Consideratemi pure alla stregua di un maniaco-enostrippato-sognatore ma ho la presunzione di credere che potremmo essere tutti moderatamente più felici se, anche per il vino, si riuscisse ad introdurre un’etichetta “trasparente”.
In grado cioè di suggerire al consumatore, con chiarezza e relativa semplicità, il livello di naturalità del contenuto di ogni bottiglia, saltando a piè pari la necessità di passare attraverso associazioni, disciplinari, manifesti, dogmi o atti di fede.
Prima di tutto, bando agli equivoci: lasciamo perdere l’etichetta propriamente detta (inclusa la scivolosa legislazione vigente in materia) e focalizziamoci sulla (ad oggi) facoltativa RETROETICHETTA che di norma riporta note assolutamente inutili quando non irritanti.
Consapevole di non essere il primo uomo sulla terra a tentare di sbrogliare la matassa lanciando un disperato “messaggio nella bottiglia” dalla mia isola deserta (ci sono blogger che ne parlano da anni e qualche produttore illuminato sperimenta già da tempo retroetichette decisamente esplicative), mi domando comunque se non sarebbe auspicabile che tale spazio fosse reso obbligatorio al fine di recarvi le informazioni basilari che mi appresto ad elencare.
Questa è la mia indecente proposta per iniziare bene il 2014.
Ingredienti: Tutto ciò che finisce in qualche modo dentro al mosto anche se non necessariamente rintracciabile attraverso analisi chimiche. Uva (vitigni e relative percentuali), lieviti (se inoculati), batteri lattici (se inoculati), coadiuvanti della fermentazione (enzimi, proteine, zuccheri, mosto concentrato rettificato, nutrienti per lievito ecc…), acidificanti e disacidificanti, stabilizzanti, sostanze utilizzate per la chiarifica, antiossidanti, coloranti e decoloranti, aromatizzanti (tannini, trucioli), impiego di sali per agevolare la formazioni di precipitati, sostanze atte a neutralizzare difetti di sapore e odore del vino.
Tipo di agricoltura e rese: Convenzionale, a lotta integrata, biologica, biodinamica. Densità d’impianto, resa per ettaro, resa uva in vino e numero totale bottiglie prodotte.
Processi: Filtrazione, arricchimento, salasso, dealcolizzazione parziale, uso del concentratore e del microssigenatore, specificare eventuali trattamenti termici operati (pastorizzazione o simili).
Dati analitici: Alcol, zuccheri residui, acidità totale, acidità volatile, PH, solforosa libera e totale, estratto secco. Determinare un indicatore soglia relativo alla presenza di pesticidi (un totale cumulativo di principi attivi rinvenuti nelle analisi?) oltre il quale si renda obbligatoria la menzione “contiene residui di fitofarmaci”.
Credo possa bastare. Non ditemi che non ci sarebbe lo spazio sufficiente: prima di sollevare un’obiezione simile, date un’occhiata al retroetichetta del vostro doccia schiuma (che non si beve) o di una bottiglia d’acqua minerale.
Spero che questo scritto possa servire da stimolo per una discussione serena sull’argomento, scevra da qualsiasi sterile polemica.
E voi quali informazioni gradireste trovare sul retroetichetta dei vostri sogni?
residui di pesticidi e livello zolfo: cavolo se m’interesserebbe
in attesa di nuova tecnologia che ci permetta di leggere la retroetichetta senza richiedere l’uso di Hubble ci dovrebbe essere tutto ciò che riguarda il contenuto l’etichetta deve attirare la retro etichetta deve erudire.
@graziano, l’acqua minerale, ma anche lo shampo: sono leggibilissimi. Diciamo che c’è chi non vuole scrivere quello che fa 😉 per questo deve essere obbligatorio.
L’italiano non fa mai la cosa giusta a meno che non ci sia costretto per legge.
Ma@Massimiliano Montes, verissimo chi meglio può conoscere il comportamento degli italiani se li ha valutati e visti nel loro comportamento dall’esterno di questo paese, sul fatto della scrittura ti posso correggere il grafico e la voce di visualizzazione sono anch’essi regolamentati più sono oggettivamente dannosi/pericolosi/ambigui più sono piccoli
@graziano, già basterebbe obbligare a scrivere il numero di bottiglie prodotte che di sorprese ne avremmo tante
@Massimiliano Montes, anche questo è reale e legato alla tracciabilità del prodotto e qui entra ancora prepotente il fattore carattere italiano, d’altronde e mi ripeto già nei corsi AIS per l’abilitazione ti insegnano (come se ci volesse un master ) a cosa e non cosa è meglio dire o come siamo in dietro e ci supereranno/copieranno in molti
Quindi la retroetichetta dei vini con un minor numero di additivi sarebbe brevissima e facile da leggere. Quella dei vini con il maggior numero di additivi sarebbe enorme o scritta in caratteri tanto piccoli che ci vorrà la lente d’ingrandimento…
Il vino ha bisogno di dichiarare i suoi ingredienti, né più né meno che gli altri alimenti, tra cui l’acqua minerale, il latte, l’olio per cucinare, le bevande e speriamo anche la birra. E’ la cosa più semplice del mondo ed è una necessità per ogni civiltà.
montes leggo il tuo nome tra gli autori di cronache di gusto, un giornalaccio online che fiancheggia etichette commerciali che la pensano all’opposto di te. una specie di sdoppiamento di personalità
@mauro, io non scrivo su cronache di gusto da quando è nato gustodivino. Ho idee diverse rispetto al suo direttore. E poi che sia un giornalaccio scrivilo direttamente su cronache di gusto, non qui rischiando di farmi querelare. Grazie.
Caro Masso,
siamo tutti con te.
Propongo inoltre l’apertura di una pagina facebook per testare la risposta collettiva.
Propongo inoltre di tradurne una versione in inglese ed una in francese per vedere se la stessa iniziativa puo’ trovare soddisfazione al di sopra delle Alpi e oltre i mari che circondano la penisola.
Poi, se come penso l’iniziativa verra’ abbracciata da tutti coloro che amano
“i vini naturali, la cucina ed altro”
dobbiamo prepararci ad affrontare bellissime sorprese.
Propongo a cuor feroce la presenza in etichetta di tutti
dico tutti
i prodotti chimici come funghicidi, insetticidi, erbicidi,
fertilizzanti di natura chimico industriale che vengono spruzzati nella vigna.
Per caso ci siamo dimenticati che il vino e’ fatto con l’uva?
Sull’uva ci mettiamo qualcosa?
Si? No?
E’ dimostrato e ridimostrato dalla comunita’ scientifica e medica
che pesticidi provocano il deterioramento delle funzioni vitali del nostro corpo.
emicranea,
mal di stomaco,
nausea, deperimento delle facolta’ neuronali,
reazioni allergiche
impotenza
malformazioni embrionali
non il sagittario o il capricorno
ma cancro. Tanti cancri.
Se il vino e’ prodotto con l’uso di sostanze capaci di ucciderci
tanto quanto l’amianto e la radioattivita’ nucleare
allora mi propongo che venga segnalato sulla bottiglia.
E’ solo buon senso. Amore per il prossimo e la Natura.
E’ la salute che ce lo chiede.
Tutto ci vogliono portare via? Anche la Salute?
Ma nel nome di chi?
Siamo ancora vivendo dentro delle democrazie o siamo tutti schiavi di un sistema omertoso?
La Mafia uccide ed il silenzio pure!
Buona ebrezza a tutti,
Denny
Ciao Denny. Grazie per la sincera solidarietà ma il post è del grande Nic Marsel. Ovviamente condivido le idee di Nic al 100%.
L’idea della pagina Facebook non è male
@Denny, in effetti nella sezione “Tipo di agricoltura” avevo inizialmente previsto anche “numero e tipologia dei trattamenti relativi all’annata di riferimento” che all’ultimo momento ho deciso di omettere per evitare nozionismo eccessivo. Ciò che conta è quello che finisce nella bottiglia: se hai trattato senza costrutto, salta fuori dalle analisi (vedi cosa fa Vinnatur). L’obbligo ad indicare “contiene residui di fitofarmaci” (invece dell’inutile “contiene solfiti”) non vuole essere terrorismo, ma dovrebbe servire da deterrente all’utilizzo sconsiderato dei pesticidi.
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il tema è decisamente interessante, ma molto evidentemente tocca interessi diffusi: sarebbe bello poter vedere di punto in bianco etichette informative e davvero descrittive, tra le altre cose, di tutte le pratiche di cantina..e sarebbe bello poter vedere in volto le reazioni alla lettura di tanti consumatori..comunque sia, l’importante è che il discorso si avvii, e prenda respiro: la gradualità della lumaca porta spesso lontano..
@paolo baretta, e la cosa strana è che il freno arriva dai convenzionali (ovviamente) ma anche da alcuni naturali
@Massimiliano Montes, forse per alcuni produttori di naturali occorrerebbe aggiungere un “ovviamente”, e ciò senza voler indulgere troppo al malignare..in verità è un po’ illusorio, credo, che questo tipo di cambiamenti sia davvero propugnato dai produttori (se non da una minoranza)..a spingere dovrebbero essere consumatori e legislatore, per tutela di un interesse diffuso che sopravanzi la devozione all’utile di bilancio..
@paolo baretta, d’accordo
L’etichetta deve trasmettere un vero e proprio messaggio.. Non sempre è facile far capire al consumatore con che vino abbia a che fare!
Noi proponiamo sempre di aggiungere nuove voci! Un nostro cliente ha per esempio aggiunto il contenuto di resveratrolo in un suo vino ed è stata un’ottima iniziativa commerciale!
Lasciate fare agli esperti e pian piano ci sarà più trasparenza 😉
http://francesconcollodi.com
@giordano, a noi non interessano le iniziative commerciali. Del resveratrolo non ce ne può fregà de meno 🙂
A noi interessa che in etichetta sia scritto se le uve sono biologiche o i pesticidi utilizzati per trattarle, se il mosto è stato inoculato con lieviti selezionati e di che tipo, tutti gli additivi e i coadiuvanti enotecnici utilizzati.