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Massimiliano Montes risponde:
January 9th, 2014 ore 19:11
@Nic, non dico che sia brutto. Penso che queste note vanigliate lo rendano un po’ lezioso, la speziatura è intensa, il frutto in evidenza, e di contro non ci sono note austere. Credo che paghi lo scotto di legni nuovi. Appena esci da dietro la lavagna assaggia Ganevat
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Nic Marsél risponde:
January 9th, 2014 ore 23:06
@Massimiliano Montes, dopo il tuo post e quello di Niccolò comincio a soffrire della sindrome da accerchiamento
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Massimiliano Montes risponde:
January 10th, 2014 ore 20:30
@Nic, e tu disaccerchiati! Questa è la seconda bottiglia che bevo in poco tempo. Dopo la prima ne parlammo a telefono, se ricordi. Bevendolo da solo pur non entusiamandomi ho in qualche modo minimizzato i suoi difetti. Confrontandolo con un altro vino simile la situazione è sensibilmente cambiata, non sono più riuscito a passare sopra agli stessi difetti.
Ora ti posso confermare che a mio parere i problemi di questo vino sono proprio due: un legno invadente, una mano in cantina invadente.
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Mario Crosta risponde:
January 11th, 2014 ore 11:54
@Massimiliano Montes, quell’aggettivo invadente, usato ben due volte sia per i legni che per la mano, sono un giudizio più pesante di quello che traspare nel tuo articolo. O sei stato fin troppo tenero prima o sei fin troppo severo adesso. Quelli che giocano con i legni e con le mani pesanti non mi piacciono proprio. Più che vignaioli li considero fattucchieri, alchimisti. Allora non capisco perché non l’hai detto subito nell’articolo, velando invece i tuoi toni iniziali. Se per caso ci ripensi e condividi di più il testo iniziale che non questa tua frase in un commento, con la quale cozza, faccelo sapere, perché un giudizio troppo severo sul produttore fa strada fra gli enoappassionati e fa arrabbiare il produttore, soprattutto quello che ha voluto provare per migliorare e che va convinto a non proseguire su quella strada perché invece ha peggiorato. Va convinto. Ci sono produttori che si fanno un culo tanto dall’alba al tramonto, faticano, non hanno sabati e domeniche, non hanno feste e ponti, sono sempre impegnati a dare il meglio (anche quando sbagliano, questi qui non lo fanno apposta) e sentirsi dire di essere invadenti… fa girare un po’ le cosiddette, no?
Massimiliano Montes risponde:
January 11th, 2014 ore 13:41
@Mario Crosta, è il medesimo giudizio. E’ comunque un buon vino, non lo nego, che poteva essere a mio parere eccellente se meno fruttato e vanigliato.
E’ solo un opinione. Che rispecchia il mio gusto. Non entro in meriti lavorativi, altrimenti dovremmo privarci nell’esprimere opinioni.
Poi è solo un annata, non è detto che l’evoluzione in futuro si mantenga uguale. Fortunatamente i vini naturali cambiano.
Nic Marsél risponde:
January 11th, 2014 ore 15:46
@Massimiliano Montes, il mio livello di sopportazione della barrique (soprattutto nuova) è notoriamete più elevato del tuo
comunque ti prometto che lo riassaggerò tra un paio di settimane facendo tesoro delle tue note di degustazione.
Mario Crosta risponde:
January 11th, 2014 ore 17:05
@Nic Marsél, anche perché il Pinot Noir di Borgogna non sarebbe uno fra i migliori vini del mondo in assoluto senza la barrique che da trecento anni fa parte integrante della sua maturazione in legno, vedi Romanée-Conti, La Tâche, Richebourg, Romanée-St-Vivant, Grand Echézeaux, Echézeaux e Montrachet.
C’è da dire che in Borgogna questo legno in quel vino non si sente, non predomina, non esagera, non copre, non modifica, non sovrasta, non aggiunge e infatti la botticella da 225-230 litri a spacco per quel vitigno è indicata (per la stragrande maggioranza degli altri no). Se Max sente una mano invadente del legno in un Pinot Nero, vuol dire che si è esagerato davvero e questo è quello che accomuna tanti produttori italiani che con le barrique non fanno l’uso intelligente dei borgognotti, ma fanno piuttosto l’abuso secondo la moda.