• La nostra filosofia

  • gustodivino
  • Vino
  • Ristoranti
  • Eventi
  • Approfondimenti

Home » Copertina » Villa Favorita, Stefano Legnani e il sogno di Mario: il Tafon

Villa Favorita, Stefano Legnani e il sogno di Mario: il Tafon

Pubblicato il 19 Aprile 2013


di Patrizia Saiola 9 commenti

Vi ho già detto dell’impressione, delle emozioni che mi ha suscitato il Vermentino di Stefano. Nella magia di Villa Favorita, stavo quasi per salutarlo, quando fa un cenno d’intesa alla moglie. Monica, da sotto il banchetto, prende un’altra bottiglia e versa il secondo vino.

Il vino al naso è schivo, non si espone, è chiuso. Decido di temporeggiare un po’ di dargli tutto il tempo che richiede e intanto chiedo cosa sia.
“E’ un trebbiano” dice Stefano, “è il sogno di Mario”.
In quelle  poche parole colgo una grande emozione.

Guardo il vino, ha un bel colore simile a un sontuoso mantello di velluto d’oro satinato.
Porto il calice al naso e i sentori sono adesso più disponibili con me. Una sublime gironda di profumi erbacei e balsamici, c’è citronella, rosmarino e menta che si mescolano a un debole sentore d’idrocarburo, infine è delicata camomilla. In bocca ho il sapore di un’uva vitale volitiva, palesemente percettibile e polposa.  Il vino è brioso, sono in rapida evoluzione freschezza e morbidezza concrete. In retrolfazione snoda sentori e percezioni di mandorlo, sia dei suoi fiori sia dei suoi frutti, con un finale coinvolgente, lungo e persistente.
Talmente lungo e persistente questo trebbiano, da non riuscire a smettere di pensare a quel vino, insolito, particolare, unico!

Tant’è che al mio rientro a casa, contatto subito Stefano Legnani, devo sapere tutto di Mario del suo sogno e di quel trebbiano, di quell’emozione che coinvolge Stefano e che involontariamente e a sua insaputa trasmette anche a me.
Cosi mi racconta che…

Mario era un suo caro amico, era un brav’uomo che ha speso la sua vita per condurre un’osteria. All’età di sessantacinque anni arriva la meritata pensione, questo gli consente di potere esaudire un suo grande sogno;  acquistare una piccola azienda agricola dove vi si trasferisce come vignaiolo fai da te. Il vino prodotto da Mario, era destinato alla sua famiglia e ai suoi più cari amici e vendeva le uve in eccedenza alla cantina sociale. Si è goduto il suo sogno solo per venticinque anni, poi se ne andato l’estate scorsa. La figlia di Mario chiama Stefano e cosi  che apprende la triste notizia della perdita dell’amico. Gli riferisce anche di non potersi occupare dell’azienda, che in famiglia vorrebbero addirittura estirpare la vigna per passare a una coltivazione intensiva. Lei è l’unica, la sola rimasta a non voler buttare via al vento anni di sacrifici e di amore che il padre ha riversato per anni alla vigna. Cosi Stefano decide di raggiungerla nella bassa pianura padana, nella modesta casa che era di Mario, che è  rimasta identica a come se la ricordava. Dietro la casa, c’è la vigna di trebbiano, è un po trascurata, ma l’uva anche se poca, è bella e ha un buon sapore.
Stefano ha come una folgorazione, d’impeto chiede alla figlia di Mario di vendergli quell’uva. Lei accetta subito, cosi dopo pochi giorni vendemmiano. Il trasporto dei grappoli è rischioso, poiché le cassette di legno devono arrivare fino a Badia, è li che Stefano decide di vinificarle, nella sua azienda a Sarzana in Liguria.

Monica in vigna

Monica in vigna

Poi aggiunge:
“ Può sembrare strano continuare il sogno di un altro, con quest’uva, io e Monica desideriamo ricordare chi ha speso venticinque anni della sua vita tra quei campi, godendo del suo operato.
Tafon sarà il nome del vino, che in dialetto di Sarzana significa schiaffo.
Chiedo a Stefano: come mai questo nome, schiaffo?
“ Perché, si merita uno schiaffo chi avendo la possibilità, non insegue i propri sogni.
Uno schiaffo a chi ghettizza questo o quel vitigno.
Uno schiaffo a chi predilige solo vini blasonati di zone definite vocate, escludendo a priori vini di vitigni coltivati nella pianura. Questo trebbiano in particolare vive nella bassa pianura mantovana e sta li da oltre cinquant’anni!”
Di Tafon, mi dico, io  ho sentito il suo schiaffo, mi ha fatto veramente sognare  durante il rientro a casa e ancora fino a ora. Aspetto con ansia di assaggiare ancora Tafon, perché come dice Stefano:
“Dopo un meritato riposo,  sarà in grado di esprimere tutta la sua fierezza contadina nei bicchieri di quanti vorranno continuare a sognare”.
Ed io voglio (devo) ancora sognare!

 

Azienda Agricola Legnani Stefano
Via de Molini 72 – Bradia, 19038 Sarzana
Tel. +39 3482229695
email: s.legnani@legnani.com

 

 








9 Commenti


Andrea commenta:
19/04/2013 ore 11:31

Qualche giorno è passato da Villa Favorita e i ricordi più dettagliati un po’ latitano, però il filo conduttore c’è. Anch’io rimembro un vino appena morbido e con frescosità agrumate, scattante e polposo. E lungo.
La lunga attesa per provare i suoi vini è ricompensata!
Emozionante la storia che c’è dietro al Tafon, sai anche dove sono queste vigne in pianura padana?

Rispondi a questo commento

Patrizia risponde:
April 19th, 2013 ore 11:48


@Andrea, intanto ti ringrazio per la pazienza che hai avuto nel leggermi.
Stefano non si è espresso nel dettaglio riguardo il posto dove è ubicata la vigna di trebbiano, riferisce solo della bassa pianura mantovana. Penso di aver intuito una sorta d’intimità che non ho voluto violare. Non ci resta che sperare abbia la tua stessa pazienza nel leggermi e magari riferici lui stesso l’ubicazione precisa.
Grazie ancora :-)

Rispondi a questo commento

Andrea risponde:
April 19th, 2013 ore 12:13


@Patrizia, è stato un vero piacere leggerti e leggere queste informazioni interessanti su un viticoltore che mi incuriosiva prima e che apprezzo ora dopo aver assaggiato i suoi vini. La sua presenza tra i visitatori del Vinix Live che organizzai a Torre Maina (MO) ad inizio anno fu per me fonte di grande orgoglio.

Rispondi a questo commento

Patrizia risponde:
April 19th, 2013 ore 13:16


Grazie :-) @Andrea.

Rispondi a questo commento

Stefano Legnani commenta:
19/04/2013 ore 12:50

Ho letto d’un solo fiato quanto avete scritto e vi ringrazio di cuore per le parole, per l’attenzione e per l’approccio a questo nostro Tafon. Il vigneto è nel comune di San Giovanni del Dosso nel Mantovano.
Luoghi dove la gente ha sempre dovuto fare i conti con gli alti e bassi del Grande Fiume:il Po.I vigneti sono a meno di 15 metri di altezza sul livello del mare, in piena “bassa”.

Rispondi a questo commento

Patrizia risponde:
April 19th, 2013 ore 13:19


Grazie a te @Stefano Legnani per tutto quello che sei riuscito a trasmettermi con quel vino, per la tua disponibilità nel raccontarmi questa meravigliosa storia, fatta di rispetto e pura amicizia.
E’ stato un vero piacere conoscere te e Monica personalmente.
Un caro saluto :-)

Rispondi a questo commento

Nic Marsél commenta:
19/04/2013 ore 14:11

Bellissimo articolo e interessantissime parole “Uno schiaffo a chi predilige solo vini blasonati di zone definite vocate, escludendo a priori vini di vitigni coltivati nella pianura”

Rispondi a questo commento

stefano Legnani commenta:
19/04/2013 ore 15:00

quando passi da qui fermati, la nostra casa è sempre aperta

Rispondi a questo commento

Gianluca commenta:
27/04/2013 ore 18:15

Intanto complimenti a Patrizia per questo scritto molto coinvolgente, e poi a Stefano perchè senza il Tafon questo scritto non esisterebbe. Non vedo l’ora di assaggiarlo e sucuramente appena ho qualche giorno libero passerò da quelle parti per vederti immerso nella tua passione! Un forte abbraccio, Gianluca

Rispondi a questo commento





Lascia un commento





  Annulla risposta

Annulla la risposta
« Il “vino biologico” non è “vino naturale”: continua la disinformazione di blogger e giornalisti compiacenti. Ma la notizia è il prossimo Padiglione Bio del Vinitaly che ingloberà ViViT.
Sono sufficienti i 93 punti a Cornelissen per restaurare la verginità di Robert Parker? »

  • In evidenza

    • Ma cos’è il vino naturale? E’ vino biologico?
    • Questi strani cataloghi enotecnici
    • L’abbinamento perfetto: proviamo ad abbinare il vino col giusto aroma di pasticceria
  • I più commentati



    • Quando l'enologo non ti riconosce: "sapessi le porcherie che metto nel vino..."
      26/11/2014 - Leggi il post
    • I giovani sono tutti microssigenati
      12/07/2013 - Leggi il post
    • Il colore del vino è sempre uguale, dalle Alpi a Lampedusa
      24/02/2014 - Leggi il post
    • Il vino naturale non esiste. C'è sempre la mano dell'uomo
      20/06/2013 - Leggi il post
    • Ingredienti in etichetta: “Il senso del legislatore per il vino”
      10/09/2014 - Leggi il post
  • Ultimi commenti

    • Il vino nell’antichità – Enotecavinovivo.com on Il vino ai tempi dei Romani
    • Aldo Piras on Lieviti autoctoni, indigeni e fermentazioni spontanee
    • Giancarlo on Manuale del vignaiolo casalingo: come aromatizzare il vino con i trucioli legnosi
    • Stefano on L’uva americana Clinto che nulla c’entra con la tradizione italiana e veneta
    • Thomas on Perché devo spendere 15 euro per una bottiglia di vino se al supermercato trovo un ottimo merlot a 1,50 euro?
  • Ultimi articoli

    • Accostarsi con umiltà a un grande vino, e a un grande vignaiolo: il Nero d’Avola di Gueli
    • Emilio falcione e il VAN. In che direzione va il vino naturale in Italia: “Si è evidentemente diffusa una pratica per fare dei vini naturali nell’aspetto e non nella sostanza”.
    • Un Poliphemo 2007 di Luigi Tecce
    • La Denominazione “Vin Méthode Nature” riconosciuta da INAO e DGCCRF in Francia
    • Breve ricognizione sulla (il) Freisa


  • gustodivino.it

    Blog di libera informazione enogastronomica
    di Massimiliano Montes
    via Apollo 34, 90151 Palermo

    collaborano:
    Armando Garofano
    Nicola Cereda
    Giuseppe Bertini (L’Eretico Enoico)
    Silvio Rossi
    Diletta Scaglione
    Dino Montes

  • Gli ultimi articoli

    • Accostarsi con umiltà a un grande vino, e a un grande vignaiolo: il Nero d’Avola di Gueli
    • Emilio falcione e il VAN. In che direzione va il vino naturale in Italia: “Si è evidentemente diffusa una pratica per fare dei vini naturali nell’aspetto e non nella sostanza”.
    • Un Poliphemo 2007 di Luigi Tecce
    • La Denominazione “Vin Méthode Nature” riconosciuta da INAO e DGCCRF in Francia
    • Breve ricognizione sulla (il) Freisa
    • VAN Roma 2020, sabato 29 febbraio e domenica 1 marzo alla Città dell’Altra Economia
    • Domenica 23 e lunedì 24 febbraio porte aperte all’edizione 2020 di VinNatur Genova, anteprima ufficiale della Fiera maggiore di aprile
    • Quelli che dicono che i bianchi si bevono giovani: la grandezza del Pur Sang Didier Dagueneau 2012
  • Commenti recenti

    • Il vino nell’antichità – Enotecavinovivo.com on Il vino ai tempi dei Romani
    • Aldo Piras on Lieviti autoctoni, indigeni e fermentazioni spontanee
    • Giancarlo on Manuale del vignaiolo casalingo: come aromatizzare il vino con i trucioli legnosi
    • Stefano on L’uva americana Clinto che nulla c’entra con la tradizione italiana e veneta
    • Thomas on Perché devo spendere 15 euro per una bottiglia di vino se al supermercato trovo un ottimo merlot a 1,50 euro?
    • Enzo on Alice Bonaccorsi e la sua Valcerasa, un altro vino naturale dell’Etna
    • Fred on Qual è il costo di produzione dello Chateau Petrus?
    • Pietro Romiti on Eliminare Brettanomyces e tartrati dalle botti: uno studio dei vignaioli della Côtes du Rhône
    • Piazza Repubblica: il ristorante dell’avvocato – Piazza Repubblica on Piazza Repubblica: il ristorante dell’avvocato
    • mauro mingarelli on Il vino ai tempi dei Romani
    • Massimiliano Montes on Dolci tipici: i “pumpini” di San Fratello
    • Rosalia on Dolci tipici: i “pumpini” di San Fratello
  • Contatti




    Il tuo nome (obbligatorio)

    La tua Email (obbligatorio)

    Il tuo messaggio


"Pochi sforzan quel gambo di vite"

Privacy