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Supra, la cena georgiana di Cerea. Una celebrazione di unità.

Pubblicato il 16 Aprile 2013


di Massimiliano Montes 13 commenti

Ciò che mi ha favorevolmente stupito della cena georgiana organizzata a Cerea è stata la partecipazione di vignaioli afferenti a Villa Favorita, ViViT e Cerea. Appartenenti a La Renaissance des Appellations o VinNatur, Vini Veri o ViTe, tutti insieme, indistintamente.

Una vera e propria celebrazione di unità, con tanto di testimoni (Alice Feiring, che vedete insieme a John Wurdeman nella foto sotto il titolo) e celebranti (i religiosi del Monastero di Alaverdi) a consacrare l’evento.
Dopo anni di scontri e acrimonie, spesso immotivate se non da antipatie di natura personale, scorgere allo stesso tavolo personalità così variegate e importanti del mondo dei vini naturali è incoraggiante.

Un monaco del Monastero di Alaverdi

Un monaco del Monastero di Alaverdi

La cena si è svolta un po’ come ci si aspettava, tra piatti della cucina rurale georgiana, spesso carichi di sapori anche piccanti, e fiumi di vino georgiano e non.
Ogni produttore ha portato qualcosa di suo, e ai tavoli si è potuto bere di tutto, anche vini provenienti dalle manifestazioni “concorrenti”. E questo è stato il più bel suggello di unità.
Un altro aspetto meritevole di essere segnalato è la totale assenza di discorsi politici o istituzionali, ma soltanto una evidente voglia di stare insieme e bere bene.

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Dopo tanti anni di separazione, forse complice la passione di tanti vignaioli, sembrano vedersi sprazzi di luce. I sommovimenti interni alle associazioni, di cui anche noi abbiamo percepito gli echi, sembrano essere un prodromo, un annuncio di possibili intenzioni di unità che si percepiscono all’orizzonte. Come l’alba di un nuovo giorno.

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Elisabetta Foradori

 

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13 Commenti


Mario Crosta commenta:
16/04/2013 ore 12:32

Sono contentissimo che hai potuto conoscere John Wurdeman, che è arrivato in georgia nel 1996, da pittore in cerca di paesaggi, di un’ispirazione, dei meravigliosi segni della cultura e della tecnica del canto sincrono tradizionale e poi… c’è rimasto. La sua cantina tradizionale è Pheasant’s Tears e si trova a Signaghi e presso la cantina c’è un ristorante che vi raccomando. C’investe un sacco di sforzi per mantenere le varietà locali e le tecniche di vinificazione tradizionali, utilizzando quindi le anfore di argilla interrate, i kvevri. Non c’è da stupirsi che Wurdeman sia un classico esempio di “contagiato dalla Georgia” e dai suoi vini tradizionali. Ha una passione genuina e prova gioia per quello che fa. Non nasconde le emozioni, si vede che è sinceramente affascinato da questo Paese e che ne è pienamente coinvolto. Tutto quello che fa è rivolto a promuovere non solo il vino, ma anche i prodotti tipici e la cultura. John ha trovato l’amore in Georgia, ha sposato Ketevan Mindorashvili, con cui ha due figli. Sua moglie è impegnata in musica con il complesso “Zedache”, che interpreta canzoni tradizionali georgiane. Sono stupendi, soprattutto se si ascoltano dal vivo, intorno a una tavola ricca di cibo e di vino. John non smette mai di darsi da fare, recentemente ha aperto un wine bar a Tbilisi (Undergroud Vino Wine Bar), che si trova in via G. Tabidze 15. Dei suoi vini mi piace un casino lo Rkatsiteli, sia il 2009 che il 2011, il Kisi 2009 e il primo (e forse l’unico) Pinot Noir 2011 fatto in kvevri (!) e macerato 10 giorni sulle bucce. Ma tu. Massimiliano, avrai da raccontarne certamente di altri.

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Massimiliano Montes risponde:
April 16th, 2013 ore 12:53


Grazie Mario. Ho un feeling particolare con Pheasant’s Tears, mi piacciono molto i loro vini. Specialmente lo Rkatsiteli 2010 (secondo me molto meglio del 2009).
Grazie anche della mini-biografia, sei espertissimo! Quando vuoi scrivere un post tutto tuo dimmelo, ne sarei lieto.

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Mario Crosta risponde:
April 17th, 2013 ore 10:48


@Massimiliano Montes, ti ho mandato un pezzo corredato di foto di un murales barbaricino, ma non mi hai ancora risposto di averlo ricevuto.

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Mario Crosta commenta:
16/04/2013 ore 12:37

Alice Feiring ha presentato il suo libro “Vino Naked”. al ristorante “Azarphesha”, durante un famoso ricevimento con tre vini straordinari delle antiche cantine governative. Uno di questi era stato fatto nei kvevri con il metodo tradizionale: Il Kakhuri / Mtswane 1961. Una cosa stupenda. C’era anche lo Rkatsiteli 1961 e il Saperavi 1964, il che dimostra che i vini naturali sanno invecchiare benissimo.

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Mario Crosta commenta:
16/04/2013 ore 13:24

Non c’è problema, Massimiliano, nello scriverti un post. Ci sto pensando. In quanto allo Rkatsiteli 2010, posso soltanto dirti beato te! Sei uno dei pochi fortunati a cui è stato dato di assaggiare, ma sai anche tu che i migliori vini Wurdeman li sta presentando sul mercato occidentale, perché è quello il mercato che richiede vini naturali più di quanto si pensi, anche per il prezzo (quasi proibitivo in Georgia). Gli altri li fa assaggiare a casa sua, dove vanno bene anche le annate non eccelse, tanto lì lo sanno già che ci sono gli alti e i bassi, dovuti appunto al processo fin troppo naturtale. Comunque cerca di scrivere i tuoi pareri sui suoi vini e su quelli di Alaverdi. Io sto scrivendo qualcosa su Alaverdi che comparirà a settembre su http://www.enotime.it, mi sa che stiamo facendo un bel tiro incrociato su questi vini completamente diversi da quelli che si trovano nei supermercati e la cosa mi fa molto piacere.

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Nic Marsél risponde:
April 16th, 2013 ore 16:56


@Mario Crosta, Dici una cosa molto interessante, Mario. A Cerea ho sentito più produttori georgiani affermare che hanno cominciato a vinificare, e soprattutto a vinificare in modo naturale più per la richiesta del mercato occidentale che per reale necessità di mantenere viva una tradizione (l’anfora per esempio) che forse soltanto noi pensiamo lineare e continua da 8000 anni a questa parte. Non intendo dare alla cosa una notazione negativa, ma certo mi ero ingenuamente fatto un’idea più romantica della culla della civiltà enoica.

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Paola Lantieri commenta:
16/04/2013 ore 13:38

E’ proprio quello che mi piace di Cerea, il fatto che al di la’ di ogni divisione dei “capi” tranoi produttori piccoli e piccolissimi si manifesta questa solidarieta’, comunanza, fratellanza al di la’ di ogni divisione di luogo. Anch’io ho notato con grande contentezza la totale mescolanza di produttori anche provenienti da Villa Favorita e dal ViViT e il bellissimo clima della cena. Anche se seduta distante dai miei abituali compagni d’avventura, mi sono rilassata e divertita e ho fatto ottimi assaggi!

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Dario Moretti commenta:
16/04/2013 ore 18:33

L’impressione è che ci sia un background politico dietro la spinta che stanno ricevendo i vini georgiani, ma tutta l’economia georgiana.
Dopo che la Georgia ha tentato (inutilmente) di invadere l’Ossezia nel 2008, la Federazione Russa ha imposto un pesante embargo che ne ha inginocchiato l’economia.
Tante forze georgiane, legate personalmente o politicamente a persone europee e americane, hanno cercato di risollevare l’economia. Da qui nasce la grande pressione mediatica sul vino georgiano.

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Osseto risponde:
April 17th, 2013 ore 09:46


Sig. Mario Moretti l’Ossezia è Georgia. Come fa un paese a invadere una terra che è già sua?

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Mario Crosta risponde:
April 17th, 2013 ore 10:44


@Dario Moretti, no, non nasce adesso la pressione mediatica. E’ dal 2001 che almeno tre ditte georgiane esportano e su http://www.enotime.it ne scrivo da almeno 10 anni, in Polonia sono almeno 10 anni che tutti scrivono dei vini georgiani, inoltre ho ricevuto dai lettori di Enotime un sacco di richieste di indirizzi georgiani, sempre da 10 anni. Non 5, come hai scritto tu. Il vero problema e’ che fino a quando c’era il giogo russo, anche dopo l’indipendenza, stranieri in Georgia non ne vedevi in giro, italiani specialmente (tranne i Baroncini che hanno avuto un coraggio enorme a comprare in Georgia una tenuta vinicola e a fare il Kirsa) come avviene invece finalmente da quando e’ finita l’ultima guerra di rapina, in cui i russi hanno rapinato di tutto, dove la politica c’entra come il cavolo a merenda: sono venuti a portar via televisori, bide’, lavandini, bitte, depositi bancari, gioielli e vestiti, tutto quello che potevano razziare anche nelle case private. Dietro i carri armati c’erano i camion e i TIR per caricare il bottino e i georgiani lo sanno perfettamente. Questo e’ un blog di vino, se vogliamo parlare di vino e’ meglio, anche per rispetto a tutti quei morti che l’invasione russa ha fatto in Georgia. Grazie

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Dario Moretti risponde:
April 17th, 2013 ore 13:12


Dario Moretti e non Mario Moretti, grazie.
Il fatto che in Ossezia ci sia una forte presenza di popolazione di origine etnica georgiana non significa che sia Georgia.
Allora l’Alto Adige è Austria? E se gli austriaci venissero a reclamare quello che loro chiamano “sud tirol” con le armi? Cosa dovremmo fare? Stare a guardare?
Con lo stesso ragionamento l’Italia potrebbe riprendersi armi in mano la Savoia o parte della Slovenia! Solo perché ci sono forti etnie italiane.
Nel 2008 c’era una forza di interposizione russa comandata dalla Comunità Europea che si dislocava tra Georgia ed Ossezia. Questa forza di interposizione è stata attaccata dall’esercito georgiano, determinando la ovvia reazione russa.
Io parlo dei vini. Economia e vino sono un tutt’uno.

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Massimiliano Montes risponde:
April 17th, 2013 ore 14:03


Non andiamo troppo off topic, per piacere ;-)
Non vorrei scatenare un incidente diplomatico :-D

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Mario Crosta risponde:
April 17th, 2013 ore 15:05


@Massimiliano Montes, aderisco volentieri al tuo appello e mi sono già fatto due giri di scotch intorno alla faccia all’altezza della bocca. In ogni caso le decine di articoli che ho scritto sulla Georgia e i suoi vini (o che ho tradotto da altri amici che ci sono stati) si trovano su http://www.enotime.it e ne stanno arrivando altri, anzi continueranno ad arrivarne altri. Gaumarjos!

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