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Natural Resistance, il nuovo film di Jonathan Nossiter. L’opinione di un vignaiolo: Ciro Biondi

Pubblicato il 17 Febbraio 2014


di Massimiliano Montes 8 commenti

Ciro Biondi e Stephanie Pollock, proprietari de Le Vigne Biondi, erano a Berlino alla prima di “Natural Resistance” il nuovo film di Jonathan Nossiter (nella foto), noto ai più per il docufilm cult Mondovino.

Appassionati vignaioli, ma carichi di passione in tutto, Ciro e Stephanie hanno accettato di buon grado di darci la loro opinione sul film. Opinione importante perché filtrata dalla quotidianità di chi il vino lo fa.

“Devo dire che il film Natural Resistance di Jonathan Nossiter visto giovedì alla Berlinale ci ė piaciuto molto, non tanto dal punto di vista tecnico, ma per i temi trattati molto vicini a noi.

Il rispetto per la NATURA come primo punto, la considerazione del fatto che la vita di un vigneto è molto più lunga di quella umana, ci porta a considerarci (noi vignaioli) degli affittuari, dei custodi, di porzioni di paradiso che dovranno essere consegnate alle generazioni future.

In natura si riceve quello che dai, quindi se si spargono veleni cosa ci si aspetta di ricevere indietro?

Altro aspetto toccato dal film sono le DOC. In Italia queste Denominazioni sono assai discutibili, la descrizione delle caratteristiche dei vini sono pressoché identiche dal nord al sud a prescindere dalle caratteristiche dei suoli e dei vitigni. E spesso le commissioni di assaggio non tengono conto delle diversità che si possono avere nello stesso vino in base alle annate (stagioni calde, piovose). In generale ogni etichetta, fascetta, bandiera che si pianta su di una bottiglia non sempre ha una corrispondenza con la qualità del vino contenuto in essa.
A tal proposito credo che l’unica cosa che conti sia l’onesta’ del produttore.

Scene del film sono dei veri spot pubblicitari di VINO LIBERO, un insieme di produttori di vini naturali senza solfiti, (BORGOGNO/FARINETTI ė uno di essi) e il modo con cui il regista li presenta ė quantomeno critico, interessante è stato anche vedere il logo di EATALY accostato a essi.

Concordo con Elena Pantaleoni (La Stoppa) quando dice che non bisogna essere contro qualcosa ma sempre rappresentare positivamente il proprio operato e mai in maniera antagonista ad un’altro sistema, anche se devo ammettere che a volte questo mi riesce molto difficile!

Nel film si evidenzia il fatto che in questa EUROPA non vi sia un ministro per la Difesa o uno per gli Interni ma invece ve ne sia uno per l’Agricoltura lascia pensare che più che gli interessi del consumatore si facciano interessi economici di altri soggetti (industrie chimiche=fertilizzanti.)

Quando Stefano Bellotti paragona la selezione clonale in vigna alla seleziona razziale nazista sicuramente rende l’idea, che condivido pienamente, ma getta un’ombra cupa su di un prodotto che come scopo ultimo ha quello di dare gioia ed ebrezza a chi lo beve, e comunque la platea di Berlino sicuramente non era la più adatta per questo tipo di similitudini.

Diverse volte viene paragonato, con scene dal film Roma città aperta o discorsi del Duce sull’antisemitismo, il momento in cui viviamo al periodo Nazista/Fascista, in relazione al controllo delle masse. Sinceramente credo di essere ancora libero di non mangiare in un McDonald senza per questo rischiare di essere deportato.

Posso dire, per concludere, che fondamentale per me rimane il rispetto per la natura che corrisponde a della uva sana da portare in cantina. Una volta in cantina quindi si può scegliere:

1. lasciare tutto senza alcun intervento esterno (no controllo della temperatura, no lieviti selezionati, no travasi con pompe elettriche, no SO2)

2. fare in modo che un anno di lavoro onesto in vigna non venga compromesso da “principi”.

E comunque mai dimenticare che dopo tutto stiamo parlando solo di VINO!!!!”

Ciro e Stephanie

 





8 Commenti


christine Marzani commenta:
17/02/2014 ore 09:42

Marcel Lapierre , vignaiolo aVillié Morgon nel beaujolais , alla nascita dell’associazione AVN (associazioe vini naturali) che ha seguito i principi di Jules Chauvet , (forse un giorno vedremmo i suoi libri tradotti in italiano ) diceva sempre che il vino si fa in vigna e oggi si verifica una vigna da quello che il vignaiolo li ha datto con tutto il rispetto dovuto alla natura.
Christine

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Massimiliano Montes risponde:
February 17th, 2014 ore 11:00


verissimo Christine

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roberto quaranta commenta:
17/02/2014 ore 10:22

Lei dice:
1. lasciare tutto senza alcun intervento esterno (no controllo della temperatura, no lieviti selezionati, no travasi con pompe elettriche, no SO2)
2. fare in modo che un anno di lavoro onesto in vigna non venga compromesso da “principi”.
come se le due cose fossero alternative
Una terza via no? Se l’annata lo consente e l’uva è sana può permettersi di usare meno solforosa, se l’annata non lo consente e gli acini non sono integri userà più solforosa. Qual è il problema?
Infine non vi è alcun motivo per modificare in cantina l’aroma del vino (ne l’annata ne altro), quindi niente trucioli o polverine al chiodo di garofano.
Sintetizzando la terza via, quella naturale, per me è:
- Usare il mimimo possibile di solforosa, in base alle annate
- Non usare alcun trucco in cantina, niente trucioli o polverine, niente gomma arabica, niente mosto concentrato, nessuna disacidifica
- se si possiede la capacità, fermentare spontaneamente
c est plus difficile ;-)

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Ciro Biondi risponde:
February 17th, 2014 ore 19:14


@roberto quaranta, Caro Roberto come dici bisogna seguire le annate e adeguarsi alle sempre diverse esigenze anno dopo anno, per quello mi riesce assai difficile seguire dei “protocolli”.

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Frank Höster commenta:
17/02/2014 ore 12:01

Cosa significa scene del film sono dei veri spot pubblicitari di VINO LIBERO? Io ero a Berlino e mi è sembrata più una diffamazione che una pubblicita

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Ciro Biondi risponde:
February 17th, 2014 ore 19:23


@Frank Höster, gentile Frank volevo dire esattamente che, come avrai visto anche tu, nel film appaiono questi spot pubblicitari che Jonathan usa in maniera a tuo parere “diffamatoria”, per me in modo “quantomeno critico”.

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Nic Marsél commenta:
17/02/2014 ore 19:46

Trovo straordinario e assolutamente realista il commento di Stefano Bellotti. Il mio produttore “nazi” l’ho già incontrato. Ce ne siamo andati da quella certa azienda di quel certo produttore atterriti e disgustati dalle sue teorie sulla viticoltura, l’allevamento dei maiali, l’educazione dei figli. Ed è un vignaiolo naturale per dinci !

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Massimiliano Montes commenta:
18/02/2014 ore 09:47

Dobbiamo ringraziare Ciro e Stephanie. Ho avuto il piacere di conoscere Ciro Biondi questa estate, e mi è sembrato una persona piena di vita e di passione per il suo lavoro. Mi ha dato l’impressione di vivere una seconda giovinezza… :-)

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