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Viaggio nei disciplinari. La Doc Sicilia, ovvero come trasformare magicamente un vino Igt in un vino Doc

Pubblicato il 22 Aprile 2014


di Massimiliano Montes 36 commenti

La Sicilia è la regione più ampia d’Italia, ben 25.832 km². E’ anche la Doc più ampia d’Italia, e la zona vinicola a denominazione protetta più ampia del mondo. Quando si dice essere in testa alle classifiche.

Sfogliando il Disciplinare della Doc Sicilia la prima cosa che balza agli occhi è l’articolo 3: “Possono essere iscritti allo schedario viticolo della Doc Sicilia anche i vigneti già iscritti allo schedario viticolo per la corrispondente Indicazione Geografica Tipica Sicilia”.

Questo significa che tutti i vini precedentemente Igt Sicilia diventano automaticamente Doc Sicilia.
Tutti i vini che noi compravamo e bevevamo come Igt sono magicamente diventati Doc.

La seconda cosa che balza  agli occhi è l’elenco delle varietà tutelate dalla Doc, che trovate a pagina 4 del Disciplinare: Chardonnay, Viogner, Muller-Thurgau, Sauvignon, Pinot Gris, Cabernet Franc, Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah, Pinot Noir, Mondeuse, Carignano, Alicante.

Si… c’é anche qualche autoctono, capitato nel disciplinare quasi per caso.
Con le dovute eccezioni. Perché in Sicilia è possibile produrre un vino Doc con uve di varietà Chardonnay, Mondeuse o Viogner, ma non con lo Zibibbo.

Lo Zibibbo non è tra i vitigni menzionati dal Disciplinare, tranne che per le tipologie di vino spumante bianco.

Non solo. Per iscrivere un vino alla Doc questo deve essere ottenuto da almeno il 50% di uve Inzolia, Catarratto, Grillo o Grecanico, da soli o congiuntamente, per i bianchi. Nero D’Avola, Frappato, Nerello Mascalese e Perricone per i rossi.

Chi volesse produrre un monovitigno in purezza da un’altra varietà d’uva, seppur autoctona, non può iscriverlo alla Doc.

I colori dei vini della Doc Sicilia.

Qua la situazione diventa ancora più imbarazzante.
I bianchi sono tutti “Giallo paglierino più o meno intenso”.
I rossi tutti “Rosso rubino più o meno intenso”.

D’altro canto cosa ci si può aspettare da una Doc grande quanto una Regione? Ci si chiede come fanno le Commissioni Doc a valutare l’aderenza al Disciplinare, che cosa valutano, quale tipicità? Mistero della Fede.

E’ lecito domandarsi quale sia stato il disegno e le volontà che hanno condotto alla nascita di una tale Denominazione, e quali le aspettative commerciali.

Se l’obiettivo era quello di tutelare un Brand o un marchio, le iniziative più idonee erano quelle di tutela dei marchi in sede di diritto civile, ovvero tramite associazioni private.

Certamente non mediante leggi dello stato nate per tutelare Denominazioni protette e tipicità territoriali.
Ma si sa, gli imprenditori sono abituati a usare il pubblico per fini privati. E’ questo il principale motivo di decadenza della nostra economia.

 

 

Disciplinare Doc Sicilia

MIPAAF Decreto 22 aprile 2011 modificazioni registro varietà di vite

 

 

 








36 Commenti


a3c commenta:
22/04/2014 ore 13:46

manca il Riesling…. cazzo il Riesling…. di Alcamooooooooooooooooooooooo

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Massimiliano Montes risponde:
April 22nd, 2014 ore 14:40


@a3c, è prevista una variante al disciplinare per inserirlo. Lo avevano dimenticato.

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coltivatore di sogni commenta:
22/04/2014 ore 19:06

Caro massimo
, la mia terra riesce sempre a sorprenderci in modo negativo. Mi auguro che un giorno si decida di usare la testa. Grazie x le informazioni

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Massimiliano Montes risponde:
April 23rd, 2014 ore 10:41


@coltivatore di sogni, la mia impressione (è possibile che mi sbagli) è che non ci siano imprenditori lungimiranti. Solo imprenditoria di corte vedute, e per di più assistita dallo stato.

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Lorenzo risponde:
April 23rd, 2014 ore 16:47


@Massimiliano Montes,
Ma come fai a dirlo ?
Ci sono imprenditori che hanno tirato su l’Etna, con i soldi loro! E non faccio nomi… quelli che stanno investendo tantissimo nella zona del Mamertino, per non parlare del Marsala, delle isole minori etc.

chi conosceva l’Etna prima che questi imprenditori di corte vedute di cui tu parli portassero l’enologia moderna? Hai mai visto come si fa un vino in un palmento ? Soprattutto, l’hai mai assaggiato ?

Eddai…

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a3c risponde:
April 24th, 2014 ore 11:20


@Lorenzo, non oer essere contraria presindere ma fare na DOC cosi grande è una cosa insensata….cosi’ come lo è includre un serie di vitigni internazionali e non prevdere la possibilità di vinificare i vitigni più titpici in purezza…. suvvia Lorenzo caro queste sono annotazioni detta da semolie buonsenso

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Massimiliano Montes risponde:
April 24th, 2014 ore 13:23


@Lorenzo, infatti l’Etna è fuori dalla Doc Sicilia. Per questo motivo si è beccato non poche ritorsioni. I vignaioli dell’Etna non hanno bisogno della Doc Sicilia, caso mai è vero il contrario.

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Lorenzo commenta:
23/04/2014 ore 16:45

Qualcuno, per piacere, si va a studiare le motivazioni che scaturiscono una DOC ?

Grazie.

E’ NORMALE che quello che era IGT, diventa DOC.

Dai, continuiamo a dire che i francesi sono meglio… quando loro fanno le peggio cose con le loro AOC (leggasi Champagne) e continuiamo a sminuire i tentativi nostri di portare il vino italiano nel mondo solo per il puro concetto del “bastian contrario”.

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Eretico Enoico commenta:
25/04/2014 ore 00:15

A volte mi domando se esista una sceneggiatura di gustodivino che preveda il personaggio “Lorenzo” ( non ti offendere Lorenzo il vero ,si gioca),colui che anche di fronte ad una ovvietà disarmante deve sostenere l’insostenibile . Come c..bip..o si fa a difendere l’insensatezza di una DOC regionale come quella Sicilia che sostanzialmente consente a tutto il vino prodotto sull’isola( con piccole limitazioni) di avere la DOC . Un nonsenso commerciale che per quanto i francesi siano criticabili mai introdurrebbero,quale senso può avere una demenzialita’ se il tanto peggio tanto meglio .

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Lorenzo risponde:
April 25th, 2014 ore 01:27


@Eretico Enoico
A no ? Devo ricordardi quello che hanno combinato nello champagne nel 2008 ?
Vogliamo parlare di tutte le A.O.C. sotto le alpi bianche ? Maddai…

La DOC Sicilia non è insensata, è la protezione di un brand all’estero, di una Denominazione di Origine. A questo serve e a null’altro.

Hai idea di quanto sia importante?

Sai che prima la parola Champagne denotava tutti i vini spumanti, esisteva anche l’Etna Champagne ed il Rioja Champagne. Perchè pensi che i francesi abbiano fatto l’A.O.C. ?

Prova poi a vendere negli U.S.A. vino da tavola, vedi quanto ne comprano!
Devo ricordarti del vino chiamato “montepulciano” fatto con il vino in polvere in Svezia ?

La domanda che dobbiamo porci è: vogliamo che il vino italiano cresca?
Se la risposta è SI, si passa anche attraverso queste cose. Perchè il vino si produce per essere venduto, innanzitutto, il contadino, fino a ieri, faceva vino pessimo per se stesso, ha iniziato a farlo di qualità quando c’era qualcuno a cui venderlo.

Cerchiamo di mettere da parte il solito “noi facciamo le cose male”, perchè credimi, non è così.

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Mario Crosta risponde:
April 25th, 2014 ore 06:59


@Eretico Enoico, Lorenzo non è solo. Qui si confrontano opinioni diverse non per avere la propria ragione sugli altri, ma per portare argomenti a discussioni interessanti. Ti faccio un esempio. Io sarei per trasformare tutte le DOC attuali che abbiano un consorzio funzionante (ufficio, telefono, gente che risponde al telefono, attività consortili effettivi) in DOCG precisando in più: zone specifiche di produzione, numero minimo di ceppi per ettaro, forma di allevamento dei nuovi impianti, forma di allevamento ancora permessa agli impianti esistenti, tipo di potatura, carica di gemme per ettaro, resa massima di uva per ettaro in coltura specializzata, consenso all’eventuale irrigazione di soccorso, luogo di vinificazione e di imbottigliamento, resa massima di uva in vino, divieto di pratiche di forzatura, soglia di tenore alcoolico maggiore, norme per l’etichettatura, caratteristiche organolettiche non generiche. Tutte le altre esistenti, alcune inventate a scopi elettorali, altre assolutamente fuori dal controllo, confluiscano in una relativa DOC di regione, con consorzio regionale e quindi una maggiore possibilità di funzionamento, controllo (ufficio, telefono, personale attivo, ecc.). Il resto, che praticamente consente al produttore una libertà interpretativa enorme, un elenco di uve chilometrico, resti IGT. Una struttura qualitativa a piramide e maggiormente efficiente. Ciao!

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Massimiliano Montes risponde:
April 25th, 2014 ore 09:38


@Eretico Enoico, mi chiedo anch’io chi sia Lorenzo, ti assicuro. Difende l’indifendibile e fa anche grame figure, come nel post sulla Docg Chianti dove un enologo di fama lo ha smentito pubblicamente (mai usato cabernet e merlot per fare il Chianti). Però noi siamo aperti a tutto, anche ai difensori d’ufficio di categoria.
.
La Doc Sicilia è oggettivamente una cavolata. Per vari motivi.
1. Se è nata per difendere un Brand è fuorilegge… le Doc non servono a questo, ma a tutelare tipicità (quale tipicità ci possa essere in una Doc così ampia non lo so).
2. Non funziona. Non ha modificato di una virgola il trend di vendita dei vini siciliani (e già questa dovrebbe essere una condizione totalmente assorbente per la sua disutilità).
3. E’ oggettivamente strutturata male, con la solita miopia ampiamente clientelare che caratterizza tutte le scelte italiane. Ci sarà un motivo se noi siamo l’ultima economia europea, anche dietro a Grecia e Spagna.
.
Non sta a noi difendere le Doc di altri paesi, ognuno fa quello che vuole, noi dobbiamo fare del nostro meglio indipendentemente dagli altri.
Detto questo, ritengo che il sistema AOC della Borgogna sia eccellente. Quello della Champagne pessimo, quello del Bordeaux sorpassato.
I Francesi non hanno un solo sistema AOC ma ogni regione ha una legislazione diversa. Quello Classé del Bordeaux risale a Napoleone III, la suddivisione in Cru della Borgogna ha origini ancora più antiche.
.
Se proprio volessi mantenere la Doc Sicilia migliorandola (se potessi dare il mio apporto politico alla gestione del territorio), la strutturerei come la AOC borgognotta, in maniera qualitativamente piramidale, crescente. A partire dal basso una denominazione regionale generica (Bourgogne = Sicilia), una denominazione comunale (Village = Comune di produzione o contrada), in cima alla piramide qualitativa due denominazioni di Cru di qualità crescente (equivalente ai Premier Cru e ai Grand Cru di Borgogna), indicando il nome del vigneto in etichetta (o per non far litigare i produttori anche una sola denominazione territoriale).
Questo farei.

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Lorenzo risponde:
April 25th, 2014 ore 10:35


@Massimiliano Montes,

la tua proposta di associare la DOC sicilia migliorando io la sottoscrivo in pieno, tra l’altro in Sicilia verrebbe benissimo, essendoci delle tradizioni vitivinicole così diverse e così lontane.

Mi permetto di risponderti per punti:

1) Le DOC servono anche a difendere un brand, le AOC sono nate per questo, l’esempio della dicitura “Champagne” per definire lo spumante ne è un esempio palese.

2) E’ troppo presto per dire che non ha modificato il trend di vendita dato che, di fatto, è valida con le annate appena uscite, quindi, semmai, è un discorso che potremmo fare almeno tra un anno

3) non capisco da cosa scaturisce la tua oggettività

Per quello che concerne il discorso del Chianti, io facevo un discorso legato alla presenza storica dei vitigni internazionali nella zona, suffragata tra l’altro anche da Eretico Enoico… ti/vi abbiamo dato fonti e date di introduzione di questi vitigni. Punto.
L’enologo in questione non mi ha smentito, ha raccontato la sua esperienze e, semmai, ha smentito non me o Eretico Enoico, ma degli storici che hanno ricostruito la presenza dei suddetti vitigni nella zona.

Il fatto che Cotarella non abbia mai usato il Sangiovese non vuol dire che in Abruzzo non venga coltivato… anche in delle zone DOCG.

Cmq ragazzi, io non sono nessuno, cerco solo di difendere un pò di italianità, perchè ho ancora molto da imparare, ma in 60 anni e passa di vino ne ho bevuto e di cantine ne ho girate.
E ripeto, caro Massimiliano, quando in svezia vedrai il cartone con la polverina con scritto “Montepulciano, add water”, o vedrai il Nero D’Avola in Argentina a 0,80 euro a bottiglia… forse inizierai a pensare anche tu che la Sicilia DOC serve eccome… che è migliorabile… ma dio solo sa quanto serve.

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Massimiliano Montes risponde:
April 25th, 2014 ore 10:52


@Lorenzo, il fatto che una varietà esista in una zona non significa che venga usata all’interno di una Docg. La Docg Chianti storicamente non ha cabernet o merlot. Punto.
Gustodivino nasce proprio per difendere le eccellenze locali.
Ma anche per difenderci dai mascalzoni che hanno inginocchiato la nostra economia per interesse personale, che continuano a mescolare le carte e gettare fumo negli occhi alla gente per continuare a difendere ciò che oggettivamente è indifendibile. Dovremmo riuscire a liberarci dal peso morto di queste persone e spiccare il volo.

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Eretico Enoico risponde:
April 25th, 2014 ore 14:09


@Massimiliano Montes, tu hai scritto cose assolutamente indiscutibili ma purtroppo ( ne abbiamo anche scritto ) anche nel Chianti Classico si sono affacciate uve non tradizionali proprio perche’ la docg le consente …il dramma se mi passi il termine, e’ proprio quello di istituzionalizzare la porcata .

Lorenzo risponde:
April 25th, 2014 ore 18:19


@Massimiliano Montes, @Eretico Enoico

Non discuto la porcata perchè sono d’accordo con Voi.

Ma l’istituzionalizzazione l’ha fatta il consorzio del chianti eh, ovvero i produttori stessi.

Eretico Enoico commenta:
25/04/2014 ore 09:36

Vi ringrazio per la lezione sulla legislazione relativa ed alcune delle sue specifiche ma ne era a conoscenza e sappiamo tutti sulla carta che DOC e DOCG dovrebbero essere sinonimo anche di maggiore qualità ,dovrebbero non sono. Sull’aspetto commerciale del brand Sicilia nel campo del vino purtroppo se l’idea ad un profano suona positiva non risulta tale a chi desidera veramente valorizzare e proteggere le vere peculiarità ,le eccellenze e le unicità vitivinicole di quell’isola. In Italia siamo stati capaci di dare una valenza peggiorativa ( suona così a molti ed in particolare agli stranieri) alla classificazione più esclusiva con ” sottozona” ,sulla capacità italica di comunicare in ambito enologico dobbiamo imparare dai francesi purtroppo( non sto dicendo che i loro prodotti sono migliori o più garantiti) altro che sotto,altro che invecchiare …affiniamo le arti comunicative magari copiando dal comparto moda ed il vero lusso inteso come concetto di brand.
L’idea di pretendere che tutto il comparto siciliano vino salga nel livello qualitativo e’ buona ( grazie anche qui per la lezione sui ceppi ,gli impianti e le rese ahahaha) ma non a scapito di marchi regionali oramai identificabili con qualità ,vini che hanno spinto la Sicilia nel mondo enologico.
La Champagne e’ un caso a parte ma ancora oggi il consumatore non acquista in prima battuta un aoc Provenza ,un aoc bordeaux etc acquistera’ una bottiglia riconoscibile come aoc Bandol oppure aoc haut Medoc ( erano solo due esempi) etc… La Sicilia ,voi mi insegnate, dopo il suo primo rinascimento era sul baratro dell’inflazione,della super produzione , dell’invenduto e solo con un nuovo ( questo) rinascimento produttivo sta tornando tra i leader per qualità e mercato . Modestamente non credo che sia quello il modo migliore a livello legislativo commerciale di valorizzare gli autoctoni UNICI siciliani o le tipicità storiche ( secolari) di alcuni prodotti…il marsala all’uovo e’ dietro l’angolo .
Sante’ , Giuseppe Bertini

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Eretico Enoico risponde:
April 25th, 2014 ore 09:45


Secondo voi perché non si è’ fatta una DOC Piemonte ed una DOC Toscana …qualitativamente e commercialmente parlando.
Molti amici stranieri addetti ai lavori mi chiedono spesso come mai in Sardegna vi sono grandissimi vini e solo una docg ed invece in Veneto negli ultimi tempi si sono aggiunte doc e docg a pioggia monsonica … La politica ha deciso di premiare i territori di elezione e’ stata una delle (non la sola) risposte fornite . Gli stessi amici una volta scoperta la qualità immensa di certi cannonau hanno capito che il titolo di qualità legislativa dato al Lison era slegato dalla qualità e ciò hanno comunicato in qualità di giornalisti ai loro lettori.
p.s. ho vissuto qualche anno in Sardegna e ben 15 anni in Veneto ,regione che amo anche a livello enologico.

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Mario Crosta risponde:
April 25th, 2014 ore 11:38


@Eretico Enoico, la DOC Piemonte esiste, come esiste la DOC Valle d’Aosta, la DOC Trentino, insomma di DOC regionali ce ne sono, eccome. Correggi il tiro, altrimenti non ti posso più seguire se non ti documenti a sufficienza.

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Eretico Enoico risponde:
April 25th, 2014 ore 14:03


@Mario Crosta, allora la doc “Piemonte” esiste ma non quella “Toscana” e non ho voglia di fare inutili e sottolineo inutili polemiche con te , il senso di cio’ che intendevo e’ chiaro.Non mi riferivo alla lista del ministero delle politiche agricole ma al fatto concreto che chi vende meglio ( da sempre) il vino in Italia, sui mercati esteri, si guarda bene dal fare un bel carrozzone monoDoc. Ovvio che in valle d’Aosta ,Trentino esiste come e vero che non ci sono Docg in quelle regioni o sbaglio?
Resta il fatto che tu ed altri avete una idea ed io e qualcun altro ne abbiamo una altra.
La Sicilia non e’ caduta nel baratro solo per il “nero d’Avola” ma anche per aver inflazionato il mercato di ipertrofiche produzioni fatte da certe ben note case … comunque se credi che una Doc regionale( fatta in questo modo) sia un modo per elevare la qualita’ e garantire una certa identificazione sui mercati esteri non posso che augurarmi che tu abbia ragione.

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Mario Crosta risponde:
April 25th, 2014 ore 16:05


@Eretico Enoico, mi rifiuto di creare ad arte, come fai tu scorrettamente, due tifoserie, scrivendo “tu ed altri avete una idea ed io e qualcun altro ne abbiamo una altra”. Io penso che le posizioni siano molte di più. Non prendertela, ma a volte dimostri una sommarietà piuttosto evidente, come per esempio nell’ignorare che esistesse una Doc Piemonte e così facendo ti isoli su posizioni molto scricchiolanti. Non è che si pretenda chissà che cosa, ma un po’ di onestà intellettuale non farebbe male a chi commenta. Io sono piuttosto d’accordo su DOC regionali a patto di inglobarvi tutte quelle attualmente esistenti che non sono in grado di diventare DOCG e che non hanno consorzi efficienti (o addirittura non sconosciuti alle poste o alle società telefoniche…) ed in questo credo di esserti vicino o perlomeno non ti ho né criticato né attaccato. Anzi, sostengo che sia sbagliato attaccarti, perché è più giusto discutere e argomentare. Però devo anche dirti che non sono gli Enti, le leggi, i regolamenti, i disciplinari ad elevare la qualità. Enti e consorzi più efficienti possono controllare e certificare più seriamente, ma la qualità la fanno soltanto i produttori. In bocca al lupo.

Lorenzo risponde:
April 25th, 2014 ore 10:36


@Eretico Enoico,
Leggi il mio commento di sopra, sai perchè la Sicilia è caduta nel baratro dell’inflazione ?

Per quel famoso Nero D’Avola coltivato non si sa dove ed imbottiglia non si sa quando ed in quale continente!

Serve o no questa Sicilia D.O.C. ?

io dico assolutamente SI!

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Massimiliano Montes risponde:
April 25th, 2014 ore 11:35


@Lorenzo, assolutamente no. Servirebbero degli imprenditori illuminati e intelligenti come Angelo Gaja… ma non ce li abbiamo.

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Lorenzo risponde:
April 25th, 2014 ore 18:18


@Massimiliano Montes,

cerca di contestualizzare, con il Nebbiolo non c’è stata una “moda”, con il Nero D’Avola SI.
Se ci fosse stata la moda del Barolo senza un disciplinare che lo proteggeva, sarebbe successo anche ad Angelo Gaja di doversi trovare in questo mercato delle vacche.

Anzi, secondo me tanto di cappello ai vari Planeta, Duca di Salaparuta, Tasca & Co. che c’hanno creduto nonostante tutto, nonostante andavano sul mercato e si scontravano con 80c a bottiglia.

Ti do un’anticipazione, pensa al Mamertino, Planeta ci sta investendo da 10 anni. Ora a me i suoi vini non piacciono, sono sincero, ma questo non è coraggio imprenditoriale ?
Magari tra 10 anni tu sentirai parlare del Mamertino come ora dell’Etna, ma sull’Etna ci sono andati 20-30 anni fa imprenditori illuminati a spendere soldi prima che se ne sentisse parlare.

Se vuoi continuo con gli esempi… e non solo siciliani.

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Eretico Enoico risponde:
April 25th, 2014 ore 14:05


@Lorenzo, buon Duca… e Tasca… con una Donna… a tutti e che la superDoc ci abbia in gloria

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Lorenzo risponde:
April 25th, 2014 ore 18:24


@Eretico Enoico,

Io cerco solo di essere coerente con quello che penso (non che tu non lo sia! assolutamente) I miei gusti personali sui vini sono davvero altri… :-)
La metà dei nomi che hai ed ho fatto non mi piacciono minimamente.

Però andando all’estero, devo ammettere che sono degli eccellenti ambasciatori…

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Eretico Enoico risponde:
April 26th, 2014 ore 13:45


@Lorenzo, era ironica la lista ma credo di avere problemi nel comunicare la mia ironia, mea culpa.Lorenzo tranquillo bevo ben altro di siciliano.
Giuseppe

catone (claudio) commenta:
25/04/2014 ore 22:26

Sig. Lorenzo secondo me lei si è bevuto il cervello. C’è bisogno di una Doc che tutela vitigni internazionali in Sicilia? Ma che cavolo dice?
Andrebbe abolita in urgenza.
Se proprio si vuole mantenere si devono inserire TUTTI i vitigni autoctoni siciliani. Tutti!
Consentire di vinificarli anche in purezza.
Eliminare dal disciplinare TUTTI gli internazionali. TUTTI!
Solo poi si può cominciare a parlare di tre o quattro livelli come in Borgogna, solo poi.
Questa Doc è una porcata e un offesa a chi il vino lo fa veramente senza trucchi.

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Lorenzo risponde:
April 26th, 2014 ore 09:37


@catone (claudio),
innanzitutto la prego di mantenere decoro e di evitare offese. Stiamo cercando di mantenereun livello dialettico alto e lei con queste frasi lo abbassa tremendamente.

Si, ce n’è bisogno, la mia opinione la può rileggere nei miei commenti precedenti.
Innanzitutto la creazione della DOC è la normale evoluzione della norma IGT. Si la legga cos’è una DOC.

I vitigni autoctoni siciliani, fermo restando che ci sono (ovviamente non tutti), saranno sicuramente inseriti (non sono un legislatore nè tantomeno faccio parte della commissione DOC) quando ci sarà un numero di produttori tale da giustificare una denominazione.
Le faccio un esempio pratico… quanti produttori ci sono di Perricone ? La coltivazione del Perricone è antecedente a quella del Nero D’Avola.
Non mi sembra che 10 anni fa quando Firriato ha riesumato il Perricone dall’estinzione e l’ha iniziato a vinificare in purezza qualcuno abbia gridato allo scandalo che non esisteva una DOC, anzi, del Perricone non esiste nemmeno un genotipo massale, eppure è stato INSERITO NELLA SICILIA DOC! (questo lo dico anche un pò per Montes che parla di imprenditori poco lungimiranti in Sicilia)

Aggiungo, e per cortesia si documenti prima di offendere altre persone, che in Sicilia in particolare ci saranno si e no qualche “centinaio” di vitigni autoctoni, per non parlare poi dei cosiddetti “ibridi” della parte orientale. Li mettiamo così solo per partito preso? Io direi di no, una norma deve essere anche oggettiva e valutabile, altrimenti di cosa stiamo parlando ?

Per quello che concerne gli “internazionali”, è provato da circa 100 anni di coltivazione diretta che si sono adattati benissimo al clima siciliano, il Syrah ne è un esempio lampante.

Quindi, il concetto è semplice, ormai questi vitigni internazionali sono parte integrante della cultura vitivinicola siciliana e, in quanto tali, è corretto che abbiano una denominazione di tutela. La Sicilia storicamente è stata sempre un crogiolo di culture… lo stesso Zibibbo fu portato dai saraceni no ?

Io ritengo che, come al solito, chi giudica conosce 1/100 di come stanno veramente le cose.
Si documenti e non sia offensivo.

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Eretico Enoico risponde:
April 26th, 2014 ore 14:00


@Lorenzo, mi fai sorridere in senso benevolo perche’ con la tua competenza e cultura storico enoica ti aggiusti sempre il teorema. Massimiliano ed altri piu’ volte hanno risposto con altre fonti storiche alle tue.
Il Perricone lo coltivano e vinificano da prima del calabrese e le cantine sono piu’ di una ( abbiamo anche ottime versioni rosate e metodo classico ) e affermare che per discendenza socioantropologica vitigni come lo chardonnay sono a tutti gli effetti autoctoni isolani e come tali meritevoli di una tipicita’ riconducibile alla doc Sicilia e’ un arrampicarsi sulle proprie tesi ( rispettabili) in stile forte Alamo. Il concetto di autoctono non e’ netto ma necessita’ di un minimo di storia ad esempio l’epoca prefillossera ( fino ’800 anni 20) puo’ essere un confine indicativo per stabilire che un vitigno esistente prima del parassita puo’ considerarsi tipicamente locale.
In termini antropologici si sostiene che il genere dell’uomo sapiente eretto abbia avuto i suoi natali nelle zone interne del corno d’Africa cosi come in ambito vitivinicolo si sostiene che quasi tutti i vitigni derivino da una zona dell’Europa dell’est prossima al mar Nero e alle ex repubbliche sovietiche confinanti con la Georgia . Diverso e’ dire che e’ tipicamente Italiano ( in termini antropologici non in termini sociali ) nei suoi tratti fisici un asiatico milanesissimo o romano ,probabilmente tra pochi decenni ( veramente pochi ) potremmo iniziare a dire che il tipico abitante dell’esquilino o di via sarpi ha tratti asiatici e per quanto mi riguarda sara’ una fortuna.
to cut a long story short …i vitigni tipici siciliani da tutelare con una doc (come ben sapevo anche prima della puntuale precisazione d i Lorenzo) e con una ricerca di qualita’ riconoscibile sono altri rispetto ai vitigni francesi ( gli internazionali sono sostanzialmente francesi)… a mio modesto avviso.
Giuseppe

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Lorenzo risponde:
April 28th, 2014 ore 11:28


@Eretico Enoico,
ti avevo risposto, ma la mia risposta è stata cancellata :-)

Evidentemente sono un personaggio scomodo anche per il sistema antispam :D

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Massimiliano Montes commenta:
26/04/2014 ore 18:35

In effetti nelle tanto vituperate Doc francesi (le Aoc) gli unici vitigni consentiti sono i loro autoctoni. In Borgogna l’unico vitigno rosso consentito è il Pinot Noir. Nessun altro.
Una Doc Sicilia così fatta è oggettivamente impresentabile. Oltre alla localizzazione geografica fino al nome del vigneto, come proponevo prima, bisognerebbe eliminare tutti i vitigni internazionali.

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Lorenzo risponde:
April 28th, 2014 ore 11:43


@Massimiliano Montes,
Certo, ed il motivo è semplice, non è un discorso di purezza, ma di opportunismo trasformatosi in tradizione che, l’AOC, com’è corretto che sia, ha interiorizzato.

Conosci un altro vitigno rosso che andrebbe in maturazione in quella zona ?

E poi ti sbagli, nelle AOC della Borgogna sono permessi anche il gamay ed un altro vitigno a bacca rossa di cui adesso non mi sovviene il nome.

Tra l’altro, l’ultima volta che approfondii le AOC della borgogna, ed ammetto che era un pò di tempo fà, le AOC della zona erano tantissime, quasi un centinaio, anche perchè lì si dividono in : AOC regionali, village, climat e parcelle migliori dei comuni.

Io non capisco perhcè in una DOC ci debbano essere solo vitigni autoctoni, abbiamo la fortuna che nel sud dell’italia si possono esprimere l’eccellenze di tantissimi vitigni, non vedo perchè non farlo. Loro non possono coltivare Nero D’Avola, noi possiamo sia quest’ultimo che il pinot nero.

In più sul mercato, la difficoltà dell’Italia in generale, è proprio quella di avere centinaia e centinaia di autoctoni, la possibilità di avere uno chardonnay DOC Sicilia è trainante per tutto il resto fidati.

In più, dal punto di vista meramente organolettico, uno chardonnay Siciliano (ma come lo sarebbe uno pugliese), ha delle caratteristiche completamente diverse da uno borgognotto. Voi continuate ad ammazzare il concetto di terroir.

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Mario Crosta risponde:
April 28th, 2014 ore 12:28


@Lorenzo, “Voi continuate ad ammazzare il concetto di terroir” è una tua opinione assolutamente sommaria e, almeno per me, offensiva. Seguo con interesse i tuoi commenti, ma se fosse vero quanto hai scritto in quest’ultima frase del tuo commento, che ci stai a fare qui? Hai la libertà di andare a scrivere dove non ammazzano il concetto di terroir. Approfittane. Ci guadagneresti in serenità. Uno chardonnay siciliano, per i miei gusti, sarebbe anche migliore di uno borgognotto, se vinificato senza farne fotocopie barricate in toto o in parte. Credo che pensino la stessa cosa anche altri, qui. Forse se ne stanno zitti proprio per questo tuo atteggiamento inutilmente provocatorio. Se il tuo scopo è discutere e non soffocare il dibattito, evita espressioni infelici come quella che ho messo tra virgolette.

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Massimiliano Montes risponde:
April 30th, 2014 ore 18:16


@Lorenzo, ma che stai a dire? Dovresti studiarle meglio le AOC francesi ;-)
L’AOC Borgogna è una sola. Si suddivide in quattro livelli di qualità (come dicevo sopra): il livello più basso è quello regionale, sulle bottiglie c’è scritto semplicemente “Bourgogne”; il livello più elevato è quello comunale, o Village in francese, sulle bottiglie c’è scritto l’appellativo del comune di provenienza “Vosne-Romanée” o “Meursault” tanto per fare un esempio; il livello un po’ più elevato è rappresentato dai Cru di prestigio ma non i migliori, sulle bottiglie c’è scritto il vigneto di provenienza e la dicitura “Premier Cru”; l’ultimo e più elevato livello è rappresentato dai “Grand Cru”, i migliori vini di Borgogna.
.
L’unico rosso consentito è il Pinot Noir da quando l’AOC esiste… e tradizionalmente in quella zona è l’unico rosso coltivato.
Non è vero che non cresce altro, cresce tutto, pure il nebbiolo. Semplicemente loro sono contrari a imbastardire il territorio. Potrebbero piantare Cabernet e Merlot che crescono benissimo in quei climi, ma non lo fanno. Gli Italiani deficienti lo avrebbero già piantato…

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Massimiliano Montes risponde:
April 30th, 2014 ore 18:18


@Lorenzo, e poi… chi ti ha detto che con la Doc Sicilia non si può più produrre o imbottigliare Nero d’Avola al di fuori della Sicilia? Si può fare benissimo e infatti continuano a farlo. Questa cavolo di Doc non serve neanche a tutelare un Brand. E’ solo uno strumento di potere.

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