Questa sigla poco nota al grande pubblico cela le normative che regolano i contributi europei all’agricoltura. La riforma della PAC dopo il 2013 prevederebbe una drastica riduzione delle contribuzioni pubbliche.
La proposta deriva dai risultati dei lavori di un panel di esperti che nel 2009 redassero una dichiarazione comune che si proponeva di eliminare tutti quei sussidi che stimolano la produzione e sostengono il reddito degli agricoltori.
Il Commissario UE all’Agricoltura Dacian Ciolos, creò un sito internet per raccogliere le opinioni dei cittadini europei e redasse delle linee guida, per la verità abbastanza generiche.
Le linee guida prevedevano un maggior controllo sulla filiera alimentare e su possibili contaminanti, favorire la concorrenza e limitare le contribuzioni. Propositi generici.
Il 26 giugno 2013 il Parlamento, il Consiglio e la Commissione europea hanno siglato un accordo sul futuro della politica agricola, la votazione finale è prevista il 20 novembre con voto in seduta plenaria del Parlamento europeo.
La prospettiva di tagli ai finanziamenti pubblici preoccupa anche il mondo del vino, perché i contributi hanno consentito la realizzazione di infrastrutture a volte anche di notevoli dimensioni ed impatto, a volte solo marginalmente utili alla produzione enoica, che hanno comportato una notevole esposizione finanziaria di alcuni soggetti. Ma anche a livello di impresa piccola ed artigiana, per quelle poche briciole pervenute che hanno contribuito a sostenere tanti piccoli vignaioli.
Cosa succederà dopo il 2013 ancora non è chiaro. In un intervento di ottobre Ciolos affermava che la UE non aveva intenzione di ridurre le sovvenzioni alla viticoltura: “La Commissione europea non prevede un’altra riforma del settore del vino in Europa. Il comparto ha bisogno di poter lavorare ed assicurare la messa in opera di quello che già esiste”.
Di sicuro alcuni settori della produzione enoica italiana hanno paura. Il mercato non è stato brillante negli ultimi anni e i grandi gruppi che si sono esposti finanziariamente rischiano, se venissero loro tagliate le contribuzioni pubbliche.
Noi consumatori e cittadini ci chiediamo il significato di queste contribuzioni. Sarebbe utile verificare dove sono finiti i soldi e come sono stati spesi. Se veramente sono serviti ad infrastrutture lavorative, insieme ad altri fondi come quelli dei Patti Territoriali degli anni passati.