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L’imbarazzo di essere Bio

Pubblicato il 20 Marzo 2014


di Nicola Cereda (Nic Marsel) 3 commenti

Tavola rotonda organizzata da VinNatur aperta al pubblico. Ad un certo punto Camillo Donati, produttore  da Langhirano che non le manda certo a dire, prende la parola e spara.

Chiede che l’associazione (della quale fa parte) faccia un salto di qualità: il biologico è imbarazzante, è tempo di separare il grano dal loglio. Il presidente ribatte deciso con una risposta che trabocca d’orgoglio e profuma un po’ di propaganda, tuttavia difficilmente controvertibile. Ne esce una nitida, monocromatica istantanea.

CAMILLO DONATI : “Premetto che sono certificato bio. Detto questo, il bio NON è sinonimo di naturalità.  Appena accettabile per la gestione del vigneto, sebbene ci sia molta permissività rispetto a noi che facciamo naturale, in cantina è un DISASTRO. Una cosa tremenda. Il disciplinare del 2012 che regolamenta la produzione di vino biologico è UNA VERGOGNA. Consentire quasi tutte le sostanze chimiche del convenzionale soltanto a dosi leggermente inferiori, equivale ad abortire il vino biologico prima ancora della sua nascita. Da produttore naturale sono combattuto tra la vergogna di essere certificato, la necessità di avere il bollino per l’esportazione in molti stati e la comodità, lo ammetto, di ricevere un piccolo contributo che fondamentalmente mi aiuta a tenere un prezzo più basso. Anch’io come Angiolino, ritengo che il vino naturale non debba essere costoso per definizione. Ma questo è tutto un altro discorso. Il punto è che bisogna cominciare a fare dei distinguo. Quanti vini bio nascono senza aver nulla di naturale? E’ giunto il momento di staccarci completamente come VINO NATURALE”.

ANGIOLINO MAULE : “Hai ragione. Il vino biologico è stato dato in pasto all’industria. Ma noi poveri contadini non possiamo andare contro a queste lobby. Anche per me essere certificato bio è motivo di imbarazzo e non lo indico da nessuna parte, ma attenzione, parlo male del biologico proprio perché SONO CERTIFICATO e so come funziona. La nostra associazione sta costruendo un castello partendo dalle fondamenta. Da 5 anni ci autotassiamo, da 5 anni facciamo le analisi dei pesticidi agli associati, in 5 anni abbiamo cacciato 80 produttori che abbiamo rimpiazzato con altre 90 aziende, crescendo quindi per numero, la nostra credibilità nel mondo è aumentata a livello esponenziale. Lo dimostrano i 100 importatori registrati nel 2011, i 160 del 2012, e i 290 dell’ultimo anno. Il 2014 sarà un ulteriore banco di prova dopodiché potremmo immaginare di apporre un bollino sulle nostre bottiglie, ma senza troppe spiegazioni: VinNatur oggi è un riferimento per chi è interessato al naturale e i numeri che registriamo sono indubitabilmente dalla nostra parte.”

 





3 Commenti


Nic Marsél commenta:
21/03/2014 ore 10:09

Mi accorgo solo ora della mancanza di una chiusura adeguata, ciò che inconsciamente è rimasto implicito, in qualche anfratto recondito della mia scatola cranica. Nessun prodottore necessita della mia pubblicità. Credo stiano tutti mediamente meglio di me. Un qualsiasi gruppo di vignaioli è come il peloton dei ciclisti al tour de france. Eterogeneo. C’è di tutto un po’. Spesso si guardano l’un l’altro con sospetto.Tutti fanno fatica ma c’è chi tira col vento in faccia e chi sfrutta il lavoro degli altri, c’è il fuoriclasse e il portaborracce, l’onesto e il dopato. Io non mi sento di metter la mano sul fuoco per nessuno, ma a volte capita di incontrare qualcuno che capisci sarebbe assurdo domandargli certificazioni di sorta. Gente cristallina che non ha niente da nascondere. Persone che intuisci essere così rigorose ed esigenti con loro stesse da farti sentire inadeguato. A volte capita. E quelle volte penso che forse le regole servono, sì, ma non per punire il disonesto, per pescare il furbetto di turno o per proteggre il consumatore. Sono necessarie per il rispetto e la salvaguardia di questi personaggi che paradossalmente non ne avrebbero alcun bisogno. Che in qualsiasi campo sarebbero un passo avanti agli altri anche senza vincere mai una gara. Fine del pippone moralista.

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max commenta:
22/03/2014 ore 06:43

Non si tratta di essere moralisti o demagoghi, hai riportato una conversazione con delle giuste considerazioni, cionondimeno come è importante la qualità è importante anche il prezzo, queste 2 componenti non possono procedere su 2 strade diverse.
Inutile essere BIO, chi vuol sapere sa e chi conosce approva, senza bollini di sorta….

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Lorenzo risponde:
March 26th, 2014 ore 13:35


@max,

il discorso è molto complesso e non ha a che fare semplicemente con il vino, ma è un discorso ampio che impatta innanzitutto su di una categoria merceologica alimentare com’è il vino.

Il Vino, come tutti gli alimenti, ha una normativa di settore. Vino vuol dire qualcosa per la legge.
Idem dicasi per il Vino Biologico, il legislatore sta provando a dargli una definizione giuridica che:

1) da un lato permetta a chiunque, in Europa di produrlo, un legislatore non può creare squilibri di mercato.
2) eviti le frodi

Detto questo non è affatto inutile essere BIO, come non è affatto una vergogna esserlo.
Questi produttori fanno un discorso onorevole, legato alla loro esperienza produttiva, ma a mio avviso hanno dimenticato di dire due cose:

1) No Bio certificato, No controlli. Avoja a parlà di vini naturali, ma senza una prassi seria di controllo effettuata da un ente certificatore preposto… sono semplicemente dichiarazioni…
2) cosa più importante, la legge è in evoluzione, leggetevela, è molto interessante, la legge di ieri era meno restrittiva di quella di oggi, che lo è meno di quella di domani.

Ci sono dei coadiuvanti che dal 2015 saranno vietati.

Diciamo che il legislatore, saggiamente, sta accompagnando i produttori senza squilibrare il mercato.

Io, personalmente, mi fido molto più di chi mette il marchio in bottiglia e si sottopone ai controlli, rispetto a chi dichiara ma non rivendica in etichetta, ovvero, di fatto, non si sottopone ai controlli.

Diciamo che ogni produttore “naturale”, essendo questa filosofia più restrittiva del Biologico, come minimo dovrebbe avere, come pre-requisito, il biologico certificato in etichetta.

Questi due produttori, sono seri, lo sono, e lamentano un lassismo della norma. Ma quanti si dichiarano e non hanno il codice di controllo in etichetta?

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