Il bianco e il ruby sono le varietà più fruttate, con minori aromi terziari e note ossidative. Questo perché il basso rapporto volume/superficie delle botti grandi li preserva da una rapida ossidazione.
Le categorie superiori si affinano invece nelle pipas da 434 litri, per periodi progressivamente crescenti, fino a 50 anni. Il colore del vino nel tempo tende a modificarsi, dapprima si schiarisce perdendo le tonalità rosse proprie dell’uva, quindi assume un colore sempre più ambrato, tendente al miele di castagno. Il porto bianco, normalmente giallo pallido quando è ancora giovane, col tempo tende a scurire diventando giallo-dorato tendente al castano.
La complessità aromatica aumenta negli anni, arricchendosi di note di frutta secca, datteri, fiori appasiti. L’elevata acidità iniziale gioca un ruolo fondamentale per la corretta evoluzione aromatica e il giusto affinamento. Le qualità più elevate terminano l’affinamento con un periodo in bottiglia.
Il Douro: gli altri vini
Negli ultimi decenni la aziende hanno cominciato a vinificare e commercializzare anche molti vini non fortificati, sia bianchi che rosati o rossi. L’uva che ottiene i migliori risultati è il Tinta Roriz (detto anche Aragonez o Tempranillo) ma vengono prodotti rossi anche con uve Touriga Nacional, Touriga Franca, Tinta Barroca e Tinto Cão. I bianchi sono in genere assemblaggi di Malvasia Fina,Viosinho, Gouveio e Rabigato. I vini affinati per un periodo più lungo si possono fregiare in etichetta delle diciture “Reserva” o “Grande Reserva”.
Esisitono altre tipologie di vino prodotte nel Douro, poco note ma non per questo meno interessanti.
La Colheita Tardia, un vino rosso dolce da uve surmature, intenso e raffinato. Il “Moscatel do Douro” un vino fortificato prodotto ad alta quota solo con uve Moscatel Galego, e persino le bollicine con l’Espumante do Douro.
Maronna che mattone! Alla sandro sangiorgi. La corazzata Potemkin dell’enolgia.
@Giorgia,
Beh, Porto o Porthos… ci siamo quasi
Da qui nasce il significato di “farsi una pipa”. Di Porto, ovviamente.
Complimenti Massimo per la materia argomentata con dovizia di particolari; sarebbe cosa bella un giorno organizzare un tour enologico in questa magnifica regione.
@Davide Marrale, spero proprio di poterci andare…
GRAZIE!!!! Davvero interessante e piacevole lettura!! Per non parlare delle foto!!!! Io parto! .-)