Tanto basta per rendere “sapido”, un evento artistico protrattosi sino alla vigilia delle feste a Misterbianco, alle porte di Catania. Una ricetta originale per celebrare una giovane pittrice siciliana, Annachiara Di Pietro.
Teatro, la “Galleria civica d’arte Pippo Giuffrida” di Misterbianco. Trenta opere da ammirare con gl’occhi del pensiero e da leggere con la mente dell’anima. E battezzate con i fumi alcolici di un vino etneo: il rosato “Amuri di fimmina, amuri di matri” etichetta di un “rosato” dell’azienda Al-cantàra, che richiama due personaggi di un poemetto di Martoglio e incarnate dalla pittrice e da mamma Carmela Zuccarello direttrice artistica del circolo.
Un rosato, molto sapido, la cui etichetta, molto artistica anch’essa, è in perfetto abbinamento, a declamare con immagini e parole i suoi protagonisti: la “matri”, Carmela ad accogliere gli invitati sulla soglia dell’ingresso, sua figlia Annachiara, la “fimmina” e artista, al centro della sala a soddisfare e sciogliere qualsiasi enigma nascosto tra i suoi quadri.
Alta, esile, dolce e lucente nel sorriso, Annachiara spiccava per la sua “virilità” resa tale da un maschile, impavido, e anche un po’ folle, cappello che portava in testa, stile Brixton, nero. Il tutto esaltato da una camicetta verde col colletto sbottonato, e l’ apertura, studiata con sbadata attenzione, tutta sghemba. E fissato da una cravatta nera anch’essa come i pantaloni sotto un tenebroso giubbotto di pelle modello “Volo acrobatich”. Insomma, un originale portamento da stravaganza tutta inglese tale da farne di lei un’autentica bandiera di se stessa.
La bizzarria del suo contegno stride però col linguaggio dei suoi pennelli. Che altro non è il tratto della sua anima. Un modello come il mondo della Sofia di Jostein Gaarder, fatto di domande su domande, storie dentro storie, intrecci contro intrecci. Conoscersi è morire, recita un dogma dell’amore. Ma il conoscersi che si fa consapevolezza, per Annachiara, è la vita vissuta o, meglio, il vivere la vita per poi raccontarla, come diceva Gabriel García Marquez. E lei la racconta attraverso le sue tele, con i colori a prendere il posto delle parole, i simboli a esplicitare i sentimenti.
Un viaggio nella luce, tra vampe solari, penombre lunari e bagliori stellari. Le opere scelte sono molto diverse tra loro ma tutte affascinanti, evocative di mondi lontani, e molto vicini, dimensioni interiori che aleggiano tra sogno e spiritualità. Con qualche gioco sullo specchio degl’inganni. “Poi mi sveglio la mattina e mi accorgo di esser cresciuta” recita la dida di una sua tela.
E si fa esempio e la esplicita come titolo sotto una tela. E’ l’opera assurta al sogno che l’ha destata dai sogni? O un risveglio che si rivolge a chiunque voglia espandere la comprensione di come nascita e morte non siano altro che stati di coscienza legati all’illusione dell’ego, né più né meno di un sogno da cui risvegliarsi al mattino? O una meditazione sulla tradizione buddhista tibetana a sviluppare quella consapevolezza che da sola può condurci a una nuova prospettiva libera da dolore e paura? Ecco arrivare alcune domande da quel mondo di Sofia. E le risposte? Annachiara le lascia intendere come fa con “Maschere e sogni”: qui la maschera dei sogni non nasconde, ma rivela le istanze celate nel subconscio, nel suo aspetto e la sua “copertura” punta l’indice su qualcosa che può essere riportato alla luce. Un sogno ad occhi aperti. Con altri richiami. Un Picasso ad esempio.
Quello del periodo blu è giocata tutta sui colori freddi, dove i soggetti umani rappresentati, appartenenti alla categoria degli emarginati, degli sfruttati e dei poveri, hanno le stesse mani allungate. Annachiara stempera questa freddezza e ci aggiunge un pesciolino rosso ed uno giallo. Così ci parlano delle simbologie che rappresentano: le forze cosmiche; la mitologia giapponese; gli eroi che abitano il mondo sotterraneo. E anche il mondo sottomarino. Che lo si guadagna nuotando a… “ A testa in giù”, titolo di un’altra tela in tecnica mista. Quali curiosità stimolerebbe alla piccola Sofia un’opera intitolata appunto “A testa in giù”? In chiave psicologica “la testa in giù” rappresenta l’introspezione, la capacità individuale di autoanalisi, comunque un cambiamento profondo nella vita psichica dell’individuo. Ma nelle carte dei Tarocchi evoca i più inquietanti e affascinanti simbolismi. Quelli che toccano da vicino la coscienza umana dell’uomo, nel percorso del suo cammino verso la conoscenza, lungo la strada della sublimazione e la sua posizione è di totale sottomissione (vorranno dire questo le nuvole sopra il cielo?) alle leggi naturali ma virando spesso verso il nobile gesto della rinuncia a ogni egoismo.
E ci sembra proprio questo l’interrogativo che solleva l’intensità di quegli sguardi ritratti sui volti dei ragazzi nella tela “Il cielo sopra Librino”. E dove, da quei volti, pare alzarsi un grido verso il cielo affinché qualcuno udisse le loro grida silenziose mentre, quei bambini, invano gli angeli li cercano in cielo.
Una pittrice, Annachiara, piena di consapevolezza.
Eccellente descrizione delle emozioni che i suoi quadri evocano.
Conosco Anna Chiara e le prime volte che ho visto le sue opera, sono rimasta colpita dai toni scuri delle sue pennellate. In quel tempo ho visto prima i suoi quadri e poi i suoi occhi. Mi ha trasmesso tristezza, quello stato d’animo che mai vorrei incontrare in giovani come Anna Chiara.
Non mi è stato possibile venire all’ultima mostra in Misterbianco, non ho trovato il tempo, come direbbe un mio amico;
Noto con piacere che Anna Chiara ha aperto la sua Anima facendola volare, come un aquilone che sventola i suoi piaceri, nel cielo azzurro della giovinezza.
Il percorso a nuova vita è già iniziato, direi che s’intravede il bagliore del Sole e un accenno di Sorriso.
Mentre l’azzurro ammanta la passata e ancor presente tristezza della Donna che avvolge il fiero bimbo con sinuosi tentacoli, per proteggerlo dall’’oscurità ove trova rifugio l’Anima.
In queste due opere che incorniciano l’elegante e vellutato articolo di Stefano Gurrera, ritrovo il colore della Vita.
Brava Anna Chiara, buona Vita
Sono un estimatore di Annachiara Di Pietro da parecchi anni e non perdo l’occasione delle sue nuove mostre, per arricchire la mia collezione di opere d’arte di giovani artisti , acquistando quadri delle sue nuove produzioni. C’è un’affinità elettiva che genera questa fatale attrazione. Forse la spiego con una equivalenza che trovo nel modo di concepire l’Arte di comunicare l’Arte. Lei realizza quadri pittorici, io produco un vino dell’Etna. Entrambi usiamo la strumento dell’identità. Lei, questa identità, la individua nei meandri del suo profondo io. E l’altro io che è in me lo rivelo nei linguaggi che più formano i caratteri identitari, che sono poi quelli del dialetto e/o della nostra lingua. Due codici espressivi che si sono trovati a meraviglia in occasione della vernissage della sua mostra. Per questo riconosco di esser tenuto a ringraziare prima Annachiara Di Pietro e poi il curatore del blog, Massimiliano Montes, che con questa ospitalità dimostra di aver saputo cogliere la simbologia di questo connubio, tra vino ed arte e come questi due strumenti possano lanciare la Sicilia in ambiti ancor più elevati come la qualità dei suoi vini meriterebbe. Un sentito grazie, dunque, da Pucci Giuffrida – Azienda “Al-Cantàra”.
Guardiamo il cielo in una notte di gennaio, quando il blu cobalto è illuminato da pagliuzze di stelle.
Siamo Noi quelle stelle, siamo noi che vaghiamo, liberi, in quell’universo che avvolge e protegge la Terra.
Siamo luccicanti isole in quel mare della notte.
Ho fatto questa premessa per significare quanto la diversità sia importante per la conoscenza. Diversità di visione e di percezione delle varie forme d’arte. A mio avviso, l’arte pittorica così come la musica e la poesia rappresentano l’espressione dell’interiorità nel momento in cui si crea. Quel momento magico e irripetibile isola dentro l’isola.
La percezione di chi guarda e/o ascolta sarà senza dubbio diversa dall’’autore e dipenderà anche dallo stato d’animo in cui, l’altro si ritrova.
Il Vino è un composto alchemico tra materia, intuizione, passione a volte anche esaltazione che racchiude in se l’essenza della zolla e della tradizione.
Il Vino può contribuire alla creazione di un’opera, quando il suo nettare scansa la razionalità liberandola dai quotidiani condizionamenti.
Ci sono momenti in cui ho necessità di scrivere parole, anche in vernacolo, in quella lingua fino a ieri per me sconosciuta, perché sopita e mi accorgo che la parola è pur sempre frutto delle emozioni, anche se espresse in lingua diversa.
Io non sarò mai identità di me stessa perché Isola, il cui orizzonte si sposta col variare della conoscenza..
Mi sembra doveroso ringraziare tutti coloro i quali mi hanno dimostrato, anche solo con poche parole, il loro affetto e la loro stima. La pittura è la mia vita, e non è una frase fatta.Ho sempre dipinto spinta da un’esigenza, quella di raccontare e soprattutto di raccontarmi.Da un po’ di tempo ho scelto di condividere questo aspetto della mia vita e mi riempie di gioia aver riscontrato tanto affetto. Ringrazio , dunque, Stefano Guerrera per questo bellissimo ed elegante articolo, per essere riuscito a cogliere, con grande sensibilità e professionalità, degli aspetti del mio lavoro forse più nascosti. Pucci Giuffrida che mi ha accompagnata in questa esperienta, presente alla mostra con il suo buonissimo vino e che da anni ormai segue il mio lavoro dimostrandomi il suo affetto e la sua stima.Un ringraziamento speciale , infine,va a Massimiliano Montes che mi ha “ospitata” nel suo blog aprendo , così facendo, le porte all’arte.Grazie di cuore a tutti!
@Annachiara, grazie a te. L’arte e il vino hanno un’affinità elettiva che va incoraggiata. Brava 🙂
Annachiara è un’artista capace di esprimere le proprie sensazioni, la propria crescita professionale e personale attraverso il suo talento ed allo stesso tempo è in grado di suscitare emozioni in chi osserva i suoi dipinti..
“FISIOGNOMIA” – Una mostra quella della Pittrice Annachiara Di Pietro, alla Galleria Civica D’Arte “Pippo Giuffrida ” di Misterbianco , in cui gli Ospiti hanno visibilmente goduto dei benefici e “inebrianti”effetti dell’Arte , rappresentata con colori decisi e vibranti tratti , finalmente raccontata……..in una sorta di invito, attraverso un “filo di Arianna” di simboli e elementi onirici, che sono “chiave di lettura” per un’apertura liberatoria e risanatrice. Sono stata molto coinvolta quale Curatrice della Mostra, perche ‘ ho presentato un’artista conosciuta da sempre “intimamente” ! E per questo ruolo molto difficile …..
Una mostra ricca di emozioni, un susseguirsi di colori caldi e freddi che mi hanno fatto fare un grande viaggio nell’arte, facendomi ripensare al grande picasso e ai suoi famosi periodi di vari colori. Proprio così la cara Annachiara mi ha emozionato, suscitando in me emozioni diverse grazie ai colori caldi e freddi!
non sono riuscito a vedere la mostra, mi sarebbe piaciuto. Ma sono convinto che era una bella manifestazione d’arte e di sentimenti. Auguri alla pittrice, alla sua mamma ed ai suoi estimatori.
Una conferma! E’ ancora una elegante e raffinata conferma! Il vino sublime di Pucci Giuffrida, il cui primo ingrediente è l’Amore, per tutto: per la sua terra, per l’arte, per l’onestà, per il lavoro. I quadri di questa colta pittrice, che sa raccontare la vita con le sue tele. E, infine, la scrittura sempre chiara e leggibile di Stefano Gurrera, le cui descrizioni sono veri lavori letterari. Complimenti a tutti e grazie per offrirci sempre uno spettacolo diverso e raffinato.
Grande Stefano….
la tua penna sfila, come i pennelli di Annachiara su quelle meravigliose tele.
non conoscevo questa giovane artista , ma la passione di Pucci è stata così decisa che ha fatto legare il mio amore per il vino a l’arte.