Le nuove normative sull’etichettatura del Barolo in vigore dal 2010 consentono l’uso di una sola denominazione geografica preceduta dalla parola “vigna”. Non è più possibile scrivere due vigneti contemporaneamente.
Questo significa che le annate imbottigliate a partire dal 2010 dovranno modificare etichette a volte storiche, che indicano assemblaggi tradizionali o scelte interpretative dei singoli produttori.
L’impressione è che si tratti di una svista del legislatore, anche perché la modifica del disciplinare era stata richiesta dallo stesso Consorzio di tutela del Barolo. È probabile che l’articolo 8 del Decreto 30 settembre 2010, laddove recita “La denominazione di origine controllata e garantita dei vini «Barolo» e «Barolo» riserva puo’ essere seguita da una delle seguenti «menzioni geografiche aggiuntive»” in realtà volesse dire “da una o più”.
Di fatto se la legge non viene modificata dovranno scomparire etichette come quelle dei Rinaldi “Brunate – Le Coste”. Il problema è come modificare la dicitura. D’ora in avanti avremo solo il Brunate o un pluralistico Le Coste?
piu’ che minzioni mi sembrano tutte minchionate……
Non mi risulta che la parola “vigna” compaia sull’etichetta di questo eccezionale Barolo. In ogni caso proviene dalla combinazione della vinificazione delle migliori uve di due vigne diverse, operato per equilibrare i mosti delle uve più fresche dell’una con quelli delle uve più mature dell’altra, data l’esposizione significativamente differente dei suoli. E’ stato un esperimento riuscitissimo a suo tempo e gli appassionati di vino hanno imparato da allora a non esaltare troppo quei cru “storici” ma surriscaldati negli ultimi tempi e a non essere prevenuti nei confronti di quei cru che avevano esposizioni peggiori ma che oggi presentano i migliori risultati a causa del cambiamento climatico. Anche soltanto per questo sarebbe un punto d’onore per il paese di Barolo poter mantenere quel nome, proprio per il servizio che ha reso all’immagine del Barolo dimostrando che sarà sempre buono anche con il mutare del clima sul pianeta, potendo approfittare appunto di una diversità notevolissima di esposizione dei suoli nel territorio comunale, a differenza di tanti altri vini. Ma per ora mi godo Cannonau, Cagnulari e Vermentini a iosa, faccio gli auguri a Beppe “citrico” Rinaldi e a sua figlia, però non mi sposto dalle Barbagie, dove il fresco domina ancora e dove i rossi si bevono freschi d’estate, togliendo le bottiglie dall’acqua degli abbeveratoi delle pecore.
Ciao Mario. La parola “vigna” non è obbligatoria, si può omettere. L’indicazione geografica può essere una sola….. sic
@Ornella, il legislatore su indicazione del consorzio… chi l’ha commessa la “minchionata”?