• La nostra filosofia

  • gustodivino
  • Vino
  • Ristoranti
  • Eventi
  • Approfondimenti

Home » Copertina » Pellegrinaggio a Sestri Les Vins

Pellegrinaggio a Sestri Les Vins

Pubblicato il 10 Marzo 2014


di Nicola Cereda (Nic Marsel) 2 commenti

Arriviamo scalzi al Convento dell’Annunziata, approfittando del bagnasciuga lungo la cupa baia del silenzio. Abbiamo ossa fradice di pioggia e tanta sete, noi che abbiam tanto viaggiato. Ma per fortuna eccoci qui, alla corte di Re Angiolino.

LA RESURREZIONE DELLA TERRA E CONVERSIONE – La lunga fila di SINE FELLE (“senza amarezza”) in degustazione al PODERE CASACCIA è in cima alla lista dei miei assaggi. Ogni annata ha il proprio fascino e la propria dimensione. Che si tratti di Chianti, Riserva o Igt, il risultato è sempre notevolissimo. Non immaginate fuochi d’artificio e stelle filanti, sono vini piacevolmente morbidi, tecnicamente impeccabili, senza l’ombra d’un difetto, con una personalità che si esprime senza urlare, imponendosi pian piano fino a conquistare completamente. Chiedo a ROBERTO MORETTI, il medico (flebologo) che produce questi gioiellini: “ma tu ci credi davvero alla Biodinamica?” Roberto sbarra gli occhi ed esclama una cosa tipo “BOIA!!!”. E prosegue con una straordinaria metafora: “l’ho verificato personalmente con la mia terra. La differenza tra un suolo lavorato in regime biodinamico ed uno convenzionale è la stessa che c’è tra un essere umano un istante prima della morte e il suo cadavere subito dopo il trapasso. Analiticamente potrebbero apparire identici, eppure da una parte c’è vita e dall’altra non più”. Poi si addentra in dettagli tecnici sulla lavorazione del terreno e sui preparati cinquecentoqualcosa e all’improvviso tutto mi sembra chiaro e semplice, lontanissimo da qualsiasi forma di stregoneria o religione. Che sia iniziata anche la mia conversione?

Roberto Moretti

Roberto Moretti

UNA NUOVA VITA, UN NUOVO SOGNO – STEFANO LEGNANI è un tipo iperattivo, positivo, brillante e sempre disponibile a raccontare la sua bella storia, che lo vede trasformarsi in vignaiolo quando lascia la sua attività commerciale per la pensione, trasferendosi in pianta stabile a Sarzana in Liguria. A giudicare dai risultati verrebbe da chiedergli perché non l’abbia fatto prima, accidenti, ci sarebbe stato in giro più vino buono! Bianchista per vocazione, ad oggi si è cimentato con ottimi risultati con Vermentino e Trebbiano, ma da un tipo così, in futuro c’è da aspettarsi di tutto. Il PONTE DI TOI, da Vermentino in purezza macerato sulle bucce non si perde in facilonerie floreali e fruttate ma si confronta piuttosto con le erbe aromatiche e i rimandi minerali. In bocca è sapido di mare, croccante d’uva e levigato di sasso, ma è lontano anni luce dalle spigolosità delle macerazioni estreme. Un vino luminoso e bellissimo ma purtroppo difficilmente reperibile data l’esiguità della produzione. Il TAFON (lo schiaffone) invece soffre di una riduzione che non se ne va tanto facilmente, nemmeno col decanter, ma in bocca ha stoffa setosa e la lunghezza che non ti aspetti. Fa davvero male sapere che il vigneto che Stefano aveva cercato di salvare in riva al Po, purtroppo è stato estirpato. E’ un vero peccato ma son sicuro che Stefano ha ancora tanti altri progetti da realizzare e come dice lui stesso: “si merita uno schiaffo chi, avendo la possibilità, non insegue i propri sogni”.

Stefano Legnani

Stefano Legnani

LA VIA CRUCIS – Chiedo a CAMILLO DONATI : “Camillo, ma tu usi mosto congelato?” Non l’avessi mai detto! Mi fulmina con uno sguardo assassino e cado per la prima volta. Tutta la sala si ferma e resto come Steve Martin nella scena del ristorante di THE LONELY GUY. “Ma secondo te, i contadini di cent’anni fa avevano il congelatore?”. Per superare l’imbarazzo cerco di argomentare. “Ah, quindi la fermentazione non viene portata a termine al fine di conservare gli zuccheri necessari alla rifermentazione in bottiglia?”.
Cado miseramente una seconda volta. Camillo è scoraggiato : “Ragazzo mio, ma chi ti ha raccontato queste cose? La prima fermentazione alcolica deve consumare tutti gli zuccheri altrimenti sono guai. Parallelamente si prepara un mosto parzialmente fermentato, attraverso una filtrazione grossolana (a sacco) che rallenta o inibisce il lavoro dei lieviti. Questo mosto (io uso malvasia per i bianchi e bonarda per i rossi) nel periodo invernale viene aggiunto, nelle dovute dosi, alle diverse vasche dei vini che si stanno ancora stabilizzando. In questo modo la massa ha il tempo di amalgamarsi e trovare il proprio equilibrio prima dell’imbottigliamento che viene effettuato in primavera. A quel punto, con l’innalzamento della temperatura, la fermentazione riparte generando la carbonica che rende frizzante il vino”. Mi versa il suo Fortana e io mi sbilancio in  parallelismi avventurosi col ‘Surlié’ di Mirco Mariotti dalle sabbie del ravennate finendo per cadere miseramente per la terza volta: “Ecco bravo, questa è un’uva tutta diversa, si chiama Fortanina del Taro, un vitigno autoctono a bacca rossa della bassa parmense”. Non ancora soddisfatto, prima di andarmene chiedo timidamente un’ultima cosa: “si dice IL fortana o LA fortana?”. Camillo è caricato a molla : “A casa mia, uva è femminile e vino è maschile. Poi fate un po’ come volete”. Lo ringrazio fantozzianamente e proseguo evitando almeno la crocefissione. Ah! Dimenticavo… adoro Camillo Donati e i suoi vini.

Camillo Donati

Camillo Donati

DEUS EX MACHINA – Dire che VinNatur è solo Angiolino Maule sarebbe certamente ingeneroso nei confronti di tutti i soci e collaboratori dell’associazione, ma allo stesso tempo è impossibile immaginare VinNatur senza di lui. Il Viggo Mortensen di Gambellara è un capitano coraggioso con idee chiare e carisma da vendere. Ascoltarlo è uno spettacolo che qualunque appassionato di vino non dovrebbe perdersi. Nell’occasione ci dispensa una ventina di minuti di intensa e cordiale chiacchierata tanto che ce ne andiamo senza nemmeno renderci conto di non avere assaggiato i suoi vini. Mitico.

Angiolino Maule

Angiolino Maule

FOLGORATO SULLA VIA DI GAMBELLARA – Dunque non solo La Biancara in quel di Gambellara. Rimango favorevolmente impressionato dai bianchi del giovane DAVIDE SPILLARE. E folgorato dal suo rifermentato dolce, il RACREI, un passito frizzante (avete capito bene) 100% Garganega di una beva impressionante. Il finale lunghissimo di mandorla amara è la firma autografa di un prodotto davvero unico. Solo a qualche chilometro di distanza, ma già al confine con la Valpolicella, l’azienda di DANIELE PICCININ produce vini ugualmente interessanti. Il MONTEMAGRO da Durella in purezza è minerale e dritto quanto basta a pareggiare il residuo zuccherino (3,5 gr/l) dell’annata 2012. Daniele, con grande sincerità, lo considera un incidente di percorso che lo ha costretto ad aggiungere una piccola dose di solforosa che solitamente non utilizza. Il mio preferito è comunque il suo PINOT NERO 2012 di un bellissimo rosso scarico, fresco e in qualche modo femminile. Già buono adesso, è da tenere d’occhio in prospettiva. Restando nel vicentino, ad Alone per la precisione, mi imbatto in DANIELE PORTINARI. Grenache, Cannonau, Garnacha, Alicante, Tocai Rosso pare siano tutte facce della stessa medaglia. Mi accorgo di essere innamorato di quest’uva una volta di più assaggiando il suo TAI ROSSO 2011: un vino non ancora perfetto ma espressivo con garbo e che migliora di anno in anno. Interessanti anche il NANNI, succoso taglio bordolese e il BIANCOPIETRO da Pinot Bianco e Tai Italico dall’esplosivo aroma di mela verde.

Davide Spillare

Davide Spillare

 

Daniele Piccinin

Daniele Piccinin

 

Daniele Portinari

Daniele Portinari

ERETICI IN FRANCIACORTA – Il look di Flavio Faliva e Antonio Tornincasa di CA’ DEL VENT è certamente eccentrico, soprattutto se messo a confronto con quello degli altri vignaioli. Allo stesso modo si potrebbe leggere la loro interpretazione eterodossa del terroir Fanciacortino, a cavallo come si trovano della denominazione Cellatica. Ho assaggiato alcuni loro Franciacorta (Pas Operé ma non necessariamente Pas Dosé) e altrettanti bianchi fermi che mi hanno lasciato l’idea di vini intensi, pieni, ma con una bella componente verticale minerale (e vai di stereotipo bloggarolo). Una miriade di etichette frutto di microvinificazioni che lasciano intendere il grande desiderio (se non addirittura necessità) di sperimentazione come in una sovrumana corsa contro il tempo. Mi è piaciuto il TAMERLANO 2011, Chardonnay in purezza da vigne vecchie con tanto di etichetta fatta a mano così come la capsula in ceralacca gialla, per suggerire al consumatore l’idea dell’artigianalità e dell’unicità che sta dietro ad ogni bottiglia. Mi spiace non aver testato i rossi della doc Cellatica, ma conto di farlo alla prossima occasione.

Ca del Vent

Ca del Vent

IL BALLO DI SAN VITO – Non avendo ancora mangiato nulla, la fame comincia ad assumere connotazioni mistiche. “Salsicce, fegatini, viscere alla brace” penso automaticamente mentre assaggio il succulento Pignoletto ORSI VIGNETO DI SAN VITO: un rifermentato in bottiglia, torbidissimo, con colore e profumi che mi pareva di aver già assaporato qualche ora prima. Mi volto di centottanta gradi e sulla costa-di-là dei banchetti scorgo all’orizzonte CASA BELFI (colfòndo che confondo sempre con Costadilà per il marchio dannatamente simile). Mi ci fiondo di nuovo e riempio un secondo bicchiere col Prosecco del giovane Maurizio Donadi. In preda al ballo di San Vito delle mie tarantolate papille gustative, salto iconoclasta da un bicchiere all’altro. Pignoletto e Prosecco si fanno largo sulla lingua asfaltata (lo ammetto) dai troppi assaggi, e iniziano una corsa nella quale i contendenti si affiancano si superano senza mai prevalere l’uno sull’altro, tra aromi di mela, pera e di lievito madre. Una bella gara di pari cilindrata senza vincitori ne vinti.

Casa Belfi, Maurizio Donadi

Casa Belfi, Maurizio Donadi

VIN SANTO, CHE SORPRESA! – Arrivo ultimo da PACINA (con l’accento sulla ‘a’) e mi butto su un rosato da salasso (metodo considerato dai puristi del rosé, chissà poi perché, deprecabile), la ROSA DI PACINA 2012 ancora piuttosto spigoloso ma che vedo bene in prospettiva, adattissimo a rinfrescare le serate estive. Il discorso cade inevitabilmente su Jonathan Nossiter e il suo film NATURAL RESISTANCE che vede tra i protagonisti anche il mio interlocutore Stefano Borsa. Altrettanto inevitabilmente mi distraggo, tanto che gli altri vini filano via senza che prenda nota di nulla. Ma quando nel bicchiere finisce LA SORPRESA 2007, ecco che la musica cambia radicalmente. Stefano dice che il punto di svolta è arrivato con la caldissima annata del 2003. Da quel momento in avanti si è deciso di limitare la gradazione alcolica (l’annata 2007 ha solo 10 gradi) preservando gli zuccheri ma giocando sull’acidità per equilibrare il sorso. Un nettare che ricorda più un Tokaji Aszù da 6 puttonyos (certo, non botritizzato) che non un Vin Santo. Un vino impressionante, dolcissimo, invernale. Da sorseggiare davanti al caminetto quando le giornate si fanno brevi e il freddo penetrante, ma puo’ andar bene anche abbinato ad una stufa a pellet.

Pacina

Pacina

Siamo alla fine e dopo questa valanga di libere considerazioni semiserie, una cosa serissima la voglia dire. VinNatur sta facendo un lavoro importante su molti fronti basandosi su alcuni presupposti cardine:

1) il vino naturale non si fa da solo
2) il vino naturale significa zero chimica in vigna e zero chimica in cantina
3) il vino naturale deve essere piacevole nel bicchiere e salubre al netto dell’alcol
4) il vino naturale deve essere sostenibile per l’ambiente ma anche nel prezzo

In questa direzione vanno gli studi che sta finanziando sui lieviti, ammine, antiossidanti, vitalità dei suoli e sulle alternative all’utilizzo dello zolfo ma anche gli sforzi dei produttori atti a contenere i prezzi.

VinNatur controlla ogni anno la presenza di residui di pesticidi nei vini dei propri associati e sta per estendere le verifiche alle vigne con prelievi diretti di materiale fogliare.

In un certo senso spiace dirlo ma fa più dello stato, degli enti certificatori, dei consorzi o di qualsiasi altra associazione di viticoltori. Il guanto della sfida è lanciato.
Ci si vede a Villa Favorita?

 

Un grazie speciale a Vénera Kastrati per le foto

 





2 Commenti


tommy commenta:
10/03/2014 ore 14:19

tralasciando che vi erano molte altre aziende di qualità a sestri les vins che non vengono nominate nell’articolo ed è un peccato che vi siate persi il loro assaggio ( porta del vento, casale, tenuta selvadolce, nando, terpin, etc )…io sinceramente ho trovato un pò di puzze/difetti (acetica,azotata,uovo,etc) in più rispetto a villa favorita , e qualche produttore mi ha anche confessato di aver fatto chiarifiche con bentonite ,piuttosto che altro..il mio giudizio è stato cmq tendenzialmente positivo, ma non è neanche vero che tutti i prezzi fossero ” sostenibili “, anzi spesso il contrario..ovviamente bisogna riconoscere il lavoro svolto al produttore ( ad esempio ca del vent sono quasi dei ” maniaci” ) ^^

Rispondi a questo commento

Massimiliano Montes risponde:
March 10th, 2014 ore 14:31


@tommy, Alcune delle aziende da te nominate le abbiamo già recensite o le recensiremo. Dei vini che non ci piacciono noi non parliamo (naturali o convenzionali che siano), preferiamo fare così.
Quelli che trovi recensiti su gustodivino sono solo vini “buoni”, al netto del gusto personale :-)

Rispondi a questo commento



Lascia un commento





  Annulla risposta

Annulla la risposta
« Vini di Vignaioli a Roma, Città dell’Altra Economia. Si inizia!
Il miglior abbinamento del Saray 2009 è con la penombra e il divano »

  • In evidenza

    • Ma cos’è il vino naturale? E’ vino biologico?
    • Questi strani cataloghi enotecnici
    • L’abbinamento perfetto: proviamo ad abbinare il vino col giusto aroma di pasticceria
  • I più commentati



    • Quando l'enologo non ti riconosce: "sapessi le porcherie che metto nel vino..."
      26/11/2014 - Leggi il post
    • I giovani sono tutti microssigenati
      12/07/2013 - Leggi il post
    • Il colore del vino è sempre uguale, dalle Alpi a Lampedusa
      24/02/2014 - Leggi il post
    • Il vino naturale non esiste. C'è sempre la mano dell'uomo
      20/06/2013 - Leggi il post
    • Ingredienti in etichetta: “Il senso del legislatore per il vino”
      10/09/2014 - Leggi il post
  • Ultimi commenti

    • gianuca on Un’altra degustazione di tappi: i tappi di sughero sono da dimenticare parte seconda
    • gianuca on Un’altra degustazione di tappi: i tappi di sughero sono da dimenticare parte seconda
    • Massimiliano Montes on Un’altra degustazione di tappi: i tappi di sughero sono da dimenticare parte seconda
    • Massimiliano Montes on Un’altra degustazione di tappi: i tappi di sughero sono da dimenticare parte seconda
    • gianluca on Un’altra degustazione di tappi: i tappi di sughero sono da dimenticare parte seconda
  • Ultimi articoli

    • Un’altra degustazione di tappi: i tappi di sughero sono da dimenticare parte seconda
    • VAN Roma 2019, sabato 9 e domenica 10 novembre alla Città dell’Altra Economia
    • La miglior rappresentazione del terroir etneo è data da Vino di Anna e Frank Cornelissen
    • “Il vino naturale non esiste!” disse il vignaiolo naturale che aveva 96 mg/l di solforosa nella bottiglia.
    • Etna: novità in casa SRC, il Pirao un bianco da urlo, un metodo ancestrale dall’eleganza alpina, e un rosso ancora in embrione che farà parlare di se.


  • gustodivino.it

    Blog di libera informazione enogastronomica
    di Massimiliano Montes
    via Apollo 34, 90151 Palermo

    collaborano:
    Armando Garofano
    Nicola Cereda
    Giuseppe Bertini (L’Eretico Enoico)
    Edith Di Salvo
    Silvio Rossi
    Diletta Scaglione
    Mario Crosta
    Dino Montes

  • Gli ultimi articoli

    • Un’altra degustazione di tappi: i tappi di sughero sono da dimenticare parte seconda
    • VAN Roma 2019, sabato 9 e domenica 10 novembre alla Città dell’Altra Economia
    • La miglior rappresentazione del terroir etneo è data da Vino di Anna e Frank Cornelissen
    • “Il vino naturale non esiste!” disse il vignaiolo naturale che aveva 96 mg/l di solforosa nella bottiglia.
    • Etna: novità in casa SRC, il Pirao un bianco da urlo, un metodo ancestrale dall’eleganza alpina, e un rosso ancora in embrione che farà parlare di se.
    • I vini naturali senza solforosa non sanno invecchiare: il Poulsard Arbois-Pupillin di Pierre Overnoy 2005
    • Dazi tuoi. Si scrive CAZN ma si legge…
    • Thomas Niedermayr accende la luce
  • Commenti recenti

    • gianuca on Un’altra degustazione di tappi: i tappi di sughero sono da dimenticare parte seconda
    • gianuca on Un’altra degustazione di tappi: i tappi di sughero sono da dimenticare parte seconda
    • Massimiliano Montes on Un’altra degustazione di tappi: i tappi di sughero sono da dimenticare parte seconda
    • Massimiliano Montes on Un’altra degustazione di tappi: i tappi di sughero sono da dimenticare parte seconda
    • gianluca on Un’altra degustazione di tappi: i tappi di sughero sono da dimenticare parte seconda
    • Unʹaltra degustazione di tappi: i tappi di sughero sono da dimenticare parte seconda on La caduta degli dei, e di un pregiudizio. I tappi di sughero sono da dimenticare?
    • Massimiliano Montes on Beppe Rinaldi. Il ricordo di un uomo.
    • Bro on Beppe Rinaldi. Il ricordo di un uomo.
    • Massimiliano Montes on La miglior rappresentazione del terroir etneo è data da Vino di Anna e Frank Cornelissen
    • Massimiliano Montes on La miglior rappresentazione del terroir etneo è data da Vino di Anna e Frank Cornelissen
    • Massimiliano Montes on La miglior rappresentazione del terroir etneo è data da Vino di Anna e Frank Cornelissen
    • Massimiliano Montes on La miglior rappresentazione del terroir etneo è data da Vino di Anna e Frank Cornelissen
  • Contatti




    Il tuo nome (obbligatorio)

    La tua Email (obbligatorio)

    Il tuo messaggio


"Pochi sforzan quel gambo di vite"

Privacy