Arianna Occhipinti: “Gravissimo errore aver usato il termine naturale”

I commenti alle esternazioni senili di Robert Parker fanno più rumore delle affermazioni di Parker.

Intervistata in una trasmissione di Radio 24, la radio di Confindustria, in merito alle recenti affermazioni del guru in pensione su quella che lui definisce la “truffa dei vini naturali”, la rampante produttrice mette in dubbio addirittura la liceità della definizione di vino naturale.

“Gravissimo errore aver usato il termine naturale che è facilmente attaccabile” risponde la Occhipinti alle domande del conduttore.

E’ opportuno precisare che la definizione di vino naturale è usata in tutto il mondo, dalla Francia alla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti all’Australia. Non è un’invenzione tutta italiana del furbetto di turno.

E’ pacifico che in tutto il mondo per vino naturale si intenda un vino prodotto con uve da agricoltura biologica non addizionato di additivi e coadiuvanti in cantina.

E’ sufficiente digitare “natural wine” su google e un universo di vini naturali si spalanca davanti ai nostri occhi. C’è persino la definizione di Wikipedia in inglese: “Natural wine is wine made with minimal chemical and technological intervention in growing grapes and making them into wine. The term is used to distinguish such wine from organic wine. Organic wine is organic in the sense of having been produced made from organically grown grapes, but may be subject to chemical and physical manipulation in the winemaking process”.

E’ possibile che queste cose sfuggano alla giovane Arianna? Eppure sicuramente conosce le più importanti manifestazioni internazionali di vino naturale, come RAW organizzata a Londra da Isabelle Legeron, o le tante manifestazioni francesi (possiamo considerare la Francia la patria del vino naturale), in USA e persino in Australia e Nuova Zelanda.

In nessun posto del mondo la definizione “naturale” viene vista come offensiva o rischiosa. Chiamare il vino “naturale” è una cosa naturale in tutto il mondo eccetto che in Italia.

Da noi questo vocabolo viene vissuto come un atto di sfida.

Proporrei di pensare al vino e non alle definizioni, e soprattutto di lasciare stare in pace il vino naturale e i vignaioli naturali.

La sortita della Occhipinti, volontariamente o involontariamente, è un attacco al vino naturale.

Avrei voglia di fare una domanda ad Arianna: visto che lei ormai non condivide più la definizione di vino naturale (si è sfilata dal movimento?), cosa ne pensa di obbligare i produttori a scrivere in etichetta tutti gli additivi e i coadiuvanti utilizzati in cantina e i trattamenti in vigna?

Poi ognuno chiami il vino come meglio crede.

 

24 thoughts on “Arianna Occhipinti: “Gravissimo errore aver usato il termine naturale”

  1. Mario Crosta

    E’ un gravissimo errore chiamare “naturale” una donna che non si rifà il lifting dall’estetista, che non ricorre alla chirurgia estetica, che non si pittura la faccia come un quadro di Van Gogh?

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  2. Gianluca Morino

    Il 42% dei produttori italianiche si dichiarano “naturali”, non sono in agricoltura biologica o biodinamica.

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  3. Massimiliano Montes Post author

    Ironia della sorte ha intitolato il suo libro “Natural Woman”. Si vede che l’aggettivo “naturale” è legittimo solo se affibbiato alla sua persona 😉
    Gianluca sono d’accordo. Per questo dovrebbe essere obbligatorio scrivere ingredienti e trattamenti in etichetta.

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  4. Rinaldo

    Si potrebbero forse considerare le circostanze attenuanti, visto che l’intervista istigava a quella risposta.
    E’ la domanda che non c’ha attenuanti.

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  5. raffaele

    Le definizioni, le denominazioni, i disciplinari son tutti dei boomerang quando a metterci le mani sono l’industria, sia essa produttiva o mediatica.
    Vini Naturali, Vini Biologici, Vini Biodinamici sono pericolose controetichette se l’informazione è fatta in modo subdolo e interessato.
    Definizioni, regole, disciplinari devono esser fatti con rigore e competenza se devono davvero essere tutela del consumatore. E cosi oggi non è!
    Allora viva l’anarchia totale e che il consumatore e il produttore si arrangino.
    In questo senso ha ragione Parker.
    Ha invece torto Parker quando per una vita ha glorificato una condotta enologica in contrasto con la tradizione, con i valori del territorio, con la stagionalità.
    Ha ancora ragione Parker se intende per “truffa” lo sdoganamento di intrugli vinicoli a dir poco sgradevoli, per il solo fatto che l’esser “naturali” li dovrebbe sottrarre a qualsiasi giudizio.
    Non basta la naturalità per rendere interessante un fermentato di uva. Ci vuole ben altro!
    In questo senso Arianna ha messo a fuoco l’attaccabilità del concetto “vino naturale”.
    “Io al vino non faccio niente” sento dire da molti, e quasi a rispondere, sulla porta della cantina di un amico che in alcune annate fa dei bianchi da capogiro ho visto scritto “l’importante è saper fare niente”…
    La materia è complessa e spinosa ma vi confesso che dopo aver attraversato decine di volte l’europa per conoscere le peculiarità dei suoi vini, dopo aver assaggiato, conosciuto, sperimentato cosa possa essere la magia del vino quando è interpretato con rigore, fedeltà, passione ed un pizzico di fatalismo, trovo ridicolo (e un po offensivo) che un’azienda che producendo alcuni milioni di bottiglie in impianti che sono piu simili al concetto di porto marghera che a quello dell’immaginario di vigneti e tini, si lasci andare a roboanti comunicati sulla sua recente ricerca e conversione alla “biodinamica” (per lo piu di un ettaro di vigna)!
    Quindi diffidare prima di tutto, e prima ancora assaggiare, cercare di ascoltare le sensazioni gustative, scegliere. E un po di pregiudizio sia concesso a noi tutti, il sapere è anche pregiudizio!
    Ognuno beva quel che gli piace.

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  6. Francesco

    …E’ opportuno precisare che la definizione di vino naturale è usata in tutto il mondo, dalla Francia alla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti all’Australia. Non è un’invenzione tutta italiana del furbetto di turno….E’ pacifico che in tutto il mondo per vino naturale si intenda un vino prodotto con uve da agricoltura biologica non addizionato di additivi e coadiuvanti in cantina.
    Caro Montes, ma siamo così sicuri sulla definizione di vino naturale?
    Dopo una tua segnalazione sull’evento “Vini di Vignaioli” a Milano sono andato sul sito di questa associazione e mi sono letto la loro carta d’approccio. Ecco alcune cose che non ho capito:

    – La certificazione « Bio » è auspicata. Scusa Montes, non dovrebbe essere obbligatoria
    – Il vino « naturale » si ottiene partendo dall’uva sana e matura con il minimo d’intervento. Scusa Montes, forse bisognerebbe spiegare cosa significa “un minimo di intevento”
    – Nessun altro trattamento enologico che non sia naturale a parte l’agguinta di SO2
    (solfiti), in ragione di :
    – 30 mg/l per i vini rossi e spumanti
    – 40 mg/l per i vini bianchi secchi
    – 80 mg/l per i vini bianchi a zuccheri residui
    Scusa Montes, ma molti produttori di “vini naturali” puntano ad un “vino naturale senza SO2.

    Ecco, credo che ancora manchi una definizione di “vino naturale”.

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    1. Massimiliano Montes Post author

      @Francesco, facciamola. Si taglia la testa al toro obbligando per legge il produttore di vino a scrivere in etichetta i trattamenti in vigna e tutti i coadiuvanti e gli additivi usati in cantina. Facile. Poi ognuno lo chiama come vuole.

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    2. Massimiliano Montes Post author

      @Francesco, il vino naturale non è un vino senza solfiti. Questa è disinformazione.

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  7. Massimiliano Montes Post author

    Dopo una lunga telefonata Arianna Occhipinti mi comunica che, poiché le frasi dell’intevista potrebbero a suo avviso essere fraintese, vorrebbe fare alcune precisazioni:
    – Lei è una fondatrice del movimento dei vini naturali e non vuole minimamente disconoscere la definizione di “vino naturale”. Non è nelle sue intenzioni. Arianna è e rimane una sostenitrice del vino “naturale”.
    – Voleva semplicemente puntualizzare che dietro la produzione di vino ci sta un grande gesto “artigiano” che non può essere semplificato in una parola.
    – Alla mia domanda cosa è un vino naturale risponde: “E’ un vino che proviene da uve non trattate con anticrittogamici e fertilizzanti di sintesi, senza uso di additivi e coadiuvanti in cantina”.
    – Ad un altra mia domanda, se sia daccordo a scrivere in etichetta tutti i trattamenti delle uve e gli additivi e i coadiuvanti usati in cantina si dice assolutamente favorevole.
    Questo per maggiore chiarezza

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  8. Arianna Occhipinti

    Caro Massimiliano, grazie per la chiaccherata, un confronto diretto fa sempre piacere. Non sono una fondatrice del movimento dei vini naturali ma di Vi.te insieme a cari amici produttori con i quali condivido le nostre esperienze di agricoltura e di cantina.
    Ho avuto la fortuna in questi ultimi anni di trovare tanti viticoltori dai quali ho imparato moltissimo e continuo ad imparare con le loro esperienze. Abbiamo condiviso questo concetto di vini naturali in lungo e in largo, cercando di fare vini sempre più rispettosi di un luogo e delle persone, con l’obbiettivo oltre e essere sani e da un luogo sano, anche di essere buoni. Ho sempre usato il termine naturale e sicuramente lo userò ancora, perchè così in maniera veloce e immediata ci capiamo e identifichiamo o ci spieghiamo, ma penso allo stesso tempo che non possiamo riassumere in un solo termine il nostro lavoro quotidiano. Qui il dubbio mio e di molti, sia tra chi il vino lo fa e tra chi lo beve, che magari un’altra parola avrebbe meglio identificato il nostro lavoro, puntando l’attenzione non solo su questo termine, poi spesso riferito solo al vino e quindi alle pratiche di cantina (mi è capitato spessissimo che la gente mi chiede: ma i tuoi vini sono naturali quindi senza o con pochi solfiti?), ma anche sul resto.

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    1. Massimiliano Montes

      @Arianna Occhipinti, grazie Arianna. Grazie per le precisazioni, le nostre parole a volte assumono un peso superiore al significato originale che noi vogliamo dar loro.
      Gli appassionati di vino ascoltano (ascoltiamo) con attenzione ed interesse tutto ciò che i vignaioli dicono, le interviste che rilasciate, ciò che scrivete. E’ insito all’interesse per il vino e per il mondo del vino, soprattutto quello naturale così spesso bistrattato.
      E’ positiva anche la tua attenzione a voler porre delle semplici regole per la definizione di “naturale”, così da bloccare le polemiche sul nascere e svelare i “modaioli” del vino naturale.

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    2. emilio

      @Arianna Occhipinti, Bene Arianna, allora aspettiamo che anche tu inizi a riportare in etichetta pratiche colturali del vigneto e sostanze usate; metodo di vinificazione e addittivi usati in cantina e indicazione della solforosa totale.

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  9. sandro maselli

    Se penso all’infelice dichiarazione rilasciata mesi fa da Paolo Luciani (http://tinyurl.com/qhrwrsf per chi se la fosse persa), non posso che condividere l’idea che l’aggettivo ‘naturale’, in Italia, potesse esporsi ad attacchi strumentali di qualsiasi tipo ed è inutile chiedersi il perché.
    Condivido completamente l’idea di imporre in etichetta gli ‘ingredienti’ usati, ma come la moviola in campo, resta e resterà un’utopia per parecchi anni.
    Certo non sono il primo e l’unico ad averlo fatto, personalmente quando parlo con clienti e amici di una tipologia di vino che oggi viene comunemente definita ‘naturale’, preferisco utilizzare l’aggettivo ‘etico’. In tal modo la palla passa dal vino al vignaiolo, che avendo tutti i mezzi a disposizione per fare un vino più o meno pulito, sceglie per sè e per chi lo berrà la strada più complicata ma più sincera, più rispettosa di quei consumatori che spesso non hanno tempo e voglia di studiarsi il bugiardino di riferimento.
    Giorni fa ho ricevuto una mail di una produttrice dell’alto Lazio da cui acquisto delle bottiglie, detentrice di qualsiasi certificazione immaginabile, in cui si ammettevano tutte le difficoltà avute per l’annata 2013, che se per i produttori convenzionali (in determinate aree geografiche) è stata difficile, per chi lavora senza chimica è stata pressoché disastrosa. Per la prima volta le sue piante non hanno sviluppato solforosa e per la prima volta la produttrice sarà costretta a rinunciare alla dicitura Senza solfiti aggiunti.
    Resta da capire, solfiti a parte, com’è l’annata 2013, ma a parte questo, non posso non ritenere la produttrice in questione una persona con grande etica.
    E io, che sono uno che si affeziona pure troppo, sosterrò la sua produzione 2013, anche a costo di bermelo tutto io.

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    1. Massimiliano Montes

      @sandro maselli, ciao e grazie per il contributo, che condivido largamente. Devo dirti però che “etico” a mio parere significa poco. Ancor meno di naturale.

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      1. sandro maselli

        @Massimiliano Montes, me ne rendo conto, è infatti una scelta personale che non può trovare collocazione in disciplinari e statuti; per quanto mi riguarda definisce meglio l’intento e la trasparenza del produttore e da un punto di vista commerciale spaventa meno di ‘naturale’, aggettivo che grazie ai detrattori di cui sopra, spesso viene recepito con accezione fortemente negativa (vino naturale=orange wine (o comunque vino fuori dalle grazie dell’AIS)=schifezza). Credo sia inutile scervellarsi a immaginare un aggettivo che tenga tutti contenti e resti inattaccabile, accolgo molto volentieri delle alternative.

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        1. Massimiliano Montes

          @sandro maselli, soltanto per Emanuele Giannone vino naturale=orange wine 🙂
          Spero che Emanuele non me ne voglia per la citazione.

    1. Nic Marsél

      @Mario Crosta, da non confondersi con i “berry white” che sono rossi vinificati in bianco 🙂

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        1. Nic Marsél

          @Mario Crosta, ed evidentemente inadatto ad indicare la categoria dei vini bianchi (passami la battutaccia politicamente scorretta). Piuttosto se “vino naturale=orange wine”, allora per contrapposizione propongo l’equazione “vino bianco convenzionale = vino giallo” 😉

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