Il “vino biologico” non è “vino naturale”: continua la disinformazione di blogger e giornalisti compiacenti. Ma la notizia è il prossimo Padiglione Bio del Vinitaly che ingloberà ViViT.

Chiedetevi perché. La storia dell’informazione è sempre stata una storia di compravendita a peso: prima c’erano i giornalisti paludati e adesso abbiamo blog che pretendono il primato assoluto dell’informazione enoica.

Cui prodest? Chiedetevi sempre il perché di un’informazione taroccata. C’è sempre qualche interesse da compiacere. E gli interessi, anche quelli economici, si sa, hanno nome e cognome. Il “compiacimento”, chiamiamolo così, è nei confronti di singole persone, che ti ricambiano in qualche modo.

Nei giorni passati mi sono dilettato a leggere su un famigerato (ex famoso) blog di cose enoiche le seguenti frasi:

“Il 2014 sarà il primo anno del Vinitaly Biologico, ché già bioqualcosa lo era diventato con l’avvento del salone Vivit dei vini naturali (…) Un dubbio, però, mi assale: se nell’offerta ai visitatori calcoliamo anche Cerea e Villa Favorita la questione si complica a tutto danno degli operatori del settore. Mi chiedo: non saranno troppi quattro saloni per il bioqualcosa?”

Bioqualcosa? Biologico-naturale?
Lo stesso blog ci avvisa che Federbio ha annunciato l’accordo con l’Ente Fiera per l’apertura di uno spazio dedicato alle produzioni biologiche certificate: un padiglione del vino biologico al Vinitaly.

E qui arriva la risposta. A chi interessa un’informazione taroccata che mescola vino biologico a vino naturale? Evidentemente agli industriali dei lieviti selezionati biologici, della gomma arabica biologica, degli enzimi biologici, dei batteri malolattici biologici, degli aromatizzanti biologici.
Insomma a tutti quelli che producono il vino come a noi non piace, seppur biologico.

I vini naturali sono considerati oggi, a torto o a ragione, come un riferimento. I puristi dell’etica e del gusto indicano la naturalità della produzione enoica come un orizzonte condivisibile.
Al circo dei produttori naturali “storici”, adesso si stanno accodando i carrozzoni del Vinitaly Bio. Solo per ovvio interesse economico.

Il nuovo Padiglione Biologico del Vinitaly ha già iniziato la sua campagna stampa, mettendo in campo tutta la sua virulenza. Una volta c’era la Rai. Oggi c’é il Web.
E il fatto che abbiano iniziato da subito la loro opera di disinformazione la dice lunga sui grandi interessi che si muovono alle spalle del prossimo venturo Vinitaly Biologico.

Abbiamo parlato delle differenze tra vino naturale e vino biologico in questo post:
http://gustodivino.it/home-gusto-vino/vino-naturale-biodinamico-o-biologico/massimiliano-montes/971/
La nuova normativa sul vino biologico (il Regolamento di esecuzione UE n. 203/2012 dell’8 marzo 2012) lascia al produttore mani libere sull’uso di lieviti selezionati, additivi chimici e coadiuvanti enologici durante i processi di vinificazione e affinamento, demolendo così qualsiasi possibile significato di “naturalità” attribuibile ai vini etichettati come biologici.

Ma a questo punto le domande sono altre… Riusciranno i vignaioli naturali a proteggersi dall’assalto del vino biologico-industriale? E come faranno? Rimarranno uniti o qualcuno di loro cederà alle lusinghe del dio-denaro?

 

19 thoughts on “Il “vino biologico” non è “vino naturale”: continua la disinformazione di blogger e giornalisti compiacenti. Ma la notizia è il prossimo Padiglione Bio del Vinitaly che ingloberà ViViT.

  1. Nic Marsél

    Massimiliano, dipenderà molto dall’atteggiamento dei produttori naturali. Se saranno uniti avranno forse qualche possibilità, altrimenti…

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  2. GiancarloG

    Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto. Complimenti per il titolo.
    In effetti la tendenza al “giornalaccio” del blog in questione l’ho notata anche io.

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  3. Stefano Longarini

    Gent. Sig Montes, gli accordi tra Federbio ed Ente Fieristico di Verona non sono ancora pubblici. Come fa lei a esserne a conoscenza? In ogni caso non sono ancora definitivi, c’è tanto lavoro da fare.
    Le ricordo infine che la certificazione biologica è l’unica certificazione avente valore legale in Italia. Il resto è arbitrio senza controllo.
    Cordiali saluti, Stefano.

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  4. Maurizio

    Non capisco: Faccio vino biologico (certificato) e senza solfiti aggiunti (certificato)…
    Qual è il problema? La certificazione bio è a “manica larga” per cui ci sto dentro comodo, la Regione Piemonte rimborsa per intero i costi di certificazione… Perchè i produttori naturali si ostinano ad essere contro alla certificazione bio? La certificazione è una linea di confine. Se ci stai dentro che c’è di male a certificarsi? Problemi di confini a rischio? Problemi di comodità dei prodotti di sintesi? Altro?
    Fatemi sapere, perchè non capisco tanto astio, magari potrei convergere verso queste posizioni!

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    1. Massimiliano Montes Post author

      Non credo ci sia astio. Soltanto chiarezza.
      Come dicevo sopra la nuova normativa sul vino biologico (il Regolamento di esecuzione UE n. 203/2012 dell’8 marzo 2012) lascia al produttore mani libere sull’uso di lieviti selezionati, additivi chimici e coadiuvanti enologici durante i processi di vinificazione e affinamento.
      Additivi e coadiuvanti (circa 40 quelli consentiti, mica è un problema solo di solforosa) che i produttori naturali non usano per scelta.
      Fanno bene a volersi differenziare.

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  5. Maurizio

    Potrebbero differenziarsi con in più un certificato in mano.
    E’ vero che il biologico non è naturale, ma possiamo anche affermare che i naturali non sono bio!
    E’ la solita bagarre che non risolve la realtà delle cose: io sono meglio di tutti mentre gli altri dicono di me che i miei vini sono cacca pura… Intanto il consumo del vino è passato da 150 a 37 lt procapite e la coca cola può permettersi di pubblicizzare sulle tv del bel paese di essere la bevanda ideale della dieta mediterranea senza che nessuno batta ciglio, se non con un tono di voce molto più basso di quello utilizzato nella diatriba fra DOC/NON DOC, BIO/NON BIO, NATURALI/INDUSTRIALI
    Bravi!

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    1. Nic Marsél

      @Maurizio, Un altro certificato e ulteriore burocrazia che non significano assolutamente nulla? No grazie. Poi non vedo proprio cosa ci sia da vantarsi ad avere un di consumo medio pro-capite 150 lt annui, considerando che esistono anche gli astemi, quelli a cui il vino non piace, una cospicua fetta della popolazione che non è ancora arrivata alla maggiore età, e considerando che non esiste solo il vino ma tutto un mondo di bevande alcoliche. Sogni forse un paese di alcolisti?

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  6. Maurizio

    Continuiamo ad osservare lo stesso argomento da 2 prospettive diverse.. Non c’è nulla da vantarsi nell’avere un certificato. Significa semplicemente che, osservando determinati parametri, mi certifico e il consumatore ha la garanzia che tali parametri siano rispettati (lasciamo per favore dietro frodi, ecc.). I naturali che non hanno questo certificato, tendenzialmente lo denigrano e non capisco il perchè. Sono più bravi, fanno sicuramente meglio per quel che riguarda un “bio di confine”, ma potrebbero serenamente astenersi dal disquisirne. Non ho partecipato ad un paio di manifestazioni corollario del vinitaly proprio per questa presunzione nel voler essere meglio e nel non voler considerare il certificato come una cosa seria. E chi sono loro per dirlo? Se il bio rispettasse le questioni emerse nel progetto Orwine (al quale io ho partecipato), probabilmente sarebbero i primi a non potersi certificare, visto che piccole dosi di solforosa (a leggere i loro siti) le tollerano.
    Quando parlo di consumo medio di vino, parlo di vino e non di altre bevande alcooliche! Non a caso, nonostante il consumo di vino sia calato così tanto dal 1970 ad oggi i problemi di alcoolismo sono aumentati, specie nelle fasce + giovani. Se però i 150 litri del 1970 non ti piacciono, e ritieni che siano da alcolsti, sposto l’asticella verso gli anni 90, quando il consumo si aggirava verso i 60 litri procapite. Resta il fatto che altre bevande hanno scalzato il vino creando problematiche ben più serie e mettendo sugli assi un settore che nel frattempo si perde a guardare quanto è bella la punta del proprio naso.
    Sogno un paese in cui il vino sia un elemento fondamentale del pasto quotidiano. Sogno un paese in cui la famiglia media italiana composta da 2 persone adulte (figli a parte) si beva una sacrosanta bottiglia ogni 3 pasti, il che significa circa 75/100 litri procapite di consumo di vino (fatti i conti.).
    Domando a te: E’ da alcoolisti?

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    1. Massimiliano Montes Post author

      Caro Maurizio, qui non è un problema di chi è meglio e chi è peggio. Non è una questione di celodurismo etilico.
      Se due persone fanno due prodotti diversi, è giusto che abbiano la possibilità di comunicarlo al consumatore.
      E come vedi ho usato il termine “diverso” non migliore. Il vino naturale è semplicemente “diverso” dal vino biologico, nessuno dice che sia migliore. I consumatori comprano e bevono quello che loro liberamente scelgono.
      Oggi la legge non consente di scrivere in etichetta che non usi lieviti selezionati, o gomma arabica, o mosto concentrato, o additivi aromatizzanti (e ce ne sono tanti), o trucioli di legno, o enzimi pectolitici.
      Sono un liberale, ognuno può fare il vino come vuole. Ma diamogli la possibilità di comunicarlo.

      Ritornando alla certificazione sul vino biologico è una evidente presa in giro.
      Perchè se il vinificatore può usare lo stesso gli additivi e i coadiuvanti, purché biologici, dove sta la differenza?

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  7. Francesco Spadafpra

    Credo che la confusione parta dal fatto che biologico si riferisce comunque alla coltivazione della pianta , dalla quale ,poi , produci un frutto biologico .
    È questo un suo perché c’è l’ha .
    Sai bene Massimiliano che quando si parla di vini senza alcuna aggiunta ,e quindi definiti naturali , non si fa alcun riferimento a come venga coltivata la terra e questo genera dubbi . Va beh , non aggiungere nulla nella vinificazione , ma se ho usato sistemici sulla pianta ,sono sicuramente peggio di chi inoluca lieviti selezionati ,e al produttore in biologico questo da fastidio .

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    1. Massimiliano Montes Post author

      ciao Francesco, sai che sono d’accordo con te.
      Però di converso se non usi sistemici in vigna e poi in cantina stravolgi il vino, non abbiamo ottenuto nulla.
      Forse ci vogliono entrambi.

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      1. Francesco

        @Massimiliano Montes,
        Si , ma non metterei sullo stesso piano un veleno con un qualcosa aggiunto che veleno non é .
        Detto questo sai che stiamo lavorando per avere la sintesi di tutto .

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        1. Massimiliano Montes Post author

          Ma tu sai che io sono un golosone 🙂
          E che oltre a eliminare i veleni in vigna (che è bene che non ci siano), amo sentire sapori e profumi naturali nel vino.

      2. ferrarovini

        @Massimiliano Montes, Si può produrre l’uva con metodo biologico e poi fare il vino senza additivi! Si può fare! Io lo faccio, ma per stare allegri, ho dovuto rinunciare alle DOC… Il che non significa che le DOC siano sbagliate, anzi! Proprio per il profondo rispetto verso quel tipo di certificazione e per il loro disciplinare, ho scelto di non certificarmi!

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        1. Massimiliano Montes

          @ferrarovini,
          Ok. Se fai questo allora fai un vino naturale.
          Facciamo in modo di poterlo scrivere in etichetta, insieme. Perchè fino a oggi legalmente non si può.

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