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Ma la gente capirà l’etichetta intelligente?

Pubblicato il 31 Marzo 2014


di Nicola Cereda (Nic Marsel) 9 commenti

Roberto Moretti di Podere Casaccia fa vino buono, perché se puzza lo si butta, come dice lui. Ma fa anche buon olio e bei ragionamenti che inserirei volentieri nella mia personale canzone intelligente.

Eh già, quella col solito ritornello dell’etichetta…

“Gli studi scientifici evidenziano che sostanze come antiossidanti o resveratrolo esplicano le loro proprietà in maniera significativamente superiore nel vino senza solfiti? Bene, ma il vino sul quale vengono fatte le sperimentazioni è un’entità globale, un sistema unico e complesso che riassume le relazioni e gli equilibri delle sue componenti cioè le migliaia differenti molecole che hanno un’azione combinata sull’organismo.
E’ assurdo studiarlo suddividendolo e scomponendolo a livello di singola molecola. Forse, ma è solo una mia supposizione, il vino naturale è in grado di preservare tali molecole quali esse sono, al contrario di un convenzionale nel quale le sostanze chimiche addizionate vanno ad interferire negativamente sul loro sviluppo.

Tutti i prodotti alimentari hanno un’etichetta che ne riporta gli ingredienti. Il vino e l’olio, no. Eppure sono alimenti a tutti gli effetti, pertanto dovremmo essere noi produttori naturali a richiedere un’etichettatura che dica esattamente quello che c’è dentro. Perché non è possibile che il mio vino che ha al massimo 10-12 mg/l di solfiti rechi la scritta ‘contiene solfiti’ allo stesso modo di una bottiglia che ne contiene 180. E’ semplicemente assurdo. E questo non dovrebbe valere solo per i solfiti ma anche per tutto il resto. VinNatur effettua regolarmente le analisi sui vini degli associati per la ricerca dei pesticidi. Il mio vino non ne ha. Perché uno che ha i pesticidi non è obbligato a scriverlo?”.

Io ci trovo un filo logico importante e i presupposti per far ballar tutta le gente.

E lo sciocco in blu? Quello che non è in grado di interpretare l’etichetta intelligente? Cominciamo col ribadirgli che l’alcol rimane tossico, ma facciamogli anche presente che è molto meglio se ci sono meno solfiti, meno ingredienti, meno additivi e coadiuvanti. Less is more. Poi pian piano, se ne ha l’interesse, anche lui imparerà. Perché farla tanto difficile?

 





9 Commenti


roberto quaranta commenta:
31/03/2014 ore 12:49

Quando il Costituente propose l’obbligatorietà dell’istruzione, certe opposizioni lamentarono che erano contrari, in quanto la gente non avrebbe capito quello che studiava.
Cambiano i tempi ma c’è sempre chi vorrebbe mantenere all’oscuro la gente col pretesto che “tanto non capirebbero”.

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Lorenzo risponde:
March 31st, 2014 ore 14:23


@roberto quaranta,
io penso che il problema è che capirebbero benissimo…

Pensa se leggessero che ci sono residui di penconazolo, anche se non sanno nemmeno di cosa si tratta, smetterebbero di comprarlo all’istante!

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Lorenzo commenta:
31/03/2014 ore 14:20

Magari facessero quello Roberto Moretti… e molti altri… chiedono ed auspicano.

Ma ovviamente sapete che se lo facessero, il 90% dei produttori, specialmente francesi, specialmente in zone oltretutto molto blasonate… particolarmente in vini di un certo costo… smetterebbero di vendere il vino dall’oggi al domani ?

Poi c’è un altro problema, forse il più grande, legato al fatto che, ahimè, molte sostanze non sono riscontrabili in bottiglia.
Per questo è fondamentale che un produttore si certifichi “biologico”, almeno ha degli ispettori che a campione gli vanno a fare i controlli direttamente in vigna prelevando campioni.

Cosa che… ahimè da quelo che so, associazioni come VinNatur non fanno! E dovrebbero farlo!!!!!!

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Massimiliano Montes risponde:
March 31st, 2014 ore 15:48


@Lorenzo, ma intanto iniziamo con quello che si può fare, poi pensiamo a quello che non si può fare.
Iniziamo con un semplice obbligo di legge ad indicare oltre alle certificazioni in vigna anche additivi e coadiuvanti in cantina. Poi si vede quello che riusciamo ad analizzare e quello che no ;-)

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Lorenzo risponde:
March 31st, 2014 ore 17:49


@Massimiliano Montes,
Certo, sono d’accordissimo.

La domanda che però si deve porre il legislatore è, ti faccio un esempio,

Come faccio a dichiarare la tipologia di tannini utilizzati se non c’è modo di vedere se ce li ho aggiunti con un normale affinamento in botte o tramite coadiuvante? Ti pare poco ?

Poi stai sottovalutando il discorso dei controlli in vigna,….

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Massimiliano Montes risponde:
March 31st, 2014 ore 18:14


@Lorenzo, tu devi dichiarare il codice dell’additivo. Stop. Poi se sono tannini o enzimi o quanto siano rilevabili alle analisi è un altro discorso.
Esistono più di un centinaio di sostanze che si possono aggiungere al vino, di cui più di 40 sono legali in Italia. Assegnamo a ognuna di queste un codice identificativo e obblighiamo a dichiararle… poi ti dirò come sono rilevabili anche alle analisi, un passo per volta ;-)

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Eretico Enoico risponde:
March 31st, 2014 ore 23:47


@Massimiliano Montes, concordo con ciò che sostieni,dichiarare il falso in ambito alimentare oltre ad esporre il produttore alle sanzioni di legge potrebbe farlo incappare in cause private di risarcimento danni e ” class action ” sui mercati esteri ( li la musica cambia),ma BIG WINE world non consentirà facilmente il percorso di indicare in etichetta tutto ciò sopraindicato.
p.s, siamo propri certi che il consumatore medio o distratto ( nel vino il 90% e nell’alimentare 80%) cambi tipologia di acquisto? Leggere i contenuti di Pringles,sofficini,ravioli Rana o un banale cornetto Algida non ha variato di molto le vendite.

Lorenzo risponde:
April 1st, 2014 ore 07:58


@Massimiliano Montes,

a volte non ti capisco giuro, sembra come se mi ponessi “contro” queste cose…

io sono d’accordo, mettiamoli! Ma rimane un’infinità di modi per “fregare”.

Sto solo dicendo che un legislatore non può scrivere una norma un qualcosa di soggettivo o fraintendibile, ma tutto deve essere oggettivo, rilevabile e riproducibile.

L’esempio dei tannini e dei lieviti è lampante.
Non a caso nella “giurisprudenza” del vino ci sono dei limiti massimi per alcune sostanze, proprio perchè il vino di per se già le contiene e di fatto non c’è modo per vedere come li hai aggiunti.
Ti faccio un esempio più consono al tuo modo di pensare: l’etanolo in determinate concentrazioni è naturalmente presente nel vino in quanto sottoprodotto della fermentazione alcolica. Ora se tu ce l’aggiungi… la molecola è quella, non è che puoi dire con certezza, analiticamente, come ce l’hai aggiunto. Punto.

Lo stato dell’arte delle ricerche fattibili sul vino/mosto sono queste:
http://www.oiv.int/oiv/info/itmethodesanalyses

Se poi gli alieni ti hanno istruito su qualche metodologia d’analisi di cui la scienza umana non è ancora al corrente, ti prego illuminaci. (è una battuta e prendila come tale! :-) )

Massimiliano Montes risponde:
April 1st, 2014 ore 08:59


@Lorenzo, allora non si fa una legge perché è possibile fregarla? Se fosse così le aboliamo tutte ;-)
Quello che voglio dire è semplicemente che cercare il modo di evitare la “fregatura” è un passo successivo. Intanto la legge facciamola, poi pensiamo a come evitare le frodi.
Le frodi ci sono sempre state e sempre ci saranno, non possono essere di per se un deterrente al progresso.



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