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Le parole più stupide che abbia mai sentito: “il biologico non ha impatto sulla salute umana”

Pubblicato il 16 Luglio 2014


di Massimiliano Montes 7 commenti

Ascoltare la radio al mattino a volte fa male. Sentire pseudoscienziati affermare che il biologico non ha ricadute sulla salute, oltre a fare incavolare fa venir voglia di infondere per flebo un po’ di pesticidi agli pseudoscienziati in questione.

Un dibattito animato da sostenitori ed avversari del biologico si trasforma rapidamente in una fiera delle scemenze, complici anche i conduttori evidentemente con grossi limiti.

Così si sente un famoso scienziato, noto per le sue battaglie contro il mondo bio, affermare che il biologico non ha ricadute sulla salute umana, ma forse solo sull’ambiente, i conduttori parlare di OGM senza alcuna cognizione di causa, e i difensori del bio usare armi spuntate (o non usarne per nulla).

Allora rivediamo quali sono i danni che l’agricoltura e l’allevamento convenzionale (non biologico) apportano alla salute, elencando alcuni esempi pratici ed alcuni studi sugli effetti di pesticidi e altre sostanze sulla salute umana.

1. La tossicità dei pesticidi e dei diserbanti
Ce ne siamo già ampiamente occupati. In questo post del 27 Agosto 2013 abbiamo pubblicato un ampia bibliografia medica e biochimica che dimostra inconfutabilmente l’associazione tra esposizione a pesticidi e patologie neurodegenerative.
Il Parkinson è anche riconosciuto come malattia professionale nei lavoratori dell’agricoltura.

Dei diserbanti ci siamo occupati in questo post.

Potremmo aggiungere altro su due tra i più famosi erbicidi: il 2,4-D (acido-2,4-diclorofenossiacetico) e il 2,4,5-T (acido-2,4,5-triclorofenossiacetico).

La combinazione 1:1 di questi erbicidi è stata ampiamente usata in Vietnam come defoliante irrorato dall’aviazione americana per la rimozione delle foglie degli alberi così da privare i Viet-Cong della copertura del manto vegetale.

Il nome in codice di questo preparato era Agente Arancio. I due erbicidi sono tutt’ora usati singolarmente o in associazione in agricoltura.

Le conseguenze sulla salute sono abbastanza note, e oltre alla tossicità acuta e cronica sugli individui esposti presentano una documentata tossicità embrionale, determinando l’insorgenza di una grave patologia chiamata “Spina Bifida” (Paternal exposure to Agent Orange and spina bifida: a meta-analysis)

2. La tossicità degli estrogeni
Gli estrogeni sono legali in molti paesi (tra cui gli USA) per incrementare la crescita degli animali da macello. I cortisonici vengono spesso associati per aumentare la ritenzione idrica e le componenti grasse dell’animale: quando sulla padella la fettina butta tanta acqua e si restringe, è molto probabile che sia stata trattata con cortisonici.

Gli allevamenti producono un elevata quantità di scorie e liquami di scarico, fortemente inquinati con tutti i prodotti chimici e i farmaci utilizzati per la crescita degli animali. Questi liquami finiscono nell’ambiente.

La tossicità degli estrogeni è tutt’ora oggetto di studio, ma vi sono già evidenze di morbidità e cancerogenicità, anche nei confronti dei feti:

- Environmental exposure to xenoestrogens and oestrogen related cancers: reproductive system, breast, lung, kidney, pancreas, and brain.

- Environmental pollutants and lifestyle factors induce oxidative stress and poor prenatal development.

3. Esposizione ambientale ai pesticidi.
Un esempio per tutti: Bordeaux: bambini intossicati dai pesticidi, ma le stesse cose accadono in altre zone fortemente trattate, anche in Italia.

4. I pesticidi e gli altri inquinanti li troviamo nei prodotti che mangiamo e beviamo.
Noi ci occupiamo di vino e quindi la nostra comunicazione è prevalentemente orientata verso questo settore.

Abbiamo chiaramente visto che quando non ci si limita a credere per fede ma si analizza il vino, i pesticidi si trovano. Quindi la tossicità di cui abbiamo parlato sopra non è limitata ai lavoratori dell’agricoltura ma si deve intendere estesa anche a noi che mangiamo e beviamo.

In questo post abbiamo parlato di un vino che conteneva residui di sette pesticidi, di cui tre sopra la dose massima.

Sulle analisi di VinNatur abbiamo parlato quì e quì.

In conclusione posso affermare di essere d’accordo con coloro che protestano contro una certificazione biologica.

Sono d’accordo per il semplice fatto che i protocolli biologici dovrebbero essere estesi obbligatoriamente a tutte le coltivazioni e gli allevamenti.

Niente più differenze tra bio e convenzionale: si coltiva e si alleva senza uso di pesticidi, erbicidi, auxofarmaci (estrogeni, anabolizzanti, cortisonici) e antibiotici profilattici.

Si estendano le analisi sul prodotto finale a tappeto: non devono esistere cibi o vini che presentano residui di pesticidi o altre sostanze nocive. Bio o non bio!

 





7 Commenti


Matteo commenta:
16/07/2014 ore 15:17

il ragionamento mi sembra filare abbastanza bene anche se ci sono alcune inesattezze.
in agricoltura biologica vengono usati pesticidi: rame e zolfo devono essere considerati a tutti gli effetti pesticidi. di fatti sono usati contro peronospora ed oidio che sono “pesti”.
l’agricoltura biologica permette l’utilizzo di un certo numero di pesticidi contenuti in una lista bianca e di solito queste sostanze sono sostanze naturali o usate da molto tempo (leggi rame e zolfo).
Alcune sostanze naturali favoriscono l’insorgere del parkinson: ad esempio il rotenone (http://www.bfr.bund.de/cm/349/association-between-parkinsons-disease-and-rotenone.pdf).
l’uso del rotenone è stato vietato subito in agricoltura tradizionale (2009) ma una serie di deroghe e proroghe ne hanno permesso l’uso in agricoltura biologica fino al 2012 perchè sostanza naturale

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Massimiliano Montes risponde:
July 16th, 2014 ore 21:27


@Matteo, nessuna licenza per nessuno. Il rotenone non lo deve usare nessuno. Guarda che io abolirei la certificazione biologica e imporrei a tutte le coltivazioni determinati divieti. E controlli a tappeto per tutti! Non voglio mangiare o bere porcherie.

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Roberto commenta:
17/07/2014 ore 09:39

Ma dicci che trasmissione era o almeno che radio!

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Massimiliano Montes risponde:
July 17th, 2014 ore 10:02


@Roberto, era una trasmissione in una radio locale andata in onda una settimana fa circa.
Ma non è questo il punto. Il problema è che affermazioni del genere si sentono e si leggono sempre più spesso, col rischio di deviare l’attenzione della gente dai veri risultati scientifici.

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Stefano Cinelli Colombini commenta:
17/07/2014 ore 15:26

Argomento interessante, ma andrebbe trattato un po’ più seriamente. Mi spiace che anche tu ti associ al mainstream che mette sotto lo stesso cappello prodotti e problemi estremamente diversi tra di loro. Proibire tutto subito vorrebbe dire eliminare l’agricoltura per cui non si può fare e così l’Europa, con molto più buon senso, pone da tempo l’attenzione su quanto residuo resta nel prodotto al momento del consumo e quanto nell’ambiente dopo alcuni giorni. E frequentemente rivede la soglia accettabile, con l’obiettivo di residui quasi zero nei prossimi vent’anni. Per molti prodotti il residuo è già zero. Negli anni ’80 e ’90 con tanti altri mi sono battuto duramente in Confagricoltura per escludere dai finanziamenti Europei chi non facesse agricoltura integrata e non riducesse l’uso dei fitofarmaci, ci siamo riusciti e abbiamo ottenuto risultati enormi come dimostrano i dati epidemiologici sui lavoratori dei campi. Oggi non ha davvero più senso ricombattere la stessa battaglia perché la tendenza è irreversibile, si va verso un’agricoltura senza residui nei prodotti in commercio e indietro non si può tornare. Non si otterrà tutto il risultato né in un giorno né in cinque anni, ma tra il 2025 ed il 2035 ci arriveremo. La cosa davvero stupida dello pseudo ambientalismo che va per la maggiore in questa povera Italia è che non capisce che il miglior alleato di un vero ambientalista è chi lavora in agricoltura, che non ci tiene affatto a morire di tumore per i pesticidi né vuole vedere i suoi figli con gli occhi storti per i prodotti chimici. Non siamo idioti, viviamo più vicini di chiunque alle nostre culture e sappiamo benissimo che se ci mettiamo dentro un veleno siamo i primi ad essere avvelenati, ovviamente prima dei consumatori. Ma gli ambientalisti italici quando smetteranno di (s)ragionare per schemi politici vecchi e superati, e quando si accorgeranno che noi che viviamo e lavoriamo in campagna abbiamo più interesse di loro in una agricoltura non dannosa? E quando vedranno che sono tornati quasi ovunque i rapaci, indici di salute dell’ambiente, e che i boschi sono talmente pieni di caprioli e cinghiali che senza recinti non di vendemmia manco più l’uva? Sveglia, siamo nel 2014, la campagna non è più quella devastata di Primavera Silenziosa; quelli erano cinquanta anni fa!

PS il problema vero delle carni ovviamente non sono né gli estrogeni, che in Europa sono efficacemente e realmente proibiti da mó. Quanto al problema della carne dagli USA, guarda le statistiche e vedrai che sono numeri ridicoli. Quanto agli scarichi, sono da tempo ipercontrollati almeno nel cento e nel nord, dove però stanno oltre il 90% degli allevamenti. Il vero rischio per la salute sono gli antibiotici usati a go go per far ingrassare e l’urea aggiunta nell’ultimo periodo prima della macellazione per favorire la ritenzione idrica. Quella che gonfia la fettina che poi si riduce a un francobollo in padella. E questo è un esempio di come noi del settore sappiamo quali sono i veri problemi e li combattiamo, mentre gli ambientalisti sono fermi a roba che era vera nel 1970. Ma ora no.

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Massimiliano Montes risponde:
July 17th, 2014 ore 16:38


@Stefano Cinelli Colombini, Credo che l’argomento sia stato tratato molto più seriamente che in altri posti.
Difficilmente sulla stampa o su altri blog trovi tutte le citazioni e le referenze bibliografiche che abbiamo allegato, soprattutto bibliografia di grande caratura (revisioni sistematiche, metanalisi e seri lavori sperimentali).
Che l’obiettivo debba essere quello di ridurre progressivamente i residui tossici nell’ambiente e negli alimenti è lodevole, ma deve essere reale e non solo teorico.
Nei fatti in Europa la tendenza è quella dell’incremento del consumo di agrofarmaci, non di una diminuzione.
Le aziende dell’agrofarmaco ritoccano ogni anno verso l’alto i grafici dei loro utili, con somma felicità loro e dei loro correlati (compresi alcuni agronomi ed enologi “prescrittori”).
Se le cose non cambiano finirà che ci troveremo in una situazione come quella dell’Ilva di Taranto, dove l’alternativa è lavoro e produzione o cancro.
Non credo che “tra il 2025 ed il 2035 ci arriveremo” come dici tu. Il sistema e le aziende hanno bisogno di una spinta propulsiva e di cani da guardia e di grilli parlanti un po’ come facciamo noi. Solo il timore di azioni risarcitorie o giudiziarie smuove i colossi dell’agrofarmaco, e l’azione risarcitoria è possibile solo quando si dimostra correttamente il nesso tra agrofarmaco e malattia.

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Stefano Cinelli Colombini risponde:
July 17th, 2014 ore 17:23


@Massimiliano Montes, certo che la tendenza è all’aumento del consumo degli agrifarmaci, ma questo di per sè è un problema? Ovviamente, no. Il problema c’é se aumentano i residui chimici nei prodotti in vendita, e stanno calando con continuità da decenni. Il problema c’è se aumenta l’inquinamento di terra, fiumi e mari, e sta calando con continuità da decenni. Bisogna insistere e continuare a bonificare sempre di più, con prodotti sempre più sani ma non senza prodotti. Non è la paura di cani da guardia come te che fa paura alle aziende chimiche, certo il vostro lavoro è meritorio e gli date fastidio ma le cause di risarcimento infermità professionale fatte dagli agricoltori come me per miliardi di Euro li hanno colpiti molto di più nel portafogli. Che è quello che gli duole. Per questo tanta robaccia è sparita dal mercato, altrimenti noi e i tribunali li facevamo chiudere: te l’ho scritto, noi agricoltori non siamo suicidi e non ci teniamo affatto a morire per diventare più ricchi. Nessuno tranne noi agricoltori ha denunciato, ovunque in Europa, i giganti chimici per malattie professionali e altri tipi di danni. Solo noi, anche se la stampa non ne parla. E abbiamo tante volte vinto. Quanto a Taranto, anche li quanta demagogia e quante facili parole! La sidelurgia pulita esiste, non sono mica favole. L’alternativa non è tra tumore e posto di lavoro, il problema è di chi ci mette i soldi per realizzare un impianto non inquinante. È un braccio di ferro tra stato e proprietari, ciascuno con la coscienza poco pulita e entrambi con poca voglia di spendere. Per cui rinviano, e usano le follie di magistrati che scrivono provvedimenti che sono obbrobri giuridici per ritardare la spesa fregandosene dei danni ai cittadini. Non so chi tra stato, proprietà e giudici incapaci mi fa più orrore.

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